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Abuja, Nigeria, video “sfida” di Boko Haram

14 luglio 2014 avvenire.it

Il video dileggiatore di Boko Haram

 

Un video provocatorio, una sfida al mondo. Il capo dei miliziani nigeriani Boko Haram sfida apertamente il governo di Abuja e i milioni di persone che, in tutto il mondo, si sono mobilitate a sostegno della causa delle oltre 200 studentesse rapite dagli islamisti. E rifà il verso allo slogan della mobilitazione: "Bring back our army", grida il terrorista davanti alla telecamera. E urla al presidente: "Johnatan...!", chiedendo uno scambio tra le ragazze rapite e i miliziani in carcere.

Il video è stato messo in circolazione da Boko Haram in occasione dell'incontro tra Malaa Yousafzai e il presidente Gookluck Johnatan. La giovane pachistana, sopravvissuta a un attentato dei talebani e diventata il simbolo della lotta delle studentesse islamiche per l'istruzione, si è recata in Nigeria in occasione del suo 17° compleanno.

La giovane ha incontrato a Chibok i parenti delle ragazze rapite il 15 aprile e ancora nelle mani dei miliziani di Boko Haram. I genitori delle vittime sono disperati e hanno ormai perso le speranze. In occasione di un briefing del Gabasawa Women and Children Initiative organizzato dal reverendo Ladi Thomson, hanno espresso tutta la loro disperazione. "Mia figlia - racconta una madre - languisce nella foresta di Sambisa nelle mani dei suoi sequestratori. Ho perso la pace e i nigeriani devono sapere quanto è grande la nostra sofferenza". Il gruppo umanitario ha invitato tutti gli abitanti di Chibok e di molti altri villaggi del Borno, bersaglio di continui attacchi da parte dei terroristi, a evacuare la zona.

"I compleanni sono un'occasione per andare avanti. Guardiamo indietro con gratitudine a ciò che è passato, e decidiamo che quest'anno saremo ancora più forti": così Malala si racconta in una lettera al Washington Post. La giovane ricorda che un anno fa era al Palazzo di Vetro per celebrare il primo Malala Day, la giornata che le Nazioni Unite hanno dedicato - il 14 luglio - alla teenager, la quale ha lanciato una campagna mondiale per il diritto all'educazione. "Pensavo che avessimo raggiunto una svolta, che mai più una ragazza si sarebbe trovata ad affrontare ciò che è capitato a me - scrive Malala - Non pensavo che, un anno dopo il mio discorso alle Nazioni Unite, oltre 200 ragazze sarebbero state rapite in Nigeria da Boko Haram, semplicemente perché volevano andare a scuola".

La giovane attivista ricorda che ogni giorno donne e ragazze affrontano sfide indicibili: "In Pakistan, le mie 'sorelle' vengono tolte dalla scuola e costrette a diventare spose bambine, in India lo scorso maggio due giovani sono state stuprate e uccise, i loro corpi sono stati appesi a un albero". "Penso alle giovani in Siria, a quelle che sono vittime del fuoco incrociato tra Gaza e Israele - continua - Nessuno studente dovrebbe essere obiettivo di un conflitto o della violenza. Non possiamo stare in disparte e lasciare che questo continui ad accadere, ognuno di noi è responsabile". "Non possiamo fermarci - conclude Malala - finché non avremo giustizia e libertà per ogni ragazza e ogni ragazzo. Dobbiamo tutti fare di più".

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