CIVILTÀ A CONFRONTO Avvenire 27-3-2003 Di Giorgio Paolucci Islam: serve un altro rinascimento . «Sbaglia chi dipinge il mondo arabo-islamico come un'entità che ha sempre odiato l'Occidente. Bisogna studiare la storia: se pensiamo ad esempio a quanto accadeva a Baghdad nel IX secolo, capiremo quanto sia infondato questo pregiudizio. E anche oggi quello che viene rappresentato come un insanabile contrasto è piuttosto un rapporto polivalente, dove si mescolano attrazione e repulsione». Lo dice con cognizione di causa Samir Khalil Samir, docente di islamologia all'università Saint Joseph di Beirut, che da quarant'anni studia le contaminazioni tra i due universi culturali, e che sull'argomento ha pubblicato una ventina di volumi, l'ultimo dei quali è «Cento domande sull'islam», edito da Marietti. Professore, lei parla di contaminazione virtuosa tra due mondi
solitamente rappresentati come ostili. <br>Qual è il
momento storico più significativo in cui questo si realizza? Anche l'arrivo di Napoleone in Egitto, alla fine del Settecento, viene ricordato come un esempio di contaminazione tra islam e Occidente «Gli egiziani scoprono i segni della modernità e della civiltà europea attraverso il lavoro di scienziati e tecnici che avevano seguito Bonaparte. Nel breve periodo della campagna napoleonica (1798-1801) vede la luce il primo libro stampato in Egitto, realizzato grazie ai caratteri arabi portati dalla tipografia di Propaganda Fide di Roma, vengono condotti studi per riformare il sistema fiscale, per una razionale utilizzazione delle acque del Nilo e per la costruzione di un collegamento tra il Mar Rosso e il Mediterraneo, premessa di quello che sarà il Canale di Suez. Dopo la partenza delle truppe francesi, il governatore Muhammad Ali, considerato il fondatore dell'Egitto moderno, invia giovani e uomini di cultura in Europa per farli specializzare nelle diverse discipline e al loro ritorno li ospita nella cittadella del Cairo perché traducano in arabo ciò che avevano imparato e contribuiscano così alla modernizzazione dell'amministrazione e della società. La Nahda, il rinascimento arabo-musulmano, che si prolunga fino alla prima guerra mondiale e ha come fulcro l'Egitto, si basa sull'incontro fecondo con l'Occidente e genera molti frutti: dalla riforma delle legislazioni di vari Paesi arabi, che si ispirano al codice napoleonico o a quello svizzero, alla fioritura di generi prima sconosciuti come il romanzo, la poesia in verso libero, il teatro, eccetera. In quel periodo il pensiero musulmano vive la modernità come qualcosa di compatibile con il Corano e con il rispetto della tradizione e guarda all'Occidente come punto di riferimento in questa dinamica». Perché oggi prevalgono invece le posizioni negative nei
confronti dell'Occidente? Quanto contano le correnti riformiste, che propongono la conciliazione
tra islam e modernità?
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