SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Politica e religione : attacco della Lega a Tettamanzi .
Per una nuova ecologia della società.

di Sapelli Giulio -http://www.corriere.it -(14 dicembre 2009)

Che il rapporto tra cultura e politica sia essenziale per la riproducibilità del pluralismo moderno non sfugge più a nessuno degli osservatori attenti della trasformazione sia della macchina dei partiti sia delle correnti elettorali che contrassegnano i nostri tempi. Ma questa sottolineatura non è sufficiente.

Non basta. C' è qualcosa di più profondo che va sommuovendo il paesaggio della politica odierna. Guardiamo all' Italia.

Un partito profondamente radicato nel popolo, che ne interpreta le passioni allo stato più immediato come la Lega e che dà a esso una benefica rappresentanza che non aveva più dopo la crisi della Democrazia cristiana e del Partito comunista, un partito come la Lega, attacca politicamente un Principe della Chiesa, il cardinale Tettamanzi. Invade la sfera della religione come etica pubblica condivisa e supera ogni remora tatticistica sulla convenienza elettorale immediata. Potrebbe perdere voti? Non credo e soprattutto non lo crede il gruppo dirigente della Lega. E questo perché esso s' incunea e disvela appieno quella scissura profonda tra cultura umanistica (ecco il «di più») e culture politiche che si è instaurata a livello non di popolo, ma soprattutto delle cosiddette élite intellettuali (la boria dei dotti, verrebbe da dire...). E può accadere questo perché la differenziazione sociale tradizionale su cui si sono costruite le moderne società di massa sta franando. E così è assai difficile distribuire il torto e la ragione con la spada. Questo non si può più fare.

La frana, del resto, è più visibile in Italia che altrove perché qui, in Italia, la questione italiana ha sempre coinciso e ancora coincide con la questione cattolica. E la questione cattolica era il baricentro di una delle più potenti culture umanistiche mondiali: il cattolicesimo apostolico romano, che fondava e deve ancora oggi fondare la differenziazione tra Chiesa e Stato sia sulla libertà religiosa, sia sulla riaffermazione umile ma ferma della superiorità teologica della religione cattolica su tutte le altre religioni professate e diffuse liberamente sul suolo nazionale ed europeo. Questo facevano un tempo sia i sacerdoti sia i principi della Chiesa. Oggi i politici non interpretano più la questione cattolica come questione culturale ma, soprattutto e nel contempo, l' alto clero non è più fermo e unito come un tempo per rivendicare la sola sua missione, quella più consona alla cultura popolare italiana: la teologia dell' Incarnazione che fonda la speranza della salvezza in senso distintivo e superiore rispetto a tutte le altre fedi.

I sacerdoti si occupino delle anime e solo delle anime e i politici della politica. La questione del rapporto istituzionale con le altre religioni è questione eminentemente politica e deve essere affrontata dai politici e solo da loro. I sacerdoti, anche i principi della Chiesa, ci parlino di Gesù, della Resurrezione, del miracolo del Santo Natale. Ma, invece, a tratti pare che vi sia un gran vuoto: il silenzio assordante di un cattolicesimo che via via perde forza intellettuale e non da più all' Italia quella linfa vitale che gli ha dato per secoli. Pensate alle stoltezze che abbiamo letto sui giornali in questi tempi sulla famiglia senza una reazione culturale umanistica. La famiglia significa coesione sociale, lotta comune per l' inclusione sociale e non separazione tra generazioni. Può convivere, la famiglia, con il familismo amorale, quanto può combatterlo.

Ma capire questo richiede un ragionamento umanistico, appunto, richiede il fondamento della cultura che pensa il mondo pensando se stessa. Far questo è tornare ai fondamenti: è tornare a una ecologia della mente e della società. Se non si ricostruisce un tessuto culturale alto umanistico finirà, infatti, per decomporsi il tessuto vitale di una società, o meglio, di un insieme di società come sono quelle italiane. Che pure sono ancora tra le più fervide al mondo.

Corriere della Sera- RIPRODUZIONE RISERVATA

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