SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Dialogo con l’Islam un circolo vizioso

di Raffaele La Capria -www.corriere.it 11 gennaio 2011

Capire gli altri senza essere ricambiati

lacapriaIn un precedente articolo ho fatto alcune considerazioni elementari sul diritto di reciprocità tra noi e gli islamici, considerazioni che resterebbero tali senza modificare la situazione esistente se, come ho scritto, non fosse in atto da molti anni una silenziosa avanzata demografica degli islamici in Europa che fa pensare che prima o poi l’Islam conquisterà la maggioranza.

«Gli immigrati di fede islamica sono infatti sempre più in crescita - avevo scritto - si calcola che entro il 2050 saranno circa il 25 per cento della popolazione, mentre la tendenza demografica degli europei è sempre in diminuzione. Questo significa, dice il senso comune, che nel 2050 avremo i vincitori in casa senza aver fatto con loro nessuna guerra». E allora per forza di cose e forza numerica essi potranno dire tranquillamente: io posso fare a te quello che tu non puoi fare a me, perché è così che essi intendono il diritto di reciprocità. Ma ci sono altri elementi che sollevano qualche preoccupazione. Per esempio il relativismo culturale, che è proprio della civiltà occidentale, fa sì che noi e tutta la nostra cultura siamo orientati a capire l’Altro, il suo mondo, il suo modo di pensare, i suoi sentimenti, la sua religione, insomma il contesto che lo determina e la sua civiltà. E questo è un bene. Molti libri importanti sono stati scritti da antropologi e studiosi su questi argomenti. Ma quando questo civile e meritevole relativismo si scontra con la radicale affermazione della propria identità difesa dall’Altro fino alla morte, è logico che questo relativismo ci renda più deboli.

Un’altra causa di debolezza è l’odio di sé che si va diffondendo in Occidente: noi non ci amiamo più, non consideriamo più con la dovuta sacralità i principi che reggono le nostre società, un senso di colpa e di frustrazione ci accompagna, c’è il sentimento di una decadenza inarrestabile che ci colpisce malgrado tutti i traguardi raggiunti dalla scienza e dalla tecnica, anzi forse proprio a causa di questi è nata una insoddisfazione, che rende le nostre vite prive di quella spiritualità necessaria a sostenerle. Insomma non abbiamo più fiducia in noi stessi, proprio quando ne occorrerebbe molta per salvare la nostra civiltà, che è quella irrinunciabile dei diritti umani.

Che fare? Si può mutare l’identità altrui o la propria semplicemente volendolo? Possiamo inventarci una mentalità universale portatrice di pace per tutti come sarebbe auspicabile? La mia risposta è: non lo so. Forse. Chissà. E poi c’è la Modernità dell’Occidente che con la sua cultura, la sua tecnologia, il suo libero stile di vita e le sue credenze, viene considerata dal mondo arabo-islamico, oggettivamente, una minaccia distruttiva delle sue tradizioni e dei suoi valori. Ma con la Modernità un dialogo, sia pure ambiguo, esiste ed è inevitabile, in quanto esiste uno scambio. Dove si vede che gli interessi reciproci sono più forti di ogni idealità contraria.

Allah, nella sua infinita preveggenza, ha elargito ai suoi fedeli i doni base per la sopravvivenza dei più: il dattero e la banana per cibarsi, il cammello per muoversi nel deserto e trasportare le merci. Ma pensando al futuro ha donato, per fronteggiare la Modernità degli infedeli, anche la merce più preziosa: il petrolio. La modernità si regge sul petrolio, il petrolio è il sangue che scorre nelle sue vene, e il petrolio è in gran parte in mano islamica. Mettiamola così: chi ha il petrolio è un rentier, non ha bisogno di fabbriche e industrie, non di operai e di classe lavoratrice, vive di rendita vendendo il petrolio. Col petrolio può comprare tutti i prodotti che le fabbriche dell’Occidente mettono in vendita, e soprattutto può comprare le armi, le armi di ogni specie, le armi sempre più distruttive che le fabbriche dell’Occidente insensatamente producono a ritmo incalzante. E qui si crea il circolo vizioso dello scambio: gli islamici hanno il petrolio che è vitale in Occidente per mandare avanti tutto ciò che si muove, il macchinario delle fabbriche, le automobili, gli aerei e ogni mezzo motorizzato.

L’energia è data dal petrolio, senza il petrolio tutto si fermerebbe. E allora accade che col petrolio gli islamici comprino le armi e con le armi gli occidentali comprino il petrolio. Con un piccolo particolare non trascurabile: che le armi vendute in cambio di petrolio servono ai terroristi per combattere e possibilmente distruggere l’Occidente. Ogni bomba di kamikaze esplosa, ogni colpo di bazooka, ogni mina, e ogni arma di offesa usata contro gli occidentali è prodotta e venduta dagli occidentali.

È questo il circolo vizioso ed è questo per ora l’unico assurdo dialogo tra noi e loro. Anche qui sarebbe lecito domandarsi: che fare? La mia sincera risposta di fronte a tanta follia è: non lo so.

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