Dibattito sulla laicità di Dino Messina-Corriere della Sera 25-10-2006 Perché la laicità, termine in cui tutti, fino all'altro ieri, vedevano il confine sempre più marcato tra sfera pubblica e ambito religioso, è tornata a essere la parola chiave del discorso pubblico? Partendo da questa domanda di Pierluigi Battista, vicedirettore del «Corriere», si è sviluppato ieri nella sala Montanelli di via Solferino il terzo e conclusivo incontro nel ciclo «Dialoghi sulla laicità» organizzati dalla Fondazione Corriere della Sera. Il titolo impegnativo del dibattito, «Libertà individuale e identità collettiva», non ha impedito che la discussione fra i tre relatori, lo storico Ernesto Galli della Loggia, lo scrittore e giornalista cattolico Vittorio Messori, e il filosofo Gianni Vattimo, assumesse a tratti toni accesi. «Nei Paesi europei — ha esordito Galli della Loggia—l'identità storica tradizionale sta venendo meno per due ordini di motivi: la diminuzione dei fedeli cristiani, che si accompagna con l'aumento del numero di abitanti credenti in altre religioni, a cominciare da quella musulmana; i mutamenti della scienza in grado di influenzare in modo determinante la vita, la morte, la genitoriali-tà. Secondo un vecchio concetto di laicità lo Stato deve avere uguale rapporto con le diverse confessioni religiose e non deve avere un orientamento etico nella sua legislazione». Ma questa credenza secondo Galli della Loggia è errata perché tutti gli Stati, tutte le costituzioni poggiano su principi etici. Il punto, afferma lo storico, non è negare la questione etica, ma «trovare un compromesso tra i vari principi». Gianni Vattimo non condivide per nulla questa visione e richiamandosi al patriottismo costituzionale di Jurgen Habermas si è chiesto: «Cosa vuol dire identità? È una questione cara soprattutto agli atei devoti. Laicità per me è il costante sforzo di liberarsi dell'identità, non per non averne alcuna, ma per assumerne una più inclusiva. Lo Stato migliore, il più liberale, è quello che riesce a far coesistere le identità dei gruppi più diversi. Quanto alla Chiesa, non pretendo che il Papa si dichiari a favore dell'aborto, ma nemmeno che esprima le sue posizioni in Parlamento». Per Vittorio Messori la migliore definizione di laicità si trova all'interno dei Vangeli: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». In questa frase, ha detto l'autore di «Ipotesi su Gesù», è contenuta «non solo la chiave della laicità ma anche la differenza del cristianesimo con l'islamismo e anche con il giudaismo».
«La libertà non ci basta più—ha risposto Galli della Loggia —, la laicità ha cambiato segno anche per la richiesta di riconoscimento da parte di una molteplicità di minoranze. Richiesta di riconoscimento che viene anche da chi appartiene ad altre religioni e culture». Problemi così complessi, secondo Galli della Loggia, non si risolvono con un generico richiamo al patriottismo costituzionale, non si può chiudere gli occhi davanti al fatto che, in nome della laicità, si tende a mettere in ombra la nostra tradizione e in nome del multiculturalismo a dar voce alle altre identità religiose. A questo punto il dibattito si accende. Vattimo: «Cosa vorresti, che facciamo la lotta ai musulmani?». Galli della Loggia: «Naturalmente
no, ma nemmeno è giusto eludere i problemi. Come il fatto che
in Italia ci sono autorità religiose che scomunicano e minacciano
morte». Dino Messina
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