Messo con le spalle
al muro, al bivio tra Gesù e Muhammad
l'uomo dell'Occidente
riscopre che, malgrado tutto, «cristiano è meglio ».
« I cristiani della mia generazione hanno passato
gran parte della vita a confrontarsi con quelli che non credevano in
Dio: i comunisti. E adesso, devono confrontarsi con quelli che, in
un Dio, ci credono «troppo»: i musulmani.
Se questo è il
menu, non resta che accettare, purché sempre sorretti dal realismo
evangelico. Il cristianesimo, nel 19° secolo, è stato insidiato
dal fascino suadente di quella sorta di vangelo di libertà e
di giustizia qui e ora —non in un illusorio Aldilà — proposto
da quel nipote e pronipote di rabbini che fu Karl Marx.
Forte poi ( e questa non in crisi ) l'attrazione esercitata dal buddismo
che è, in sostanza, un ateismo, ma che una folla crescente
di occidentali accoglie — magari in versioni immaginarie — come
una religione alternativa al cristianesimo. E vedrete che, prima o
poi, tra le esportazioni con cui la Cina ci inonda, ci sarà la
sua sapienza, più antica di mezzo millennio di quella evangelica,
quel Confucianesimo che farà breccia tra tanti americani ed
europei.
Non avverrà, non potrà avvenire con l'islamismo. Mentre
il marxismo è un giudeo-cristianesimo secolarizzato, l'Islam è,
oggettivamente, un giudeo-cristianesimo semplificato.
Il concetto di
amico-nemico—in una brutalità, appunto, semplificatoria — gli è indispensabile,
almeno nella lettura che porta al fanatismo che conosciamo. Vi è comunque,
negli eccessi musulmani che constatiamo e che riempiranno anche il
nostro futuro, una ricaduta in qualchemodo «positiva» per
il cristianesimo. Il volto che presenta è in rotta di collisione
con quel «politicamente corretto» che è—nel
bene e nel male — il nostro pensiero egemone. Non dimentichiamo
che esistettero, ed esistono, culture e società musulmane ben
diverse. Ma ciò che oggi giunge alla gente è la versione
repellente: folle imbestialite che agitano armi, sangue a fiumi, guerra
santa, insensibilità sociale, burka e privazione di diritti
per le donne, poligamia, esecuzioni pubbliche, rapimenti, frustate,
minacce, ricatti, interdetti alimentari, persecuzione degli omosessuali,
intolleranza, dogmatismi, tribalismi, letteralismi scritturali, indifferenza
all'ambiente, persino proibizione di tenere con sé «impuri» cani
e gatti... L'opposto, insomma, della sensibilità corrente oggi
nelle società democratiche.
Che Dio non voglia: lo scontro — che il cristiano
tenta in ogni modo di evitare, ma che è cercato da molti della
controparte—lo scontro, se ci sarà, sarà lungo
e duro ma, almeno questa volta, la quinta colonna tra noi sarà esigua.
Le conversioni di occidentali ad Allah sono marginali e riguardano
in buona parte questioni matrimoniali o frange di estrema destra
e di estrema sinistra. Al contrario: anche fenomeni discussi come
quello dell’«ateismo devoto » mostrano che—messo
con le spalle al muro, al bivio tra Gesù e Muhammad — l'uomo
dell'Occidente riscopre che, malgrado tutto, «cristiano è meglio ».
Vittorio Messori 18-6-2006
Corriere della Sera
|