SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Approvato definitivamente il CamminoNeocatecumenale .

di Sandro Magister http://chiesa.espresso.repubblica.it

Neocatecumenali. Diario esclusivo di una messa con battesimo

Vigilia di Pentecoste, in una chiesa di Roma. Appunti critici di un cattolico "normale" su quel che ha visto in una comunità di Kiko

Dipinto di Kiko-La " trinità" neocatecumenale, cioè i tre attuali responsabili del movimento.

di Anonimo* * [Il seguente testo ha per autore un cattolico "normale" che è stato invitato dai genitori neocatecumenali di un neonato ad assistere al suo battesimo nella comunità d´appartenenza della coppia. Il sacramento si è celebrato la sera d´una vigilia di Pentecoste, assieme alla messa, in un locale annesso a un´importante chiesa del centro di Roma. Il padre del bambino ha chiesto all´invitato di scrivergli un appunto con le sue impressioni. Sono impressioni personali e opinabili. Ma interrogarsi sul perché si siano prodotte - al pari delle forti riserve espresse da autorevoli vescovi e cardinali - può solo arricchire la riflessione critica e autocritica sul Cammino neocatecumenale].


La celebrazione mi ha messo a disagio fin dall'avvio. Mi aspettavo che la messa e il battesimo fossero celebrati in chiesa e a porte aperte, secondo il rito liturgico classico sia pure con varianti e adattamenti non sostanziali. Invece no. Mi sono trovato in un angusto locale con ingresso separato, già gremito di persone tutte partecipi al Cammino neocatecumenale, con i capi che facevano premura perché gli ultimi venuti entrassero e poi si chiudesse la porta. Era subito evidente che lì non c'era posto per chi non fosse invitato o "riconosciuto". Il rito d'ingresso della messa è stato uno scambio di autopresentazioni, di saluti, di applausi. Come non ci fosse modo, per un esterno, d´essere ammesso nella "Chiesa" se non grazie al visto della comunità.

La liturgia della parola anteponeva sistematicamente le moltissime parole di membri della comunità alla sola Parola che dovrebbe aver posto in questa parte della messa, la Parola di Dio con la "P" maiuscola. Le sacre letture erano precedute e seguite da un´alluvione di indicazioni esplicative, di emozioni comunicate, di esperienze raccontate, di interrogazioni retoriche come a scuola, specie fatte ai bambini.

Anche i brani di omelia del sacerdote si perdevano nel generale chiacchiericcio, come se il prete avesse un ruolo marginale nella celebrazione e la regìa fosse nelle mani dei conduttori laici della comunità. I quali davano mostra di valutare la bontà o meno di ogni intervento. Inesorabilmente, ciascuno pareva mosso a parlare "secondo i canoni". Era la via per far bene, per essere apprezzati, per crescere nella considerazione della comunità. La preghiera dei fedeli rispondeva agli stessi criteri. Per i bambini è stata una lampante gara d'emulazione, quasi vi fosse un sottinteso punteggio.

I canti che hanno ritmato tutta la celebrazione erano anch'essi di produzione della comunità. Compresi quelli ripresi dalla liturgia classica - Gloria, Credo, Sanctus... - con varianti che però quasi li rendevano irriconoscibili. E come poteva essere diversamente? In effetti, il Gregoriano o una messa di Palestrina o un mottetto di Bartolucci sono incompatibili col bailamme di una liturgia neocatecumenale come quella cui ho assistito. Così come i canti di Kiko, il fondatore del Cammino, sarebbero fuori luogo in una celebrazione liturgica di forma tradizionale. Che i canti di Kiko siano invece perfettamente conformi ai riti neocatecumenali, è fuor di dubbio. Compresa l'esecuzione quasi sempre gridata, con punte di esaltazione collettiva.

Già, dunque, la liturgia della parola mi ha dato l'impressione di una devastazione smisurata della Grande Tradizione liturgica della Chiesa. Sostituita da un greve assemblearismo pseudopaolino: apparentemente liberatorio dei carismi di ognuno, in realtà duramente governato dai capi della comunità.

Ma passando all'eucaristia propriamente detta, le mie riserve si sono fatte ancor più serie. Lì, più che a una messa, mi è parso di assistere, a momenti, a una messa in scena. Come se il problema fosse quello di ripristinare e ri-rappresentare un presunto svolgimento originario e puro dell'eucaristia del cristianesimo primitivo, liberandolo da due millenni di incrostazioni liturgiche deformanti.

In realtà, quel che vi ho visto sfiorare è stato il feticismo. Annientata la sobria potenza simbolica elaborata in secoli di Grande Liturgia (che non s'è mai sognata di ripetere pedissequamente i presunti gesti fisici della comunità apostolica primitiva), il rito sembrava attribuire forza salvifica decisiva a precisi oggetti e comportamenti: che non erano tanto il sacramento in sé, quanto piuttosto il tipo di pane, il modo di spezzarlo, l'altare a forma di tavola da pranzo, i boccali, il mangiare e bere tra commensali seduti... E questo sarebbe il ritorno alle origini? Molto più prosaicamente, questa è la messa reinventata da Kiko: dando a intendere che sia più autentica, più vera e più salvifica della messa "normale". E come non bastasse, Kiko s'è messo anche a far l'architetto. La struttura delle sue aule di culto, compresa quella in cui mi sono trovato, cancella due millenni d'architettura cristiana, a pro di una bizzarra mappatura ginecomorfica: con l'ambone che fa da testa, la tavola da pranzo che fa da stomaco e la vasca battesimale che fa da utero della sua madrechiesa. Così, almeno, mi hanno spiegato gli stessi neocatecumenali.

Tutti i numeri del Cammino . Da Madrid alla Galilea, l'identikit d'una rete di comunità

Nato una trentina d´anni fa a Madrid, il Cammino neocatecumenale è oggi impiantato in 105 paesi dei cinque continenti, con mezzo milione di adepti, attivi in quasi 17 mila comunità.
Ha una rete di 46 seminari strapieni, chiamati "Redemptoris Mater": 20 in Europa, 14 nelle Americhe, 7 in Asia, 3 in Africa e 2 in Australia. In essi ha già formato 731 preti, ma molti di più sono quelli in arrivo. Gli studenti di teologia sono 1.500 e almeno altri 3.000 sono in lista d´attesa.

Impetuosi anche gli ingressi in monasteri e conventi femminili. Sono più di 4.000 le neocatecumenali che si sono date alla vita religiosa. All´espansione del Cammino danno un forte apporto le famiglie che vanno in terra di missione, con tanto di figli piccoli al seguito.
Anche l´alta natalità tra i neocatecumenali incrementa le statistiche. Sono numerose le famiglie con otto, dieci, dodici figli. E la gran parte di questi entrano a loro volta nel Cammino. Lo statuto scrive che l´ingresso in comunità «strappa i giovani dalle discoteche del sabato sera e dalla droga».
La direzione mondiale del Cammino è a Roma. Ma un altro centro importante è in costruzione in Galilea, sul luogo del "discorso della montagna" di Gesù. L´ha inaugurato Giovanni Paolo II il 24 marzo 2000, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa.
E vengo al battesimo del bambino. Anche qui ho visto in azione l'insidia del feticismo: l'idea che il vero battesimo non sia quello ritualizzato nei secoli dalla Chiesa, ma quello fatto in quel modo lì, con la triplice, brusca immersione integrale del bambino nell´acqua della vasca. Quello che, a sentire i neocatecumenali, sarebbe il rito "originario" è anche qui una loro particolarissima invenzione. Ogni civiltà ha i suoi stili, e nella nostra civiltà l'infermiera di un reparto pediatrico che facesse così il bagno a un neonato verrebbe puntualmente accusata di maltrattamenti e additata alla pubblica esecrazione. Ma il rude battesimo al modo di Kiko si fa a porte chiuse, solo tra membri della comunità. Ai quali evidentemente sta bene com´è fatto.

La mia sensazione è stata quella di assistere a un cerimoniale di iniziazione. Dove però l'iniziato principale non era l'ignaro bambino ma, per mezzo suo, la comunità. Dove la prova era una sorta di sfida lanciata al mondo esterno e alla mentalità dei moderni "faraoni". Noi siamo diversi! Noi siamo i salvati! Anche a prezzo di dolore! Curiosamente, nell'arco dell'intera veglia, il culmine dell´esaltazione e del canto urlato è stato raggiunto proprio dopo il triplice tuffo del bambino, che a sua volta - comprensibilmente - strillava a più non posso. Insomma, assistendo a questo battesimo, mi son fatto l´opinione che il fine della gran parte dei presenti non fosse tanto quello di far rinascere il bambino nella Chiesa, ma di annetterlo a quella particolarissima, autoreferenziale chiesuola che è la setta di Kiko.

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(s.m.) Critiche troppo aspre, quelle dell´Anonimo? Mosse da pre-giudizi? Certo sono critiche discutibili. Anzi, da discutere. Molte di esse corrispondono pari pari a quelle rivolte in più occasioni al Cammino neocatecumenale da vescovi e cardinali di rilievo.

Ad esempio, lo scorso inverno l´arcivescovo di Catania, Luigi Bommarito, ha indirizzato ai neocatecumenali della sua diocesi una lunga lettera aperta. E in essa li ha rimproverati di «costituire una Chiesa parallela»; di «dividere il popolo di Dio in due blocchi, uno di serie A e uno di serie B»; di «imporre il loro metodo come fosse insuperabile e addirittura l´unico salvifico»; di «cadere in un fondamentalismo integralista destinato a creare ghetti»; di «scarnificare le coscienze con domande che nessun confessore farebbe».

In precedenza il cardinale di Firenze, Silvano Piovanelli, non era stato meno severo. In un suo documento del 1995 si legge che i neocatecumenali «si credono migliori degli altri», «impongono a tutti la loro esperienza come l´unica strada per vivificare la Chiesa», «dividono le comunità parrocchiali con rigidità e chiusure, incomprensioni e sospetti».

E già nel 1986 l´allora vescovo di Brescia, Bruno Foresti, aveva visto serpeggiare nei neocatecumenali «spirito di setta», «soggezione psicologica», «dipendenza affettiva ed effettiva dai leader», «visione pessimistica dell´uomo», «sottofondo quasi magico» nella lettura delle Sacre Scritture.

Ciò non toglie che, soprattutto negli anni del dopoconcilio in cui era "statu nascenti", il Cammino neocatecumenale attrasse esponenti di rilievo del rinnovamento liturgico e della cultura cattolica progressista. Fra questi simpatizzanti della prima ora vi fu don Luigi Della Torre, valente liturgista, parroco a Roma della chiesa della Natività in via Gallia, vicino al pensatore cattolico comunista Franco Rodano. La chiesa della Natività, col successivo parroco, ebbe rivoluzionata l´architettura del suo interno in conformità ai dettami di Kiko.

DECRETO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI:
APPROVAZIONE "AD EXPERIMENTUM"
DEGLI STATUTI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

Il Cammino Neocatecumenale ebbe inizio nel 1964 fra i baraccati di Palomeras Altas, a Madrid, per opera del Signor Francisco (Kiko) Argüello e della Signorina Carmen Hernández, che, su domanda di quegli stessi poveri con i quali vivevano, cominciarono ad annunciare loro il Vangelo di Gesù Cristo. Con il passare del tempo questo kérygma si concretizzò in una sintesi catechetica, fondata sul tripode "Parola di Dio-Liturgia-Comunità", che cerca di condurre le persone a una comunione fraterna e a una fede matura.

Questa nuova esperienza catechetica, nata nel solco del rinnovamento suscitato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, incontrò il vivo interesse dell’allora arcivescovo di Madrid, S.E. Monsignor Casimiro Morcillo, che incoraggiò gli iniziatori del Cammino a diffonderla nelle parrocchie che lo richiedessero. Questa esperienza di evangelizzazione si diffuse così gradualmente nell’arcidiocesi di Madrid e in altre diocesi spagnole.

Nel 1968 gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale giunsero a Roma e si stabilirono nel Borghetto Latino. Con il permesso di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Dell’Acqua, allora Vicario Generale di Sua Santità per la Città di Roma e Distretto, si cominciò la prima catechesi nella parrocchia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e Santi Martiri Canadesi. A partire da quella data il Cammino si è andato diffondendo in diocesi di tutto il mondo e persino in paesi di missione.

Il Cammino Neocatecumenale si pone al servizio dei vescovi e dei parroci come itinerario di riscoperta del Battesimo e di educazione permanente nella fede, proposto ai fedeli che desiderano ravvivare nella loro vita la ricchezza dell’iniziazione cristiana, percorrendo questo cammino di conversione e di catechesi. Come ha scritto il Santo Padre, in tale processo un aiuto importante può essere dato anche da «una catechesi postbattesimale a modo di catecumenato, mediante la riproposizione di alcuni elementi del "Rituale dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti", destinati a far cogliere e vivere le immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto» (Christifideles laici, n. 61).

Il Cammino - il cui itinerario è vissuto nelle parrocchie, in piccole comunità costituite da persone di diversa età e condizione sociale - ha lo scopo ultimo di portare gradualmente i fedeli all’intimità con Gesù Cristo e di renderli soggetti attivi nella Chiesa e credibili testimoni della Buona Novella del Salvatore ovunque. Il Cammino Neocatecumenale è inoltre uno strumento per l’iniziazione cristiana degli adulti che si preparano a ricevere il Battesimo.

Il Cammino si attua secondo le linee contenute nel Direttorio catechetico Cammino Neocatecumenale. Orientamenti alle équipes di catechisti (cfr. Statuti, art. 2, 2°), soggetto all’approvazione congiunta della Congregazione per la Dottrina della Fede, della Congregazione per il Clero e della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

A diverse riprese e in diversi modi il Santo Padre si è rivolto al Cammino Neocatecumenale per sottolineare l’abbondanza dei frutti di radicalismo evangelico e di straordinario slancio missionario che esso porta nella vita dei fedeli laici, nelle famiglie, nelle comunità parrocchiali, e la ricchezza delle vocazioni suscitate alla vita sacerdotale e religiosa, rivelandosi come un «itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni» (AAS 82 [1990] 1513-1515).

Nell’udienza concessa agli iniziatori e ai responsabili delle comunità neocatecumenali sparse nel mondo il 24 gennaio 1997, in occasione della commemorazione dei trent'anni di vita del Cammino, il Santo Padre aveva espressamente sollecitato la stesura degli Statuti, «un passo molto importante che apre la strada verso il suo formale riconoscimento giuridico da parte della Chiesa, dando a voi una ulteriore garanzia dell'autenticità del vostro carisma» (L'Osservatore Romano, 25 gennaio 1997, p. 4). Da quel momento gli iniziatori, accompagnati dal Pontificio Consiglio per i Laici, hanno iniziato il processo di elaborazione di una normativa statutaria atta a regolamentare la prassi e l'inserimento del Cammino Neocatecumenale nel tessuto ecclesiale.

Il 5 aprile 2001 con lettera autografa indirizzata a Sua Eminenza il Cardinale James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il Sommo Pontefice, nel ribadire la suddetta esigenza, riconfermava la competenza di questo dicastero nell'approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale e affidava alla sua sollecitudine l'accompagnamento futuro del medesimo (cfr. L'Osservatore Romano, 17-18 aprile 2001, p. 4).

Pertanto:

Tenuto conto dei numerosi frutti spirituali apportati alla nuova evangelizzazione dalla prassi del Cammino Neocatecumenale - accolto e valorizzato nei suoi oltre trent'anni di vita in molte Chiese locali - segnalati al Pontificio Consiglio per i Laici da numerose lettere raccomandatizie di cardinali, patriarchi e vescovi;

Dopo attento esame del testo degli Statuti, frutto di un laborioso processo di collaborazione tra gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale e il Pontificio Consiglio per i Laici, che si è avvalso del contributo apportato nell'ambito delle competenze loro proprie da diversi dicasteri della Curia Romana;

Vista l'istanza inoltrata a questo dicastero in data 5 aprile 2002 dal Signor Francisco (Kiko) Argüello, dalla Signorina Carmen Hernández e da Don Mario Pezzi, membri dell'équipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale, per sollecitare l'approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale;

Visti gli articoli 131 e 133, §§ 1 e 2, della costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana, il Pontificio Consiglio per i Laici

DECRETA

l'approvazione "ad experimentum" per un periodo di cinque anni degli Statuti del Cammino Neocatecumenale debitamente autenticati dal dicastero e depositati in copia nei suoi archivi. Ciò nella fiducia che queste norme statutarie costituiscano ferme e sicure linee guida per la vita del Cammino e siano un importante sostegno ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle comunità neocatecumenali.

Dato in Vaticano il 29 giugno 2002, solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli, Patroni dell’Alma Città di Roma.

James Francis Card. Stafford
Presidente

Stanisław Ryłko
Segretario

(Da "L´Espresso" n. 34 del 15-22 agosto 2002)

Erano e restano covo di eresia e di scisma, a sentire certi cardinali e vescovi. Anche il Vaticano ha resistito a lungo a dare il via libera. Ma alla fine hanno vinto. Il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, i neocatecumenali hanno strappato l´approvazione ufficiale del loro "Cammino". E adesso dilagano. Alla Giornata mondiale della gioventù di Toronto sono andati in 35 mila, da 70 nazioni, ad acclamare Giovanni Paolo II. Loro grandissimo protettore.

Il Cammino neocatecumenale è il più misterioso ed esplosivo dei nuovi movimenti cattolici. I suoi capi sono inavvicinabili e i suoi testi sono top secret. Non solo i censori vaticani del Sant´Uffizio hanno dovuto sudare per averli in visione, ma persino agli adepti non vengono mai dati in mano. Perché il Cammino deve restare segreto anche a chi vi si avventura, come fosse un percorso iniziatico che dev´essere svelato per gradi. Può durare vent´anni, trenta, o anche più. Nello statuto approvato dal Vaticano la parola fine non c´è. Una volta partita, una comunità neocatecumenale è per sempre.

L´inizio è in incognito. Sulla facciata di una chiesa parrocchiale compare un cartello con scritto "Catechesi per adulti" e gli orari, due sere la settimana per sette settimane di fila. C´è anche un´immagine della Madonna dipinta da uno spagnolo di nome Francisco Argüello, per gli amici Kiko, che dei neocatecumenali è il fondatore. Ma nessuno lo dice. Né si dichiarano subito per quello che sono i due catechisti venuti da fuori, accompagnati da un prete. Il corso si conclude con una tregiorni di ritiro e solo all´ultimo giorno arriva lo svelamento. Chi ci sta, sa che da lì in avanti è entrato nel Cammino neocatecumenale, per diventare un «cattolico vero». Sa che migliaia di altre comunità come la sua, nel mondo, sono nate così e anch´esse stanno facendo Cammino, chi più avanti chi indietro. Sa che i suoi capi supremi sono Kiko e una ex suora di nome Carmen Hernández, anch´essa spagnola.

A vescovi e parroci di tutto il mondo, ormai da trent´anni, Kiko e Carmen offrono un progetto chiavi in mano completo, inclusa la fornitura del personale specializzato, per risvegliare la fede sia dei miscredenti che dei credenti tiepidi. Prendere o lasciare. Molti hanno preso e hanno avuto le loro parrocchie invase da comunità neocatecumenali, ciascuna con le sue riunioni, le sue messe, i suoi ritiri, i suoi capi. Le messe sono celebrate contemporaneamente ogni sabato sera, da ciascuna comunità per suo conto, chi in una cappella, chi in un´aula, chi in uno stanzone. Lo statuto approvato dal Vaticano fa obbligo che siano «aperte anche ad altri fedeli», ma i fatti dicono il contrario. Sono messe chiuse, chiusissime.

E su quelli di fuori i giudizi non sono benevoli. Sono massa dannata. Gli uomini di Chiesa che non si fidano del Cammino e lo criticano sono i moderni faraoni, nemici del popolo eletto. Ricadono tra i faraoni, in Italia, i cardinali Carlo Maria Martini, Silvano Piovanelli, Giovanni Saldarini, Salvatore Pappalardo, più una nutrita schiera di vescovi. L´ultimo che s´è pronunciato contro il Cammino, l´arcivescovo di Catania, Luigi Bommarito, ne ha dette di pesanti. Ha accusato i neocatecumenali di «costituire una Chiesa parallela»; di «dividere il popolo di Dio in due blocchi, uno di serie A e uno di serie B»; di «imporre il loro metodo come fosse insuperabile e addirittura l´unico salvifico»; di «cadere in un fondamentalismo integralista destinato a creare ghetti»; di «scarnificare le coscienze con domande che nessun confessore farebbe».

Quest´ultima critica fa riferimento agli «scrutinii», i riti di passaggio tra una tappa e l´altra del Cammino, nei quali ciascun adepto deve confessare alla comunità le proprie colpe passate e presenti, anche le più turpi e segrete. Perché non c´è momento della vita privata che lì sia al riparo. La contraccezione è bandita, anche quella naturale approvata dalla Chiesa, e le figliolanze plurime sono praticate ed esaltate. Fidanzamenti e matrimoni sono instradati tra membri del Cammino. Se poi di due coniugi l´uno è fuori e l´altro dentro, quest´ultimo non avrà pace finché non avrà portato in comunità il riluttante. E se non vi riesce, fuori anche lui. A meno che non si separi. Sì, per salvare la fede del coniuge buono, Kiko e Carmen hanno introdotto qua e là tra i loro seguaci la prassi della separazione dal consorte cattivo, ripescando una soluzione che l´apostolo Paolo applicava al matrimonio con i pagani.

I fondatori del Cammino neocatecumenale si fanno vanto di ripristinare le forme pure della Chiesa primitiva. Nel dire messa imitano l´ultima cena e nella veglia pasquale mangiano un agnello arrostito. Anche l´architettura cristiana la rivoltano a modo loro. Le loro chiese vogliono riprodurre il corpo d´una gestante: il vecchio altare sparisce e al suo posto c´è la «bocca», il pulpito da cui si legge la Bibbia; più giù c´è lo «stomaco», una grande tavola da pranzo quadrata attorno a cui si fa la comunione seduti, con focacce e boccali di vino; e più giù ancora c´è l´«utero» che è la vasca scavata nel pavimento, nelle cui acque il battezzato si immerge per uscirne fatto uomo nuovo.

Si può capire che in curia il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, veda malissimo queste bizzarrie liturgiche. Ma poi ci sono anche le stranezze dottrinali. Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, ha imposto di riscrivere sotto la sua supervisione i 13 volumi segreti del Cammino, che raccolgono la predicazione di Kiko e Carmen ai loro iniziali discepoli, prima che divengano pubblici. La riscrittura è in corso e risulta parecchio complicata.

Ma ormai nessuno può più accusare i neocatecumenali d´eresia, nè di creare una Chiesa scismatica. Il timbro vaticano sul loro statuto è un lasciapassare potente. Ma ancor più potenti sono i numeri del loro successo: l´aumento incessante di seguaci, il moltiplicarsi esponenziale delle comunità e dei catechisti itineranti, le miriadi di vocazioni al sacerdozio e al chiostro, la gran quantità di famiglie che vanno in missione in terre remote, la natalità altissima. Tutto l´opposto di quel che avviene tra i cattolici comuni e nella Chiesa ordinaria. Il giorno dopo la veglia col papa, 2.500 giovani neocatecumenali accorsi a Toronto si sono offerti d´entrare in seminario e 1.500 ragazze d´entrare in convento. Giovanni Paolo II ne è entusiasta. E a Kiko e Carmen questo basta, per umiliare i faraoni.


La Santa Sede approva lo Statuto dei Neocatecumenali
VATICANO-14/06/2008

Il Pontificio consiglio per i laici ha riconosciuto in via ufficiale il “cammino” del Movimento, fondato nel 1964 in Spagna e diffuso in tutto il mondo. Esso auspica che continui a essere “un valido strumento” per il “bene della Chiesa” universale.

Roma (AsiaNews) – La Santa Sede ha consegnato il decreto di approvazione e gli Statuti definitivi del Cammino Neocatecumenale, riconosciuti formalmente lo scorso 11 maggio : il card Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, ha siglato ieri il decreto che riporta il benestare vaticano, consegnandolo nelle mani dei fondatori e delle anime del movimento, Kiko Arguello, Carmen Hernandez e padre Mario Pezzi. Nel decreto di approvazione il Pontificio consiglio auspica “che lo Statuto del cammino Neocatecumenale, approvato adesso in forma definitiva, possa essere un valido strumento al servizio di questa realtà ecclesiale, affinché essa continui a contribuire al bene di tutta la Chiesa”. Un concetto espresso già nel 2006 da Papa Benedetto XVI, che invitava i leader del movimento a promuovere la loro “azione apostolica” in comunione con “le Chiese particolari in cui andrete a operare, valorizzando appieno la ricchezza dei carismi che il Signore ha suscitato”.  

Nel mese scorso i leader del movimento Neocatecumenale avevano già annunciato l’approvazione informale, ma la convocazione a Roma per la consegna  dello Statuto li ha colti di sorpresa: Kiko Arguello era impegnato in una serie di viaggi all’estero quando è apparsa la notizia, e la cerimonia di consegna è stata rimandata per consentire al fondatore di far rientro nella capitale.

Lo Statuto dei Neocatecumenali era stato approvato “ad experimentum” dalla Santa Sede nel 2002 per un periodo di 5 anni, ma il consenso ufficiale è stato più volte rimandato nell’ultimo anno. Il Vaticano aveva espresso dubbi in merito ad alcuni aspetti del movimento fra cui le pratiche liturgiche, rielaborate e corrette nel 2005 dalla Congregazione per il culto divino.

Soddisfazione è stata espressa dai vertici neocatecumenali, secondo i quali il Cammino “produce frutti di vario genere”, tra cui la recente “missio ad gentes in Europa, Asia e America”. Fondato in Spagna nel 1964, il movimento è presente in 107 Paesi al mondo nei cinque continenti, e annovera 19mila comunità in 5.700 parrocchie di 1.200 diocesi.  Il cammino Neocatecumenale si distingue per una forte missionarietà nel mondo secolarizzato. I membri che vi partecipano, dopo vari percorsi di catechesi, vengono chiamati a vivere per un certo tempo come catechisti itineranti. Vivo è anche l'appello vocazionale. I Neocatecumentali sostengono più di 70 seminari teologici (Redemptoris Mater) in tutto il mondo.

STATUTO DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

SOMMARIO

Titolo I: Natura e attuazione del Cammino Neocatecumenale

Art.   1: Natura del Cammino Neocatecumenale
Art.   2: Attuazione del Cammino Neocatecumenale
Art.   3: Compiti dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino
Art.   4: Beni temporali

Titolo II: Il Neocatecumenato
Capitolo I: Elementi fondamentali del Neocatecumenato

Art.   5: Destinatari
Art.   6: Il Neocatecumenato si attua nella parrocchia
Art.   7: Il Neocatecumenato si attua in piccola comunità
Art.   8: Catechesi iniziali, itinerario neocatecumenale, “tripode” ed équipe di catechisti

Capitolo II: Catechesi iniziali

Art.   9: Kerigma e celebrazioni
Art. 10:  Nascita delle comunità neocatecumenali

Capitolo III: Parola, Liturgia e Comunità
Sezione 1: Parola di Dio

Art. 11: Celebrazione settimanale della Parola

Sezione 2: Liturgia

Art. 12:  Veglia pasquale
Art. 13:  Eucaristia
Art. 14:  Penitenza, preghiera, anno liturgico, pratiche di pietà

Sezione 3: Comunità

Art. 15:  Dimensione comunitaria e convivenza
Art. 16:  L’esperienza della koinonia e i frutti della comunità
Art. 17:  Iniziazione alla missione
Art. 18:  Iniziazione vocazionale

Capitolo IV: L’itinerario neocatecumenale: fasi, tappe e passaggi

Art. 19:  1ª fase: riscoperta del precatecumenato
Art. 20:  2ª fase: riscoperta del catecumenato
Art. 21:  3ª fase: riscoperta dell’elezione

Titolo III: Educazione permanente della fede:   una via di rinnovamento nella parrocchia

Art. 22:  Educazione permanente nella piccola comunità
Art. 23:  Una via di rinnovamento nella parrocchia Titolo IV: Catecumenato battesimale
Art. 24:  Catecumeni
Art. 25:  Neofiti Titolo V: Modalità del servizio della catechesi
Art. 26:  Vescovo diocesano

Art. 27:  Parroco e Presbiteri

Art. 28:  Catechisti
Art. 29:  Formazione dei catechisti
Art. 30:  Centro neocatecumenale
Art. 31:  Catechisti itineranti
Art. 32:  Presbiteri itineranti
Art. 33:  Famiglie in missione

Titolo VI: L’Équipe Responsabile internazionale del Cammino

Art. 34:  L’attuale Équipe Responsabile internazionale del Cammino
Art. 35:  Elezione dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino Disposizione finale

Titolo I
Natura e attuazione del Cammino Neocatecumenale

Art. 1 [Natura del Cammino Neocatecumenale]

§ 1. La natura del Cammino Neocatecumenale viene definita da S.S. Giovanni Paolo II quando scrive: «Riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni». [1]

§ 2. Il Cammino Neocatecumenale è al servizio del Vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente nella fede.

§ 3. Il Cammino Neocatecumenale, dotato di personalità giuridica pubblica [2] , consta di un insieme di beni spirituali [3] :

1°.   il “Neocatecumenato”, [4] o catecumenato post-battesimale [5] , secondo la modalità di cui al Titolo II;

2°.   l’educazione permanente della fede, secondo la modalità di cui al Titolo III;

3°.   il catecumenato, secondo la modalità di cui al Titolo IV;

4°.   il servizio della catechesi, di cui al Titolo V, svolto secondo le modalità e dalle persone ivi indicate.

Art. 2 [Attuazione del Cammino Neocatecumenale]

In conformità al desiderio del Papa Giovanni Paolo II: «Auspico che i Fratelli nell’Episcopato valorizzino e aiutino – insieme con i loro Presbiteri – quest’opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio all’Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell’unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale», [6] il Cammino Neocatecumenale si attua nelle diocesi:

1°.   sotto la giurisdizione, la direzione del Vescovo diocesano [7] e con l’assistenza, la guida [8] dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, o dell’Équipe responsabile delegata, di cui all’art. 3, 7º;
2º.   secondo «le linee proposte dagli iniziatori», contenute nel presente Statuto e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti.

Art. 3  [Compiti dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino]

Compete all’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, di cui al Titolo VI:

1°.   mettere a disposizione dei Vescovi diocesani i beni spirituali di cui all’art. 1 § 3;
2°.   guidare l’attuazione del Cammino Neocatecumenale e garantirne l’autenticità;
3°.   adempiere i compiti propri, indicati nel presente Statuto;
4°.   procedere alle consultazioni che si considerino opportune;
5°.   mantenere regolari rapporti con i Vescovi diocesani;
6°.   mantenere regolari rapporti con il Pontificio Consiglio per i Laici, dicastero a cui il Santo Padre ha affidato l’incarico di accompagnare il Cammino Neocatecumenale, [9]   come pure con gli altri dicasteri della Santa Sede nell’ambito delle rispettive competenze, informandone il Pontificio Consiglio per i Laici;
7º.   nominare, secondo le modalità previste all’art. 31 § 2, Équipes responsabili nazionali – nonché, se necessario, Équipes regionali e diocesane – delegando loro, nei rispettivi ambiti, i compiti di cui ai precedenti punti 2º, 3º, 4º e 5º. Tali Équipes svolgono detti compiti fino a che l’Équipe Responsabile internazionale non ritenga opportuno sostituirle o modificarle.

Art. 4 [Beni temporali]

§ 1. Il Cammino Neocatecumenale, in quanto itinerario di formazione cattolica che si attua nelle diocesi mediante servizi resi a titolo gratuito, non ha patrimonio proprio.

§ 2. Quando in una diocesi si ritiene utile sostenere economicamente inizia­tive ed attività funzionali all’evangelizzazione attuata attraverso il Cammino Neocatecumenale, il Vescovo diocesano, su richiesta dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, valuterà l’opportunità di erigere una fondazione autonoma diocesana, con personalità giuridica, regolata da statuti propri, che sarà riconosciuta anche in sede civile. Essa potrà essere sostenuta da offerte oblative dei partecipanti al Cammino Neocatecumenale, come pure di Enti e di privati.

§ 3. Nelle comunità vengono effettuate collette, in risposta a varie necessità. Spetta ai responsabili delle comunità, nonché alle équipes responsabili del Cammino a ogni livello, assicurare che la gestione di tali collette avvenga con grande senso di responsabilità e nel rispetto del Diritto.

Titolo II
Il Neocatecumenato

Capitolo I
Elementi fondamentali del Neocatecumenato
Art. 5 [Destinatari]

§ 1. Il Neocatecumenato è uno strumento al servizio dei Vescovi per la riscoperta dell’iniziazione cristiana da parte degli adulti battezzati. Tra questi si possono distinguere: [10]

1°.   coloro che si sono allontanati dalla Chiesa;
2°.   coloro che non sono stati sufficientemente evangelizzati e catechizzati;
3°.   coloro che desiderano approfondire e maturare la loro fede;
4°.   coloro che provengono da confessioni cristiane non in piena comunione con la Chiesa cattolica.

§ 2. I chierici e i religiosi che desiderano ravvivare il dono del Battesimo attraverso il Neocatecumenato, e così anche meglio servirlo, lo percorrono nel rispetto della vocazione e del carisma loro propri, e nell’adempimento dei compiti assegnati loro dal Vescovo diocesano o, nel caso di religiosi, dal Superiore. [11] Per i religiosi inoltre si richiede il consenso del proprio Superiore.

Art. 6 [Il Neocatecumenato si attua nella parrocchia]

§ 1. Il Neocatecumenato, in quanto itinerario di riscoperta dell’iniziazione cristiana, è attuato di norma nella parrocchia, «ambito ordinario dove si nasce e si cresce nella fede», [12] luogo privilegiato in cui la Chiesa, madre e maestra, genera nel fonte battesimale i figli di Dio e li “gesta” alla vita nuova. [13]

§ 2. Poiché la pastorale di iniziazione cristiana è vitale per la parrocchia, [14] la realizzazione del Cammino Neocatecumenale va coordinata con la funzione propria che ha il Parroco in ciascuna comunità parrocchiale (cfr. can. 519 CIC), [15] esercitando, anche con la collaborazione di altri presbiteri, la cura pastorale di coloro che lo percorrono. [16]

§ 3. Il Cammino Neocatecumenale mirerà a promuovere nei suoi destinatari un maturo senso di appartenenza alla parrocchia e a suscitare rapporti di profonda comunione e collaborazione con tutti i fedeli e con le altre componenti della comunità parrocchiale.

Art. 7 [Il Neocatecumenato si attua in piccola comunità]

§ 1. All’interno della parrocchia, il Neocatecumenato è vissuto in piccola comunità – denominata comunità neocatecumenale –, dato che la forma completa o comune dell’iniziazione cristiana degli adulti è quella comunitaria. [17]

§ 2. Modello della comunità neocatecumenale è la Sacra Famiglia di Nazaret, luogo storico dove il Verbo di Dio, fatto Uomo, si fa adulto crescendo «in sapienza, età e grazia», stando sottomesso a Giuseppe e Maria. [18] Nella comunità i neocatecumeni divengono adulti nella fede, crescendo in umiltà, semplicità e lode, sottomessi alla Chiesa.

Art. 8 [Catechesi iniziali, itinerario neocatecumenale, “tripode” ed équipe di catechisti]

§ 1. Il Neocatecumenato consta delle catechesi iniziali (Cap. II) e dell’itinerario neocatecumenale, ispirato dalle tre fasi dell’iniziazione cristiana: precatecumenato, catecumenato ed elezione, divise in tappe, scandite da passaggi segnati da alcune celebrazioni (Cap. IV). [19]

§ 2. Le catechesi iniziali e l’itinerario neocatecumenale si basano sui tre elementi fondamentali (“tripode”) della vita cristiana, messi in rilievo dal Concilio Vaticano II: Parola di Dio, Liturgia e Comunità (Cap. III).

§ 3. Al centro di tutto il percorso neocatecumenale vi è una sintesi tra predicazione kerigmatica, cambiamento della vita morale e liturgia. [20]

§ 4. Il Neocatecumenato è realizzato, in comunione con il Parroco e sotto la sua responsabilità pastorale, da un’équipe di catechisti (Titolo V), [21] nel rispetto di quanto stabilito dall’art. 2.

§ 5. Detta équipe, con le catechesi iniziali, avvia un processo di gestazione alla fede in cui si formano le comunità e ritorna periodicamente, di norma una volta all’anno, per condurre i diversi passaggi dell’itinerario neocatecumenale e dare le indicazioni necessarie per lo svolgimento delle varie fasi e tappe.

Capitolo II
Catechesi iniziali

Art. 9 [Kerigma e celebrazioni]

Il Neocatecumenato comincia nella parrocchia, su invito del Parroco, con delle catechesi kerigmatiche, [22] chiamate catechesi iniziali, contenute negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti. Esse si svolgono nell’arco di due mesi, in quindici incontri serali, e si concludono con una convivenza di tre giorni. Al fine di sperimentare il Tripode: Parola, Liturgia, Comunità, su cui si basa la vita cristiana, le catechesi iniziali sono articolate in tre parti:

1ª.   L’annuncio del kerigma che chiama a conversione: la buona notizia della morte e della risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo; [23] «infatti… è piaciuto a Dio di salvare coloro che credono mediante la stoltezza del kerigma» (1 Cor 1,21). Questa «parola di salvezza» [24] chiama alla conversione e alla fede, [25] invita a riconoscersi peccatori, ad accogliere il perdono e l’amore gratuito di Dio e a mettersi in cammino verso la propria trasformazione in Cristo, per la potenza dello Spirito. La conversione è sigillata dalla celebrazione della Penitenza, secondo il rito della riconciliazione di più penitenti, con confessione e assoluzione individuale. Questo sacramento, celebrato periodicamente, sosterrà il cammino di conversione dei singoli e della comunità.

2ª.   Il kerigma preparato da Dio attraverso la storia della salvezza (Abramo, Esodo, ecc.): si danno le chiavi ermeneutiche necessarie per l’ascolto e la comprensione della Sacra Scrittura: vedere in Gesù Cristo il compimento delle Scritture e mettere i fatti della propria storia sotto la luce della Parola. [26] Quest’iniziazione alla Scrittura viene sigillata in una celebrazione della Parola, in cui i partecipanti ricevono la Bibbia dalle mani del Vescovo, garante della sua autentica interpretazione, come segno che la madre Chiesa d’ora innanzi lungo il Cammino li nutrirà settimanalmente a questa mensa, fonte viva della catechesi. [27]

3ª.   Il kerigma nei sacramenti e nella koinonia: le catechesi culminano nella convivenza con la celebrazione dell’Eucaristia. Detta celebrazione, preparata da opportune catechesi, aiuta a riscoprire lo splendore pasquale messo in risalto dal Concilio Vaticano II e a sperimentare la comunione tra i fratelli. Infatti «non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità». [28] La celebrazione dell’Eucaristia accompagnerà la comunità durante tutto l’itinerario.

Art. 10

[Nascita della comunità neocatecumenale]

§ 1. Nell’ultimo giorno della convivenza si proclama il Sermone della Montagna, disegno dell’uomo nuovo, e si presenta l’itinerario neocatecumenale come un cammino di rinascita e di riscoperta del Battesimo.

§ 2. Attraverso la predicazione e le celebrazioni fatte nelle catechesi iniziali, lo Spirito Santo invita uomini e donne di diversa età, mentalità, cultura e condizione sociale a intraprendere insieme un itinerario di conversione, fondato sulla riscoperta progressiva delle «immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto», [29] per operare in loro la graduale crescita e maturazione della fede e della vita cristiana. [30] Alla fine della convivenza, con coloro che accolgono la chiamata a percorrere tale catecumenato post-battesimale viene formata la comunità neocatecumenale.

§ 3. La comunità neocatecumenale è affidata alla cura pastorale del Parroco e del presbitero da lui incaricato (cfr. art. 27). Inoltre la comunità indica, mediante votazione, un responsabile laico e alcuni corresponsabili, [31] che vengono confermati dal Parroco e dall’équipe dei catechisti. Essi collaborano con il Presbitero per assicurare che la comunità percorra l’itinerario del Cammino Neocatecumenale, secondo quanto stabilito nello Statuto e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti e per curare gli aspetti organizzativi. [32]

§ 4. L'équipe dei catechisti, concluse le catechesi iniziali, illustra al Presbitero, che presiede la comunità, e all’équipe dei responsabili come si fa la preparazione della celebrazione della Parola e dell’Eucaristia (cfr. art. 11 § 3 e art. 13 § 4) e come si svolgono le convivenze mensili, indicando i temi biblici di formazione per la celebrazione della Parola.

Capitolo III
Parola, Liturgia e Comunità

Sezione 1
Parola di Dio

Art. 11 [Celebrazione settimanale della Parola]

§ 1. Ciascuna comunità neocatecumenale settimanalmente ha una celebrazione della Parola di Dio, [33] di norma con quattro letture, [34] secondo i temi indicati dagli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti per ogni tappa.

§ 2. Nella celebrazione della Parola di Dio, prima dell’omelia, il presbitero invita chi lo desidera tra i presenti ad esprimere brevemente ciò che la Parola proclamata ha detto alla sua vita. Nell’omelia, che ha un posto privilegiato nell’istruzione del Neocatecumenato, [35] il presbitero prolunga la proclamazione della Parola, [36] interpretandola secondo il Magistero [37] e attualizzandola nell’oggi del cammino di fede dei neocatecumeni.

§ 3. Ogni celebrazione della Parola è preparata accuratamente, a turno, da un gruppo della comunità, con l’aiuto, quando possibile, del presbitero. Il gruppo sceglie le letture e i canti, [38] prepara le monizioni e dispone la sala e i segni liturgici per la celebrazione, curandone con zelo la dignità e la bellezza. [39]

§ 4. Per approfondire la Scrittura «con l’intelligenza ed il cuore della Chiesa», [40] i neocatecumeni si avvalgono soprattutto della lettura degli scritti dei Padri, dei documenti del Magistero, in particolare del Catechismo della Chiesa Cattolica, e di opere di autori spirituali. [41]

Sezione 2
Liturgia

Art. 12 [Veglia pasquale]

§ 1. Cardine e fonte della vita cristiana è il mistero pasquale, vissuto e celebrato in modo eminente nel Santo Triduo, [42] il cui fulgore irradia di luce l’intero anno liturgico. [43] Esso costituisce pertanto il fulcro del Neocatecumenato, in quanto riscoperta dell’iniziazione cristiana.

§ 2. «La veglia pasquale, centro della liturgia cristiana, e la sua spiritualità battesimale, sono ispirazione per tutta la catechesi». [44] È per questo motivo che, durante l’itinerario, i neocatecumeni sono iniziati gradualmente [45] ad una più perfetta partecipazione a tutto ciò che la santa notte significa, celebra e realizza.

§ 3. In questo modo il Neocatecumenato stimolerà la parrocchia ad una celebrazione più ricca della veglia pasquale. [46]

Art. 13 [Eucaristia]

§ 1. L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale, vissuto in piccola comunità. [47] L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana. [48]

§ 2. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli.

§ 3. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede [49] . Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto.

§ 4. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici.

Art. 14 [Penitenza, preghiera, anno liturgico, pratiche di pietà]

§ 1. «Il sacramento della Penitenza contribuisce in massimo grado a sostenere la vita cristiana». [50] Nel loro itinerario di conversione, i neocatecumeni lo celebrano periodicamente secondo il rito per la riconciliazione di più penitenti con confessione e assoluzione individuale. Sono educati inoltre ad accostarsi con assiduità al sacramento della Penitenza secondo il rito per la riconciliazione dei singoli penitenti.

§ 2. I neocatecumeni vengono gradualmente iniziati alla preghiera liturgica e all’orazione. [51] I genitori sono istruiti a trasmettere la fede ai figli [52] in una celebrazione domestica, fatta durante le Lodi della Domenica. [53] I figli sono preparati alla Prima Comunione e alla Cresima nella parrocchia e dopo i 13 anni sono invitati a iniziare il Cammino Neocatecumenale.

§ 3. La Chiesa inizia progressivamente i neocatecumeni alle ricchezze spirituali e catechetiche dell’anno liturgico, in cui essa «celebra tutto il mistero di Cristo». [54] A tal fine, prima dell’Avvento, della Quaresima e della Pasqua, i catechisti fanno un annunzio preparatorio.

§ 4. I neocatecumeni vengono inoltre gradualmente istruiti al culto eucaristico fuori della Messa, all’adorazione notturna, alla recita del santo Rosario e alle altre pratiche di pietà della tradizione cattolica

Sezione 3- Comunità

Art. 15 [Dimensione comunitaria e convivenza]

§ 1. L’educazione alla vita comunitaria è uno dei compiti fondamentali dell’iniziazione cristiana. [55] Il Neocatecumenato educa ad essa in modo graduale e costante mediante l’inserimento in una piccola comunità aperta alla vita della comunità parrocchiale e di tutta la Chiesa.

§ 2. Momento particolare di tale educazione è la giornata mensile di convivenza di ogni comunità neocatecumenale. In essa, dopo la celebrazione delle Lodi, si comunica l’esperienza di ciò che la grazia di Dio sta compiendo nella propria vita e si manifestano le eventuali difficoltà, nel rispetto della libertà delle coscienze delle persone. Questo favorisce la conoscenza e l’illuminazione reciproca e il mutuo incoraggiamento, nel vedere l’operare di Dio nella storia di ciascuno.

§ 3. La comunità aiuta i neocatecumeni a scoprire il loro bisogno di conversione e di maturazione nella fede: la diversità, i difetti, le debolezze mettono in evidenza l’incapacità di amare l’altro così com’è, distruggono i falsi ideali di comunità e fanno sperimentare che la comunione (koinonia) è opera dello Spirito Santo. [56]

Art. 16 [L’esperienza della koinonia e i frutti della comunità]

§ 1. Nella misura in cui i neocatecumeni crescono nella fede, cominciano a manifestarsi i segni della koinonia: il non giudicare, la non resistenza al malvagio, il perdono e l’amore al nemico. [57] La koinonia si visibilizza anche nel soccorso ai bisognosi, nella sollecitudine per i malati, per i sofferenti e per gli anziani e nel sostegno, per quanto possibile, di coloro che sono in missione, secondo quanto indicato negli Orientamenti alle Équipes di Catechisti. I neocatecumeni vengono gradualmente formati a un sempre più profondo spirito di comunione e di aiuto reciproco.

§ 2. Il Neocatecumenato forma così progressivamente nella parrocchia un insieme di comunità che rendono visibili i segni dell’amore nella dimensione della croce [58] e della perfetta unità, [59] e in tal modo chiamano alla fede i lontani e preparano i non cristiani a ricevere l’annuncio del Vangelo.

§ 3. Il Cammino Neocatecumenale è offerto quindi come strumento atto ad aiutare la parrocchia a compiere sempre più la missione ecclesiale di essere sale, luce e lievito del mondo, [60] e a risplendere davanti agli uomini come Corpo visibile di Gesù Cristo risorto, [61] sacramento universale di salvezza. [62]

Art. 17 [Iniziazione alla missione]

§ 1. «La catechesi rende il cristiano idoneo a vivere in comunità e a partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa». [63] I neocatecumeni sono iniziati a «essere presenti da cristiani nella società» [64] e «a prestare la loro cooperazione nei differenti servizi ecclesiali, secondo la vocazione di ciascuno». [65]

§ 2. I neocatecumeni collaborano «attivamente all’evangelizzazione e all’edificazione della Chiesa» [66] innanzitutto essendo ciò che sono: [67] il loro proposito di vivere in modo autentico la vocazione cristiana si traduce in una testimonianza efficace per gli altri, in uno stimolo alla riscoperta di valori cristiani che potrebbero altrimenti restare quasi nascosti.

§ 3. Dopo un certo tempo di Cammino, [68] ogni comunità neocatecumenale indica mediante votazione alcuni fratelli perché svolgano il compito di catechisti. Sono scelti tra coloro che danno garanzie di vita di fede e morale, partecipano al Cammino e alla vita della Chiesa e sono in grado di dare testimonianza, grati dei beni ricevuti attraverso il Cammino Neocatecumenale. Questi, se accettano tale designazione, e previa approvazione da parte del Parroco e dei catechisti che guidano la comunità, costituiscono, insieme al presbitero e al responsabile della comunità, un’équipe di catechisti, per evangelizzare e guidare nuove comunità, sia nella propria che in altra parrocchia, o in altra diocesi, [69] in cui i rispettivi parroci o Ordinari diocesani lo richiedono. I catechisti vengono convenientemente formati (cfr. art. 29).

§ 4. I neocatecumeni collaborano all’azione missionaria e pastorale della parrocchia e della diocesi. Prima della “Redditio symboli”, [70] tenuto conto della loro maturità di fede, coloro che lo desiderano offrono la propria cooperazione; dopo, come frutto della riscoperta della missione del cristiano, i neocatecumeni partecipano nei differenti servizi ecclesiali, secondo la vocazione di ciascuno.

Art. 18 [Iniziazione e formazione alla vocazione sacerdotale]

§ 1. Il Cammino Neocatecumenale, come ogni vero itinerario di catechesi, è anche un «mezzo per suscitare vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione a Dio nelle diverse forme di vita religiosa e apostolica e per accendere nel cuore dei singoli la vocazione speciale missionaria». [71]

§ 2. Il Cammino Neocatecumenale è anche uno strumento che si offre al servizio dei Vescovi per la formazione cristiana dei candidati al presbiterato.

§ 3. I Seminari diocesani e missionari “Redemptoris Mater” sono eretti dai Vescovi diocesani, in accordo con l’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, e si reggono secondo le norme vigenti per la formazione e l’incardinazione dei chierici diocesani [72] e secondo statuti propri, in attuazione della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis. [73] In essi i candidati al sacerdozio trovano nella partecipazione al Cammino Neocatecumenale un elemento specifico e basilare dell’iter formativo e, al contempo, sono preparati alla «genuina scelta presbiterale di servizio all’intero Popolo di Dio, nella comunione fraterna del presbiterio». [74]

§ 4. Spetta al Vescovo diocesano nominare, su presentazione dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, il Rettore e gli altri superiori ed educatori dei Seminari diocesani e missionari “Redemptoris Mater”. Il Rettore, a nome del Vescovo e in stretto legame con lui, sovrintende agli studi dei seminaristi e al loro itinerario formativo, e accerta l’idoneità dei candidati al sacerdozio.

Capitolo IV
L’itinerario neocatecumenale: fasi, tappe e passaggi

Art. 19 [1ª fase: riscoperta del precatecumenato]

§ 1. La prima fase del Neocatecumenato è il pre-catecumenato, che è un tempo di kenosi [75] per imparare a camminare nell’umiltà. [76] Essa è divisa in due tappe:

1ª.   Nella prima tappa, che va dalle catechesi iniziali fino al primo scrutinio, e che dura circa due anni, i neocatecumeni imparano il linguaggio biblico, celebrando settimanalmente la Parola di Dio, con temi semplici che percorrono tutta la Scrittura, come: acqua, roccia, agnello, ecc. La Parola di Dio, l’Eucaristia e la comunità aiutano gradualmente i neocatecumeni a svuotarsi dei falsi concetti di sé e di Dio ed a scendere alla loro realtà di peccatori, bisognosi di conversione, riscoprendo la gratuità dell’amore di Cristo, che li perdona e li ama.

Nella celebrazione conclusiva del primo scrutinio, dopo l’iscrizione del nome, chiedono alla Chiesa di essere aiutati a maturare nella fede per compiere le opere di vita eterna, [77] e ricevono il segno della croce gloriosa di Cristo, che illumina il ruolo salvifico che ha la croce nella vita di ciascuno.

2ª.   Nella seconda tappa, di analoga durata, i neocatecumeni celebrano le grandi tappe della storia della salvezza: Abramo, Esodo, Deserto, Terra promessa, ecc., e viene dato loro un tempo perché provino a se stessi la sincerità dell’intenzione di seguire Gesù Cristo, [78] alla luce della sua Parola: «Non potete servire a Dio e al denaro» (Mt 6,24).

Nella celebrazione conclusiva del secondo scrutinio, rinnovano davanti alla Chiesa la rinuncia al demonio e manifestano la volontà di servire solo Dio. In seguito studiano e celebrano le principali figure bibliche: Adamo, Eva, Caino, Abele, Noè, ecc., alla luce di Cristo.

§ 2. Gli scrutini, ispirati all’itinerario catecumenale dell’OICA,  aiutano i neocatecumeni nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica. [79]

Art. 20 [2ª fase: riscoperta del catecumenato]

La seconda fase del Neocatecumenato è un tempo [80] di combattimento spirituale per acquistare la semplicità interiore dell’uomo nuovo che ama Dio come unico Signore, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stesso. [81] Sostenuti dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e dalla comunità, i neocatecumeni si addestrano nella lotta contro le tentazioni del demonio: la ricerca di sicurezze, lo scandalo della Croce e la seduzione degli idoli del mondo. [82] La Chiesa viene in aiuto ai neocatecumeni consegnando loro le armi necessarie, in tre tappe:

1ª.   «Il combattimento spirituale della vita nuova del cristiano è inseparabile dal combattimento della preghiera» [83] che porta all’intimità con Dio. I neocatecumeni riscoprono l’iniziazione alla preghiera liturgica e personale, anche notturna, [84] che culmina con le catechesi dei Vangeli sulla preghiera e con la celebrazione della consegna del libro della Liturgia delle Ore. Da allora essi iniziano il giorno con la preghiera delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture e imparano a fare un tempo di preghiera silenziosa e la preghiera del cuore.

I neocatecumeni, scrutando i salmi in piccoli gruppi, sono iniziati alla pratica assidua della “lectio divina” o “scrutatio scripturæ”, [85] «nella quale la Parola di Dio è letta e meditata per trasformarsi in preghiera». [86] Infatti, «l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo». [87]

2ª.        Ai neocatecumeni viene ri-consegnato il Credo della Chiesa (riscoperta della “Traditio Symboli”), «compendio della Scrittura e della fede», [88] e sono inviati a predicarlo, a due a due, per le case della parrocchia. Essi studiano e celebrano articolo per articolo il Simbolo apostolico e quindi confessano la loro fede (riscoperta della “Redditio Symboli”),  proclamando il Credo in una celebrazione adatta durante la Quaresima.

3ª.        L’educazione dei neocatecumeni alla preghiera liturgica e contemplativa culmina con le catechesi sulla preghiera del Signore e in una celebrazione viene ad essi ri-consegnato il Padre nostro, «sintesi di tutto il Vangelo». [89] Da allora, nelle ferie di Avvento e di Quaresima, essi cominciano a celebrare comunitariamente in parrocchia, prima di andare al lavoro, le Lodi e l’Ufficio delle Letture, con un tempo di preghiera contemplativa.

I neocatecumeni sono iniziati a farsi piccoli [90] e a vivere abbandonati filialmente alla paternità di Dio, protetti dalla maternità di Maria e della Chiesa, e nella fedeltà al Successore di Pietro e al Vescovo. A tal fine, prima della consegna del “Padre nostro”, i neocatecumeni fanno un pellegrinaggio ad un santuario mariano per accogliere la Vergine Maria come madre, [91] professano la fede sulla tomba di S. Pietro e fanno un atto di adesione al Santo Padre.

In questa tappa i neocatecumeni studiano sistematicamente le singole petizioni del “Padre nostro” e temi sulla Vergine Maria: Madre della Chiesa, Nuova Eva, Arca dell’alleanza, Immagine del cristiano, ecc.

Art. 21 [3ª fase: riscoperta dell’elezione]

       § 1. La terza fase del Neocatecumenato è la riscoperta dell’elezione, «cardine di tutto il catecumenato». [92] È un tempo di illuminazione in cui i neocatecumeni imparano a camminare nella lode, «inondati dalla luce della fede», [93] cioè a discernere e compiere la volontà di Dio nella storia per fare della propria vita una liturgia di santità. Essi studiano e celebrano i singoli brani del Sermone della Montagna.

§ 2. Dopo aver mostrato con le opere che in essi si sta realizzando, pur nella debolezza, l’uomo nuovo descritto nel Sermone della Montagna, che, seguendo le orme di Gesù Cristo, [94] non resiste al male e ama il nemico, [95] i neocatecumeni rinnovano solennemente le promesse battesimali nella Veglia Pasquale, presieduta dal Vescovo. In questa liturgia essi indossano le vesti bianche in ricordo del loro battesimo.

§ 3. Poi, durante la cinquantina pasquale, celebrano ogni giorno l’eucaristia solennemente e fanno un pellegrinaggio in Terra Santa come segno delle nozze con il Signore, ripercorrendo i luoghi dove Cristo ha realizzato quanto loro hanno vissuto durante tutto l’itinerario neocatecumenale.

§ 4. Dopo la riscoperta dell’elezione si conclude il neocatecumenato.

Titolo III
Educazione permanente della fede:
una via di rinnovamento nella parrocchia

Art. 22 [Educazione permanente nella piccola comunità]

§ 1. La comunità neocatecumenale, dopo aver compiuto l’itinerario di riscoperta dell’iniziazione cristiana, entra nel processo di educazione permanente della fede: perseverando nella celebrazione settimanale della Parola e dell’Eucaristia domenicale e nella comunione fraterna, attivamente inseriti nella pastorale della comunità parrocchiale, per dare i segni dell’amore [96] e dell’unità, [97] che chiamano l’uomo contemporaneo alla fede:

«L’educazione permanente della fede – afferma il Direttorio generale per la Catechesi – si rivolge non solo a ciascun cristiano, per accompagnarlo nel suo cammino verso la santità, ma anche alla comunità cristiana come tale, perché maturi tanto nella sua vita interiore di amore a Dio e ai fratelli, quanto nella sua apertura al mondo come comunità missionaria. Il desiderio e la preghiera di Gesù al Padre sono un appello incessante: “Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Avvicinarsi, a poco a poco, a questo ideale richiede, nella comunità, una fedeltà grande all’azione dello Spirito Santo, un costante alimentarsi del Corpo e Sangue del Signore e una permanente educazione della fede, nell’ascolto della Parola». [98]

§ 2. Il Cammino Neocatecumenale è così uno strumento al servizio dei Vescovi per attuare il processo di educazione permanente della fede richiesto dalla Chiesa: l’iniziazione cristiana, come ribadisce il Direttorio generale per la Catechesi, «non è il punto finale nel processo permanente di conversione. La professione di fede battesimale si pone a fondamento di un edificio spirituale destinato a crescere»; [99] «l’adesione a Gesù Cristo, infatti, avvia un processo di conversione permanente, che dura tutta la vita». [100]

Art. 23 [Una via di rinnovamento nella parrocchia]

§ 1. In questo modo il Cammino Neocatecumenale contribuisce al rinnovamento parrocchiale auspicato dal Magistero della Chiesa di promuovere «nuovi metodi e nuove strutture», che evitino l’anonimato e la massificazione, [101] e di considerare «la parrocchia come comunità di comunità», [102] che «decentrano e articolano la comunità parrocchiale». [103]

§ 2. L’Équipe di catechisti che ha guidato la comunità durante l’itinerario neocatecumenale, in modo analogo ai padrini del battesimo, [104] rimane a disposizione per le necessità di evangelizzazione e di educazione permanente.

Titolo IV
Catecumenato battesimale

Art. 24 [Catecumeni]

     § 1. Il Cammino Neocatecumenale è uno strumento al servizio dei Vescovi anche per l’iniziazione cristiana dei non battezzati.

§ 2. La partecipazione alle catechesi iniziali e alla prima fase dell’itinerario neocatecumenale – secondo la condizione loro propria – di coloro che devono percorrere il catecumenato a norma del diritto, [105] garantisce che venga realizzato adeguatamente quanto è ordinato dall’OICA. In particolare:

1°.   L’iniziazione cristiana dei catecumeni è fatta «in seno alla comunità dei fedeli i quali, meditando insieme con i catecumeni sull’importanza del mistero pasquale e rinnovando la propria conversione, li incoraggiano con il loro esempio a corrispondere più generosamente alla grazia dello Spirito Santo». [106]

2°.   «Il popolo di Dio, rappresentato dalla Chiesa locale, dev’esser sempre convinto e deve mostrare concretamente che l’iniziazione degli adulti è compito suo e impegno di tutti i battezzati… Ogni discepolo di Cristo… deve perciò aiutare i candidati e i catecumeni in tutto il corso dell’inizia­zione, dal precatecumenato al catecumenato, al tempo della mistagogia». [107]

3°.   «Non deve essere omesso… il tempo di quell’evangelizzazione», dalla quale «hanno origine la fede e la conversione iniziale», né «il tempo del precatecumenato» necessario «perché maturi la seria volontà di seguire Cristo e di chiedere il Battesimo». [108]

4°.   Prima dell’ammissione al catecumenato, occorre che i candidati «abbiano cominciato ad avere il senso della penitenza, a invocare Dio e a pregarlo, a fare la prima esperienza della comunità e della spiritualità cristiana». [109]

5°.   «I catecumeni, che la Madre Chiesa circonda del suo affetto e delle sue cure come già suoi figli e ad essa congiunti, appartengono alla famiglia di Cristo: infatti ricevono dalla Chiesa il nutrimento della Parola di Dio e sono sostenuti dall’aiuto della liturgia». [110] «A loro utilità sono predisposte opportune celebrazioni della parola di Dio, anzi essi già possono insieme accedere con i fedeli alla liturgia della parola per meglio prepararsi alla futura partecipazione all’Eucaristia». [111]

6°.   «Quando partecipano all’assemblea dei fedeli, devono esser con gentilezza congedati prima dell’inizio della celebrazione eucaristica». [112] Ciò viene fatto nel Cammino Neocatecumenale mediante una benedizione speciale, [113] dopo la quale ri­cevono «una opportuna catechesi» preparata sulla base del Catechismo della Chiesa Cattolica, che «porta i catecumeni non solo a una conveniente conoscenza dei dogmi e dei precetti, ma anche all’intima conoscenza del mistero della salvezza». [114]

7°.   «I catecumeni imparino anche a collaborare attivamente alla evangelizzazione e all’edifica­zione della Chiesa». [115]

     § 3. Per completare la preparazione al battesimo, e celebrarlo nella notte di Pasqua, si segue quanto prescritto dall’OICA.

Art. 25 [Neofiti]

§ 1. Terminato il periodo di preparazione, d’accordo con il Parroco e con l’opportuna comunicazione al Vescovo diocesano, [116] i catecumeni ricevono i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia) [117] , e vengono così pienamente inseriti nella Chiesa.

§ 2. Coloro che lo desiderano continueranno a partecipare alla vita della comunità neocatecumenale con cui hanno camminato fino ad allora da catecumeni, e percorreranno le altre due fasi dell’itinerario neocatecumenale: «la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella meditazione del Vangelo, nella partecipazione all’Eucaristia e nell’esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica di vita». [118] Ciò costituisce un aiuto prezioso ai neofiti per superare le difficoltà inerenti ai primi anni di vita cristiana.

Titolo V
Modalità del servizio della catechesi

Art. 26 [Vescovo diocesano]

Al Vescovo diocesano, quale responsabile dell’iniziazione, della formazione e della vita cristiana nella Chiesa particolare, [119] compete:

1º.   autorizzare l’attuazione del Cammino Neocatecumenale nella diocesi;

2º.   vigilare che l’attuazione del Cammino Neocatecumenale si svolga in conformità a quanto stabilito negli artt. 1 e 2, e nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa;

3º.   curare una ragionevole continuità pastorale nelle parrocchie in cui è presente il Cammino Neocatecumenale;

4º.   presiedere, personalmente o per mezzo di un delegato, le celebrazioni che segnano i passaggi dell’itinerario neocatecumenale;

5º.   risolvere, in dialogo con l’Équipe Responsabile del Cammino di cui all’art. 3, eventuali questioni riguardanti l’attuazione e lo sviluppo del Cammino nella propria diocesi;

6º.   assicurare una fattiva collaborazione tra il Centro neocatecumenale diocesano, di cui all’art. 30, e i vari uffici della Curia diocesana (in particolare quello liturgico e catechetico).

Art. 27 [Parroco e presbiteri]

§ 1.  Il Parroco e i Presbiteri esercitano la cura pastorale (cfr. can. 519 CIC) di coloro che percorrono il Cammino Neocatecumenale – anche alla luce di quanto indicato agli artt. 5 § 2 e 6 § 2 – e adempiono “in persona Christi Capitis” il loro ministero sacerdotale annunciando la Parola di Dio, amministrando i sacramenti e, per quanto possibile, presiedendo le celebrazioni della prima o di altre comunità neocatecumenali della parrocchia.

§ 2. Inoltre il Parroco e i Presbiteri:

1º.   a nome del Vescovo diocesano, vigilano che l’attuazione del Cammino si svolga in conformità a quanto stabilito negli artt. 1 e 2, nel rispetto della dottrina e della disciplina della Chiesa;

2º.   aiutano le Équipes di catechisti, di cui all’art. 8 §§ 4 e 5, a realizzare la loro missione;

3º.   tenuto conto che la pastorale di iniziazione cristiana è vitale per evangelizzare l’uomo contemporaneo, sostengono l’attuazione del Cammino nell’insieme degli strumenti pastorali della parrocchia.

Art. 28 [Catechisti]

§ 1. Le équipes di catechisti sono composte da alcuni laici, eletti in conformità all’art. 17 § 3, e da un presbitero.

§ 2. Le équipes di catechisti, come esplicitato nel presente Statuto [120] e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti:

1º.   su invito del parroco danno le catechesi iniziali che avviano un processo di gestazione alla fede in cui si formano le comunità;

2º.   ritornano periodicamente, di norma una volta all’anno, per condurre i diversi passaggi dell’itinerario neocatecumenale e dare le indicazioni necessarie per lo svolgimento delle varie fasi e tappe;

3º.   svolgono un importante compito di discernimento circa l’idoneità dei singoli neocatecumeni e delle rispettive comunità per quanto riguarda il passaggio alle tappe successive dell’itinerario del Cammino;

4º.   durante gli scrutini di passaggio da loro guidati devono mantenere il massimo rispetto per gli aspetti morali della vita intima dei neocatecumeni che rientrano nel foro interno della persona.

§ 3. Nello svolgimento del loro compito i catechisti laici collaborano con il Parroco e con i presbiteri delle rispettive comunità e li aiutano nella missione di governo, di insegnamento e di santificazione loro propria in quanto ministri ordinati.

Art. 29 [Formazione dei catechisti]

Perché i catechisti acquistino – come richiede il Direttorio generale per la Catechesi – «gli atteggiamenti evangelici che Gesù suggerì ai suoi discepoli, quando li iniziò alla missione…: andare in cerca della pecora smarrita; annunciare e sanare nello stesso tempo; presentarsi poveri, senza oro né bisaccia; saper assumere il rifiuto e la persecuzione; porre la propria fiducia nel Padre e nel sostegno dello Spirito Santo; non attendersi altro premio che la gioia di lavorare per il Regno», [121] essi sono adeguatamente preparati:

1°.   base della loro formazione è la partecipazione al Neocatecumenato, che garantisce la loro graduale maturazione nella fede e nella testimonianza, [122] con il corrispondente approfondimento biblico, patristico e teologico, con particolare riferimento ai documenti del Magistero della Chiesa;

2°.   si preparano a trasmettere la parola come a loro volta l’hanno ricevuta [123] e vissuta: fanno pratica accompagnando più volte i propri catechisti nelle catechesi iniziali e nei diversi passaggi del Neocatecumenato;

3°.   completano la loro formazione partecipando ad apposite convivenze e incontri per catechisti, indetti dall’Équipe Responsabile internazionale del Cammino o dall’Équipe da essa delegata, in cui si trattano temi fondamentali del Magistero della Chiesa;

4°.   assistono agli incontri del Centro neocatecumenale diocesano, di cui all’articolo seguente, per la formazione dei catechisti;

5°.   infine, preparano ogni catechesi e passaggio del Neocatecumenato, per quanto possibile insieme al presbitero, leggendo in ambiente di preghiera i brani corrispondenti della Sacra Scrittura, del Catechismo della Chiesa Cattolica e degli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti, che ravvivano in loro la «parola di salvezza» (At 13,26) che essi stessi hanno ricevuto oralmente dai propri catechisti.

Art. 30 [Centro neocatecumenale]

§ 1. Quando lo sviluppo del Cammino Neocatecumenale in una diocesi lo richiede, l’équipe di catechisti che ha aperto il Cammino avvia e guida, d’accordo con il Vescovo, un centro chiamato Centro neocatecumenale diocesano, che favorisce l’incontro tra il Vescovo, o un suo delegato, i parroci, ed i presbiteri, catechisti e responsabili delle comunità.

§ 2. Scopo del centro è contribuire alla formazione dei catechisti, assegnare le nuove catechesi, coordinare i diversi passaggi, sostenere le équipes di catechisti nelle varie difficoltà dell’evangelizzazione e presentare al Vescovo, o a un suo delegato, i responsabili delle nuove comunità.

Art. 31

[Catechisti itineranti]

§ 1. Nelle convivenze di catechisti, di cui all’art. 29, 3°, per rispondere alle richieste di diocesi lontane, si fa una chiamata ai partecipanti a rendersi disponibili per essere inviati come itineranti, in ogni parte del mondo. Coloro che si sentono chiamati da Dio offrono la loro disponibilità.

§ 2. In apposite convivenze l’Équipe Responsabile internazionale del Cammino costituisce delle équipes di catechisti itineranti – formate di solito da un presbitero, una coppia di sposi e un celibe, oppure un presbitero, un celibe e una nubile –, per essere inviate a diocesi lontane a iniziare e guidare l’attuazione del Cammino Neocatecumenale.

§ 3. In queste convivenze, che cominciano con una giornata di conversione, l’Équipe Responsabile del Cammino, o altra da essa indicata, verifica la disponibilità e coordina l’attività degli itineranti, in una dinamica di “sistole e diastole”, secondo l’esempio del Signore che inviava i suoi apostoli in missione e poi li riuniva, in un luogo appartato, per ascoltare i prodigi che lo Spirito Santo operava con loro. [124]

§ 4. Il catechista itinerante resta unito alla propria parrocchia e comunità, alla quale ritorna regolarmente per partecipare al cammino della propria comunità. Inoltre, il catechista itinerante accetta di vivere la propria missione in precarietà – secondo la prassi ultra trentennale del Cammino Neocatecumenale –, rimanendo libero di interromperla in qualsiasi momento, informando il Vescovo ad quem e l’Équipe Responsabile del Cammino.

Art. 32 [Presbiteri itineranti]

Qualora si tratti di chierici secolari, oppure di membri di Istituti di vita consacrata o di Società di vita apostolica, essi devono avere la licenza espressa del proprio Vescovo diocesano o Superiore religioso competente, nelle dovute forme. L’Ordinario, in rapporto con il Vescovo che li accoglie, fissa il tempo di questa disponibilità, è periodicamente informato della loro attività, e si accerta che le condizioni materiali e spirituali del loro ministero, vissuto nello spirito dell’essere itinerante, siano secondo quanto previsto dal diritto.

Art. 33

[Famiglie in missione]

§ 1. L’attuazione del Cammino Neocatecumenale può essere aiutata da famiglie in missione che, su richiesta dei Vescovi, si stabiliscono in zone scristianizzate o dove sia necessaria una “implantatio ecclesiae”.

§ 2. Queste famiglie sono indicate dall’Équipe Responsabile del Cammino, in apposite convivenze, tra quelle che si sono rese liberamente disponibili per andare ovunque dopo aver considerato, con fiducia nel Signore, sia la necessità della Chiesa sia l’assenza di ostacoli per la propria famiglia. Esse vengono di solito inviate dal proprio Vescovo in un’apposita celebrazione.

§ 3. La famiglia in missione resta unita alla propria parrocchia e comunità, alla quale ritorna periodicamente per partecipare al cammino della propria comunità. Inoltre accetta di vivere nella precarietà la propria missione – aiutata eventualmente dalla comunità di origine –, rimanendo libera di interromperla in qualsiasi momento.

Titolo VI
L’Équipe Responsabile Internazionale del Cammino

Art. 34 [L’attuale Équipe Responsabile internazionale del Cammino]

§ 1. L’Équipe Responsabile internazionale del Cammino è composta, vita natural durante, dal Sig. Kiko Argüello – che ne è il responsabile – e dalla Sig.ra Carmen Hernández, iniziatori del Cammino Neocatecumenale, e dal presbitero D. Mario Pezzi, del clero diocesano di Roma.

§ 2. Dopo la scomparsa di uno dei due iniziatori di cui al paragrafo precedente, l’altro rimane responsabile dell’Équipe internazionale e, sentito il parere del Presbitero, procederà a completare l’Équipe internazionale. In caso di scomparsa o rinuncia del Presbitero, gli iniziatori scelgono un altro presbitero e lo presentano al Pontificio Consiglio per i Laici per la sua conferma.

§ 3. Dopo la scomparsa di ambedue gli iniziatori, si procederà a eleggere l’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, secondo la procedura stabilita nell’articolo successivo.

Art. 35 [Elezione dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino]

§ 1. L’elezione dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino sarà affidata a un Collegio elettivo, in numero tra ottanta e centoventi, scelto dalla stessa Équipe. Le persone facenti parte di detto Collegio sono nominate a vita, salvo che l’Équipe Responsabile internazionale del Cammino ritenga opportuna, per motivi gravi, qualche sostituzione. Ogni cinque anni detta Équipe provvederà a sostituire coloro che – per morte, rinuncia, o per gravi motivi – avessero cessato di far parte del Collegio. L’elenco dei componenti il Collegio elettivo è depositato presso il Pontificio Consiglio per i Laici.

§ 2. L’elezione dell’Équipe Responsabile internazionale del Cam­mino avverrà nel modo seguente:

1°.   Un  mese prima della scadenza del suo mandato, il Collegio elettivo è convocato in una convivenza dall’Équipe Responsabile del Cammino uscente, oppure, nel caso della sua scomparsa, dal primo nell’elenco di cui sopra.

2°.   Il Collegio, raggiunto un quorum di almeno due terzi dei suoi membri, nella prima riunione sceglie 3 persone a cui viene affidato l’incarico di scrutatore e gli altri incombenti che attengono all’elezione. Il Collegio elegge, tra i presenti o tra altri catechisti del Cammino da essi proposti, i componenti dell’Équipe internazionale, a norma del can. 119 C.I.C. [125] Per primo viene eletto il responsabile dell’Équipe, che deve essere un laico – uomo sposato o celibe –, e poi, in singole votazioni, gli altri componenti dell’Équipe.

3°.   La composizione dell’Équipe, a votazione ultimata, deve comprendere: un presbitero, una coppia di sposi e un celibe, oppure un presbitero, un celibe e una nubile.

4º.   La conferma dell’elezione dell’Équipe sarà richiesta dal responsabile al Pontificio Consiglio per i Laici, a norma del diritto. [126] In caso di mancata conferma, si procederà a rieleggere l’intera Équipe.

§ 3.    L’Équipe Responsabile internazionale del Cammino ha un mandato di sette anni e può essere rieletta più volte. Dopo ogni rielezione, il responsabile chiederà la conferma al Pontificio Consiglio per i Laici.

§ 4.    Se durante il suo mandato venisse a mancare il responsabile, l’Équipe sarà rieletta per intero, secondo la procedura indicata ai §§ 1 e 2; se venisse a mancare uno degli altri componenti si eleggerà il sostituto, secondo la stessa procedura.

Disposizione finale

  Ogni eventuale modifica del presente Statuto va sottoposta all’approvazione del Pontificio Consiglio per i Laici dall’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, previa consultazione del Collegio elettivo.


 NOTE

[1]     Giovanni Paolo II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 (1990) 1515.

[2]     Cfr. Pontificio Consiglio per i Laici, 28 ottobre 2004 (Prot. N. 1761/04 AIC-110).

[3]     Cfr. can. 115 § 3: fondazione autonoma di beni spirituali.

[4]     Cfr. Il Neocatecumenato. Un’esperienza di evangelizzazione e catechesi in atto in questa generazione. Sintesi delle sue linee di fondo, a cura del Centro neocatecumenale di Roma, Roma 1976 (pro manuscripto).

[5]        “Un itinerario di tipo catecumenale, che percorre tutte quelle fasi che nella Chiesa primitiva i catecumeni percorrevano prima di ricevere il sacramento del Battesimo… (cfr. Catecumenato post-battesimale, in Notitiae 95-96,  1974, 229)” (Giovanni Paolo II,  Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990, AAS 82 [1990] 1514).

Esso si ispira a vari documenti della Santa Sede, tra i quali:

-    il cap. IV dell’OICA che suggerisce l’utilizzazione adattata della catechesi e di alcuni riti propri del catecumenato per la conversione e maturazione nella fede anche negli adulti battezzati.

-    Paolo VI, Esort. apost. Evangelii Nuntiandi, 44: «È ormai palese che le condizioni odierne rendono sempre più urgente che l’istruzione catechetica venga data sotto forma di un catecumenato».

-    Giovanni Paolo II, Esort. apost. Catechesi Tradendæ, 44: «La nostra preoccupazione pastorale e missionaria… va a coloro che, pur essendo nati in un paese cristiano, anzi in un contesto sociologicamente cristiano, non sono mai stati educati nella loro fede e, come adulti, sono dei veri catecumeni».

-    Giovanni Paolo II, Esort. apost. Christifideles Laici, 61: «Un aiuto [alla formazione dei cristiani] può essere dato… da una catechesi post-battesimale a modo di catecumenato, mediante la riproposizione di alcuni elementi del Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, destinati a far cogliere e vivere le immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto».

-    Catechismo della Chiesa Cattolica, 1231: «Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un catecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona».

-    Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 59: «“Il modello di ogni catechesi è il Catecumenato battesimale, che è formazione specifica mediante la quale l’adulto convertito alla fede è portato alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale”. Questa formazione catecumenale deve ispirare le altre forme di catechesi, nei loro obiettivi e nel loro dinamismo»; ibidem, 91: «La catechesi post-battesimale, senza dover riprodurre mimeticamente la configurazione al Catecumenato battesimale, e riconoscendo ai catechizzandi la loro realtà di battezzati, farà bene ad ispirarsi a questa “scuola preparatoria alla vita cristiana”, lasciandosi fecondare dai suoi principali elementi caratterizzanti».

 

[6]      Giovanni Paolo II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 (1990) 1515.

[7]     Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 223; cfr. can. 775 § 1 C.I.C.; can. 617 C.C.E.O.

[8]     Con le parole “direzione” e “guida” si indicano due funzioni distinte: con il termine “direzione” si intende la giurisdizione propria dei ministri ordinati; con il termine “guida” si intende la conoscenza tecnica del Cammino secondo le linee proposte dagli iniziatori.

[9]     Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera al Cardinal James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, 5 aprile 2001, in L’Oss. Rom., 17-18 aprile 2001, p. 4.

[10]    Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 172.

[11]    Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Vita consecrata, 56.

[12]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 257.

[13]     Cfr. Ibidem, 79 e 257; Catechismo della Chiesa Cattolica, 169 e 507.

[14]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 91; cfr. anche 64: «La catechesi d’iniziazione è, così, l’anello necessario tra l’azione missionaria, che chiama alla fede, e l’azione pastorale che alimenta continuamente la comunità cristiana. Non è, pertanto, un’azione facoltativa, ma un’azione basilare e fondamentale… Senza di essa l’azione missionaria non avrebbe continuità e sarebbe sterile. Senza di essa l’azione pastorale non avrebbe radici e sarebbe superficiale e confusa: qualunque burrasca farebbe crollare l’intero edificio».

[15]    Cfr. Sacra Congregazione per il Culto Divino, OICA, 45; Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 225.

[16]     Cfr. can. 519 C.I.C.: «Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l’autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l’apporto dei fedeli laici, a norma del diritto»; cfr. can. 281 C.C.E.O.

[17]     Cfr. OICA, 3; Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 258, nota 25: «È importante constatare come Giovanni Paolo II, in Christifideles laici 61, pone la convenienza delle piccole comunità ecclesiali nel contesto delle parrocchie e non come un movimento parallelo che assorbe i suoi membri migliori: “All’interno poi di talune parrocchie… le piccole comunità ecclesiali presenti possono essere di notevole aiuto nella formazione dei cristiani, potendo rendere più capillari e incisive la coscienza e l’esperienza della comunione e della missione ecclesiale”».

[18]    Cfr. Lc 2,52.

[19]     Lo scopo definitivo del Neocatecumenato è di mettere le persone, di tappa in tappa, di gradino in gradino, «non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo» (Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 80; cfr. OICA, 6), «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2).

[20]     Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso a 350 catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 18 gennaio 1994: «Vostro merito è l’avere riscoperto una predicazione “kerigmatica”, che invita alla fede anche i “lontani”, realizzando un itinerario post-battesimale secondo le indicazione dell’Ordo Initiationis Christianæ Adultorum, richiamate dal Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. n. 1231). Al centro di tale percorso di fede vi è una fruttuosa sintesi tra predicazione, cambiamento della vita morale e liturgia».

[21]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 156, 230-232; Giovanni Paolo II, Esort. apost. Catechesi Tradendæ, 55; Idem, Lett. enc. Redemptoris missio, 71; can. 211 C.I.C.; can. 14 C.C.E.O.

[22]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 62.

[23]     Cfr. Rm 16,25; At 5,42; 8,35; 11,20; Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 102.

[24]    At 13,26.

[25]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 53-55.

[26]    Cfr. Sal 119,105.

[27]     Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. apost. Catechesi Tradendæ, 27; Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 94.

[28]     Concilio Ecumenico Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 6.

[29]     Giovanni Paolo II, Esort. apost. Christifideles Laici, 61; cfr. OICA, 295.

[30]     Cfr. OICA, 296.

[31]     All’inizio di ogni tappa dell’itinerario neocatecumenale del Cammino, a norma degli Orientamenti Catechetici il responsabile e i corresponsabili sono verificati dall’Équipe di catechisti, d’intesa con il Parroco e con il presbitero della comunità.

[32]     Cfr. Paolo VI, Esort. apost. Evangelii Nuntiandi, 73.

[33]     Cfr. Cæremoniale Episcoporum, nn. 221-226.

[34]     Generalmente la 1ª lettura è tratta dalla Torà o dai libri storici dell’AT; la 2ª, dai profeti o dai libri sapienziali; la 3ª, dagli scritti apostolici e la 4ª, dai Vangeli.

[35]     Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 132.

[36]     Cfr. Ibidem, 1154.

[37]     Cfr. Pontificia commissione biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, III, B, 3: «In quanto collaboratori dei vescovi, i sacerdoti hanno come primo dovere la proclamazione della Parola (cfr. Presbyterorum ordinis, 4). Essi sono dotati di un carisma particolare per l’interpretazione della Scrittura quando, trasmettendo, non le loro idee personali, ma la parola di Dio, applicano la verità eterna del vangelo alle circostanze concrete della vita (ibidem)».

      [38]    Nel Cammino Neocatecumenale si adopera un innario di canti tratti dalla Parola di Dio e dalla tradizione liturgica cristiana ed ebraica, che vanno sottolineando i contenuti delle diverse tappe e passaggi.

[39]     Cfr. Istitutio generalis Missalis Romani, 288.

[40]     Giovanni Paolo II, Esort. apost. Catechesi Tradendæ, 27; cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 127.

[41]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 128, 96.

[42]     Cfr. Messale Romano, Annunzio del giorno della Pasqua nella solennità dell’Epifania: «Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto».

[43]     Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1168.

[44]     Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 91; cfr. ibidem: «Il catecumenato battesimale è tutto impregnato dal mistero della Pasqua di Cristo. Per questo “tutta l’iniziazione deve rivelare chiaramente il suo carattere pasquale” (OICA, 8)»; cfr. ibidem, 59.

[45]    Anche oggi, tanti neocatecumeni provengono dal mondo e da esperienze fuori della Chiesa ed hanno bisogno di una graduale introduzione ai sacramenti: una propedeutica sacramentale che Giovanni Paolo II ha definito «laboratorio sacramentale», nel quale i battezzati, ma non iniziati (cfr. Karol Wojtyla, Affinché Cristo si serva di noi. Catecumenato del XX secolo: Znak, Cracovia, n. 34, 1952, pp. 402-413), possono gradualmente scoprire il fulgore del mistero pasquale.

[46]     Cfr. Congregazione per il Culto Divino, Litt. circ. Paschalis sollemnitatis, 39-42, 77-96.

[47]    Cfr. Giovanni Paolo II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 (1990) 1515: «Sono l’annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 24 dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del rinnovamento della Chiesa»; Idem, Discorso a 350 catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 18 gennaio 1994: «Tutto ciò viene attuato in piccole comunità, nelle quali “la riflessione sulla parola di Dio e la partecipazione all’Eucaristia… formano cellule vive della Chiesa, rinnovano la vitalità della Parrocchia mediante cristiani maturi capaci di testimoniare la verità con una fede radicalmente vissuta” (Messaggio ai Vescovi d’Europa riuniti a Vienna, 12 aprile 1993)».

[48]     Cfr. OICA, 36, 368.

[49]    Cfr. Benedetto XVI, Discorso alle Comunità del Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005) 554-556; Congregazione per il Culto Divino, Lettera del 1° dicembre 2005: Notitiae 41 (2005) 563-565; Notificazione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Osservatore Romano, 24 dicembre 1988: «la Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall’Istruzione Actio pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato “Cammino” possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e spostare, “ad experimentum”, il rito della pace dopo la Preghiera universale».

[50]     Concilio Ecumenico Vaticano II, Decr. Christus Dominus, 30; cfr. cann. 718-736 C.C.E.O.

[51]    Cfr. art. 20, 1ª e 3ª.

[52]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 226-227, 255; can. 774 § 2 C.I.C.; can. 618 C.C.E.O.

[53]     Cfr. Institutio generalis de Liturgia Horarum, 27.

[54]    Normæ universales de anno liturgico et de calendario, 17; cfr. can. 619 C.C.E.O.

[55]     Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 86.

[56]     Cfr. Ibidem, 253: «La comunità cristiana è la realizzazione storica del dono della “comunione” (koinonia), che è un frutto dello Spirito».

[57]     Cfr. Lc 6,27-37; Mt 5,38-48.

[58]     Cfr. Gv 13,34-35: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli».

[59]     Cfr. Gv 17,21: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato».

[60]     Cfr. Mt 5,13-16; 13,33.

[61]     Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen Gentium, 7-8.

[62]     Cfr. Idem, Cost. dogm. Lumen Gentium, 48; Idem, Cost. past. Gaudium et Spes, 45.

[63]     Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 86.

[64]     Ibidem.

[65]     Ibidem; cfr. can. 210 C.I.C.; can.  13 C.C.E.O.

[66]     OICA, 19, 4.

[67]     Cfr. Paolo VI, Udienza generale, 8 maggio 1974, in Notitiae, 95-96 [1974], 230: «Questo proposito, mentre per voi è un modo autentico di vivere la vocazione cristiana, si traduce anche in una testimonianza efficace per gli altri – fate dell’apostolato solo perché siete quello che siete – in uno stimolo alla riscoperta e al recupero di valori cristiani veri, autentici, effettivi che potrebbero altrimenti restare quasi nascosti, sopiti e quasi diluiti nella vita ordinaria».

[68]     Di solito dopo il secondo scrutinio di passaggio al catecumenato post-battesimale.

[69]     Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 268.

[70]    Cfr. art. 20, 2ª.

[71]     Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi, 86.

[72]    Cfr. cann. 232-272 C.I.C. e cann. 331-366 C.C.E.O.

[73]    Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, 19 marzo 1985, nn. 20-101.

[74]    GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Pastores dabo vobis, n. 68.

[75]     Cfr. Fil 2,7.

[76]     Cfr. Mi 6,8.

[77]     Cfr. 1 Gv 3,14-15; Ef 2,10.

[78]     Cfr. Lc 14,25-33.

[79]    Cfr. can. 220 C.I.C. e can. 23 C.C.E.O.

[80]    Cfr. OICA, 20: «La durata del tempo del catecumenato dipende dalla grazia di Dio e inoltre da varie circostanze… Nulla quindi si può stabilire “a priori”».

[81]     Cfr. Mc 12,30-31; Dt 6,4-5.

[82]     Cfr. Mt 4,1-11.

[83]     Catechismo della Chiesa Cattolica, 2725; cfr. Congregazione per le Chiese Orientali, Istruzione per l’applicazione delle prescrizione liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (6-1-1996), nn. 95-99.

[84]     Cfr. Institutio generalis de Liturgia Horarum, 10, 57-58, 72.

[85]     Cfr. Gv 5,39.

[86]     Catechismo della Chiesa Cattolica, 1177; cfr. Pontificia commissione bibblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, IV, C, 2.

[87]     S. Girolamo, Comm. in Is., Prol; cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 25; Catechismo della Chiesa Cattolica, 133.

[88]     Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 85.

[89]     Ibidem; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2761.

[90]     Cfr. Mt 18,4.

[91]    Cfr. Gv 19,26-27.

[92]     OICA, 23.

[93]    Ibidem, 24.

[94]     Cfr. 1 Pt 2,21.

[95]     Cfr. Mt 6,39-45.

[96]     Cfr. Gv 13,34-35.

[97]     Cfr. Gv 17,21.

[98]    Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 70 (il corsivo è redazionale).

[99]    Ibidem, 56.

[100] Ibidem; cfr. anche 69-72.

[101]   Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso alla Conferenza dei Vescovi cattolici dell’Ontario, in L’Oss. Rom., 5 maggio 1999: «Non bisogna permettere all’anonimato delle città di invadere le nostre comunità eucaristiche. Bisogna trovare nuovi metodi e nuove strutture per costruire ponti fra le persone, in modo che si realizzi realmente quella esperienza di accoglienza reciproca e di vicinanza che la fraternità cristiana richiede. Potrebbe essere che questa esperienza e che la catechesi che deve accompagnarla si realizzino meglio in comunità più ridotte, come viene precisato nell’Esortazione Post-sinodale: “Una via di rinnovamento parrocchiale, particolarmente urgente nelle parrocchie delle grandi città, si può forse trovare considerando la parrocchia come comunità di comunità” (Ecclesia in America, 41)».

      Giovanni Paolo II, Alla parrocchia di Santa Maria Goretti, 31 gennaio 1988, in L’Oss. Rom., 1-2 febbraio 1988: «C’è un modo, io penso, di ricostruire la parrocchia basandosi sull’esperienza neocatecumenale… Esso è molto coerente con la natura stessa della parrocchia».

      Giovanni Paolo II, Messaggio ai Vescovi d’Europa riuniti a Vienna, 12 aprile 1993: «[Tali comunità] formano cellule vive della Chiesa, rinnovano la vitalità della parrocchia mediante cristiani maturi capaci di testimoniare la verità con una fede radicalmente vissuta».

[102] Giovanni Paolo II, Esort. apost. Ecclesia in America, n. 41: «Una via di rinnovamento parrocchiale, particolarmente urgente nelle parrocchie delle grandi città, si può forse trovare considerando la parrocchia come comunità di comunità».

[103]   Giovanni Paolo II, Esort. apost. Redemptoris missio, 51.

[104] Cfr. cann. 872, 892 C.I.C.; cann. 684, 685 C.C.E.O.

[105]   Cfr. cann. 206, 788, 852 § 1, 865 § 1, 1183 § 1 C.I.C; cann. 9, 30, 587, 588 C.C.E.O.

[106]   OICA, 4.

[107]   Ibidem, 41.

[108]   Ibidem, 9-11.

[109]   Ibidem, 15.

[110]   Ibidem, 18; cfr. can. 206 C.I.C.; can. 9 C.C.E.O.

[111]   OICA, 19, 3.

[112]   Ibidem.

[113] Cfr. Ibidem, 119-124.

[114] Ibidem, 19, 1.

[115]   Ibidem, 19, 4.

[116] Cfr. can. 863 C.I.C.

[117] Cfr. can. 866 C.I.C.; cann. 695, 697 C.C.E.O.

[118]   OICA, 37.

[119]   Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi, 222-223; OICA, introduzione generale, 12; introduzione, 44, 66.

[120]   Cfr artt. 17 § 3 e 31.

[121]   Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 86; cfr. Mt 10,5-42 e Lc 10,1-20.

[122]   Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 246, 247: «Quando la fede dei catechisti non è ancora matura, è consigliabile che essi partecipino all’itinerario di tipo catecumenale».

[123]   Cfr. 1 Cor 15,1-11; Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la Catechesi, 235-236.

[124] Cfr. Lc 10,1-24.

[125]   Cfr. can. 924 C.C.E.O..

[126] Cfr. can. 179 C.I.C..

Neo o neuro?

DINAMICHE PSICOLOGICHE 
NELLE COMUNITÀ NEOCATECUMENALI

Relazione del Prof. Antonio Picano, Psichiatra presso l’Ospedale San Camillo di Roma. Rocca Priora, 20 aprile 1997

Vi ringrazio di avermi chiamato qui, anche se la cosa non mi fa piacere perché ciò sancisce una divisione amara, dolorosa e apre il problema di integrare tanti fratelli. Il problema, infatti, non è costituito da Kiko e Carmen ma da tantissima gente che ha una fede sincera ed è ignara delle problematiche. Il problema va, dunque, affrontato con amore: dobbiamo sforzarci di amare. Io ho impostato la mia vita al servizio di Dio (anche il mio servizio psichiatrico), anche se nel mio mondo il cristianesimo viene considerato una eresia. Ho sempre ottenuto dei risultati straordinari, anche perché ho cercato di aiutare nella Grazia. Seguo il Papa, il credo della Chiesa Cattolica, ho fatto volontariato, faccio parte di una Associazione Missionaria. Da 20 anni mia madre fa parte del Cammino Neocatecumenale ma non ha ottenuto l’adesione di papà e perciò c’è stata una divisione totale fino alla sua morte. Io ho avuto una grande sofferenza e una impossibilità di accettare questi aspetti personali e perché in contrasto con la mia fede. Colpito personalmente, cacciato di casa pur essendo medico e persona realizzata. Mi è stato detto da un catechista e da uno psichiatra del Movimento queste testuali parole "Noi abbiamo vincolato tua madre all’obbedienza e le abbiamo ordinato di cacciarti via di casa". Un velo di dolore è sceso su di me e me ne sono andato addolorato. Ciò mi ha permesso di riflettere su ciò che sta dietro questo movimento. Il Signore ha permesso questo ed ora mi manda tanti clienti Neocatecumenali che si sentono accettati e capiti perché conosco bene questo comportamento.

DIVISIONE DELLE FAMIGLIE 

La prima problematica è la divisione della famiglia, perché se c’è una persona, un coniuge neocatecumenale e l’altro no, si arriva ad una inconciliabilità perché la struttura sociologica di base, tra i neocatecumenali, è la comunità e non la famiglia.

La famiglia non è una istituzione umana, ma è una cosa sacra e riconosciuta nella vita di Gesù che ha avuto bisogno della famiglia. È un fatto rilevante! e ciò nonostante l’appartenenza di Gesù alla vita del Padre (v. 5° mistero gaudioso dove il gaudio non è dato tanto dall’aver ritrovato il Figlio, quanto nell’aver riconosciuto la duplicità della natura, che cioè il Figlio apparteneva a Dio Padre prima che ai genitori). Ma questo è vero sempre. È Dio che ha voluto la struttura familiare. Quindi la famiglia ha diritto di esistere prima della struttura comunitaria. Ora nella Comunità vi è una situazione di obbedienza assoluta al catechista (visto nella maniera profetica descritta prima, come ispirato da Dio). Esiste una definizione diversa dei ruoli: non esistono più le famiglie singole ma una grande famiglia che accoglie tutti i membri delle varie famiglie e in essa si definiscono i vari ruoli di genitori e figli.

Questo è molto simile a quanto avviene nei Kibbuz ebraici, dove (per esigenze di difesa e di lavoro) i figli sono figli di tutti i genitori e tutti i genitori sono genitori di tutti i figli. Questo sistema pedagogico ha molte analogie col sistema familiare di gestione comunitaria dei Neocatecumenali dove l’autorità è rappresentata dal catechista e non dal padre. Questo comporta una serie di problemi più grossi. Ci sono patologie che si verificano all’interno della comunità. Si può verificare che l’essere autorevole del catechista altro non sia che un desiderio di supremazia e di dominio che si manifesta attraverso una competenza maggiore nell’ambito dottrinario per poter esercitare il potere. Quando si verifica una competizione fra un uomo ed una donna, all’interno di questo sistema, si verificano situazioni paradossali per cui si trovano coppie di Neocatecumenali (uomo-donna) che in realtà sono i padri-genitori della famiglia comunitaria. Si può verificare un rapporto affettivo con connotazioni sessuali (non nel senso che ci siano rapporti fisici) ma nel senso che diventano il padre e la madre di una grande famiglia allargata. Ora, mentre la famiglia al suo interno ha delle regole, dei sistemi di protezione ben precisi che servono a delimitare i ruoli (l’incesto, ad esempio, è una regola di comportamento che serve a definire i ruoli reciproci di genitori e figli, fratelli e sorelle), quando in una famiglia allargata come quella della Comunità viene a mancare questo supporto, non c’è più il vincolo sessuale e ci possono essere dei rapporti patologici tra fratelli di comunità o rapporti alterati fra genitori e figli, perché la struttura creata da Dio è quella familiare. La fedeltà coniugale serve per avere una coppia stabile e per avere dei riferimenti precisi. Quando non esiste più un rapporto di stabilità all’interno dei rapporti affettivi, non esiste più un vincolo sessuale, si possono stabilire dei rapporti "impuri" che creano delle dinamiche alterate. Ecco che la Comunità diventa fortemente disfunzionale.

Una donna, ad esempio, ha scoperto che il suo ruolo era stato quello di "amante" del leader-maschio e che aveva combattuto contro di lui perché in realtà lo desiderava sessualmente, che lei aveva disprezzato il marito e che aveva dei comportamenti quasi a nascondersi dietro quel leader della Comunità alla scopo di non venir meno alle sue responsabilità. Questa donna aveva concepito 4 dei suoi 7 figli per farli educare da questo catechista autorevole, piuttosto che da suo marito.

ISTITUZIONE TOTALE 

La Comunità diventa una istituzione totale perché deve risolvere tutti i problemi di tutti gli appartenenti e non è possibile una soluzione esterna alla Comunità.

Io ho in terapia un ragazzo di 30 anni, figlio di genitori che fanno parte delle Comunità. È arrivato a me dopo 4 anni che stava chiuso in casa e si occupava unicamente di curare un bonsai. Credevo fosse schizofrenico ed invece era semplicemente un ragazzo fallito, che aveva solo problemi sessuali e perciò si era chiuso. I genitori non hanno mai parlato col figlio ma lo hanno portato in Comunità perché parlasse con i Catechisti. Ecco un altro meccanismo, perché non esistono genitori specifici ma un insieme di genitori e garantisti che hanno il meglio da offrire al figlio. Questo ragazzo, non accettando di parlare ad altri che non fossero i suoi genitori, si è progressivamente chiuso. I genitori gli dicevano che gli unici ragazzi affidabili erano quelli della Comunità e, quindi, hanno provato ad inserirvelo, ma lui non si è sentito accettato perché stava vivendo con dolore il suo problema sessuale del quale si sentiva colpevole (ed in parte lo era). Vedendo tutte quelle persone che avevano risolto i loro problemi in maniera cosi distaccata, li sentiva estranei a se stesso e così si è sviluppata in lui questa estraneità. Un meccanismo esterno alla Comunità era proibito perché significava per lui tradire i genitori. Ciò gli era impossibile perché aveva estremo bisogno di loro. Quindi, l’unica cosa che gli rimaneva era di restare chiuso dentro casa. Dopo 8 mesi di terapia ha ripreso ad avere fiducia in se stesso e ad agire autonomamente. A mia insaputa, i genitori gli davano farmaci sedativi mentre io prescrivevo antidepressivi. Gli permetto di andare in Comunità ma insegnandogli che non è la sola strada e gli ho insegnato che gli è consentito sentirsi estraneo a qual mondo. Per lui non era possibile che si potesse vivere un disagio come il suo all’interno di un sistema buono per definizione.

Bisogna dire a queste persone che esiste anche un mondo diverso dalla Comunità, una possibilità di esistere senza sentirsi sbagliati e colpevoli. Se non sono "sale" ma solo "salato" la mia vita è di serie "B" ed è inaccettabile che mio figlio viva una situazione del genere.

CHE TIPO DI PERSONE VI APPARTENGONO 

Bisogna domandarsi perché esista questo movimento, perché abbia avuto tanto successo, con chi possiamo parlare, che cosa possiamo dire e che linguaggio possiamo usare perché bisogna pure che stabiliamo un dialogo con queste persone, emarginate perché non avevano più speranza nella loro vita. Purtroppo fondamentalmente sono persone fallite, nelle parrocchie non c’è una pastorale per i falliti, per gli emarginati, per gli sbagliati. Ora i Neocatecumenali si rivolgono a persone che non hanno nessuno che li ascolti. Vengono integrati a pieno diritto e sullo stesso livello degli altri.

Noi, invece, facciamo l’errore del fratello del Figliol prodigo. Tutti siamo fratelli e quindi dobbiamo reintegrare il fratello che ha sbagliato, perdonandolo come se quello che ha commesso non fosse stato commesso.

I Neocatecumenali accolgono così e non richiedono niente. Come tutte le Comunità sono un luogo, un elemento di riabilitazione psicologica e spirituale. "La tribolazione genera pazienza, la pazienza genera virtù provata, la virtù provata genera la speranza e questa non delude". La tribolazione (quella di chi ha sbagliato, quella che ci procurano coloro che sono fuori della Chiesa) genera la pazienza e questa la capacità di sopportare (che il Cammino non ammette perché non è propria dell’uomo).

Noi non funzioniamo perché etichettiamo la persona che ha sbagliato e diciamo: "è sbagliata"! Questo meccanismo è arbitrario; dobbiamo sentircene colpevoli e responsabili di fronte a Dio. Se questo Movimento esiste è perché supera questo limite. Noi dobbiamo imparare a non etichettare mai e a concedere un perdono totale che ridia "la veste bianca" (e questa la dà il confessore e non noi) e "l’anello al dito" (il potere) e i "calzari ai piedi" (reintegrare, cioè, nella dignità di vita). Noi tendiamo ad etichettare: "quello è pazzo", "quella è una prostituta", "quello ha il padre ubriacone", "è neocatecumenale"! Bisogna accogliere e integrare queste persone che sono adulte. Purtroppo queste persone, che sono adulte, non trovano in parrocchia chi li ascolti per risolvere i problemi di coppia perché in genere si ha attenzione solo per i piccoli o per gli anziani ma, in genere, chi sbaglia sono i giovani o gli adulti. I Neocatecumenali, invece, accolgono e offrono aiuto. Anche il Papa sceglierà in funzione di una integrazione di questi fratelli. Una guerra di dottrina non serve alla Chiesa. Bisogna stabilire tanti singoli rapporti umani e insegnando loro il perdono.

(Dopo qualche altro intervento, dal pubblico qualcuno pone queste domande)

D. Quali sono le patologie ricorrenti presso coloro che hanno fatto queste esperienze?

R. La patologia è quella di tutte le persone che hanno una personalità debole, che sono fallite e che non sono capaci di affrontare il proprio errore e che hanno bisogno di rinchiudersi in un sistema rigido e senza comunicazione, perché altrimenti non sarebbero in grado di accettare il proprio errore. È la patologia comune a tutti quelli che si chiudono in comunità, in sette, in sistemi chiusi,..... che non accettano il proprio limite.

R. Il problema è la de-responsabilizzazione di un individuo che viene a perdere la libertà, che non ha più discernimento, che non ha più capacità volitive, che non ha più coscienza del proprio errore. Ne esce un individuo indebolito, senza più una morale, senza una progettualità, senza una speranza, senza una capacità di amare. La malattia che potrà prendere è, poi, la più varia.

D. Porta al suicidio, a depressioni gravi?

R. No! Personalmente non ho esperienze né statistiche di questo genere: Qualsiasi sistema chiuso che non permetta relazioni col mondo esterno, che non sviluppa l’individuo, è un sistema tendenzialmente patologico. Ma ci sono tanti casi di questo genere. Certo, il fatto che non ci siano più riferimenti affettivi precisi, il fatto che il figlio non sappia più chi è suo padre, che il marito non abbia più una relazione preferenziale con la moglie, ma una relazione indifferenziata con un sistema piuttosto che con una persona, sono sistemi che non favoriscono una salute mentale, ma favoriscono la confusione. Dal punto di vista spirituale il peccato è la disfunzione individuale; dal punto di vista psicologico è disfunzione psicologica. Nei movimenti va chi non vive la spiritualità parrocchiale.

Persone forti nella fede non aderiscono al Movimento Neocatecumenale.

Rinnovo l’invito a pregare per la nostra conversione e per il perdono, perché solo perdonandoli noi potremo favorire la crescita della Chiesa. Qualsiasi manifestazione di rabbia, di rancore o di amarezza, va nella stessa linea dei Neocatecumenali, dell’egoismo e della divisione. Con la nostra preghiera potremo aiutarli a vedere la vera Grazia, la vera Salvezza e il vero amore. Ma lo faremo solo perdonando.

[Siamo in contatto con il Professore, che si riserva di confermare ed integrare il testo, trascritto da una registrazione] Ex-neocat http://www.internetica.it/neocatecumenali/chisiamo.html ]

Continuo a seguirvi perchè l'interesse a come i NC rispondono ...a fischi con fiaschi va in crescendo. Le risposte nc fanno finta di non capire e riconoscere i meccanismi perversi contro la persona del loro "cammino di iniziazione cristiana". Certamente non sono di un'equipe di catechisti ma di tutte. TALI MECCANISMI NON SONO USCITI FUORI PRIMA PERCHE' NEL GIOCO PERVERSO DELL'ABUSO SIA PER LA VITTIMA, che pensa di essere colpevole, SIA PER IL CARNEFICE, che sa di essere colpevole.... Conviene tacere! Buon per chi riesce a uscirne e dimenticare!

Chi è uscito dopo una breve esperienza è messo a zittire "perchè non conosceva e che avrebbe capito solo andando avanti....", traducasi immergendosi sempre più nella pece di questo cammino deviante. CHI è RIMASTO per anni in questa maledetta esperienza, è difficile che riesca a parlare perché ti tengono nelle loro grinfie conoscendo ogni parte intima della persona. E nel frattempo, tappa dopo tappa, ti smontano pezzo pezzo e ti rimontano come il kikianesimo vuole. Sulla base di una falsa fratellanza e di un'impostazione morbosa di manifestare la propria fede ti spremono a tutti i livelli, ti espropriano della tua identità. Mano a mano sei sempre più kikiano e guai a chi ti tocca la tua sala "liturgica", guai a mettere in dubbio il contributo ai "fratelli", guai a NON UBBIDIRE SENZA DOMANDE AI CATECHISTI! Sei giudicato di disubbidire a Dio stesso! Capite? A Dio stesso! Se provi tu, invece, una valutazione o ad esprimere un dubbio, ti azzittiscono umiliandoti e attivandoti scrupoli e sensi di colpa, spesso con modi perentori altre volte con quella benevolenza di chi si sente "trafitto" dal tuo "pensare"!

Sto a dire queste cose e mi risento male solo al ricordo come chi non può dimenticare tanto ne è segnato. Nonostante non provi odio, ma commiserazione. Ho perdonato perchè anche, almeno desidero crederlo, i catechisti non sapevano cosa facevano, vittime anch'essi. Però so che è una struttura malevola che crea tanti danni alle persone che la frequentano e a chi ha a che fare con loro direttamente e indirettamente. Da questa esperienza il cristiano può ricavarne, però, un senso e nostro Signore ci dà l'opportunità di ricavarne un bene che rinforzerà il desiderio della retta fede e di difenderla ad oltranza perchè ora più che mai siamo consapevoli di come sia a rischio.

Diversi sacerdoti non si coinvolgono più di tanto con il "cammino" e quindi vedono solo l'apparenza e, purtroppo, un gruppo di "cotanta testimonianza " li rendono favorevoli se non addirittura tronfii. Chi si coinvolge molto... gli fa bene perchè così può riscoprire il proprio battesimo, come ammette il prete siciliano... (chissà perché il seminario non gli ha chiarito questo punto e chissà con che tipo di vocazione è stato ordinato..). Perdono questi uomini di Dio e li incoraggio a ristabilire la verità per il bene di tutta la Chiesa e per il bene loro. Non gridiamo allo scandalo per quanto dico. Si sa che la Chiesa è divina ed umana e questa parte umana non poche volte ha causato devianze, anche gravi purtroppo. Quindi la verità viene sempre invocando lo Spirito affinché lavori ognuno di noi tramite la retta coscienza. Ma lo dobbiamo volere altrimenti rimarremo sordi, ciechi e muti davanti alla nostra coscienza.

Posso confermare che la chiesa prospettata dal cn non è quella una, santa, apostolica di cui parla la nostra professione di fede, il CREDO. COSì IL MESSAGGIO BIBLICO COMPLETAMENTE REINTERPRETATO E PROPOSTO CON I MODI FINORA DENUNCIATI specialmente per manipolare menti e coscienze. Posso assicurare che valgono più le suppellettili liturgiche, più un tappeto, più un cero che non le persone a servizio di tali oggetti.

La gerarchia sa e, a questo punto, penso pure il Papa che ha lanciato forti messaggi ma... non vedo una reale fermezza a stoppare il "cammino".. Capisco che questo CN è un problema in più per la Chiesa e far ammettere alla gerarchia che, per tutti questi anni, non si è accorta di cosa accadeva sotto i loro occhi fede sarebbe un perdere fiducia e... la faccia. Che colpo sarebbe per cardinali e vescovi che hanno partecipato ricevendo... genuflessioni ..., riconoscimenti..., che, in un certo modo, li ha legati, li ha invischiati anche involontariamente! MEGLIO TACEEEEREEEEE! MEGLIO NON AVERE OCCHI, ORECCHIE E VOCE.

ED ECCO CHE SI TACE. SI LASCIA DA SOLO IL PAPA E POI DI SOTTOBANCO "UN COLPO AL CERCHIO ED UNA ALLA BOTTE". E così, giorno dopo giorno si tira.... occuparsi di cose che travagliano la fede e le persone? Tanto tutto passa...perchè farlo ora? In questo momento, attaccata da più parti, la Chiesa, nei suoi uomini e per le falle che hanno aperto in essa, è debole, o meglio si sente debole (è questo è un frutto del demonio che usa anche strumenti come il cn per indebolirla). Chi avrà la forza e la volontà di appoggiare Papa Benedetto? Gli faranno sapere e conoscere cosa c'è dietro "i frutti del cammino" ?

NON è DISFATTISMO MA SOLO REALISMO. CONTINUO AD AMARE LA CHIESA CONTINUANDO A PREGARE e dicendomi ad ogni inizio di giornata: "con Cristo e la sua Chiesa per essa e attraverso essa".

Di Sandri, 18 agosto, 2007 13:30

 

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