Evoluzione e disegno intelligente Hans Kung : L'inizio di tutte le cose -Rizzoli :La
creazione comprende l'intera evoluzione ll gesuita-paleontologo Pierre Teilhard de Chardin morì a
New York cinquantanni fa, il 10 aprile (giorno di Pasqua) del 1955.
Due anni dopo, il 6 dicembre 1957 (e poi nel 1962, durante il pontificato «progressista» di
Giovanni XXIII), il Sant'Uffizio condannò la sua visione che
coniugava darwinismo e creazionismo. «La storia della sofferenza
di questo pensatore teologico rimane una vergognosa testimonianza della
povertà dello spirito della persecuzione dei dissidenti del
sistema romano», ma nessuno ha ricordato «a
Joseph Ratzinger, allora alla guida della Congregazione per la dottrina
della fede, questo fenomeno profondamente anticristiano». In questo quadro di incompatibilità, si sta sviluppando un'ipotesi di convergenze parallele, che trova riscontro nel filosofo cattolico Robert Spaemann: «Se non vogliamo — afferma — tradire la scienza e la comprensione di noi stessi, dobbiamo rimanere fedeli sia alla visione del mondo proposta dai ricercatori, sia a quella che proviene dallo spirito». Ma in che modo? Ripartendo da Teilhard, come aveva già tentato
di fare nel maggio del 1981 il cardinale Agostino Casaroli, quando,
prima di essere rintuzzato dall'Osservatore Romano (11 luglio 1981)
disse che Teilhard aveva avuto «l'acuta percezione del dinamismo
della creazione» , così Kung: Teilhard comprese
che Dio potrebbe non aver agito in prima persona, ma fatto in modo «che
le Cose si realizzino da sole attraverso gli sviluppi della Natura».
Ovvero, la creazione divina comprenderebbe al suo interno l'intero
processo evoluzionistico. In questo modo, creazionismo ed evoluzionismo
convergerebbero in un unico disegno finale. Intanto il Vaticano ha allontanato il darwinista
padre George Coyne, già consigliere scientifico di Papa Wojtyla,
dalla carica di direttore della Specola vaticana. Dall'altra parte,
con Margherita Hack e altri «materialisti», si risponde
con Comte e Hu-me e persino con Kant, quando scriveva che per far posto
alla fede aveva dovuto eliminare il sapere. Corriere della Sera 25-10-2006
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