La Bibbia nel futuro dell' Europa .

(di CARLO MARIA MARTINI)(DAL   Corriere della sera ,Luglio 2002)

Ecco in sintesi l'intervento del cardinale Carlo Maria Martini al convegno «Cristianesimo e democrazia nel futuro dell'Europa» organizzato a Camaldoli dalla rivista «II Regno».

Sono lieto di poter intervenire a questo incontro di studio di Camaldoli, che rappresenta uno dei pochi luoghi e momenti di riflessione del nostro tempo in cui ci si sforza di ripensare in maniera aperta e sema pregiudizi il tema dell'agire politico nel contesto europeo e. mondiale con un rigoroso riferimento alla Parola di Dio. Il mio intervento vuole sottolineare appunto una delle premesse fondamentali per questo ripensamento. Esso si riallaccia a un "sogno" che avevo espresso durante il secondo Sinodo dei vescovi europei: il sogno cioè che attraverso una familiarità sempre più grande degli uomini e delle donne europee con la Sacra Scrittura, letta e pregaia da soli, nei gruppi e nelle c-omunilà, si ravvivasse quella esperienza del fuoco nel cuore che fecero i due discepoli sulla strada di Emmaus. E aggiungevo che, anche per la mia esperienza,. mi sentivo certo che la Bibbia letta e pregata in particolare dai giovani, sarebbe stata il libro del futuro del continente europeo. Parlando di cristianesimo mi riferisco qui in generale a tutte le Chiese cristiane presenti in Europa, prescindendo per il momento dal problema ecumenico. Alcuni problemi esistenziali sono infatti comuni in Europa un po' a tutte le confessioni. Sottolineo tra i molti i quattro in particolare.
1- Il primo potrebbe essere descritto come la frammentazione o la parcellizzazione della vita. Essa è causata dalle diversità tra luogo di residenza, luogo di studio, luogo di lavoro, luogo di svago, con una conseguente dispersione degli orari familiari, come pure dalla molteplicità delle appartenente.In Europa sono sempre meno i luoghi dove si conduce un tipo di vita contrassegnati dalla stabilità e dalla omogeneità delle relazioni. Tale frammentazione opera una divisione nella vita che la rende più faticosa. Per questo la gente e sempre più nervosa, stanca, divorata dalla fretta, bisognosa di stimoli e di eccitazioni crescenti.

2. In secondo luogo il cristiano europeo vive convivenze logoranti e dirompenti. L'Europa non si può ritenere del tutto secolarizzata, specialmente in alcune regioni permangono ambiti e luoghi vitali con residui più o meno importanti di cristianesimo, Tuttavia viviamo un po' tutti in una mistura di ambiti che confondono e smarriscono molte persone.

3. Appartenenze parziali, soggettivismo ed ecletticismo. Per comprendere questa terza caratteristica, utilizzo l'immagine dell'albero. Ci sono Ì cristiani della linfa, i cosiddetti impegnati, coloro che partecipano abbastanza da vicino alle iniziative della parrocchia. Ci sono i cristiani del midollo, che frequentano la messa con qualche regolarità, che contribuiscono magari economicamente alle necessità della Chiesa. però non collaborano direttamente alla costruzione della comunità. Ci sono poi i cristiani della corteccia, che vivono marginalmente rispetto alla comunità cristiana. In numero crescente ci sono gli allontanati della prima generazione, cioè coloro che sono stati educati cristianamente ma da tempo hanno abbandonato la Chiesa. Ci sono infine i lontani della seconda generazione, pure in crescendo, che non sono stati educati cristianamente, non hanno mai avuto alcun contatto serio con la Chiesa e per lo più non sono neppure battezzati.

4. Un quarto aspetto è di origine più recente. Esso non riguarda soltanto il dialogo ecumenico, che in Europa ha segnato in questi ultimi decenni grandi progressi ed è uno dei fattori che contribuiscono al risveglio spirituale dell'Europa e alla capacità di dialogo a livello europeo e mondiale, ma si riferisce al fatto nuovo della presenza in Europa di un numero sempre più grande di seguaci di altre religioni, soprattutto musulmani. Il problema della capacità di convivenza, del dialogo reciproco, della collaborazione e del rispetto per le varie religioni, della ricerca di valori comuni si pone dunque sèmpre più fortemente, se vogliamo evitare o la ghettizzazione di questi gruppi o lo scontro di religioni e di civiltà.

È in questo quadro che emerge il significato e l'importanza educativa della sacra Scrittura per il futuro del continente europeo. Una delle esperienze che maggiormente mi hanno accompagnato in questi anni è che la Bibbia può essere a buon diritto considerata come il grande libro educativo dell'umanità. Ma come valorizzare in pratica questa potenza educativa della Bibbia e farla giungere alia gente sempl ce, alle grandi masse anche nelle nostre metropoli, aiutandole a superare le difficoltà sopra de scritte della frammentazione del la vita, delle convivenze dirom penti, delle difficoltà del dialogo interculturale e in terreligioso?

Per quanto riguarda la mia esperienza pastorale, esprimo la seguente rispostai tra i mezzi che possono maggiormente aiutare i cristiani che vivono nel mondo contemporaneo a raggiungere quell'unità di vita e quella capacità di orientamento che è premessa a un vivere sociale costruttivo, v'è certamente l'esercizio paziente, metodico, tendenzialmente quotidiano della lectio divina. Con il termine lectio divina intendo la capacità di mettersi di fronte una pagina della Scrittura per leggerla in spirito di fede e di preghiera, cosi da smascherare le insidie della mentalità contemporanea e giungere a leggere tutte le realtà secondo la mente e il cuore di Dio.
Mi preme tuttavia insistere sul fatto che non è lectio divina il solo prendere ogni tanto in mano, da soli o in piccoli gruppi, qualche pagina della Bibbia, La lecito è un esercizio ordinato, metodico, non casuale, fatto in un clima di silenzio di preghiera, con una lettura idealmente continua di tutta la Bibbia.

Nel mondo occidentale ci troviamo in un contesto pubblico che prescinde da Dio, in cui il mistero di Dio è quasi assente nei segni esteriori della vita della società. Siamo minacciati da un'aridità interiore che rischia di soffocare le coscienze, di non lasciar più emergere nell'esperienza quotidiana il senso e il gusto del Dio vivente. Solo se alimentiamo la nostra fede con un contatto personale con la Parola, riusciremo a passare indenni attraverso il deserto spirituale della società contemporanea.

Vorrei da ultimo ancora ricordare l'importanza della familiarità dei cristiani con la Scrittura per affrontare il dialogo interreligioso e inlerculturale. Tutta la Scrittura è pervasa da questo dialogo, perché essa racconta la storia del popolo di Dio che è entrato via via in contatto con nuove culture e correnti di pensiero e in parte le ha assorbite, in parte ha operato su di esse un discernimento illuminante. Un atteggiamento dialogante, rispettoso e insieme cosciente dei propri valori e delle proprie certezze è dunque quell'atteggiamento che la Scrittura promuove e che e tanto necessario per un dialogo fruttuoso in Europa con le altre religioni e con le altre culture. Vorrei anche sottolineare come, per esperienza personale, anche il dialogo con i non credenti, che ho proposto in questi anni a Milano con la cosiddetta «cattedra dei non credenti» ci ha fatto comprendere che il terreno della Bibbia è quello di più facile confronto anche con coloro che non credono in Dio o che sono in qualche modo in ricerca.

Ritengo dunque che la sacra Scrittura sia davvero il libro del futuro dell'Europa