Fondamentalismi e relativismo. L’esistenza di uno stato di guerra tra terrorismo islamico e Occidente è un dato ormai innegabile, Per questi ultimi, la guerra in corso è un conflitto tra le società progressiste occidentali e un fondamentalismo antimoderno che indebitamente si richiama all’Islam. Non esiste guerra di civiltà tra Occidente e Islam”, ha scritto ad esempio Gianni Riotta sul “Corriere della Sera” del 9 luglio, “ma la campagna contro il terrorismo, dichiarata l’11 settembre 2001, oppone le forze della tolleranza di diverse fedi o etnie alla spietata crociata fondamentalista”. Secondo questa chiave di lettura, il mondo è suddiviso in due: il campo dei “cattivi” sarebbe quello del “fondamentalismo”, termine che viene applicato a chiunque abbia convinzioni ferme e pretenda di richiamarsi ad una verità. Il campo dei “buoni” sarebbe invece quello dello “spirito di tolleranza”, ovvero del relativismo, che anima tutti coloro che negano l’esistenza di verità e di principi. Il postulato è che il fondamentalismo islamico costituisca la negazione non della cultura occidentale e cristiana, ma, innanzitutto, della modernità. Comunismo sovietico, nazionalsocialismo e fondamentalismo islamico sono progetti diversi, ma nel fondo analoghi, di realizzare la Modernità, ovvero la costruzione di un ”uomo nuovo” e di un “ordine nuovo” sulle rovine del mondo “pre-moderno”. Sotto questo aspetto, il terrorismo islamico è innanzitutto anticristiano, come lo furono i totalitarismi del secolo ventesimo. Se questo sentimento fosse espresso in maniera equilibrata e se i mezzi per diffonderlo fossero legittimi, non si potrebbe parlare di fanatismo, ma eventualmente di entusiasmo, talvolta di eroismo o di santità. La vita spirituale, che ha la sua espressione più alta nella santità, si fonda proprio su quella pace interiore che nasce dall’ordine delle potenze dell’anima. La pace interiore, scrive san Tommaso, riprendendo sant’Agostino, è “la serenità della mente, la tranquillità dell’anima, la semplicità del cuore, il vincolo dell’amore, il consorzio della carità”. Il fanatismo è, al contrario, il sentimento di squilibrio, che nasce da chi si allontana dalla verità e dal bene per seguire con tutte le sue forze un errore, che può essere una religione falsa o l’idea, altrettanto falsa, che tutte le religioni siano vere. Quando, in questa ottica, la tolleranza viene intesa non come un atteggiamento pratico e prudenziale, che presuppone sempre e comunque la verità, ma come un dogma ideologico, che nega l’esistenza di una verità conoscibile e che giunge a coincidere di fatto con un assoluto relativismo, essa diviene fanatismo ideologico, espresso dalla formula che tutto deve essere tollerato, tranne ciò che si oppone al principio della tolleranza assoluta.Tutte le opinioni e i culti si possono tollerare, tranne l’ “intolleranza” cattolica, colpevole di affermare la verità esclusiva della Fede, afferma ad esempio Rousseau, nel Contratto sociale, testo di base del giacobinismo rivoluzionario. Da qui la persecuzione ideologica e cruenta contro i cattolici, ingaggiata negli ultimi due secoli dagli eredi dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese. Se la tolleranza è il bene supremo, nessuna guerra e nessuno “scontro di civiltà” potrà essere ammesso, se non quello contro i “fanatici” e i “fondamentalisti” di ogni credo. Oggi la guerra è dichiarata contro il fondamentalismo islamico, ma se, in nome del relativismo, si rinuncia all’identità forte dell’Occidente, che è innanzitutto la sua identità cristiana, la sconfitta in questa guerra è inevitabile. Senza il ritorno alle verità e all’equilibrio della fede cristiana, non c’è futuro per la nostra civiltà. (Roberto de Mattei)Settembre 2005 - www.radicicristiane.it |