SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Cattolici e politica. Todi, prove di purificazione dell'aria

di Andrea Tornielli   labussolaquotidiana.it 18-10-2011

Anche se l’attenzione mediatica sul convegno (o «conclave», visto che è avvenuto a porte chiuse) di Todi, si è comprensibilmente concentrata su alcuni aspetto politici – il benservito al Cavaliere, la nascita o meno di un nuovo partito – è sui contenuti che si gioca la vera novità di quanto è accaduto lunedì 17 ottobre.

Alla giornata promossa dal Forum delle associazioni del mondo del lavoro, una rete sorta senza benedizioni ecclesiali in risposta all’appello di Benedetto XVI per una nuova generazione di cattolici in politica, hanno partecipato innanzitutto le sette associazioni del mondo del lavoro d’ispirazione cristiana che la compongono (dalla Cisl, all’Mcl, dalle Acli alla Cdo), ma anche i rappresentanti di movimenti e associazioni del mondo cattolico (dall’Azione Cattolica al Rinnovamento nello Spirito, da Scienza e Vita al Forum delle famiglie). Il primo dato positivo e nuovo è dunque rappresentato da questo ritrovarsi di sigle, realtà, gruppi e movimenti che rappresentano milioni di iscritti (è stato calcolato almeno 16), diffuse sul territorio, impegnate a vario titolo nel tessuto ecclesiale e in quello sociale. «Qui si respira aria di unità», hanno detto in molti dei 130 delegati che hanno preso parte al «conclave» di Todi.


Già. Ma unità su che cosa? Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, invitato a tenere la prolusione iniziale, è stato chiarissimo. Unità innanzitutto sulla fede cristiana condivisa. Questo dato non deve sembrare esclusivo né deve far pensare alla nascita di un soggetto confessionale, a un partito di «duri e puri» cattolici. Al contrario. È proprio l’unità di fondo, il condividere l’esperienza della fede cristiana, un elemento di apertura. Ma Bagnasco ha parlato anche di unità su quei principi «non negoziabili» che da quasi un decennio la Chiesa indica come imprescindibili nell’impegno dei cristiani in politica: la difesa della vita, della famiglia, della libertà di educazione. 

E qui sta la seconda novità del «conclave» di Todi. Anche se i partecipanti possono avere idee diverse sullo sbocco finale all’orizzonte di questo nuovo soggetto, si è respirata una profonda unità sulle parole del cardinale. I cattolici di Todi hanno dunque ben chiaro ciò che Benedetto XVI indica nell’enciclicaCaritas in Veritate, e cioè che certe emergenze bioetiche sono anche emergenze sociali. Sono apparse dunque piuttosto fuori luogo certe piccate reazioni di cattolici impegnati nel centrodestra, che preoccupati per gli sbocchi politici dell’iniziativa di Todi hanno rimproverato al Forum di prediligere le questioni sociali ai principi non negoziabili. Una reazione peraltro comprensibile da parte di chi sembra quasi rivendicare un’esclusiva della difesa di certi valori affermando che questi stessi valori siano difendibili soltanto in uno schieramento, anzi in un partito di quello schieramento.

La terza novità che è emersa da Todi riguarda l’unità oltre i principi non negoziabili. Chi l’ha detto, infatti, che i cattolici siano destinati a essere magari traversalmente uniti su vita, famiglia e libertà d’educazione, e poi debbano necessariamente dividersi sul welfare, sulla riforma del mercato del lavoro, etc. etc.? Chi l’ha detto che senza mettere in discussione quell’unità che deriva dalla fede condivisa e dal seguire le indicazioni del magistero, non sia possibile anche essere uniti o comunque unire attorno a un progetto che ambisca ad incarnare molti altri insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, a partire da quello fondamentale della sussidiarietà? E qui si capisce perché l’iniziativa di Todi rappresenti anche un richiamo forte ai cattolici del centrosinistra, che appaiono spesso irrilevanti o «afoni», per usare un’espressione di Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose.

Ciò che è cominciato a Todi non guarda al passato, a improbabili nostalgie per la Dc. Il Forum non intende tentare riedizioni del già visto. Ma non intende nemmeno cristallizzare la situazione politica qual è ora, perché se è vero che nessuno intende mettere seriamente in discussione il bipolarismo, è altrettanto vero che a nessuno piace il bipartitismo e il bipolarismo così com’è rappresentato ora, con i cattolici irrilevanti a sinistra, e succubi – loro malgrado – a destra, di una leadership ormai al tramonto incapace di una politica di largo respiro.

Da Todi non nasce dunque una nuova Dc, né un partitino confessionale. Nasce una voglia di protagonismo di cattolici che conoscono davvero il Paese, già impegnati nel sociale, già consapevoli di ciò di cui l’Italia ha bisogno. Disposti a dialogare con tutti su queste necessità. Cattolici che chiedono un fisco a misura di famiglia, uno Stato meno invadente e meno accentratore, un mercato del lavoro più flessibile, un piano per lo sviluppo, una maggiore partecipazione della società e dunque dei corpi intermedi, nella gestione dei servizi pubblici. Oltre al necessario ricambio della gerontocrazia politica italiana. C’è un portato di esperienza sul campo che chiede di essere riconosciuto, valorizzato.

È presto per dire a che cosa porterà il processo appena iniziato. Il futuro dei cattolici di Todi, infatti, non dipende certo solo da loro, ma anche e soprattutto dall’evoluzione del quadro politico. Ma certo quanto è avvenuto ieri tra le mura medioevali del convento Montesanto è qualcosa di cui «ci si deve rallegrare», come ha detto il cardinale Bagnasco.

Documenti : Relazione card. Bagnasco a Todi

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di Paolo Rodari 18 ottobre 2011

Chi voleva buttarla in partito, e costruire attorno al mondo cattolico lo schema di manovre politiciste, è rimasto deluso.

Doccia gelata per i todini, le associazioni cattoliche solidariste e Pd, che auspicavano un soggetto vescovile che mettesse finalmente in soffitta anni di battaglia sui valori “non negoziabili” e di pluralismo nella presenza politica è stata servita di primo mattino direttamente dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei.

Il nostro impegno, ha detto mentre i seminaristi sorseggiavano il caffè gentilmente offerto dai francescani del convento di Montesanto, è “prepolitico” e soprattutto non può nascere al di fuori “di valori” gerarchicamente costituiti. Perché c’è “una concezione antropologica – Bagnasco ha ricordato su tutti il tema della vita e della sua indisponibilità dal suo inizio sino al suo naturale compimento – che la chiesa non vuole e non può negoziare”.

Aveva visto lungo pochi giorni fa il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, quando diceva che il raduno di Todi non avrebbe fondato “nessuna nuova Democrazia cristiana”. Nel pomeriggio, dopo un incontro a porte chiuse, ne ha preso atto per primo il portavoce del Forum che ha organizzato il raduno di Todi, Natale Forlani: “Non abbiamo intenzione di fare nessun partito cattolico. Il nostro è un magazzino dal quale far uscire un soggetto di aggregazione che sia capace di influenzare l’agire politico, un soggetto dunque prepolitico, un passo indietro la militanza politica, la cui bussola resta soltanto una: i nostri valori.

C’è una gerarchia di valori da difendere ed è il motivo per cui siamo qui. Siamo cattolici, abbiamo una dottrina chiara alla quale ispirarci e questa ci unisce. Era da prima degli anni 70 che il mondo cattolico non riusciva a stare insieme sui valori (boom! e il referendum sull’ingegneria biologica? ndd). In questo senso il raduno odierno è una novità enorme. Oggi è chiaro che il terreno sul quale i cattolici vogliono lavorare sono i valori ‘irrinunciabili’ che non possono essere scissi da nessun impegno sociale”. Resta che per tutti il quadro politico è in “scomposizione”. E nella ricomposizione i cattolici intendono contare. Ma vogliono farlo senza cedimenti e compromessi su “ciò che abbiamo di più caro, ovvero la nostra identità, i nostri valori”. Un impegno di lobbying in perfetta continuità di vedute con gli ultimi decenni seguiti alla fine della Dc. Il tema non è “dove andiamo domani, in quale partito o in quale polo”. Ma è: “Da dove partiamo per contare di più”.

Le velleità di tradurre questi concetti direttamente in partito, e opporre il quoziente familiare alla lotta culturale, sono svanite. Erano ballon d’essai gonfiati dall’esterno, dal gruppo Repubblica e stranamente anche dal Corriere della sera, giornale ex ruiniano. Anche Raffaele Bonanni dice di non volere la fine del governo Berlusconi che tra l’altro, ha ricordato ieri Maurizio Sacconi, “ha garantito nel corso di questi anni una regolazione pubblica coerente con la tradizione cristiana”. Dice Bonanni: “Non vogliamo andare al voto anche perché il quadro che si ripresenterebbe è il medesimo. Ma siamo consapevoli che questo governo probabilmente non ce la fa. Servirebbe qualcosa di nuovo. Ma il nostro impegno è oggi soltanto quello di contare di più in questa lunga fase di ricomposizione. In questo senso ciò a cui puntiamo è a una nuova legge elettorale che reintroduca la preferenza”. Modesto.

L’attenzione dei vertici della chiesa aiuta invece “un forte e profondo movimento culturale capace di cambiare il paese partendo dal territorio”. Lo dice Carlo Costalli del Movimento cristiano lavoratori, a Todi per fare “un percorso che vuole lanciare ponti per includere e non per escludere”. Perché “chi si chiude nel fortino degli attuali partiti rischia di essere travolto”. Domenico Delle Foglie, ex portavoce del Family Day e oggi presidente del Copercom, ruiniano doc, spiega che “occorre uscire dagli schemi partitici”. “La novità di questo raduno è che “i cattolici finalmente insieme intendono portare avanti una rivoluzione culturale basata su una gerarchia di valori chiari”. Quest’estate tra i primi a parlare di Todi uscendo dagli schemi della militanza partitica è stato su Avvenire il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, che oggi dice: “Poiché i valori per orientare e alimentare l’azione politica abbisognano di strumenti, la riflessione va oltre il tradizionale strumento del partito. I cattolici sono ciò in cui credono, e questo Bagnasco l’ha detto definitivamente”.

Pubblicato sul Foglio martedì 18 ottobre 2011

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