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Neurogenomica, Multiculturalità e Religione

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Il 5° Workshop e Conferenza Internazionale di Bioetica, Multiculturalità e Religione, organizzato dalla Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani, si è tenuto dal 14 al 16 novembre 2016 presso il MD Anderson Cancer Center di Houston, USA. Il tema discusso è stato: “Sfide bioetiche in Neurogenomica da una prospettiva interreligiosa e multiculturale”. source :Francesca Marin, 15/11/2017 ilregno.it

In questa occasione, 30 bioeticisti e studiosi religiosi di sei grandi tradizioni religiose hanno partecipato attivamente e hanno discusso le implicazioni di queste nuove tecnologie. I workshop precedenti si sono svolti a Gerusalemme, Roma, Hong Kong e Messico.

La rivista Studia Bioethica ha pubblicato una selezione dei papers presentati in tali incontri. In questo numero saranno riprodotte varie bozze dei papers presentati nel workshop di Houston.

La rapida crescita delle tecnologie emergenti ha enormi implicazioni in bioetica. La crescente globalizzazione e il pluralismo complicano ulteriormente la situazione tra i pazienti e il personale sanitario, cercando delle risposte nelle normative particolari.

All’intersezione della neurobiologia e della scienza genomica, “ neurogenomica ” è lo studio di come il genoma contribuisce all’evoluzione, allo sviluppo, alla struttura, alla funzione e alle malattie del sistema nervoso, fornendo “nuovi indizi sulla comprensione delle malattie neurodegenerative identificando percorsi molecolari comuni in neurodegenerazione e modelli di espressione genica specifici di tipo cellulare che possono sottolineare la suscettibilità selettiva di neuroni specifici nelle malattie”. (Nature Neuroscience 2004 May; 7, 5: 429-33)

La neurogenomica si trova ad un crocevia emozionante caratterizzato dalle recenti scoperte che sfidanno il modello classico dell’organizzazione genica e del flusso di informazioni. Tali scoperte stanno migliorando la nostra autoconsapevolezza, fornendo descrizioni biologiche degli atti umani.

La bioetica, tuttavia, deve esaminare attentamente gli atti umani all’interno del fenomeno della realtà multiculturale e interreligiosa. Molte domande restano nella contemplazione filosofica dell’intersezione dell’identità umana, della genetica e della neuroscienza.

I partecipanti del seminario hanno discusso tra loro su questi dilemmi antropologici e bioetici affrontandoli dalla prospettiva culturale e religiosa. Tra le domande poste vi erano interrogativi come questi:
- come le tradizioni culturali e religiose considerano la genetica e gli sviluppi neuroscientifici?
- Possono essere applicati gli interventi genetici e cerebrali, farmaci e dispositivi per alterare la personalità, l’identità o i comportamenti di qualcuno?
- I geni e il cervello possono sostituire la spiegazione della natura umana, dell’identità e del comportamento che l’anima?
- Qual è la relazione tra il DNA, il cervello, la mente e l’anima?

In questo numero di Studia Bioethica abbiamo scelto la discussione sorta in particolare tra due religioni, cioè il cristianesimo (specialmente il cattolicesimo) e l’ebraismo, con i rispettivi dialoghi.

Nell’ambito della bioetica globale, gli autori hanno considerato l’impatto antropologico, etico e sociale delle manipolazioni genetiche e neurobiologiche e le loro implicazioni sulla propria identità. Il nucleo del dibattito si è concentrato su ciò che costituisce l’identità umana - l’anima umana, la natura, la memoria, ecc. - in relazione ai recenti progressi della neurogenomica.

Essi si chiedono se il potenziamento di queste abilità umane può essere buono per noi o costituisce un serio rischio di degradarsi in una qualche forma di post- o trans-umano.

Alla fine, si è trattato di ciò che significa perfezionare la razza umana e quale costo comporterebbe tale perfezione.




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