SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
PRIMO RAID AMERICANO ALLE PORTE DI BAGHDAD

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Un bombardamento aereo contro una posizione degli insorti dello Stato Islamico a sud-ovest di Baghdad ha segnato l’avvio ufficiale della campagna militare degli Stati Uniti a sostegno delle truppe irachene. A darne conferma ufficiale è il Comando dell’esercito americano incaricato del Medio Oriente e dell’Asia Centrale (il Centcom), precisando di aver risposto ad “una precisa richiesta di assistenza” da parte dell’esercito regolare nella lotta contro il gruppo armato. Nel raid è stata colpita una posizione dello Stato Islamico, conquistata alcune settimane fa dagli insorti a sud-ovest della capitale. In un altro bombardamento, nei pressi di Sinjar (nord), Il Centcom ha annunciato la distruzione di sei veicoli dello Stato Islamico.

Nelle stesse ore la comunità internazionale si è riunita a Parigi in una conferenza “sulla sicurezza in Iraq”. I partecipanti si sono impegnati a sostenere “con ogni mezzo necessario, compreso quello militare” la lotta di Baghdad contro i jihadisti, riconoscendo apertamente la “difficoltà” della missione per un esercito indebolito. Escluso dall’Occidente il dispiegamento di truppe di terra ma confermati raid aerei e fornitura di droni all’esercito iracheno e alle milizie che lo sostengono.

Intanto nel paese cresce l’attesa per la nomina dei nuovi ministri dell’Interno e della Difesa da parte del capo del governo Haidar al Abadi. Due incarichi cruciali nella lotta allo Stato Islamico, che richiede il consenso determinante della comunità sciita.

Washington è impegnato militarmente in Iraq dallo scorso 8 agosto: da allora sono stati attuati 162 raid aerei a “scopo umanitario” per arginare la progressione dello Stato Islamico – che controlla ampie porzioni di territorio in Iraq e nella confinante Siria – proteggere le popolazioni nel nord e tutelare cittadini ed interessi americani.

Nel suo ultimo discorso il presidente Barack Obama – che domani visiterà il Centcom – aveva promesso di “indebolire e distruggere” lo Stato Islamico in Iraq, escludendo una cooperazione militare con l’Iran e privilegiando soltanto un “dialogo diplomatico”.

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