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Il sotto segretario per i rapporti con gli Stati alla sessantesima conferenza generale dell’Aiea. Per un’etica globale di responsabilità sul nucleare L'Osservatore Romano 27 settembre 2016 Traduzione dall'inglese de ilsismografo.it

Intervento pronunciato dal Sotto-Segretario Vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Antoine Camilleri, alla sessantesima conferenza generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) il 27 settembre a Vienna.

" Signor Presidente,

Ho l’onore di trasmettere a lei, e a tutti i distinti partecipanti a questa sessantesima conferenza generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica i migliori auguri e cordiali saluti di Sua Santità Papa Francesco, e desidero ricordare la sua visita all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 25 settembre 2015, quando ha esortato la comunità internazionale a «impegnarsi per un mondo senza armi nucleari, applicando pienamente il Trattato di non proliferazione, nella lettera e nello spirito, verso una totale proibizione di questi strumenti».

In quella occasione Papa Francesco ha aggiunto: «Un’etica e un diritto basati sulla minaccia della distruzione reciproca — e potenzialmente di tutta l’umanità — sono contraddittori e costituiscono una frode verso tutta la costruzione delle Nazioni Unite, che diventerebbero “Nazioni unite dalla paura e dalla sfiducia”».

Signor Presidente, a nome della Delegazione della Santa Sede, mi congratulo con lei per la sua elezione a presidente di questa illustre conferenza.

Desidero cogliere questa occasione per esprimere anche il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine al Direttore generale Yukiya Amano e alla Segreteria per il sollecito lavoro a beneficio dell’intera famiglia dell’Aiea. In questa occasione, la Santa Sede, insieme a diversi stati, dà il benvenuto ad Antigua e Barbuda, Barbados e Turkmenistan e si congratula con loro per essere diventati membri dell’Aiea.

Per poter rispondere in modo adeguato alle sfide del ventunesimo secolo, è fondamentale sostituire la paura e la sfiducia con un’etica di responsabilità, alimentando in tal modo un clima di fiducia che valorizzi il dialogo multilaterale attraverso una cooperazione costante e responsabile tra i membri della comunità internazionale.

A questo proposito, la Santa Sede elogia e sostiene tutte le attività dell’Aiea che promuovono la cooperazione internazionale nell’uso della tecnologia nucleare a fini pacifici e per lo sviluppo umano integrale, e che impediscono la proliferazione nucleare e contribuiscono al disarmo nucleare.

Vorrei approfondire brevemente cinque aspetti dell’importante lavoro dell’Aiea:

1. Sicurezza nucleare e protezione


Dopo essersi confrontata con successo per sei decenni con numerose sfide, tra cui il disastro di Chernobyl di trent’anni fa e l’incidente all’impianto nucleare di Fukushima Daiichi nel 2011, l’Aiea continua a essere un’agenzia indispensabile per promuovere la sicurezza nucleare e la protezione. Questi incidenti gravi e le loro dannose conseguenze negli ultimi decenni hanno spinto molti paesi — in particolare l’industria nucleare — a prendere misure concrete per rafforzare il concetto di “cultura della sicurezza” introdotto dal Gruppo internazionale di consulenza sulla sicurezza che ha indagato su Chernobyl.

Con l’assunzione, da parte dell’Aiea, del suo ruolo di leadership di lunga data, questa cultura della sicurezza è stata ulteriormente rafforzata dopo l’incidente di Fukushima. Ci sono però ancora alcuni ambiti che esigono attenzione urgente. L’impegno per la sicurezza e la protezione deve essere osservato instancabilmente da tutte le persone e le organizzazioni coinvolte.

Occorre fare molto di più per ridurre il rischio di incidenti, terrorismo nucleare e diffusione illecita di materiale nucleare, rendendo più sicuri e regolamentando meglio gli impianti nucleari, i materiali nucleari utilizzabili per le armi e le milioni di entità mediche e commerciali che lavorano con fonti radiologiche. La risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i vertici sulla sicurezza nucleare, la Convenzione sul terrorismo nucleare e i Codici di condotta dell’Aiea sulla sicurezza e la protezione delle sorgenti radioattive e sui reattori di ricerca sono alcuni importanti meccanismi già messi in atto.

Ma occorre fare di più per realizzare un sistema per la sicurezza nucleare e la protezione più comprensivo, vincolante ed efficace.

2. Sviluppo umano sostenibile e integrale

Il Programma di cooperazione tecnica dell’Agenzia è uno degli strumenti principali per trasferire la scienza e la tecnologia nucleare agli stati membri, al fine di promuovere lo sviluppo sociale, economico e integrale. Le sue iniziative, se tagliate su misura per i bisogni degli stati riceventi e i loro partner nel contesto di priorità nazionali, aiutano ad affrontare problemi pressanti di povertà, salute e degrado ambientale (cfr. Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n. 102) e possono così contribuire a una soluzione più pacifica dei gravi problemi che l’umanità deve affrontare.

Le applicazioni pacifiche delle tecnologie nucleari consentono a molti stati di avvicinarsi al raggiungimento dei loro obiettivi di sviluppo e di custodia responsabile delle nostre risorse umane e naturali. Le tecnologie nucleari stanno migliorando l’agricoltura, il controllo dell’inquinamento, la gestione delle acque, la nutrizione e la sicurezza alimentare, nonché il controllo di malattie infettive. Il prezioso contributo dell’Aiea nella lotta contro il cancro, specialmente in alcuni tra i paesi più poveri del mondo, è particolarmente degno di nota.

Questi e altri sforzi stanno migliorando la qualità di vita di milioni di persone. Chiaramente i contributi dell’Aiea allo sviluppo sostenibile meritano di essere appoggiati e rafforzati al fine di rispondere alle molte sfide restanti, specialmente nel mondo in via di sviluppo. Le attività di ricerca e i progetti di cooperazione tecnica portati avanti negli ultimi anni e quelli ancora in corso continuano a dare risultati incoraggianti e a indicare modi innovativi per affrontare problemi che colpiscono molte persone nella loro vita quotidiana. Gli sforzi dell’Aiea in questo campo sono molto apprezzati e devono proseguire in feconda cooperazione e partnership con gli stati riceventi.

3. La Ctbto e il disarmo nucleare


Secondo la Santa Sede, come evidenziato nei recenti discorsi di Papa Francesco, il disarmo nucleare deve essere visto dalla prospettiva dei poveri invece che da quella dei potenti. Disuguaglianza e armi nucleari sono interconnesse. «Spendere in armi nucleari dilapida la ricchezza delle nazioni» (cfr. Papa Francesco, Messaggio alla Conferenza di Vienna sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari, 7 dicembre 2014).

Papa Francesco prosegue: «Dare priorità a simili spese è un errore e uno sperpero di risorse che sarebbero molto meglio investite nelle aree dello sviluppo umano integrale, dell’educazione, della salute e della lotta all’estrema povertà. Quando tali risorse sono dilapidate, i poveri e i deboli che vivono ai margini della società ne pagano il prezzo».

La Santa Sede non si fa illusioni circa le sfide che vanno affrontate per raggiungere un mondo libero da armi nucleari. Sono stati compiuti progressi grazie al Tnp, al Ctbt, allo Start, al New Start, alle iniziative unilaterali e altre misure. Ma si tratta di misure limitate, insufficienti e spesso congelate nello spazio e nel tempo. Proprio in considerazione di crescenti tensioni, le potenze nucleari devono rinnovare i processi del controllo delle armi e del disarmo: «La deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono essere la base di un’etica di fraternità e di pacifica coesistenza tra i popoli e gli Stati» (cfr. Papa Francesco, ibidem).

Abbiamo da poco celebrato il ventesimo anniversario dell’apertura alla firma del Trattato sul bando complessivo dei test nucleari (Ctbt), uno degli accordi chiave dell’impalcatura di sicurezza globale per controllare la minaccia rappresentata dalle armi nucleari e avviarsi in modo progressivo e con urgenza verso un mondo libero da tali armi.

A questo proposito, sarebbe un segnale molto importante compiere sforzi concreti per favorire l’attuazione del Ctbt, che la Santa Sede considera la migliore speranza per troncare la proliferazione nucleare, e che potrebbe essere una chiave per il progresso sul disarmo nucleare.

4. Regimi di verifica e di monitoraggio

Come ho già detto, la Santa Sede apprezza la partecipazione dell’Aiea alla verifica e al monitoraggio degli impegni dell’Iran sul nucleare in base al Piano d’azione comprensivo congiunto (Jcpoa). La Santa Sede valuta positivamente questo accordo. Se tutte le parti manterranno i loro impegni, l’accordo rafforzerà la fiducia reciproca e aiuterà ad assicurare la natura pacifica del programma nucleare dell’Iran sotto il Tnp. Dunque, in ultimo, contribuirà ad assicurare più pace e sicurezza nella regione. In una regione dove ci sono già fin troppi conflitti, raggiungere un accordo su una questione delicata è un passo importante che può promuovere il dialogo e la cooperazione su altre questioni.

A tale proposito, vale la pena ribadire ancora una volta che la via per risolvere i conflitti in Medio Oriente, che vanno affrontati a livello globale e regionale, è quella del dialogo e del negoziato e non quella del confronto. È vero che questo cammino richiede decisioni coraggiose per il bene di tutti, ma è quello che alla fine porterà alla pace tanto desiderata nella regione. Osserviamo con grande preoccupazione la situazione nella Repubblica Popolare Democratica di Corea.

La Santa Sede appoggia gli sforzi costanti della comunità internazionale per riavviare i negoziati sulla denuclearizzazione e per permettere all’Aiea di riprendere il suo importante ruolo di verifica in quel paese. La pace e la stabilità della regione e l’integrità del regime di non-proliferazione dipendono da questo.

5. Un’etica di responsabilità e di sicurezza collaborativa


Queste e molte altre misure che occorre prendere esigeranno che il mondo risponda a una sfida morale fondamentale. La logica della paura e della sfiducia deve essere sostituita con una nuova etica globale. Abbiamo bisogno di un’etica globale di responsabilità, solidarietà e sicurezza collaborativa, adeguata al compito di controllare la potenza della tecnologia nucleare. Tutti gli Stati hanno il diritto e il dovere di garantire la sicurezza nazionale.

Tuttavia, ridurre, in pratica, la sicurezza alla sua dimensione militare è una semplificazione artificiale. La sicurezza richiede anche sviluppo socio-economico, partecipazione politica, rispetto per i diritti umani fondamentali e lo stato di diritto, nonché cooperazione e solidarietà a livello regionale e internazionale. Consideriamo una questione urgente per gli stati, specialmente quelli che detengono armi nucleari, rivedere la loro definizione di sicurezza nazionale e compiere questo processo in modo trasparente.

Esso non dovrebbe far riferimento solo alla dimensione militare, ma anche agli aspetti economico-finanziario ed etico-storico (Gaudium et spes: «La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze avverse; essa non è effetto di una dispotica dominazione, ma viene con tutta esattezza definita a opera della giustizia [...]. È il frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta» [n. 78]; Pacem in terris: «al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia» [n. 61]).

A tale riguardo, Papa Francesco ha affermato: «La sicurezza del nostro stesso futuro dipende dal garantire la pacifica sicurezza degli altri, poiché se la pace, la sicurezza e la stabilità non vengono fondate sul piano globale, non saranno per nulla godute» (Papa Francesco, Messaggio alla Conferenza di Vienna sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari, 7 dicembre 2014)

Pertanto, la Santa Sede ritiene che sia necessaria un’ulteriore riflessione sullo stato attuale del dibattito nucleare. Anche se probabilmente ciò esigerà un processo a lungo termine, la Santa Sede è fiduciosa che una tale riflessione possa favorire un’etica di pace e di sicurezza multilaterale, andando oltre la paura e la sfiducia per rafforzare il dialogo e costruire meccanismi di fiducia.

Per concludere, desidero ribadire l’importanza che la Santa Sede attribuisce alla cooperazione feconda dell’Aiea con altre organizzazioni internazionali competenti, per assicurare un uso sicuro, protetto e pacifico delle tecnologie nucleari. L’Aiea merita sostegno costante mentre cerca di svolgere, in modi sempre più efficaci, il suo ruolo indispensabile nel garantire la sicurezza internazionale e costruire un «ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e la libertà» di tutte le persone umane possano essere pienamente realizzati (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Articolo 28).

Infine, desidero assicurare lei, Signor Presidente, e la comunità internazionale, del pieno sostegno morale della Santa Sede per la realizzazione di una cultura di vita, pace e solidarietà che possa assicurare un domani migliore. "

Grazie, Signor Presidente.

L'Osservatore Romano, 27-28 settembre 2016.



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