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Certificati anti-pedofilia, debutto con incertezza.
4 aprile 2014 http://www.avvenire.it © riproduzione riservata

Da lunedì prossimo per chi lavora a contatto con i minori scatta l'obbligo di produrre un certificato penale

La norma è contenuta nel Decreto legislativo 39 del 4 marzo 2014, attuativo di una Direttiva Comunitaria relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, e riguarda tutte le organizzazioni che impiegano personale le cui mansioni comportino contatti diretti e regolari con minori. 

Qualunque datore di lavoro che impiega una persona per lo svolgimento di attività professionali o volontarie che comportino contatti diretti e regolari con minori deve dunque richiedere al lavoratore il certificato penale del casellario giudiziale. Se non lo richiede, il datore di lavoro è soggetto a una sanzione, ossia al pagamento di una somma da 10.000 a 15.000 euro.
 
Il decreto è stato però contestato dalle associazioni sportive e di volontariato perché giudicata poco chiara in alcuni suoi aspetti. La preoccupazione è che l'eccesso di burocrazia, sia pure in nome di una causa ritenuta da tutti giusta, rischiasse di bloccare di fatto l'attività di migliaia di associazioni di vario genere. Giovedì il ministero della Giustizia ha spiegato che l'obbligo del certificato del casellario giudiziale per le persone da impiegare in attività a contatto con i minori scatta solo di fronte alla stipula di un contratto di lavoro e non dove ci si avvalga di forme di collaborazione: non grava, quindi, "su enti e associazioni di volontariato pur quando intendano avvalersi dell'opera di volontari". 

Anche le diocesi italiane si sono interrogate sulle nuove norme. "Antipedofilia, obbligo di certificato per chi?", si chiede la Cei sul sito web che ha dato tramite il suo Osservatorio giuridico le prime indicazioni: i catechisti sarebbero esclusi dalla nuova norma sul certificato del casellario giudiziario. Sono "numerose le diocesi che hanno chiesto un aiuto alla Conferenza Episcopale Italiana per capire come applicare le nuove norme che prevedono l'obbligo di un certificato penale per chi deve lavorare con i minori" si legge sul sito della Cei. L'Osservatorio giuridico-legislativo della Cei ha pubblicato un primo documento dove si rileva che ci sono "alcune incertezze interpretative" che potrebbero comportare "notevoli difficoltà applicative".
 
"Decisiva ai fini di un corretto inquadramento pare l'interpretazione dell'espressione impiegare al lavoro. Al riguardo, sembra potersi ritenere che tale espressione escluda - scrivono i tecnici della Cei - dall'ambito di applicazione della norma tutta una serie di rapporti che non possono propriamente qualificarsi come lavorativi e che trovano frequente riscontro nell'ambito degli enti ecclesiastici, quali ad esempio quelli che coinvolgono i soggetti impegnati nelle attività di catechesi ovvero di educazione cristiana e simili".

"Naturalmente, l'assenza di un obbligo giuridico in senso stretto - sottolinea il documento - non esclude la possibilità/opportunità di richiedere ugualmente anche in tali ipotesi il certificato penale del casellario giudiziario". Altra questione di rilievo è "se l'obbligo in questione riguardi i soli rapporti costituendi o si estenda anche a quelli già costituiti". Ma a questo dubbio l'Osservatorio non dà una risposta definitiva perché la norma - scrivono i giuristi - "non è chiara".

Restano dubbi sull'applicazione delle nuove regole ad altre categorie, come, ad esempio, baby sitter, colf, docenti, bidelli. Tra i primi a chiedere lumi l'Assindatcolf, l'associazione sindacale dei datori di lavoro dei collaboratori familiari che rivolge un appello al governo affinché sia rinviata l'entrata in vigore della norma che "rende di fatto impossibile, alle famiglie con figli minori, di disporre liberamente l'assunzione di un collaboratore familiare generando, in tal modo, un grave disagio per le stesse". 

Secondo l'associazione, che pure condivide le finalità e le buone intenzioni contenute nell'iniziativa legislativa, l'introduzione dell'obbligo per il datore di lavoro di richiedere il certificato penale del futuro dipendente, porterà sia alla paralisi delle assunzioni sia a favorire le assunzioni in nero.
 
Allarme anche tra i dirigenti scolastici."Riceviamo da stamani - spiega il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna - molte telefonate dalle scuole perché c'è preoccupazione che in assenza di un tempestivo chiarimento da parte del ministero ci possano essere dirigenti scolastici che richiedano a tappeto certificati antipedofilia a tutto il personale, insegnanti e bidelli. È ovvio che la materia deve vedere per la scuola una sua specifica regolamentazione altrimenti si rischia di creare tensioni tra il personale". Posizione condivisa anche da altri sindacati del settore. 

Che ci sia bisogno di mettere qualche paletto è chiaro anche a viale Trastevere. I tecnici del ministero dell'Istruzione stanno lavorando a una circolare che spieghi in modo chiaro ai dirigenti come muoversi: un adempimento complesso considerando che a scuola transitano tante persone, dai professori ai bidelli, agli addetti alle pulizie.

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