ANCORA SANGUE DI
CRISTIANI ...
di Antonio Socci
Sono stati uccisi ieri (21-9-2006) i tre contadini cristiani dell’Indonesia
condannati a morte, dopo un processo farsa, nel più grande paese
musulmano del mondo, per le pressioni dei fondamentalisti musulmani.L’esecuzione,
rinviata varie volte per gli interventi internazionali, è stata
decisa probabilmente anche per ritorsione contro il Papa. Un bell’articolo
di Luigi Geninazzi su “Avvenire” di oggi, 22 settembre,
spiega come si è arrivati all’eccidio, ma il titolo “Uccisi
per la fede. Il mondo piange”, sembra un po’ ottimista.
Il mondo in realtà – a cominciare dai nostri media – se
ne infischia. Segue i reality e discute dei problemi di erezione maschile
sulle prime pagine dei quotidiani… L’orizzonte è quello!
Le vittime indonesiane sono povera gente, sono cristiani innocenti,
quindi “vite a perdere”, non meritano tanta attenzione
quanto – per
dire – le vicende di Aceto sull’Isola dei famosi. Continua
l’indifferenza – perfino di noi cattolici occidentali – davanti
al grande martirio.
Qua di seguito – dal mio libro “I nuovi perseguitati” – leggete
cos’hanno subìto i cristiani in Indonesia e quali sono
i fatti per i quali i tre cristiani sono stati condannati: non per
aver commesso violenze, ma in realtà per averne subite dai fondamentalisti.
Rasoio senza anestesia
Anche quello dell'Indonesia è Islam moderato. Il bilancio? Più di
500.000 i profughi per le violenze.
L'Indonesia -- con i suoi 212 milioni di
abitanti -- è il paese musulmano più popoloso del mondo. È islamico
il 75 per cento della popolazione, ma anche i cristiani sono un buon numero,
il 13,1 per cento, ovvero 27 milioni 800 mila persone. La Costituzione riconosce
il pluralismo religioso e una buona percentuale dei musulmani è a favore
di una convivenza pacifica con i cristiani e con le altre religioni. Ma sia durante
il regime di Suharto, sia dopo, con i successori, i cristiani hanno subito violenze
e massacri. Il caso più clamoroso riguarda Timor Est, abitata perlopiù da
cristiani essendo stata per tre secoli una colonia portoghese. Nel 1975, al momento
dell'indipendenza, è stata invasa dall'esercito indonesiano, e annessa
l'anno successivo, nonostante l'opposizione dell'Onu. Da allora l'occupazione
indonesiana -- secondo monsignor Carlos Belo, premio Nobel per la pace -- ha
fatto 200.000 vittime e 250.000 sono i profughi su una popolazione totale inferiore
al milione di persone. Finalmente il 30 agosto 1999 -- per la pressione americana
e internazionale -- fu possibile fare un referendum popolare e si ebbe un plebiscito
a favore dell'indipendenza, seguito da nuovi vendicativi massacri di cristiani.
Nello stesso 1999 sono cominciate le stragi di cristiani da parte di fanatici
in un'altra zona cristiana dell'Indonesia: l'arcipelago delle Molucche. Il 19
gennaio del 1999 ad Ambon per un banale screzio fra l'autista (cristiano) di
un minibus e un musulmano, che ha cominciato a dire di essere stato aggredito
da un cristiano, è cominciata una serie di violenze crudeli e che in
tre anni hanno provocato almeno 13.500 vittime e hanno costretto circa 500.000
persone a cercare rifugio altrove. Secondo la "diocesi di Amboina inoltre
più di 6.000 cristiani delle Molucche sono stati costretti a convertirsi
all'Islam (pare con un corredo di violenze, distruzioni, circoncisioni forzate
fatte con il rasoio e asportazioni del clitoride per le donne), mentre altri
hanno perso la vita nel rifiuto di convertirsi come un gruppo di cristiani dell'isola
di Keswi. Vi sono anche episodi di particolare efferatezza, come quello che ha
riguardato i sei bambini cristiani uccisi ad Ambon, in un campo di catechismo,
che sono stati "inseguiti, sventrati, evirati e decapitati dagli islamisti
che fendevano le bibbie con la spada. In altri casi gli attacchi degli islamisti
avvengono con l'ausilio di truppe "militari regolari... come nell'isola
di Haruku il 23 gennaio 2000, quando sono rimasti uccisi 18 cristiani".
L'islamizzazione forzata è disastrosa per la gente comune. Per esempio
con la partenza delle Suore Poverelle di San Giuseppe sono state distrutte le
opere edificate in più di mezzo secolo: 12 scuole, un ospedale, un lebbrosario,
due centri medici e un convento. Le violenze delle milizie islamiche a Natale
del 2000 sono arrivate fino alla capitale, con una serie di attentati che ha
colpito la cattedrale di Giakarta e altre dieci città, provocando 17 morti
e circa 100 feriti. C'è chi parla del coinvolgimento di uomini dello Stato,
ma va anche detto "che in molti casi" ci informa "La Civiltà Cattolica" "sono
stati i musulmani che hanno cercato di proteggere le chiese e che in quella vigilia
di Natale ha perso la vita anche un giovane musulmano mentre tentava di gettare
una bomba fuori da una chiesa, rimanendone dilaniato". Ciò dimostra
che ci sono musulmani in Indonesia che condannano la "violenza e sono fraterni
con i cristiani. Rischia invece di alimentare degli equivoci quello stesso articolo
de "La Civiltà Cattolica" laddove dà questa singolare
spiegazione delle violenze anticristiane: "In parte i diritti delle minoranze
(dove c'è una religione dominante, N.d.A.) sono molto limitati, ma talvolta
esse esercitano anche un influsso politico del tutto sproporzionato, come capita
già da tempo, ad esempio, nel caso dei cristiani in Indonesia, e naturalmente
ciò provoca il risentimento delle altre religioni". È una
spiegazione che involontariamente rischia di apparire giustificatoria dell'intolleranza
(oltre a essere, nel merito politico, assai discutibile).
Peraltro le violenze non cessano. Il 9 novembre 2001 l'agenzia Fides dava notizia
di nuovi attacchi di guerriglieri islamici nel mese di ottobre nell'isola di
Sulawesi a villaggi cristiani e ad autobus carichi di cristiani, con scene di
vera e propria caccia all'uomo, alcuni morti, e molti costretti alla fuga. Nella
stessa isola a Makassar alcuni studenti cristiani sono stati picchiati brutalmente.
A Giava è stata bruciata una chiesa. Nelle Molucche altre violenze e morti.
Un gruppo di cristiani indonesiani ha diffuso un messaggio: "Preghiamo
per i cristiani di Indonesia. Preghiamo per la loro fede durante gli attacchi
e per quanti subiscono la tentazione di nascondere la loro identità di
fedeli a Cristo. Preghiamo per il mondo perché prenda provvedimenti contro
la persecuzione, dovunque essa si verifichi".
Il ``caso Indonesia'' appartiene a una speciale tipologia di persecuzione. Ce
ne sono varie altre nei 26 paesi che la cartina propone in verde, dove vivono
circa 78 milioni di cristiani e vivono come "ostaggi dei musulmani".
Vanno aggiunti a essi paesi collocati sotto altro colore, ma di fatto con una
condizione simile, come la Turchia, il Libano, "l'Iraq, vari stati africani
e soprattutto l'Indonesia come abbiamo visto. Quella dei cristiani è dovunque
una condizione di sottomissione, di spoliazione di molti diritti, spesso di grave
pericolo e in troppi casi di vittime predestinate. Generale è inoltre
la proibizione -- punibile anche con la morte -- di conversione al cristianesimo.
Proibita dovunque anche ogni forma di proselitismo sebbene l'Islam rivendichi
per sé, dovunque, questo diritto.
(Dal libro di A. Socci: “I nuovi perseguitati”).
MA COSA STIAMO VIVENDO???
Ho fatto un sogno. Un brutto sogno. Mi sono trovato in un mondo dove le vittime
erano costrette a chiedere scusa ai carnefici. Dove il papa, per aver condannato
la violenza religiosa, doveva umiliarsi davanti al regime turco che ha perpetrato
il genocidio dei cristiani armeni (un milione e mezzo di vittime). Un mondo dove
la scrittrice turca Elif Shafak, rea di aver accennato nel romanzo “La
bastarda di Istanbul” al genocidio degli armeni, viene processata dal regime
turco il quale però viene elogiato da media e politici occidentali e accolto
a braccia spalancate dall’Europa. Un mondo dove il pontefice doveva scusarsi
davanti a organizzazioni terroristiche perché ha detto che non si può imporre
la religione con la violenza. Dove, all’indomani della macellazione islamica
in Somalia, per vendetta contro il Papa, di una suora che aveva dedicato la vita
ai poveri, lo stesso papa ha dovuto ancora scusarsi con i bravissimi musulmani
per evitare che altri missionari (come suor Leonella o don Andrea Santoro) venissero
immolati per ritorsione. Un mondo dove i rispettabilissimi islamici – che
coprono il Papa di insulti, vignette volgari e minacce – fanno gli offesi
per una colta e rispettosa lezione accademica di Ratzinger e i grandi media occidentali
solidarizzano non con il papa, ma con costoro. Un mondo dove veniva chiamato “moderato” e “alleato
dell’Occidente” un paese come l’Arabia Saudita nel quale si è arrestati
perfino se si porta un crocifisso al collo o se si prega Gesù Cristo nel
chiuso della propria abitazione. Un mondo dove i grandi media occidentali fanno
squadra (e compasso) sempre e solo contro la Chiesa. Dove il New York Times accusa
il Papa di “fomentare la discordia” fra cristiani e musulmani per
aver detto che non si può imporre la religione con la violenza e lo
accusa di aver già fatto in precedenza il “fomentatore” quando,
da cardinale, espresse dubbi sulla Turchia nella Ue (tale opinione non è permessa,
secondo il NYT). Mentre l’altro tempietto della laicità, il Financial
Times, accusa il pontefice di aver “insultato” i musulmani con “parole
provocatorie”. Un mondo dove i musulmani, per dimostrare che erano ingiustamente
accusati di violenza, hanno massacrato una suora (una delle tante vittime), hanno
incendiato chiese e hanno emesso minacce di morte contro il pontefice (mentre
in Indonesia hanno appena perpetrato l’infame esecuzione capitale di tre
contadini cristiani rei di essersi difesi dalle violenze fondamentaliste).
Un sogno allucinante dove i grandi media laici occidentali, che avevano eretto
un monumento a Salman Rushdie, invece di pronunciarsi in difesa della libertà di
coscienza e della libertà di parola, hanno condannato il Papa teorizzando
che tale libertà non vale se a parlare è lui o se si parla dell’Islam.
Un mondo dove suor Leonella che muore perdonando i suoi carnefici non provoca
riflessioni né merita un approfondimento giornalistico in tv, mentre i
morti di “fama” dell’Isola dei famosi e degli altri stomachevoli
reality occupano per ore e settimane il video. What a wonderful world !
Un mondo dove il Comune di Firenze nega l’intitolazione di una via a Oriana
Fallaci mentre abbiamo centinaia di “via Togliatti” in onore del
compagno di merende di Stalin. E dove l’Unità (20 settembre) dedicava
in prima pagina questo titolo celebrativo a Cossutta: “Io comunista non
mi pento di niente” (in effetti rivendica le posizioni del Pci perfino
sull’invasione d’Ungheria). Un mondo dove solo i cattolici – vittime
di tutti i totalitarismi e le ideologie – devono chiedere scusa a tutti,
specie a coloro che li hanno perseguitati e continuano a farlo. Un mondo dove
né le organizzazioni cattoliche né i vescovi hanno sentito il bisogno
di promuovere grandi veglie di preghiera per il Papa condannato a morte e per
i cristiani perseguitati e in pericolo di vita. Un mondo dove perfino il neo
Segretario di Stato vaticano cardinal Bertone (Corriere della sera 18 settembre)
deve definire Maometto “il Profeta” (sic!!!) e dove il cardinal Martini
bacchetta il Papa che è stato condannato a morte e coperto di insulti,
mentre lo stesso cuor-di-leone Martini non ha una parola di denuncia per la violenza
sistematica del mondo islamico contro i cristiani (La Stampa, 20 settembre 2006).
Un mondo di progressisti e di cattolici progressisti che ha linciato per anni
Pio XII perché avrebbe parlato troppo poco contro la violenza nazista,
ma che ha sempre applaudito Giovanni XXIII il quale, accordandosi col Cremlino,
garantì che il Concilio non avrebbe pronunciato una sola parola di condanna
del comunismo (che aveva macellato e stava macellando il più gran numero
di cristiani della storia della Chiesa). Lo stesso mondo catto-progressista che
oggi (vedi Pietro Scoppola) critica Benedetto XVI perché ha parlato da
professore e non da papa. Un mondo dove il governo del “cattolico adulto” Prodi
si mostra indifferente alle minacce al Papa quando addirittura il laicista Zapatero
gli ha espresso “piena comprensione e sostegno”. Un mondo dove
il Senato italiano – col voto decisivo del cattolico Andreotti – ha
bocciato la proposta di mozione di solidarietà per il Papa. Naturalmente
per le nobili ragioni del “dialogo”. Un mondo dove il “cattolico
adulto” Prodi, presidente del Consiglio italiano, dice che alla sicurezza
del Papa “ci pensino le sue guardie”. Quasi che il papa avesse le
sue divisioni corazzate come ironizzava Stalin.
Fortuna che tutto questo è solo un brutto sogno. Fortuna che nella realtà – sebbene
il mondo cattolico sembri sprofondato nelle catacombe dell’insignificanza – le “divisioni
corazzate” del Papa esistono davvero. Invisibili come suor Leonella. Come
i tanti che con l’offerta silenziosa di sé e la preghiera salvano
il mondo e attirano a Cristo (cosicché pure tantissimi musulmani si stanno
convertendo, segretamente, al Dio dell’amore sia in Occidente sia nei loro
Paesi). E’ vero quanto ha scritto il convertito francese Olivier Clément: “Perseverare!
Oggi tutto ciò che è essenziale sembra sotterraneo come la grotta
della Natività, come le grotte del cuore. Bisogna che Dio si incontri
con l’uomo nel punto più segreto delle sue angosce e del suo desiderio”.
(Antonio Socci, da “Libero” del 22 settembre 2006)
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