Da Colonia alla conquista dell’Europa. Come i Fratelli Musulmani sfidano il papa

[ di Sandro Magister www.chiesa.espressonline.it]

Alla Giornata Mondiale della Gioventù Benedetto XVI incontra anche dei musulmani. Ecco i leader e organizzazioni dell’islam radicale in Germania, con i loro piani di espansione.

Colonia e Monaco di Baviera – dove Joseph Ratzinger fu arcivescovo dal 1977 al 1981 – sono le città dalle quali i Fratelli Musulmani, da decenni la principale matrice ideologica e organizzativa dell’islam radicale nel mondo, hanno conquistato il controllo di gran parte delle moschee e dell’islam attivo in Germania e in Europa. Mahdy Akef, egiziano oggi residente al Cairo e attuale murshid, guida suprema dei Fratelli Musulmani nel mondo, esplicito sostenitore dei terroristi suicidi in Iraq, diresse a Monaco il più dinamico centro musulmano della Germania, con la sua grande moschea a nord della città, dal 1984 al 1987. È a Monaco che è nata la Islamische Gemeinschaft in Deutschland, IGD, una delle maggiori organizzazioni islamiche della Germania, pienamente controllata dai Fratelli Musulmani, con sessanta moschee in tutto il paese.

Da qualche anno il suo centro direttivo è a Colonia. Ne è presidente l’egiziano Ibrahim Al Zayat, 39 anni, leader carismatico di un insieme di organizzazioni giovanili e studentesche islamiche a loro volta collegate alla World Assembly of Muslim Youth, WAMY, la più grande organizzazione giovanile islamica mondiale, finanziata dall’Arabia Saudita, di impronta rigorista wahhabita e con pubblicazioni accesamente antiebraiche e anticristiane.

In Germania i musulmani sono circa 3 milioni e mezzo, in maggioranza turchi. Un po’ meno della metà sono nati nella stessa Germania. E un po’ più della metà hanno poca o nessuna pratica religiosa. Tra i musulmani attivi, però, prevalgono le organizzazioni di tendenza radicale. Delle diciannove organizzazioni che fanno capo al Zentralrat der Muslime – il cartello da esse creato nel 1994 per coordinarsi e proporsi come interlocutore politico – almeno nove, e le più forti, sono dominate dai Fratelli Musulmani. La prima testa di ponte da cui i Fratelli Musulmani hanno esteso la loro presenza in Germania e in Europa è Monaco. In questa città, dopo la seconda guerra mondiale, si era stabilito un consistente numero di musulmani provenienti da vari paesi e in particolare dall’Asia centrale. Il loro capo, Nureddin Namangani, di famiglia uzbeka, era stato imam in una divisione delle SS tedesche, durante la guerra tra la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica. Per la loro opposizione al comunismo e a Mosca, su questi gruppi di musulmani espatriati si appuntavano gli interessi dei servizi segreti nella Guerra Fredda: americani, inglesi, sovietici. Finché un giorno arrivò a Monaco, da Ginevra, un importante egiziano di nome Said Ramadan. Genero e principale collaboratore del fondatore dei Fratelli Musulmani, Hassan Al Banna, Said Ramadan era sbarcato in Europa nel 1954, fuggendo dall’Egitto dove i Fratelli erano stati messi fuori legge. Si era stabilito a Ginevra. Aveva studiato legge a Colonia. Aveva fondato una rivista per i musulmani in Europa, “Al Muslimun”. Aveva passaporto diplomatico giordano, riceveva finanziamenti dall’Arabia Saudita ed era ben visto dalla CIA, in quanto avversario di Nasser. Nel 1960, assieme a un folto gruppo di suoi giovani seguaci, Said Ramadan conquistò il comando della comunità islamica di Monaco e avviò, anche con i soldi delle pubbliche amministrazioni tedesche, la costruzione di una nuova moschea. Suo obiettivo, presto raggiunto, era farne un centro d’espansione dei Fratelli Musulmani nell’intera Europa.

Suo uomo di fiducia nell’operazione era Ghaleb Himmat, un siriano con cittadinanza italiana residente a Campione d’Italia sul Lago di Lugano. Con Said Ramadan assorbito anche dal suo centro islamico di Ginevra – oggi diretto dal figlio, Hani, e con un altro figlio, il celebre Tariq Ramadan, tra i membri – nel giro di pochi anni Himmat rimpiazzò Said Ramadan come capo effettivo del centro islamico di Monaco. Nel 1973, anno dell’inaugurazione della nuova moschea, Himmat divenne il presidente dell’organizzazione ad essa legata, alla quale avrebbe appunto dato il nome di Islamische Gemeinschaft in Deutschland, IGD. La leadership dei Fratelli Musulmani in Germania è egiziana e siriana insieme, quest’ultima con quartier generale ad Aquisgrana. L’IGD è la loro principale organizzazione. Ma il grosso dei musulmani in Germania sono turchi, e per essi c’è un’altra potente organizzazione, Milli Görüs, che in turco significa “visione nazionale” e ha come presidente Mehmet Sabri Erbakan, nipote di quel Nehmettin Erbakan che fu leader del partito Refah messo al bando nel 1998 dalla corte costituzionale turca perché giudicato in contrasto con i principii di uno stato laico. Sebbene non si richiami esplicitamente ai Fratelli Musulmani, il Milli Görüs propugna anch’esso un islamismo radicale e ha con l’IGD rapporti stretti di collaborazione, rafforzati anche da intrecci famigliari. Zayat, l’attuale presidente dell’IGD, ha sposato Sabiha Erbakan, sorella del presidente del Milli Görüs.


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Nel 1994 un frequentatore della moschea di Monaco, Mahmoud Abouhalima, fu condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per aver organizzato l’anno prima l’attacco con autobomba al World Trade Center di New York. Ma fu solo dopo l’abbattimento delle Torri Gemelle, l’11 settembre 2001, che le indagini sulle connessioni tra il terrorismo e i circoli radicali islamici di Germania si fecero stringenti. E le connessioni portarono dritto alla moschea di Monaco. Himmat, l’allora presidente dell’IGD, e un suo stretto collaboratore e frequentatore della moschea, Youssef Nada, finirono sulla lista dei fiancheggiatori del terrorismo elaborata dagli Stati Uniti. Il tesoro americano congelò i beni dei due. Indagini sono tutt’ora in corso da parte di vari paesi, Italia compresa, su movimenti di denaro a favore di gruppi terroristici da parte della banca Al Taqwa fondata e diretta dai due, con sede nelle Bahamas. Ancora nell’ottobre del 2002, tuttavia, l’Accademia Cattolica di Berlino invitava tranquillamente a un proprio meeting Zayat, il successore di Himmat alla presidenza dell’IGD. Anche in sede politica, in Germania, i dirigenti dell’IGD, del Milli Görüs e del Zentralrat der Muslime continuano a essere ascoltati come se rappresentassero l’insieme della comunità musulmana e l’islam tradizionale e pacifico, e non invece la particolare ideologia dei Fratelli Musulmani e dell’islamismo radicale. L’attuale presidente del Zentralrat der Muslime, il saudita Nadeem Elyas, ha confermato di aver inviato centinaia di giovani musulmani dalla Germania in Arabia Saudita, a studiare in una delle università più ideologicamente orientate, l’Università Islamica di Medina. L’equivoco è lo stesso che ha più volte inficiato il dialogo tra le autorità vaticane ed esponenti dell’islam. Resta memorabile l’udienza del 13 ottobre 1993, in Vaticano, data da Giovanni Paolo II al sudanese Hassan Al Turabi, all’epoca l’ideologo numero uno, al mondo, dell’islamismo radicale, ispiratore e protettore di Osama Bin Laden.

Ma in tempi più vicini e dopo la svolta dell’11 settembre, si può ricordare il meeting di Doha, in Qatar, del 27-29 maggio 2004, tra il cardinale Jean-Louis Tauran, penultimo ministro degli esteri della Santa Sede, e l’arcivescovo Michael L. Fitzgerald, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, da un lato, e dall’altro il primo imam della moschea di Al Azhar del Cairo, Muhammad Sayyed Tantawi, e uno dei più seguiti leader dell’islam sunnita, Youssef Al Qaradawi. Tantawi ha ripetutamente legittimato, prima di allora e dopo, i terroristi suicidi palestinesi. Quanto a Qaradawi, ha legittimato tali atti anche al di fuori del conflitto arabo-israeliano. Qaradawi rappresenta in pieno la linea dei Fratelli Musulmani ed è di fatto il “maestro” islamico oggi più ascoltato tra le popolazioni arabe. Ma anche in Europa, dove ha fondato nel 1997 l’European Council for Fatwa and Research con sede centrale in Irlanda, Qaradawi è ascoltatissimo tra i musulmani immigrati. I meeting interreligiosi organizzati ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio con la partecipazione di numerosi cardinali e vescovi sono un altro di questi momenti di dialogo equivoco.

Lo scorso 24 luglio, il quotidiano della conferenza episcopale italiana, “Avvenire”, ha criticato che si sia data la parola, al meeting del 2004 a Milano, a un altro apologeta dei terroristi suicidi: Ahmad Al Tayyib, rettore al Cairo dell’università di Al Azhar. “Avvenire” ha anche definito “imprudente” che alcune università italiane – tra cui il Pontificio Istituto Orientale di Roma consociato con la Pontificia Università Gregoriana – abbiano firmato lo scorso 15 giugno un accordo di collaborazione con la stessa università di Al Azhar. Essa è la più influente università del mondo islamico sunnita, con 400 mila iscritti di 92 paesi, ed è ampiamente controllata dai Fratelli Musulmani.