«Violenze anticristiane nei paesi musulmani: inaccettabile il silenzio degli Stati .
Oggi è in gioco la libertà di tutti
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ROMA - «Non è in gioco soltanto la sorte delle minoranze cristiane che vivono nel mondo musulmano, ma la libertà d'ognuno, i suoi modi di esercizio e la civiltà dei rapporti internazionali. Di fronte a questa posta in gioco non è accettabile l'attuale silenzio degli Stati e degli organismi internazionali: tocca a loro dare concretezza al principio di reciprocità. Che cosa stanno facendo la Lega Araba, l'Unione Europea, le Nazioni Unite?».
Così si interroga il vescovo Rino Fisichella, ausiliare a Roma del cardinale Ruini e rettore dell'Università Lateranense.

La provocazione [ delle vignette] fu irresponsabile, ma questa violenza non può essere intesa né come una sua conseguenza, né come una reazione proporzionata a essa. Eccellenza, i cristiani sono sotto tiro. Come reagisce la Chiesa cattolica?

«Per la Chiesa la situazione non è nuova e non sarà nuova neanche la sua reazione: i cristiani hanno avuto un'esperienza continuata di martirio in duemila anni. Insieme agli ebrei il nazismo riempì di cattolici e protestanti i campi di sterminio e i gulag sovietici rigurgitavano di ortodossi. Almeno settemila sono stati i martiri della guerra civile spagnola. Anche nel rapporto con l'Islam non sono mai mancati i martiri cristiani».

Le manifestazioni che agitano in queste settimane le capitali di tanti Paesi musulmani costituiscono però una novità...

«In questi fatti si evidenzia la difficoltà che incontrano le società musulmane ad accettare il principio della libertà religiosa, che per noi è acquisito. Non si capisce perché queste società abbiano paura della libertà e perché temano i cristiani, che predicano la fraternità e il perdono».

Forse temono la supremazia dell'Occidente, più che il cristianesimo; di quell'Occidente da cui sono arrivate a loro continue provocazioni, fino a quella delle vignette...

«Non si possono mettere sullo stesso piano una vignetta e l'uccisione di un prete! Guardando al modo delle violenze a cui stiamo assistendo e alla loro continuità nei giorni, chiaramente organizzata, non si possono non avere profonde perplessità. La provocazione fu irresponsabile, ma questa violenza non può essere intesa né come una sua conseguenza, né come una reazione proporzionata a essa».

Qualcosa forse si spiega se teniamo conto che in quei Paesi i cristiani vengono confusi con gli occidentali...

«Così si potrà magari spiegare la reazione dei singoli, più o meno consapevoli o strumentalizzati dai gruppi violenti, ma non certo l'atteggiamento dei responsabili di quelle società, a partire dalle autorità statuali, che hanno il dovere di garantire parità di trattamento a tutti i cittadini e che ben sanno come i cristiani svolgano in quei Paesi un'azione pilota in materia di convivenza pacifica, accoglienza gratuita e rispetto per tutti».

Che fare, di fronte a questa emergenza?

«Abbandonare la via del silenzio diplomatico, che non è più sostenibile. Esigere dai governi di tutto il mondo che escano dalla neutralità. Fare pressione sulle organizzazioni internazionali perché pongano le società e gli Stati dei Paesi a maggioranza musulmana davanti alle loro responsabilità».

L'Italia, per esempio, ha delle responsabilità?

«Alla pari con gli altri Paesi europei. Chi ha responsabilità politiche, diplomatiche ed economiche in qualsiasi Paese dovrebbe abbandonare l'attuale miope neutralità e porre con forza l'esigenza che venga rispettato il principio di reciprocità: come noi tuteliamo le minoranze musulmane, così i Paesi a maggioranza musulmana hanno il dovere di tutelare le minoranze cristiane».

Quando parla di organizzazioni internazionali, a chi pensa?

«Alla Lega Araba innanzitutto, che dovrebbe esercitare un ruolo di stimolo, in questa materia, per tutti i Paesi aderenti. E poi all'Unione Europea e alle Nazioni Unite: se non è possibile agire, almeno si parli, si eserciti il giudizio sugli avvenimenti. Non è possibile che la questione venga trattata soltanto dalla stampa libera e soltanto da parte di essa si tenti di portare un giudizio. Ero ieri a Firenze con il presidente del Senato Marcello Pera, a presentare un libro del cardinale Ratzinger sull'Europa e si parlava della sfida in atto su questa frontiera, ma in generale nel nostro mondo politico l'argomento viene eluso. C'è in giro una vistosa mancanza di lungimiranza per il futuro del mondo».

di Luigi Accattoli Corriere della Sera 20 febbraio 2006