SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Il tramonto dell'Occidente? Che bluff...

di Roberto Santoro http://www.loccidentale.it 20 Ottobre 2010

Smetterla di pensare solo all'Islam vuol dire sottrarsi a una delle grandi narrazioni della paura di questo inizio secolo, come la fine del capitalismo, la catastrofe ambientale, l'esaurimento dei combustibili fossili, un nuovo paganesimo capace di travolgere la Cristianità. Neanche Spengler avrebbe mai toccato le vette di autolesionismo raggiunte dai nuovi cantori del "tramonto dell'Occidente": ogni volta sembra che la nostra civiltà debba sparire e invece continua a progredire.

Cent'anni fa le grandi potenze controllavano tre quarti delle terre emerse, ma quello era il colonialismo, l’espressione faustiana della potenza occidentale, sangue, guerre, rapina delle risorse mondiali e milioni di vite umane sacrificate. Poi ci sono stati due conflitti mondiali, fascismo, comunismo, un pantheon poco edificante capace di far breccia ad altre latitudini. Ma che l’America è rimasta quel che era, il mondo atlantico non ha ceduto alla tentazione totalitaria, le democrazie europee dopo la dittatura sono resuscitate assicurando libertà e benessere ai popoli diretti sulla strada della globalizzazione. In futuro dovremo riconoscere con meno esitazione i nostri limiti: credenze e pregiudizi duri a morire come la fiducia quasi religiosa nel consumo, la dipendenza dalle materie prime e dal petrolio, una società sempre più mediatizzata e virtuale ai confini del Luna Park. Prima di togliersi la vita, lo scrittore americano David Foster Wallace ha raccontato i mali oscuri del nostro tempo. Andrebbe riletto per scansare facili entusiasmi.

Eppure le democrazie occidentali conservano dei valori indissolubili e spendibili nei futuri assetti internazionali. Un'economia basata sul libero mercato, rappresentanti eletti dal popolo in liberi parlamenti, una società civile capace di mettere dei paletti al potere, un sistema giudiziario indipendente. La domanda è se nei prossimi decenni riusciremo a sostenere la pressione congiunta delle "nuove grandi potenze", Cina, India, Russia, Brasile, oppure il mondo acquisterà equilibri diversi da quelli che conosciamo, incrinando l’egemonia occidentale più di quanto non lo sia già. L'Europa può resistere a questi concorrenti completando il processo di unificazione politico, economico, militare, culturale, iniziato dopo la Seconda Guerra mondiale, ma l’Occidente corre davvero il rischio di finire al traino dei giganti asiatici?

Se guardiamo come vengono descritte le “nuove potenze” risuona l’eco di esagerazioni storiche da cui stiamo appena uscendo convalescenti. I bestseller di (fanta?)economia raccontano una Cina senza rivali ma quanto c'è di libero mercato e quanto di iniezione statale nell'economia della Repubblica popolare? Pechino soffre di sovrapproduzione, la domanda interna e i consumi non reggono al decollo, i mercati occidentali rappresentano uno sbocco obbligato per il Celeste Impero. Le politiche di controllo delle nascite vorrebbero ridimensionare la crescita demografica ma offrono soluzioni aberranti come "l'aborto selettivo" sulla base del sesso del nascituro. La mancanza di libertà sta diventando insopportabile, come ha dimostrato il premio Nobel per la Pace a Lin Xiaobo. La scomposizione e la ricomposizione etnica e culturale di un Paese così grande da essere ancora diviso da barriere linguistiche faranno il resto. Le nuove potenze potrebbero sgretolarsi dall'interno.

L'India è molto più vicina all'Occidente di quanto non lo sia la Cina – dal punto di vista democratico, imprenditoriale – e sarà l'alleato chiave degli Stati Uniti in Asia. Solo che anche Delhi deve e dovrà vedersela con tassi di povertà e condizioni di vita disperate della popolazione, problemi di lungo periodo che covano sotto il vulcano con un impatto potenzialmente esplosivo sulla stabilità del Paese. Quella indiana è una civiltà culturalmente e spiritualmente diversa dalla nostra ma si sta occidentalizzando sotto tanti punti di vista, com’è accaduto al Giappone o alle (ex) "Tigri asiatiche" che non appartenevano alla storia occidentale ma ne hanno preso il modello politico ed economico sviluppandolo in modo originale sulla base delle proprie radici e tradizioni storiche. Lo stesso fenomeno interessa il Brasile e altri stati del Sudamerica e rende l'America Latina il miglior candidato a diventate la "terza gamba" dell’Occidente dopo l’Europa e il Nord-Atlantico (e Israele, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Sudafrica…). Nel mondo islamico l'esperimento si chiama Iraq, la democrazia uscita dalla guerra di liberazione contro il regime di Saddam Hussein. La Turchia di Erdogan a sua volta sta facendo i conti con la divisione fra stato e chiesa, un passaggio che se fosse assolto potrebbe riavvicinare Ankara a Bruxelles.

E infine come si fa a credere che la Russia di oggi sia paragonabile alla vecchia Unione Sovietica? Allora il mondo era diviso in sfere di influenze, dopo la caduta del comunismo invece c’è stato spazio per un'unica superpotenza – gli Stati Uniti. Quello fu uno scontro di dimensioni epiche e globali che per decenni ha tenuto l'Europa con il fiato sospeso per un blitz dell'Armata Rossa, oggi la battaglia si gioca nel "cortile di casa" russo come ha dimostrato la guerra in Georgia nel 2008. Bene che vada i successori di Putin potranno ergersi a custodi dell'Ortodossia e preservare l'intangibilità delle frontiere ma difficilmente Mosca otterrà di più. Il Cremlino ha rimesso prepotentemente piede nell'economia ma è un vantaggio che si regge sulle megaconcentrazioni come Gazprom e rischia di generare delle crisi con effetti distruttivi sulla società russa. Se aggiungiamo il cesarismo, le pulsioni illiberali e a sfondo etnico, una divisione quasi feudale della società, il quadro clinico di Mosca assume contorni funebri.

L'America ha retto al colpo dell'11 Settembre affrontando due guerre e lo sfascio economico. Gran parte della responsabilità di quel che un domani sarà la civiltà occidentale dipende dalle scelte che vengono prese a Washington. E' il caso della Polonia. La caduta del comunismo nei Paesi dell'Europa Orientale ha rappresentato un momento decisivo di quella Rivoluzione liberale partita in Spagna e Portogallo alla metà degli anni Settanta, "esportata" in America Latina e sancita dalla triade Reagan-Thatcher-Giovanni Paolo II. Qui nasce la democrazia polacca, un Paese giovane, fiducioso della globalizzazione, che cresce più di molti altri partner europei. Varsavia, per inciso, è anche un esempio di cosa significa "radici cristiane" del mondo occidentale. Peccato che il Presidente Obama abbia tradito le aspettative dei polacchi scendendo a patti con Mosca sul disarmo e lo scudo spaziale.

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