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Dialogare con l'islam per fermare il terrorismo

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Osama Bin Laden ha dato — sembra — una direttiva ai suoi perché compiano attentati in Francia, Germania e Regno Unito sullo stile di quello di Mumbai. Si spera che il disegno si riveli inconsistente o sia vanificato. Resta il fatto che questo ambiguo personaggio ha lanciato una sfida globale all'Occidente, coagulando gruppi e ambienti fanatici. L'11 settembre 2001 ne è la tragica manifestazione. In uno dei suoi folli messaggi, il terrorista ha dichiarato: «Loro vogliono il dialogo, noi vogliamo la morte». "Loro" sono gli occidentali e i cristiani. Ripensavo a queste parole, mentre sì concludeva il grande incontro di Barcellona tra i leader religiosi nello spirito di Assisi. Folte erano le rappresentanze musulmana, cristiana ed ebraica, oltre a quelle asiatiche. Secondo molti, il dialogo sarebbe una pratica ingenua, inconsapevole dell'innata violenza dell'islam. Ma questa religione non è solo violenza, come si vede in tanti leader musulmani. L'islam è un mondo complesso di un miliardo e trecento milioni di fedeli. Tante componenti diversificate etnicamente e religiosamente: arabi, indonesiani, indiani, africani... 

Il mondo musulmano è anche percorso da una forte tendenza fondamentalista, ma non è tutto identificato con essa. Lo stesso fondamentalismo è variegato. Fondamentalista è anche Erdogan al potere in Turchia, un Paese stabilmente membro della Nato. Tener vivo il dialogo con i musulmani è una risposta forte al terrorismo che "vuole la morte". È sostegno ai musulmani che vogliono emanciparsi dalle influenze violente. Un vescovo irakeno (rapito dai fondamentalisti e poi rilasciato) mi ha raccontato l'orrore di questi fanatici, ma ha anche testimoniato la simpatia della maggioranza dei concittadini musulmani. Tutto è complesso. In tante parti del mondo, i cristiani in minoranza trovano protezione nel dialogo e nella solidarietà internazionale. Cristiani e musulmani debbono vivere insieme. È una sfida anche nei Paesi dove ci sono immigrati islamici. 
Un imam spiega perchè è giusto picchiare una donna secondo regole dettate dalla Sharia.

Creare una convivenza solida è difficile sotto tutte le latitudini, ma necessario. La certezza del diritto e la libertà ne costituiscono l'ossatura. Il dialogo accorcia l'estraneità. Nessuna comunità ha un destino di violenza e incompatibilità scritto nei suoi cromosomi. La storia non è già tutta tracciata. Si può influire e la si può orientare. Significativamente si è aperto in Vaticano il Sinodo dei cattolici in Medio Oriente. Sono minoranze cristiane nei Paesi musulmani. Dare anima a queste comunità le aiuterà in una situazione difficile.

Siamo consapevoli che, se i cristiani resteranno in Medio Oriente renderanno migliore la vita di quei Paesi e degli stessi musulmani. Oggi, a livello planetario, c'è una civiltà nel convivere da fondare. È una sfida non solo per i leader, ma anche nella vita quotidiana di tante città. È una sfida per tutti.



Andrea Riccardi- Famiglian Cristiana_19-10-2010
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