BOLOGNA –Biffi: Niente visto d'ingresso
ai musulmani.
Il cardinale Giacomo Biffi racconta di averne parlato recentemente
anche "a un Ministro in carica, una persona intelligente. Dissi:
se volete il vero bene dell'Italia e risparmiare tante sofferenze
non potete lasciare entrare tutti gli immigrati. Dovrete privilegiare
l'afflusso dei cattolici. Noi vescovi poi vi criticheremo, vi diremo
'dovete essere più aperti'. Ma voi, se siete laici, dovrete
infischiarvene".
Si ignora la replica del "ministro intelligente", ma qualunque
sia stata non ha fatto cambiare idea all'arcivescovo di Bologna. Il
suo invito allo Stato è scritto nero su bianco nella nota pastorale
letta ieri al clero petroniano convocato nel verde di Villa Revedin,
sui colli bolognesi: "I criteri per ammettere gli immigrati non
possono essere solo economici e previdenziali. Occorre che ci si preoccupi
_seriamente di salvare l'identità della nazione. L'Italia non
è una landa disabitata, senza storia e senza e senza tradizioni
da popolare indiscriminatamente.”
Due o trecento sacerdoti hanno applaudito, senza visibile dissenso,
la nuova versione del vecchio cuius regio eius religio. Passaporto
religioso, dunque, "per il bene dell'Italia". Perché
"non tutte le culture dei nuovi arrivati sono favorevoli alla
convivenza". Chiaro che il bersaglio di Biffi sono gli "incompatibili"
immigrati islamici.
'”L’Europa o tornerà cristiana o diventerà
musulmana": il porporato più tradizionalista della Chiesa
italiana, l'anti-conciliare, il "cardinal legato" Biffi
grida da anni il suo allarme contro l'''invasione'' degli eredi di
Maometto. La novità è che ora ne fa un problema politico
più che religioso. "Il nostro compito è di evangelizzare
al governo spetta garantire la convivenza". A " quel ministro”
Biffi ha profetizzato sventure civili: “mi meravglio che non
ci abbiate ancora pensato. Non so come ve la caverete con il yenerdì
festivo, la poligamia la discriminazione della donna, l'integralismo
dei musulmani per i quaIi la politica e la religione sono la stessa
cosa. Fate bene i vostri conti”
Il sospetto che il permesso di soggiorno con clausola di fede possa
essere una discriminazione, una negazione dei diritti dell'uomo, non
sfiora le certezze dell'arcivescovo, “Non esiste il diritto
d'invasione! Un paese può far entrare chi vuole a casa sua".
'Laicamente", dunque, la Repubblica Italiana dovrebbe preferire
i flussi d'ingresso a prevalenza cattolica. "Ce ne sono tanti:
latinoamericani, filippini, eritrei". Restino fuori dalla porta,
invece, i fedeli di AIIah che non sono integrabili nell'identità
nazionale intesa ovviamente come equivalente alla tradizione cattolica;
perché, spiega Biffi, se è vero che "il cattolicesimo
non è più la religione ufficiale dello Stato, rimane
nondimeno la religione storica della nazione", e lo Stato deve
garantirle più spazio che ad altre religioni: "E' una
questione di rispetto delle maggioranze".
'E adesso non so cosa mi capiterà", sorrideva il cardinale
ritirandosi nei suoi appartamenti estivi. Invece se lo immaginava
benissimo: Irritazione laica, preoccupazione nelle comunità
islamiche, perplessità perfino nella Chiesa. Un'altra crociata
di Biffi? "A me la parola crociata non è mai dispiaciuta",
rispondeva salutando i çronisti. Ma la Chiesa non deve dialogare
con le altre fedi? "Va d'accordo con tutte le idee solo chi non
ne ha di proprie". A Bologna, Biffi ha vietato ai suoi sacerdoti
di mettere a disposizione degli immigrati locali parrocchiali per
incontri e funzioni religiose non cattoliche.
E mesi fa l'occupazione della basilica di San Petronio, per una notte,
da parte di un gruppo di maghrebini sfrattati, fu condannata duramente
dalla Curia proprio in nome della cristianità oltraggiata.
Ma è allo Stato che Biffi chiede di intervenire, di chiudere
le porte ai non cattolici. Si aspetta che lo faccia? "La Chiesa
non può permettersi di sragionare, i parlamenti sì",
sorride ancora Biffi, e sussurra: '”Adesso mi denunceranno di
nuovo alla corte dell'Aja per vilipendio delle istituzioni."
(lo fecero un paio d'anni fa alcuni gruppi gay; per la cronaca, finì
in niente).
Ma che dirà Biffi ai preti che assistono gli immigrati senza
domandare per chi pregano? "Dico che l'evangelizzazione è
un compito statutario della Chiesa, l'assistenza no. Non tocca alla
Chiesa risolvere i problemi sociali, mentre Cristo ci ha chiamato
a predicare la fede a tutti". Quindi anche ai musulmani. "Certo!
Poi, naturalmente, Dio salva solo chi vuoi essere salvato".
(14 settembre 2000)
Biffi: niente moschee in Italia
"Gli immigrati islamici vengono da noi per cambiarci"
Il vescovo di Bologna invoca la "reciprocità": consentiamo
ai musulmani solo quello che loro ci consentono"
II cardinale Giacomo Biffi alla seconda crociata. Dopo il passaporto
con visto religioso ("bisogna privilegiare l'ingresso degli immigrati
cattolici"), ecco il suo nuovo suggerimento legislativo anti-islamico,
forse ancora più clamoroso del primo: applicare agli immigrati
la regola dell'occhio-per-occhio. Niente chiese in Arabia? Niente
moschee in Italia. In nome della "reciprocità", lo
Stato italiano dovrebbe "consentire ai musulmani in Italia, sul
piano delle istituzioni da autorizzare, solo ciò che nei paesi
musulmani è effettivamente consentito agli altri". E dal
momento che, ricorda Biffi citando documenti Cei, in quei paesi "è
impossibile aderire e praticare liberamente il cristianesimo, non
esistono luoghi di culto, non sono consentite manifestazioni religiose
fuori dall'Islam, né organizzazioni ecclesiali per quanto minime",
ne consegue che anche i musulmani in Italia dovrebbero essere sottoposti
all'identico trattamento.
Anche questa volta, come una settimana fa, non è a preti e
parrocchie che si rivolge l'arcivescovo di Bologna. Loro devono preoccuparsi
solo della carità, e "prima ancora" dell'evangelizzazione.
E' al braccio secolare, lo Stato, che Biffi chiede di fare "laicamente"
ciò che la Chiesa evangelicamente non può fare: qualcosa
che somiglia molto alla proposta di chiudere le moschee, sciogliere
le comunità islamiche, vietare le feste del Ramadan, così
come laggiù sono proibite chiese, parrocchie e processioni.
E’ il "piccolo strumento" che Biffi consiglia al nostro
governo di adottare "se è davvero interessato a promuovere
le libertà umane". La Chiesa, tutt’alpiù,
può rivolgere appelli alla libertà religiosa, ma "chiedere
serve a poco", chiosa Biffi, "servono atti di reciprocità
concreta, il resto son tutte parole". Fai agli altri ciò
che gli altri fanno a te, o i musulmani non la capiranno: "È
il solo modo efficace".
Lo ascoltano in silenzio (ma alla fine lo applaudiranno) un centinaio
tra sacerdoti e volontari Caritas riuniti nel paesino di Idice dalla
Fondazione Migrantes (un'emanazione della Conferenza episcopale italiana)
per un seminario su "Vangelo, lavoro e migrazioni". L'arcivescovo
di Bologna non ha portato un semplice saluto. Da mesi prepara queste
otto meditate cartelle, il documento-madre da cui Biffi stesso ha
estratto, una settimana fa, la sua prima sorprendente proposta, quella
che gli ha rovesciato addosso un mare di polemiche. Ma lui non arretra
di un passo. "Non aspettatevi risposte, questo testo è
pronto da luglio". Però un'accusa deve averlo colpito,
quella della comunità islamica bolognese sempre più
irritata dalla convivenza col portabandiera dell'anti-islamismo italiano:
"Biffi ha paura dell'Islam, sta tremando di fronte alI'Islam",
gli avevano mandato a dire dalla moschea. E Biffi, alla fine del discorso,
poggia i fogli sul tavolo e si sfoga con un duro fuori testo: "Non
ho affatto paura dell'Islam. Ho paura della straordinaria imprevidenza
dei nostri politici, dell'inconsistenza dei commentatori, dell' insipienza
di troppi cattolici soprattutto quelli più "acculturati
e loquaci".
Forse non si è sentito abbastanzà difeso dalla sua stessa
Chiesa, dalle gerarchie, dai colleghi cardinali. Ma va avanti lo stesso.
Conferma tutto. Anzi,aggiunge:”gli islamici, nella stragrande
maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra
'umanità' individuale e associata, vengono ben decisi a rimanere
sostanzialmente “diversi” in attesa di farci diventare
tutti sostanzialmente come loro. <e’ un vero progetto di
conquista: “Dicono che io faccio crociate. Ma sono loro che
vengono qui, non il contrario".Se sembrano tranquilli e sopettosl,
è solo "perché aspettano prudentemente di diventare
preponderanti".
Bisogna impedire che ciò accada, insiste Biffi, bisogna salvare
l"'identità culturale italiana", intesa ovviamente
come equivalente al cattolicesimo, "religione nazionale e storica".
Alla dogana dunque è giusto "privilegiare" i cattolici,
ripete, precisando la lista degli ammissibili: "i latino-americani,
i filippini, gli eritrei, quelli provenienti da molti paesi dell'Est".
Volendo si possono anche "i cinesi e i coreani, che hanno dimostrato
di sapersi integrare con buona facilità". Insomma, "propongo
semplicemente il criterio dell'inserimento più agevole e meno
costoso". Ogni altra interpretazione "in chiave di razzismo,
xenofobia, discriminazione religiosa, ingerenza clericale o violazione
della Costituzione" sarebbe "un malinteso" e "mi
farebbe dubitare della perspicacia di politici e opinionisti".
[di MICHELE SMARGIASSI ]