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Cattolici e partito

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Ai cattolici non interessa il partitino (Bagnasco prende nota). Solo il 9 per cento crede in una rappresentanza confessionale.

Il dopo Todi non decolla, ma Casini e Riccardi non mollano 20 dicembre 2011 - E’ piuttosto eloquente l’ultimo sondaggio dell’Ipsos commissionato dalla Fondazione Achille Grandi. Sempre meno cattolici ritengono necessario che esista un partito che li rappresenti: 9 per cento contro il 22 del 2007.

Dati che dicono che, anche per gli stessi cattolici, difficilmente una formazione di centro cristianamente ispirata avrebbe un qualche appeal. Lo sa bene il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che è intervenuto due giorni fa a un convegno promosso da Retinopera, il “braccio” politico e sociale la cui azione è promossa dalla stessa Cei.

Ad ascoltarlo, alla Pontificia Università Gregoriana, c’erano diverse personalità, molte delle quali in rappresentanza di sigle che due mesi fa al convegno di Todi, interrogandosi sul futuro dei cattolici in politica, si erano dette pronte a imboccare strade nuove: tra gli altri il presidente di Azione cattolica Franco Miano, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il presidente delle Acli Andrea Olivero, il leader di Rinnovamento nello Spirito Salvatore Martinez, il portavoce del Forum di Todi Natale Forlani, il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, e anche il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Bagnasco, ancora una volta, ha ricordato che il faro a cui devono guardare i cattolici impegnati in politica è principalmente quello dei valori, quei princìpi non negoziabili che il magistero della chiesa chiede non vengano mai disattesi. In questo senso egli ha chiesto un impegno ancora maggiore a Retinopera, senza delegare a soggetti terzi questo stesso impegno.

Netta la presa di posizione sui valori: “Chi non conosce il pregiudizio secondo il quale il magistero sarebbe inattendibile perché poco trasparente e obsoleto rispetto all’interpretazione della realtà?”, ha domandato Bagnasco. E ancora: “Nel momento stesso in cui si debella dalla coscienza il magistero, senza rendersene conto già lo si sostituisce con un surrogato”. Di qui la critica del cardinale ai cattolici cosiddetti “adulti”, un’espressione attorno alla quale vigilare “perché non succeda anche qui un più o meno volontario slittamento semantico, come se l’espressione implicasse l’adozione di atteggiamenti di autosufficienza e di autonomia dal magistero della chiesa”.

E’ vero, sempre due giorni fa in un’intervista al Corriere della Sera, Bagnasco non ha escluso che in futuro torni l’unità dei cattolici in politica – “si vedrà” ha risposto a una domanda in merito –, ma a oggi l’ipotesi resta semplicemente una strada a cui non si vuole preventivamente chiudere la porta: ancora al Corriere Bagnasco ha ricordato che l’unità è anzitutto “sui valori” che va cercata, non su altro. Nonostante le parole di Bagnasco il mondo cattolico resta in grande agitazione. Le manovre per creare al centro dello schieramento una nuova terza forza cattolica aperta ai laici non sono tramontate: ne è una prova un manifesto intitolato “Iniziativa per l’Italia” e promosso dai leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa, dall’ex popolare del Pd Giuseppe Fioroni, dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni e dal fondatore di Sant’Egidio nonché ministro della Cooperazione Andrea Riccardi.

Si tratta di un’iniziativa tipicamente di centro che alcuni mal di pancia è riuscita a provocare in quelle associazioni presenti a Todi che invece stavano lavorando per qualcosa di diverso: non è un mistero per nessuno che molte delle sigle presenti a Todi stiano lavorando per la creazione di un nuovo soggetto sul modello del Ppe, un qualcosa di alternativo dunque a un’alleanza di centro che strizzi l’occhio principalmente al Pd.

Pubblicato sul Foglio martedì 20 dicembre 2011

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