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Carota e bastone: il doppio regime delle autorità vietnamite verso la Chiesa.

di Sandro Magister -http://chiesa.espresso.repubblica.it -ROMA, 31 luglio 2009

Cortesie diplomatiche con il Vaticano, pugno di ferro con la Chiesa in patria. Mezzo milione di cattolici sfilano in processioni pacifiche. Pregano tra le rovine delle chiese requisite dal governo. Percossi e imprigionati, non cedono. 

– Il Vietnam è uno dei pochissimi Stati del mondo, assieme all'Arabia Saudita e alla Cina, che non intrattiene relazioni diplomatiche con la Santa Sede. È anche un paese nel quale la comunità cattolica è fresca di persecuzioni e continua a essere maltrattata. Eppure, quasi sicuramente, sarà proprio il Vietnam comunista una tappa fondamentale del viaggio in Asia che Benedetto XVI ha in animo di compiere nel 2010.

L'invito a visitare il Vietnam è stato presentato al papa dall'arcivescovo di Dalat e presidente della conferenza episcopale vietnamita Pierre Nguyen Van Nhon, nel corso della visita "ad limina" compiuta a Roma a fine giugno dai vescovi di questo paese. Manca ancora l'invito ufficiale del governo. Ma che questo arriverà presto è fuori dubbio. Alla vigilia di partire per Roma l'arcivescovo di Hanoi, Joseph Ngo Quang Kiet, ricevette dall'ufficio per gli affari religiosi la "raccomandazione" di invitare il papa. Kiet è segretario della conferenza episcopale vietnamita.

È probabile che l'invito ufficiale sarà presentato a Benedetto XVI dal presidente del Vietnam Nguyen Minh Triet, nel corso dell'udienza che questi avrà in Vaticano nel prossimo mese di dicembre. Sarà questo il secondo incontro col papa di un'autorità di questo paese, dopo la sua riunificazione sotto comando comunista nel 1975. La precedente visita fu compiuta il 25 gennaio 2007 dal primo ministro Nguyen Tan Dung.

Nel prossimo mese di novembre, inoltre, arriverà a Roma una delegazione del governo vietnamita creata d'intesa con le autorità vaticane proprio per discutere sull'allacciamento delle relazioni diplomatiche. Sarà questo il secondo round di colloqui tra le due parti. Il primo round si è tenuto ad Hanoi il 16 e 17 febbraio di quest'anno. La delegazione vaticana era presieduta da monsignor Pietro Parolin, sottosegretario per i rapporti della Santa Sede con gli Stati. La delegazione vietnamita era presieduta dal viceministro per gli affari esteri Nguyen Quoc Cuong.

Un punto chiave delle discussioni riguarda la nomina dei vescovi. In Vietnam la Santa Sede non ha la piena libertà di scegliere i nuovi vescovi. La procedura attuale è che Roma presenta per ogni diocesi vacante tre candidati, tra i quali le autorità vietnamite escludono quelli ad esse sgraditi. L'ultima infornata di nomine – di tre vescovi più un ausiliare – è dello scorso 25 luglio. Una delle diocesi interessate, quella di Phat Diem, era scoperta dal 14 aprile del 2007: segno della difficoltà a trovare l'intesa.

Attualmente in Vietnam nessuna delle 26 diocesi è scoperta. I cattolici sono più di 6 milioni, l'8 per cento degli 84 milioni di abitanti. E sono in crescita: nella sola Ho Chi Minh City si sono contati nell'ultimo anno 9 mila battesimi di adulti. Sono in crescita anche le vocazioni religiose e monastiche. Nei quattro monasteri benedettini del paese i monaci sono oggi 270. Nell'abbazia di Huê erano 11 nel 1975, oggi sono 79, con una ventina di novizi nell'ultimo anno.

Oltre che religiosamente vivace, la comunità cattolica vietnamita è anche sempre più attiva in campo pubblico. Benedetto XVI, nel discorso rivolto lo scorso 27 giugno ai vescovi in visita "ad limina", ha dedicato un passaggio ai rapporti con l'autorità politica, sottolineando che "le religioni non rappresentano un pericolo per l'unità della nazione", anzi, agiscono "generosamente e in modo disinteressato al servizio del prossimo".

Ma che queste parole bastino a tranquillizzare le autorità è smentito dai fatti di queste ultime settimane.
La scintilla è da qualche tempo la stessa. È la volontà di vescovi, preti e fedeli di restituire alla loro originaria funzione le chiese, i conventi, le scuole, i terreni che appartenevano alla Chiesa prima d'essere confiscati dalle autorità comuniste.
La battaglia è combattuta in modo pacifico. Con preghiere, processioni, veglie, fiaccolate e piantando una croce sui luoghi disputati. Dal dicembre del 2007 è un crescendo di simili manifestazioni, puntualmente ostacolate e disperse dalla forza pubblica.

In alcuni casi le proteste sono arrivate a buon fine e le autorità hanno acconsentito a restituire alla Chiesa le sue proprietà. In altri no. Per frequenza e partecipazione questi cortei dei cattolici vietnamiti sono più imponenti di quelli promossi qualche tempo fa in Birmania dai monaci buddisti. Ma mentre questi ultimi sono stati largamente pubblicizzati dai media occidentali, i primi sono quasi ignorati.

L'ultima protesta ha avuto per epicentro ciò che resta della storica chiesa di Tam Toa (nella foto), 300 chilometri a sud di Hanoi, eretta nel XVII secolo, ricostruita alla fine dell'Ottocento e semidistrutta dai bombardamenti americani nel 1968. I fedeli continuarono a celebrarvi a cielo aperto, ma nel 1996 l'area fu requisita dal governo con l'intento di farne un memoriale della guerra contro gli Stati Uniti.

Lo scorso 20 luglio migliaia di cattolici rioccuparono la zona erigendo una croce e un altare al centro delle rovine. La processione fu dispersa con la forza, con arresti e percosse di sacerdoti e fedeli.
Il vescovo della diocesi di Vinh in cui sorge la chiesa di Tam Toa, Paul-Marie Cao Dinh Thuyen, ha immediatamente chiesto il rilascio degli arrestati. La domenica successiva, 26 luglio, in tutte le chiese del Vietnam si è pregato e si è osservato un minuto di silenzio.

Lo stesso giorno, nella diocesi di Vinh sono sfilati pacificamente in corteo mezzo milione di cattolici. È stata la più grande manifestazione religiosa a memoria d'uomo, in Vietnam.
E anche questa volta le reazioni sono state violente, accanendosi in particolare su due preti, Paul Nguyen Dinh Phu e Pierre Nguyen The Binh, aggrediti mentre si apprestavano a celebrare la messa a Tam Toa con altri sacerdoti. Il primo è stato gravemente ferito. Il secondo, ricoverato dopo l'aggressione in ospedale, è stato lì raggiunto, di nuovo percosso e alla fine gettato dalla finestra del secondo piano. È in fin di vita. Alla notizia, nuove marce di protesta silenziosa sono state tenute in diverse città del Vietnam. Vi sono stati numerosi arresti.

In Vaticano seguono con molta apprensione queste vicende. Vedono nelle proteste dei cattolici vietnamiti un ostacolo alla volontà delle due parti – la Santa Sede e le autorità comuniste – di stabilire tra esse rapporti diplomatici soddisfacenti.
Sul posto, le autorità della Chiesa sono più scettiche nel giudicare i propri governanti. Il cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City, ha dichiarato in una recente intervista:
"La politica della Chiesa si basa su un dialogo fondato su verità, giustizia e carità. Ma tale parola, dialogo, neppure esiste nel vocabolario comunista, come non esiste il termine solidarietà".
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