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Il Vaticano : aborto ed eutanasia sono forme di terrorismo

La Stampa-24-4-2007 MARCO TOSATTI- CITTÀ DEL VATICANO

Eutanasia

Europa
II 30 aprile 1991 viene approvata la relazione Schwarzenberg che invita gli Stati a legalizzarla
Olanda
Il Nel Paese l'eutanasia è praticata ada anni.
Australia
Dal primo giugno 1996 al marzo 97 i Territori del Nord hanno autorizzato l'eutanasia attiva. La legge venne poi abrogata.
Italia
L'art. 579 del codice penale prevede per chi aiuta qualcuno a morire una condanna da 6 a 15 anni di reclusione
Spagna
È stato il primo Paese a discuterne. Ma chi aiuta qualcuno a suicidarsi rischia da 6 mesi a 6 anni

Stati Uniti
È legale solo nell'Oregon ma in altri Stati alcune sentenze l'hanno riconosciuta come diritto costituzionale
Canada
E' Assolutaménte proibita. Nel 1994 venne condannato all'ergastolo un padre che uccise la figlia di dodici anni affetta da paralisi cerebrale

Aborto
Così in Europa

Nella stragrande maggioranza dei Paesi europei la decisione sulla nascita di un bambino viene lasciata interamente all'arbitrio della donna; nei Paesi rimanenti, questa scelta viene legata ad alcune circostanze particolari. Irlanda del Nord, Portogallo e Spagna permettono l'aborto per salvaguardare la salute psichica della donna e, nel caso dei paesi iberici, anche se si producono malformazioni del feto. Simile la situazione di Gran Bretagna e Finlandia, dove, oltre alle condizioni menzionate sopra, si aggiungono le considerazioni riguardo al contesto socioeconomico della donna. Le legislazioni più restrittive sono quelle di Irlanda e Polonia, che permettono l'interruzione di gravidanza solo nel caso in cui venga messa in pericolo la vita e la salute della donna, o - in Polonia - quando la gravidanza è risultato di uno stupro. Di solito si prendono in considerazione le 12 settimane come limite massimo per autorizzare l'operazione. Costituiscono un'eccezione Gran Bretagna (24 settimane), Svezia, Olanda, Germania e Grecia (rispettivamente 18, 20 e 24 settimane nei casi particolarmente difficili). Poi si rendono necessarie approfondite consultazioni mediche.

Durissimo attacco di monsignor Angelo Amato, il «numero 2» della Congregazione della Dottrina della Fede, alle leggi sull'aborto, accomunate al terrorismo. La Congregazione per la Dottrina della Fede è il «dicastero» più importante in Vaticano, perché deve custodire e garantire l'ortodossia; non a caso fino a Pio XII il Papa stesso ne era il prefetto. Monsignor Amato, salesiano, ha lavorato per vari anni con Joseph Ratzinger, fino all'elezione al soglio di Pietro; questo fa sì che il suo intervento di ieri nel corso del Seminario mondiale dei cappellani cattolici e membri delle Cappellanie dell'Aviazione civile sul problema del terrorismo assuma un rilievo del tutto particolare. E appare inevitabile che le sue parole riaprano polemiche analoghe a quelle suscitate dalle dichiarazioni sui «Dico» del presidente della Cei monsignor Bagnasco il 30 marzo scorso.

«Oltre all'abominevole terrorismo dei kamikaze, che occupa quotidianamente la nostra cineteca mediatica - ha detto l'arcivescovo Amato -c'è il cosiddetto "terrorismo dal volto umano", anch'esso quotidiano e altrettanto ripugnante, che viene subdolamente propagandato dai mezzi di comunicazione sociale, manipolando ad arte il linguaggio tradizionale, con espressioni che nascondono la tragica realtà dei fatti, come quando l'aborto viene chiamato interruzione volontaria della gravidanza e non "uccisione di un essere umano indifeso", o quando l'eutanasia viene chiamata "più blandamente morte con dignità"».
Le parole di monsignor Amato sono state riportate dal «Sir» (Servizio Informazione Religiosa), l'agenzia vicina ai vescovi italiani.

«Il male oggi - ha continuato - non è solo azione di singoli o di gruppi ben individuabili, ma proviene da centrali oscure, da laboratori di opinioni false, da potenze anonime che martellano le nostre menti con messaggi falsi, giudicando ridicolo e retrogrado un comportamento conforme al Vangelo».

Il segretario della Congregazione della Fede ha rilevato che «purtroppo non possiamo chiudere le biblioteche del male né distruggere le sue cineteche che si riproducono come virus letali, ma possiamo chiedere a Dio di rafforzarci, mediante la formazione di una retta coscienza che cerca e ama il vero e il bene ed evita il male».

Monsgnor Amato non ha minimizzato il problema del terrorismo, e l'uso che esso fa degli strumenti mediatici: «Leggendo i giornali, o utilizzando internet o la tv o la radio - ha detto - ogni giorno noi assistiamo a un film perverso sul male, che viene "girato" in ogni parte del mondo con sceneggiature sempre nuove e crudeli, come constatiamo dalle mille provocazioni del terrorismo internazionale».
Ma a questa «razione giornaliera» di male fornita quotidianamente si aggiunge un altro tipo di male, che resta «quasi invisibile» ma che però «esiste nelle sedi più impensate e che, paradossalmente, viene presentato come bene», come una espressione del "progresso dell'umanità".

L'arcivescovo ha citato le cliniche abortiste, «autentici mattatoi di esseri umani in boccio»; ha parlato dei laboratori dove si «fabbrica» ad esempio la Ru 486, la cosiddetta pillola del giorno dopo, o dove «si manipolano gli embrioni umani»; e ha inserito in questa lista nera i parlamenti delle nazioni «civili» dove si «promulgano leggi contrarie all'essere umano». A questo si aggiungono le cosiddette sette sataniche che praticano «un vero e proprio culto sacrilego del male».

È probabile che monsignor Amato nel suo riferimento alle cliniche avesse presente una relazione secondo cui è in continuo aumento nel Regno Unito il numero di dottori e studenti in medicina che si rifiutano di fare aborti. A quarant'anni dalla approvazione della legge che ha legalizzato l'interruzione volontaria di gravidanza il «Royal College of Obstetricians and Gynaecologists», l'organo professionale che rappresenta ginecologi e ostetrici, ha dichiarato che metà degli aborti in Gran Bretagna avviene oggi in cliniche private perché buona parte dei professionisti operanti nella sanità pubblica fa obiezione di coscienza. Ogni anno in Gran Bretagna vengono interrotte 190.000 gravidanze, un terzo di tutte le donne sceglie di abortire una volta nella vita e il 90% di queste interruzioni di gravidanza avvengono prima delle dodici settimane di gestazione. Per Josephine Quintavalle, dell'associazione per la vita «Alive and Kicking» («Vivo e scalciante») «il Regno Unito è ormai consapevole che vi sono troppi aborti. Dovremmo collaborare perché l'aborto diventi raro».


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