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La religiosità secondo alcuni neodarwinisti. Nuove tendenze. |
Nel suo saggio Origine dell'uomo C.Darwin
affermava che " la credenza in un dio particolare non sembra innata nell'uomo mentre appare essere un tratto universale la credenza in entità spirituali che pervadono il tutto" . Secondo Darwin ( siamo nel 1800) la religiosità
sarebbe un tratto universale dell'uomo e andrebbe intesa come credenza in entità spirituali che pervadono il tutto .
A partire da questo " dogma" darwiniano alcuni neodarwinisti percorrono diverse piste di ricerca in diversi ambiti scientifici. La natura umana sarebbe dotata di strutture cognitive che non funzionano in modo ottimale : invece di produrre conoscenza del reale forniscono sottoprodotti come " la credenza in cose prive di realtà " ,la religiosità , appunto.
La religiosità è un tratto universale, una evidenza incontestabile che secondo i neodarwinisti sarebbe frutto di un malfunzionamento dell'apparato cognitivo , un sottoprodotto inconsistente, privo di basi reali . La religiosità , la credenza in un dio pervasivo , una cognizione priva di realtà, sottoprodotto di strutture cognitive umane " in stato di malfunzionamento ", sarebbe stata selezionata dalla evoluzione come tratto culturale di gruppo in quanto capace , più di altri tratti come l'egoismo, di favorire a livello di gruppo l'adattamento ai cambiamenti quanto a sopravvivenza e riproduzione della specie. La religiosità intesa come credenza in una divinità pervasiva sarebbe perciò una sovrastruttura ideologica frutto di un malfunzionamento cognitivo che risulta estremamente funzionale, a livello di gruppo, alla capacità di adattamento della specie ; per questo l'evoluzione l'avrebbe selezionata -non nel fenotipo ma a livello di gruppo- facendo emergere l'homo religiosus . Difficile da dimostrare scientificamente. © 2009 redazione@corsodireligione.it |
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