SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
"Il Vademecum per i confessori cattolici su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale".

di Sandro Magister - http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740

...c'è un documento vaticano che ha ridato una certa unità di indirizzo ai preti in cura d'anime, alle prese con i dilemmi della contraccezione. Il documento porta la data del 12 febbraio 1997 ed è quindi uscito quasi trent'anni dopo la "Humanae vitae". Promana dal pontificio consiglio per la famiglia, presieduto all'epoca dal cardinale Alfonso López Trujillo e oggi dal cardinale Ennio Antonelli. Ha per titolo: "Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale".

Anzitutto, esso sintetizza così la dottrina della Chiesa in materia di contraccezione:

"La Chiesa ha sempre insegnato l'intrinseca malizia della contraccezione, cioè di ogni atto coniugale reso intenzionalmente infecondo. Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irriformabile. La contraccezione si oppone gravemente alla castità matrimoniale, è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio), e alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio), ferisce il vero amore e nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana. [...]

"È invece profondamente differente da ogni pratica contraccettiva, sia dal punto di vista antropologico che morale, perché affonda le sue radici in una concezione diversa della persona e della sessualità, il comportamento dei coniugi che, sempre fondamentalmente aperti al dono della vita, vivono la loro intimità solo nei periodi infecondi, quando vi sono indotti da seri motivi di paternità e maternità responsabile. La testimonianza delle coppie che da anni vivono in armonia con il disegno del Creatore e lecitamente utilizzano, quando ve ne sia la ragione proporzionatamente seria, i metodi giustamente detti 'naturali', conferma che gli sposi possono vivere integralmente, di comune accordo e con piena donazione le esigenze della castità e della vita coniugale".


Ma nel dare poi indicazioni pratiche ai confessori, il documento li incoraggia esplicitamente ad affidarsi alla "buona fede", pur con l'avvertenza di compiere passi graduali per risvegliare nella coscienza del penitente la consapevolezza delle colpe commesse:

"Certamente è da ritenere sempre valido il principio, anche in merito alla castità coniugale, secondo il quale è preferibile lasciare i penitenti in buona fede in caso di errore dovuto ad ignoranza soggettivamente invincibile, quando si preveda che il penitente, pur orientato a vivere nell'ambito della vita di fede, non modificherebbe la propria condotta, anzi passerebbe a peccare formalmente; tuttavia, anche in questi casi, il confessore deve tendere ad avvicinare sempre più tali penitenti, attraverso la preghiera, il richiamo e l'esortazione alla formazione della coscienza e l'insegnamento della Chiesa, ad accogliere nella propria vita il piano di Dio, anche in quelle esigenze".

Un'altra delle indicazioni "rigoriste" che il documento abbandona è quella che vietava di assolvere chi fosse ricaduto più volte in atti contraccettivi:

"A chi, dopo aver peccato gravemente contro la castità coniugale, è pentito e, nonostante le ricadute, mostra di voler lottare per astenersi da nuovi peccati, non sia negata l'assoluzione sacramentale. Il confessore eviterà di dimostrare sfiducia nei confronti sia della grazia di Dio, sia delle disposizioni del penitente, esigendo garanzie assolute, che umanamente sono impossibili, di una futura condotta irreprensibile, e ciò secondo la dottrina approvata e la prassi seguita dai santi dottori e confessori circa i penitenti abituali".

Questo documento non è propriamente un atto del magistero gerarchico, ma è comunque la più recente indicazione emanata da un organo consultivo della Santa Sede su come affrontare nel confessionale la questione della contraccezione.
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