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Principi "non negoziabili". Il papa li ha smarriti, il laico Panebianco li ritrova

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I "principi non negoziabili" sono spariti dall'orizzonte della Chiesa. http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/ 4 aprile 2016

Il colpo di grazia gliel'ha dato papa Francesco in questo passaggio della sua intervista del 5 marzo 2014 all'allora direttore del "Corriere della Sera" Ferruccio De Bortoli:

"Non ho mai compreso l’espressione valori non negoziabili . I valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra. Per cui non capisco in che senso vi possano esser valori negoziabili. Quello che dovevo dire sul tema della vita, l’ho scritto nell’esortazione 'Evangelii gaudium'".

Ma ora eccoli saltar fuori di nuovo da tutt'altra parte. Da un editoriale di Angelo Panebianco sul "Corriere" del 1 aprile: L'Europa non venda la sua anima

Panebianco insegna sistemi internazionali comparati presso la facoltà di scienze politiche dell'università di Bologna. Non è cattolico. È di impostazione teoretica liberale. E sono questi i principi che definisce "non negoziabili":

- "la laicità, a sua volta fondata sulla capacità di distinguere fra il sacro e il profano, fra il regno di Dio e il regno di Cesare";
- "l’uguaglianza giuridica fra gli individui a prescindere da sesso, religione o altro",
- "il principio della libertà individuale".

Questi principi secondo Panebianco costituiscono "l'anima" dell'Europa. E l'Europa dovrebbe difenderli "con particolare accanimento" quando "si andrà a negoziazioni aperte o tacite con le comunità musulmane immigrate", negoziazioni a cui "ci si andrà senz'altro", dato che "solo le comunità musulmane possiedono le risorse culturali per riportare alla ragione tutti quei loro giovani (ma non solo) che oggi simpatizzano per l’estremismo".

Altro che multiculturalismo. Nel negoziare "occorrerà pronunciare degli inequivocabili 'no' di fronte alle eventuali richieste, se non di sospendere, quanto meno di attenuare la validità e l’applicabilità di tali principi in presenza di cittadini musulmani".

Conclude Panebianco:

"Riuscirà l’Europa ad ottenere l’appoggio delle comunità musulmane contro il terrorismo e l’estremismo in genere senza vendersi l’anima? Servirebbe a tutti (anche ai musulmani) se laicità, libertà individuale, uguaglianza di fronte alla legge, non risultassero infine formule vuote e retoriche ma principi non negoziabili".

*
Ora, i "principi non negoziabili" di Panebianco sono tipicamente liberali. Sono principi di garanzia, propriamente non "democratici", in quanto afferiscono alla tutela dell'individuo e non alla partecipazione del popolo alla direzione della cosa pubblica.

Anche i principi non negoziabili di Joseph Ratzinger, afferenti al rispetto della vita e dell'individuo all'interno della cellula familiare naturale, si ponevano in tensione rispetto alla tradizione culturale in senso lato "democratica", ovvero al potere delle maggioranze. Come argomentò nel memorabile discorso al parlamento federale di Berlino, il 22 settembre 2011:
"Nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta…"

Da un punto di vista ideologico e culturale è questo che probabilmente sfugge a Jorge Mario Bergoglio, a causa della sua estraneità rispetto alla cultura e alla sensibilità liberale. Come lui stesso ha confessato, la stessa espressione "principi non negoziabili" gli è incomprensibile.

Sarebbe interessante sapere se e quanto il laico Panebianco condivida la fondazione dei principi non negoziabili sulla natura e sulla ragione che Benedetto XVI fece in quel discorso a Berlino:

"Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione.

Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto; ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio.

Con ciò i teologi cristiani si sono associati a un movimento filosofico e giuridico che si era formato sin dal secolo II a. C.

Nella prima metà del secondo secolo precristiano si ebbe un incontro tra il diritto naturale sociale sviluppato dai filosofi stoici e autorevoli maestri del diritto romano. In questo contatto è nata la cultura giuridica occidentale, che è stata ed è tuttora di un’importanza determinante per la cultura giuridica dell’umanità.

Da questo legame precristiano tra diritto e filosofia parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano, allo sviluppo giuridico dell’Illuminismo fino alla dichiarazione dei diritti umani e fino alla nostra legge fondamentale tedesca, con cui il nostro popolo, nel 1949, ha riconosciuto 'gli inviolabili e inalienabili diritti dell'uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo'".


Bergoglio studiò per qualche mese in Germania. Ma veniva da un altro mondo. E vi è rimasto.



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