In Olanda gli imam integralisti hanno eretto un muro ostile difficile da abbattere.

Corriere della Sera 22-12-2004

L'Olanda è un Paese protestante. E con i suoi 16 milioni di abitanti è lo Stato più densamente popolato d'Europa. Fra questi, circa 1 milione sono immigrati musulmani. I due terzi sono di origine turca (circa 350 mila) e marocchina (306 mila) e sono loro i frequentatori delle 500 moschee sparse sul territorio dei Paesi Bassi (in proporzione rispetto agli abitanti, sono 5 volte quelle italiane). La metà delle moschee appartiene alla comunità tOrca: 145 sono gestite direttamente dalla Turchia che stipendia gli imam. Altre 90 moschee sono affiliate all'Unione delle Organizzazioni musulmane marocchine nei Paesi Bassi e legate al governo del Marocco.

ROTTERDAM - Nella patria della libertà e della tolleranza, l'islam delle moschee ha edificato la sua più solida roccaforte d'Europa. In Olanda i luoghi di culto islamici sono in proporzione cinque volte tanto quelli presenti in Italia, circa 500 su una popolazione di 16 milioni di abitanti. La gran parte sono affidati a imam stranieri, guide religiose che non conoscono la lingua olandese, sanno poco o nulla della realtà dei musulmani di seconda o terza generazione, diffondono tramite i loro sermoni una ideologia ostile alla civiltà occidentale. Il risultato è che hanno eretto e fortificato barriere nel contesto di un multiculturalismo che, dopo mezzo secolo di laissez faire e di indifferenza, scopre oggi di aver cresciuto un nemico in casa che predica l'odio e ricorre alla violenza. Così, all'indomani dell'atroce sgozzamento di Theo van Gogh al centro di Arnsterdam per mano di un terrorista islamico, la mite Olanda si è trovata costretta a contrattaccare, invocando a viva voce la «olandesizzazione» delle moschee e corsi di formazione degli imam con il placet dello Stato. L'obiettivo dichiarato è di isolare i fanatici e integrare la maggioranza dei musulmani nel pieno rispetto delle leggi e nella condivisione dei valori comuni. Ed è in questo cruciale passaggio storico che si registra l'affermazione, tra gli stessi musulmani, di intellettuali e religiosi fautori di un «islam olandese» laico, liberale e democratico.
E' sufficiente avventurarsi nel quartiere di Nieuwland, Nuova terra, a Schiedam, alle porte di Rotterdam, per rendersi conto del baratro che separa i due mondi. E' in realtà un ghetto turco che ci riporta indietro nei tempi. Lì ci sono più donne velate e imbacuccate di quante se ne possano vedere a Istanbul o Ankara. Pochissimi gli olandesi. Un ragazzo attende fuori dal supermercato in compagnia di un dobermann. Una signora anziana cammina tra palazzine popolari, i cui negozi recano solo insegne turche, affiancata da tre dobermann. Immagini emblematiche di una fortezza assediata. Di uno spazio sociale a compartimenti stagni che non ha mai conosciuto l'integrazione tra gli autoctoni e gli alloctoni, come.vengono definiti i non olandesi anche se in possesso della cittadinanza. Tanto è vero che il 75 per cento dei turchi'e dei marocchini, che costituiscono circa i "due terzi del milione di musulmani d'Olanda, si sposano esclusivamente con propri compaesani. Attenzione, compaesani, non connazionali generici.

Significa che il giovane turco o marocchino in età di matrimonio torna al villaggio d'origine, nell' Anatolia o sull' Atlante, e lì si sceglie la moglie. Poi insieme fanno rientro in Olanda, perpetuando una realtà di sostanziale segregazione etnica, confessionale, linguistica e culturale.
Nella madrepatria dell' apartheid la discriminazione avviene sin dalla tenera età, sui banchi di scuola. La maggioranza dei turchi e dei marocchini frequenta le cosiddette «scuole nere», boicottate dagli autoctoni olandesi che preferiscono concentrarsi nelle «scuole bianche». In aggiunta una parte dei musulmani frequenta le scuole islamiche parificate finanziate dallo Stato. Sono circa un centinaio, dalle elementari al liceo, dove si studiano la religione islamica e la lingua araba. Le ragazze e le insegnanti hanno l'obbligo di indossare il velo e alle ragazze si insegna che l'islam proibisce di stringere la mano ai maschi. Ci sono anche due università islamiche che, pur non essendo riconosciute dallo Stato, svolgono tranquillamente la loro attività didattica e di indottrinamento.
Il «dossier islam» è esploso dopo l'assassinio di Van Gogh, lo scorso 2 novembre, perché è emerso il legame stretto tra l'assassino, il giovane Mohammed Bouyeri, cittadino olandese di origine marocchina, con la rete delle moschee integraliste. Lui aveva appreso dan'imam della moschea Al Tawhid di Amsterdam, l'egiziano El Sharshaby, che gli ebrei dominano i media e l'industria delle armi e che coni cristiani vogliono distruggere l'islam, così come aveva letto su un manifesto interno alla moschea che i cristiani, gli ebrei e i non credenti sono «legna da ardere nell'inferno».
La demonizzazione dei non musulmani è presente nelle prediche di un altro noto imam, il siriano Ahmed Salam della moschea di Tilburg: «Per quanto concerne coloro che non credono ai versi di Allah e che li indicano come bugie e quindi non credono in Allah e non si comportano in maniera confacente, sono coloro che non conosceranno felicità».
Recentemente Abdel Salam ha rifiutato di salutare il ministro dell'Immigrazione Rita Verdonk perché «l'islam vieta di stringere la mano a una donna». Un altro imam siriano, Jneid Fawaz, della moschea al-Sunna dell'Aja, che vive da 15 anni in Olanda, spiega: «Un musulmano non può stringere la mano a una donna sconosciuta. Può essere sempre motivo di licenziosità e tentazione. L'islam non consente nemmeno di guardare una donna se non è proprio necessario». La sessuofobia è i! tratto saliente degli integralisti islamici nel Paese che ha fatto della libertà sessuale un vessillo. E ciò che maggiormente spaventa sono indubbiamente gli omosessuali, definiti «peggio dei maiali» da Khalil el Moumni, imam della moschea an-Nasr di Rotterdam.
Haci Karacaer, responsabile del movimento islamico turco Milli Gorus, dalle cui fila è uscito anche il premier Erdogan, è assai critico: «Gli imam devono sviluppare un nuovo linguaggio. Anche quelli che non predicano la violenza predicano in un modo simile a quello di secoli fa. Se in una moschea qui durante la preghiera del venerdì si parla male degli infedeli, degli ebrei, dei 'cristiani e degli omosessuali, il musulmano quando esce a distanza di pochi metri vedrà infedeli, ebrei, cristiani e omosessuali. Ciascuno di loro potrebbe essere il tuo vicino di casa, il tuo capo , il tuo collega. Questi imam ogni giorno fanno impazzire i musulmanÌ».
Ricevendomi nella sua modesta abitazione alla periferia di Amsterdam dice: «Ci sono molti giovani, soprattutto giovani di lingua araba, che praticano un islam senza radici. L'islam di questi ragazzi è un "islam spazzatura", che viene da Internet e dalla televisione satellitare. La causa di tutto ciò è la discriminazione, la sfiducia nella società e nel governo, ma anche la' sfiducia nelle moschee. E' un cocktail esplosivo. Questi ragazzi sono nati qui, eppure non c'è nulla che li faccia sentire olandesi. Si considerano marocchini».
Yassin Hartog, un olandese convertito all' l'islam, è il coordinatore di «Islam e cittadinanza», un'organizzazione che funge da tramite tra le comunità musulmane e lo Stato. Spiega così la crisi di identità dei musulmani: «Il giovane marocchino in patria era fiero del padre quando tornava dall'Olanda con un'automobile. Ma, quando il giovane arriva in Olanda e scopre che il padre fa i lavori più umili rifiutati dagli autoctoni, gli crolla il mito del padre. Allora si mette a studiare e si laurea per emanciparsi, per diventare un vero olandese. Ma alla fine si ritrova comunque discriminato perché gli autoctoni lo rifiutano, magari facendogli notare che ha dei calzini non adatti alle scarpe che indossa».
Alla fine per questi giovani di seconda o terza generazione la moschea appare come un rifugio e un riferimento certo sul piano identitario. La metà delle moschee d'Olanda appartiene alla comunità turca. Di queste 145 sono gestite direttamente dalla Turchia tramite la Diyanet e i 'loro imam vengono designati e stipendiati dal governo turco con un compenso che si aggira sui 2000 euro. All'Unione delle Organizzazioni musulmane marocchine nei Paesi Bassi , legate al governo del Marocco, sono invece affiliate circa 90 moschee.
Nella maggioranza delle moschee si prega e si fa il sermone in arabo classico, compreso solo da una infinitesima minoranza, e poi viene tradotto in dialetto marocchino e in turco. Le autorità olandesi e le organizzazioni islamiche riformiste chiedono che il sermone si faccia in olandese. E' dal settembre 2002 che l'allora ministro dell' Integrazione, Hilbrand Nawijn, propone l'istituzione di corsi d'integrazione per imam, «al fine di istruirli sullo stato di diritto olandese, la divisione tra Stato e Chiesa,la formazione della popolazione olandese, la storia dei gruppi di migranti in Olanda, l'emancipazione, il rapporto tra uomo e donna, l'omosessualità e la salute in Olanda». Ed è ancora in corso il dibattito: a chi affidare questi corsi? Quali i contenuti degli studi? Chi li deve finanziare?
Alla stazione di Schiedam Nieuwland, in attesa del treno per Rotterdam, un omone sfida i due gradi sotto zero esibendosi con una camicia e una giacca a vento aperta. Passeggia su e giù lungo la banchina. All'improvviso intona a voce alta dei versetti del Corano, indifferente agli sguardi attoniti degli olandesi. E' come se l'estroverso predicatore islamico volesse marcare i! territorio, seminare i! verbo di Allah in terra infedele. Gli olandesi presenti, dopo averlo osservato a lungo, riprendono a parlare tra loro. Sono consapevoli che non possono più nascondersi dietro al sipario dell'indifferenza. Anche se probabilmente non sanno ancora bene cosa fare.

Magdi Allam
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