SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Regole islamiche imposte  a moglie e figli con le botte

Di Giuseppe Guastella-ww.corriere.it-16 aprile 2009

Processo per immigrato sposato con un’italiana.
«I ragazzi costretti ad andare alla scuola di via Quaranta»

MILANO - Segreti inconfessabili, vergogna, paura e disperazione. Sedici anni di matrimonio con un egiziano sono stati un inferno per un’impiegata milanese e per i loro sei figli. Botte, imposizioni, divieti e ordini indiscu tibili, come il velo per la figlia maggiore e la scuola islamica per tutti i ragazzi, hanno reso invivibile la vita in famiglia. Ora, su richiesta del pm Isidoro Palma, l’uomo è stato rinvia to a giudizio dal giudice Guido Salvini per maltrattamenti in famiglia. Moglie e figli sono nascosti in una casa protetta del la Caritas dopo che hanno de nunciato il padre-padrone.

Aveva 30 anni A.R. nel ’91 quando, contro il parere dei parenti, sposò S.B., un padroncino di camion immigrato dal l’Egitto e di un anno più gran de. Si era dovuta convertire al l’Islam e accettare il matrimo nio musulmano nella moschea di viale Jenner. I primi tempi andarono bene, ma pian piano le cose cambiarono. In un’esca lation di violenza, l’uomo co minciò a picchiarla con regola rità e per un niente. Bastava una discussione, un piatto che non gli piaceva, una semplice opinione o una banale critica per scatenarne la furia. «Devo raddrizzarti», le urlava mentre la colpiva. Neppure le numero se gravidanze lo fermavano.

Nel ’94 A.R. aspettava la secon da figlia e fu presa a calci, pu gni e morsi, anche al ventre. Non risparmiava neppure i bambini. «Nel 2001 ero incinta — dichiara a verbale la donna — e ha dato talmente tanti schiaffi al nostro bambino da lasciargli il viso gonfio per due giorni solo perché stava pia gnucolando perché la sorella non gli permetteva di giocare alla Playstation. Non intervenni, se l’avessi fatto avrebbe picchiato anche me». Le violenze avvenivano sempre in casa, lontano dagli occhi di amici e parenti italiani, che forse chiu devano i loro di fronte ai lividi che troppo spesso comparivano su donna e ragazzi. E in presenza dei bambini ai quali il sangue della madre sul pavimento o il suo viso schiacciato dalla suola della scarpa del padre avrebbero dovuto impartire una severa lezione di vita sulla «posizione di una moglie».

Botte per la ragazza maggiore quando a 11 anni non voleva il velo e per tutti i figli se non volevano frequentare la scuola araba di via Quaranta. «La odiavamo perché volevamo andare in quella italiana. Lì gli insegnanti ci picchiavano con dei bastoncini se non ave vamo studiato bene. Era obbli gatorio pregare e portare il ve lo. La odiavo», dichiara una ragazza. Nell’estate 2004, l’uomo impone il trasferimento in Egitto. Lui resta a Milano. Sulla sua famiglia vigileranno i parenti, il fratello avrà carta bianca e da rà ad A.R. 20 miseri euro al me se per sbarcare il lunario. Do po tre anni di Africa, la donna decide di ribellarsi. Il coraggio della disperazione le dà la forza. «Venerdì vengo e ti sgozzo», le ha annunciato al telefo no il marito. Lei, terrorizzata, confessa tutto alla sorella in Italia che acquista i biglietti del primo volo Il Cairo-Malpensa. A.R. prende per mano i suoi fi gli. Senza un bagaglio salgono sull’aereo.

Islam, picchia i figli che non si svegliano per pregare all' alba

VARESE - A crollare è stata la madre, dopo 48 ore di bugie e silenzi terrorizzati. Non sopportava più di vedere i sue due figli, un bimbo di 6 anni e un bimba di 10, selvaggiamente picchiati dal padre perché la mattina all' alba non volevano svegliarsi e recitare le preghiere del Corano. Tra lunedì e ieri si è così risolto l' angoscioso mistero di due fratellini marocchini residenti a Varese, ricoverati in ospedale la fine della scorsa settimana con il corpo martoriato da lividi e ferite.

C' è un misto di ignoranza, crudeltà e malinteso senso della religione dietro l' incredibile storia scoperta dai carabinieri di Varese che ieri mattina hanno arrestato un manovale immigrato di 35 anni, accusato di aver più volte infierito sui due figli a botte e bastonate perché non volevano alzarsi ogni mattina alle 5 e pregare Allah.

Nomi e luoghi della vicenda vengono al momento tenuti nascosti dagli inquirenti proprio per tutelare le vittime già provate nel fisico e nell' animo. I maltrattamenti andavano avanti da parecchio tempo ma il bandolo del mistero è stato afferrato venerdì mattina dalla maestra della bimba: la ragazzina si è sentita male in classe, durante la lezione. Ha cominciato a vomitare sangue, aveva dei segni bluastri sul collo.

L' insegnante l' ha accompagnata al pronto soccorso e lì il dramma si è fatto più doloroso. La bambina - così hanno constatato i medici - portava sul corpo e sulle gambe i segni di ripetuti gesti di violenza. L' indagine dei carabinieri ha puntato immediatamente sulla famiglia, padre e madre sono stati interrogati, il pm Sara Arduini, con l' aiuto di uno psicologo ha ascoltato anche il fratellino, facendo un' ulteriore inquietante scoperta: anche il piccolo era stato ripetutamente picchiato.

Non è stato facile rompere il muro di paura e omertà, per tutto il sabato e la domenica i genitori hanno accampato scuse, hanno parlato di cadute accidentali: bugie alle quali non è stato mai prestato il minimo credito. Alla fine è stata la madre a crollare in un pianto liberatorio e a raccontare una realtà a cui ancora adesso si stenta a credere: ogni mattina il capofamiglia, un fanatico religioso, costringeva tutti ad alzarsi alle cinque, figlioletti compresi e a pregare. Il bimbo e la bimba talvolta rimanevano a letto, piangevano, opponevano una timida resistenza. La risposta erano botte selvagge e bastonate; e minacce nel momento in cui avessero rotto l' ordine di non dire niente a nessuno.

La bimba è ora ricoverata ancora in ospedale ma non è in pericolo di vita, tra oggi e domani verrà deciso se lei e il fratellino possono continuare a vivere ancora con la madre, con la minaccia che il padre padrone torni a tormentare le loro vite. La loro guarigione, nel corpo e nell' anima, sarà molto lunga. A denunciarlo è stata la moglie: non sopportava più di vedere i bambini coperti di lividi

Del Frate Claudio-(27 aprile 2005) - Corriere della Sera

Musulmano picchia figlia per jeans

tgcom 27-2-2007 http://www.tgcom.mediaset.it

Padova : vestiva troppo all'occidentale

Non voleva che la figlia si "contaminasse" con abitudini troppo occidentali. La ragazza sognava jeans, t-shirt e rossetti, cose proibite dal padre che la picchiava. E' successo a Padova. L'uomo, di 45 anni, cittadino italiano ma originario del Marocco, di religione musulmana, è stato rinviato a giudizio; il tribunale, inoltre, ha deciso di togliergli la patria potestà. La giovane è ospite presso una struttura religiosa.

Il 45enne, operaio in un cementificio, sposato e con quattro figli, andrà in tribunale perché il giudice non ha ritenuto congrua, come scrive il quotidiano "Il Gazzettino", la pena imposta durante il patteggiamento: dieci mesi. L'uomo, infatti, è stato rinviato a giudizio.

La ragazza, ospite presso le suore, continuerà a frequentare la scuola, un istituto tecnico di Padova, e potrà seguire le mode come le sue coetanee. Senza correre il rischio di essere picchiata.

SEGREGA E PICCHIA MOGLIE INCINTA

L'uomo e' stato arrestato dai Carabinieri a Vobarno.

(ANSA)- BRESCIA, 18 MAG - Segregata in casa per mesi, picchiata, una donna pachistana incinta e' riuscita a fuggire e a rivolgersi ai Carabinieri a Vobarno (Brescia). Il marito e' stato arrestato. La donna era arrivata nei mesi scorsi per ricongiungersi al coniuge, ma da quando ha messo piede in casa le e' stato impedito d'uscire e requisito il cellulare. Solo sabato scorso l'immigrata, approfittando del figlio del marito che rincasava da scuola, e' riuscita a fuggire mentre il ragazzo apriva il portone.

(Fonte:http://temporeale.libero.it/libero/news/2009-05-18_118375958.html )

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