SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
In Vaticano "Dialogo senza tabù. Anche sulla libertà religiosa"
Intervista con il cardinale Jean-Louis Tauran  

di Sandro Magister- www.chiesa.espressonline.it

Procede il dialogo tra la Chiesa cattolica e l'islam, di cui è stato un passo importante l'incontro svoltosi a Roma il 4 e 5 marzo tra il pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e una delegazione dei 138 saggi musulmani firmatari della lettera aperta "A Common Word" indirizzata al papa e ad altri leader cristiani.

Come www.chiesa aveva anticipato, la delegazione musulmana era composta da
Abd al-Hakim Murad Winter, inglese, direttore del Muslim Academic Trust del Regno Unito; Aref Ali Nayed, libico, direttore del Royal Islamic Strategic Studies Center di Amman in Giordania; Ibrahim Kalin, turco, direttore della fondazione SETA di Ankara; Yahya Pallavicini, italiano, vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica d'Italia; Sohail Nakhooda, giordano, direttore di "Islamica Magazine".

Per la Chiesa cattolica i partecipanti all'incontro erano il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso; l'arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario dello stesso organismo; monsignor Khaled Akasheh capoufficio per l'islam; padre Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica; padre Christian Troll, professore di islamologia alla Pontificia Università Gragoriana.

In un comunicato congiunto sottoscritto dal cardinale Tauran e dal professor Murad, le due delegazioni hanno annunciato la creazione di un "Forum cattolico-musulmano" che promuoverà incontri a scadenza annuale, alternativamente a Roma e in altre città.

Il primo appuntamento del Forum sarà a Roma dal 4 al 6 novembre 2008. Vi parteciperanno ventiquattro religiosi e studiosi di entrambe le religioni. Il tema sarà "Amore di Dio, amore del prossimo", articolato in due sottotemi: il primo giorno "Fondamenti teologici e spirituali"; il secondo giorno "Dignitià umana e rispetto reciproco". Il terzo giorno il seminario si concluderà con una sessione pubblica. I partecipanti saranno ricevuti da Benedetto XVI.

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Ma gli sviluppi della lettera dei 138 sono solo un capitolo dell'agenda tra la Chiesa cattolica e l'islam.
Il 25 e 26 febbraio, ad esempio, il cardinale Tauran ha preso parte al Cairo a un incontro del comitato misto per il dialogo tra la Santa Sede e al-Azhar, istituzione teologica di riferimento per l'islam sunnita.

Incontri di questo tipo si svolgono annualmente da dieci anni nell'ultima settimana di febbraio. L'anno venturo l'incontro si terrà a Roma. Questa volta il tema era "Fede in Dio e amore del prossimo come fondamenti del dialogo interreligioso", con contributi del padre René-Vincent de Grandlaunay e del professor Abdallah Mabrouk al-Naggar.

Nel comunicato finale dell'incontro – che porta le firme del cardinale Tauran e dello sceicco Abd al-Fattah Muhammad Alaam, presidente della commissione permanente di al-Azhar per il dialogo con le religioni monoteiste – si ribadisce il "rispetto per la persona umana indipendentemente dalla razza, dalla religione o dalle idee" e si auspica un rafforzamento del "rispetto per le religioni, i credi, i simboli religiosi, i sacri libri e qualsiasi cosa sia considerata sacra".

Ma non ci si è limitati a riaffermare dei principi. Durante l'incontro, quando degli esponenti musulmani hanno insistito sul fatto che, secondo il Corano, in materia di religione non c'è costrizione, Tauran ha fatto notare che vi sono però dei paesi in cui questo principio non viene applicato e i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro culto. Da parte musulmana hanno riconosciuto che si tratta di un problema reale, che va risolto.

È quanto è accaduto a Doha, nel Qatar, lo scorso 16 marzo, con l'inaugurazione di una nuova chiesa cattolica, la prima dopo 14 secoli di assenza di ogni edificio cristiano in quel paese del Golfo. Alla messa sono accorsi in 6 mila, quasi tutti immigrati, specie dall'India e dalle Filippine. Il rito è stato celebrato in inglese, ma sono state pronunciate preghiere anche in arabo, urdu, indi, tagalog, spagnolo e francese,

Nel 2002 il governo del Qatar ha stretto relazioni diplomatiche con la Santa Sede e tre anni dopo l’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani ha donato alla Chiesa cattolica un terreno per la costruzione di un edificio di culto. L'emiro ha promesso che farà costruire altri edifici di culto per anglicani, copti, ortodossi e induisti.

La consacrazione della nuova chiesa a Doha è stata officiata dal cardinale Ivan Dias, indiano, prefetto della congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli. Il nunzio pontificio in Kuwait, Bahrein, Yemen e Qatar. Paul Mounged el-Hachem, presente al rito, ha auspicato che anche l'Arabia Saudita e l'Oman possano presto stabilire rapporti diplomatici con la Santa Sede. E che anche in questi paesi possano essere edificate chiese cristiane.

Un altro segnale incoraggiante per i rapporti tra la Chiesa cattolica e l'islam è venuto dall'Azerbaigian, dove il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone si è recato tra il 7 e il 9 marzo.

L'Azerbaigian è un paese la cui popolazione è nella quasi totalità musulmana sciita. I cattolici sono meno di 400, quasi tutti nella capitale Baku, sul Mar Caspio. Ma Bertone ha fatto notare – in un'intervista a "L'Osservatore Romano" al ritorno dal viaggio – che lì vige "una tolleranza positiva che aiuta le altre religioni ad esprimersi anche pubblicamente", al punto da offrire ad altri paesi "un modello imitabile" di pacifica convivenza.

Ne è una conferma, ha detto Bertone, la stima che il capo dei musulmani dell'Azerbaigian e del Caucaso, Sheik ul-Islam Allah Shukur Pasha Zade, manifesta pubblicamente verso la Chiesa cattolica e il papa.

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Da altri paesi musulmani giungono tuttavia segnali opposti.

In Algeria è stata emanata nel 2006 una nuova legge che limita fortemente l’esercizio della libertà religiosa e consente preghiere comuni esclusivamente negli edifici ufficialmente autorizzati dallo stato. Lo scorso febbraio un prete cattolico, Pierre Wallez, è stato condannato a un anno di prigione per aver incontrato nella baraccopoli di Maghnia dei cristiani immigrati dal Camerun ed aver pregato con loro.

Ecco dunque qui di seguito l'intervista del cardinale Tauran al quotidiano "Avvenire" del 13 marzo 2008, raccolta da Gianni Cardinale.

Là dove l'intervista fa cenno a un "pensatore islamico che scriverà prossimamente su L'Osservatore Romano", l'allusione è a Khaled Fouad Allam, di cui www.chiesa ha pubblicato vari scritti. L'inizio della sua collaborazione al giornale del papa è previsto dopo l'estate.


"Dialogo senza tabù. Anche sulla libertà religiosa"

Intervista con il cardinale Jean-Louis Tauran

"Indubbiamente è stato un dialogo che si è svolto in un clima di franchezza, di grande cordialità, di ascolto benevolo, che fa ben sperare per il futuro...".

Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, si dice soddisfatto del primo incontro incontro avuto il 4 e 5 marzo a Roma con una delegazione dei firmatari dell’ormai celebre lettera aperta "A common word" sottoscritta originariamente da 138 saggi islamici.

D. – Eminenza, nel linguaggio diplomatico che lei ben conosce, dire che un dialogo è stato "franco" significa che si è trattato di un confronto vero, dialettico...

R. – Il dialogo si fa tra chi la pensa in modo diverso, o no? Comunque i toni sono stati sempre civili e cordiali.

D. – In questo primo appuntamento è stato preso l’impegno di creare un Catholic-muslim Forum. Quali saranno i criteri per designare i partecipanti?

R. – Da parte nostra sceglieremo personalità ecclesiastiche e accademiche che hanno una conoscenza diretta, e anche maturata sul campo, dell’islam e dei musulmani.

D. – Qual è il livello di rappresentatività del mondo musulmano degli interlocutori incontrati nei giorno scorsi?

R. – Sono personalità qualificate e ben rappresentative dei firmatari della lettera "A common word", i quali, a loro volta, rappresentano una fetta importante, anche se non esaustiva, dell’intellighenzia islamica.

D. – La creazione di questo Catholic­muslim Forum sostituisce le altre forme di dialogo con altre realtà organizzate del mondo musulmano già in atto da tempo?

R. – Non vorrei che si dia l’impressione che il dialogo islamo-cristiano sia iniziato con la lettera dei 138, né che si esaurisca con esso. Non è così. È da dopo il Concilio Vaticano II che c’è questo dialogo istituzionalizzato, che si articola anche con dei colloqui regolari con altre realtà islamiche. Due settimane fa, ad esempio, sono stato in Egitto ad al-Azhar, la più autorevole istituzione islamica sunnita. A fine marzo qui a Roma avremo un incontro con la World Islamic Call Society della Libia. In aprile avrà luogo sempre qui a Roma un colloquio con rappresentanti iraniani. E a maggio saremo ad Amman, per un incontro con il Royal Institute for Inter-Faith Studies.

D. – Lei è stato criticato per aver sostenuto che un dialogo teologico sia impossibile tra cristiani e musulmani. Queste critiche le hanno fatto cambiare idea?

R. – Faccio notare che il primo dei due sottotemi che verranno discussi nel primo seminario su "Amore di Dio, amore del prossimo" del Catholic-muslim Forum che si terrà a novembre qui a Roma sarà dedicato proprio ai "Fondamenti teologici e spirituali" di questo amore. Nessuna preclusione quindi.

D. – Ha notato tra gli interlocutori islamici una intenzione seria di discutere anche temi riguardanti la libertà religiosa, compresa la libertà di cambiare religione?

R. – Anche in questo caso faccio notare che il secondo sottotema del prossimo incontro di novembre sarà "La dignità umana e il rispetto reciproco". E mi sembra ovvio che la libertà religiosa, compresa la libertà di cambiare religione, faccia parte della dignità umana. Ma, anche se le sensibiltà su questo punto sono ancora diverse, mi sembra importante che nessun tema rimanga tabù, in un dialogo aperto e rispettoso dell’altro. Speriamo con frutto e con ricadute pratiche.

D. – Come valuta l’inaugurazione di una chiesa, la prima, in Qatar?

R. – È un gran bel segnale. Un gesto di rispetto da parte dell’emiro di questo stato del Golfo, che ha già manifestato la sua buona predisposizione verso i cristiani e i cattolici in particolare, anche allacciando i rapporti diplomatici con la Santa Sede. Il suo è anche un esempio da seguire per quei paesi che ancora non permettono ai cristiani, e ad altri credenti, di poter avere un proprio luogo di culto. Anche se sono centinaia di migliaia.

D. – Si riferisce all’Arabia Saudita?

R. – "Intelligenti pauca". I diritti umani, nella loro totalità, sono per tutti, dappertutto.

D. – Recentemente in Olanda è esploso il caso di un film che paragona il Corano al "Mein Kampf" di Hitler. Cosa pensa a riguardo di ciò?

R. – Non ho visto il film. Ma se vien fatto questo paragone, lo giudico un paragone di grande volgarità. Un conto è poter valutare in maniera razionale, obiettiva e critica alcuni aspetti di una religione o alcune dichiarazioni di esponenti di questa religione, il che è ovviamente ammissibile. Un conto però è offendere e irridere la sensibilità religiosa di un popolo con accuse generali o che toccano gli aspetti più sacri di una religione. Questo è inammissibile. Lo abbiamo ribadito anche nel comunicato finale rilasciato dopo l’incontro avuto a al-Azhar, dove è stato citato quanto detto da papa Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Marocco nel 2006, e cioè: '"Al fine di favorire la pace e la comprensione tra i popoli e gli esseri umani, è necessario che le loro religioni e i simboli siano rispettati, e che i credenti non siano oggetto di provocazioni che causano danno al loro impegno e ai loro sentimenti religiosi".

D. – Nella conferenza stampa seguita agli incontri del 4 e 5 marzo uno dei partecipanti di parte islamica ha criticato di nuovo il discorso del papa a Ratisbona.

R. – Ma questa nuova fase del colloquio con i musulmani è dovuta proprio al discorso di Ratisbona! Non tutti i musulmani hanno recepito il discorso del papa a Ratisbona in maniera negativa. Il rapporto tra fede e ragione sarà prossimamente oggetto di approfondimento con alcuni partner musulmani del nostro dicastero. Poi Benedetto XVI ha spiegato molto bene quale fosse una corretta interpretazione di quel discorso. Durante l’incontro di al-Azhar, per dare un esempio, nessuno vi ha fatto il minimo cenno.

D. – Quale può essere l'effetto di questa nuova fase del dialogo islamo- cristiano per le comunità cristiane del Medio Oriente?

R. – Il problema è quello di sapere se questo nuovo clima di dialogo passerà dal livello teorico-intellettuale a quello pratico, se cioè avrà delle ricadute sul piano sociale e politico. Spero che ciò sarà un impegno comune.

D. – Cosa pensa della notizia che un pensatore islamico scriverà prossimamente su "L'Osservatore Romano"?

R. – Mi sembra di aver capito che l’ipotesi potrebbe essere realtà tra pochi mesi. Ciò farebbe onore a "L'Osservatore Romano" e allo scrittore che accetterebbe di far comparire la sua firma sul quotidiano della Santa Sede. E sarebbe anche uno stimolo, un invito alla reciprocità, in modo tale che anche autori cristiani possano scrivere per pubblicazioni islamiche.

D. – A proposito del principio della reciprocità. Ne avete discusso con i rappresentanti dei 138?

R. – Certamente. Ne abbiamo parlato anche nel corso dell’incontro avuto in Egitto ad al-Azhar. Abbiamo fatto presente che finora questo principio, nonostante alcune frasi del Corano che ne giustificherebbero l’applicazione, non viene sempre rispettato nei fatti. Speriamo bene per il futuro.

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