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Canada: le fedi e il virus

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80 rappresentanti delle fedi e religioni in Canada hanno preso parola davanti alla pandemia.

source : http://www.settimananews.it 2 aprile 2020 Lorenzo Prezzi


Una sorprendente convergenza di cristiani (Conferenza dei vescovi cattolici, Consiglio canadese delle Chiese), Collegio rabbinico e Conversazione interreligiosa canadese (raggruppa 41 comunità, in particolare musulmane, buddiste, induiste e sik) per una parola pubblica sull’emergenza sanitaria. Un esito che ha alle spalle una lunga pratica di dialogo e di ascolto reciproco.

Speranza

Si registrano i sentimenti di angoscia, apprensione e paura che intaccano le dimensioni ordinarie della vita: salute, lavoro, sicurezza finanziaria, divertimento, preghiera. I rappresentanti delle religioni intendono dare a tutti «un messaggio di speranza, gratitudine e solidarietà».

«La speranza ci dona il coraggio di portare le fatiche che ci toccano e la capacità di attendere l’alba di un nuovo giorno».

È l’amore che dà senso alla vita e alla continua ricerca del bene comune, oltre le nostre difficoltà personali. Si riconosce alla popolazione uno stile di vita ispirato alla speranza e sostenuto da una grande resilienza umana e spirituale. Ai credenti «essa ci assicura l’abbraccio benevolente del Creatore, una relazione sacra sostenuta dalla preghiera» e riversata nelle relazioni con gli altri.

«La speranza apporta per tutte e tutti una promessa di rinnovamento, anche dentro la sofferenza».


Gratitudine

La gratitudine è anzitutto verso i professionisti della sanità, «uomini e donne che offrono una potente testimonianza di dedizione in circostanze stressanti e difficili. Riconoscenza anche per quanti continuano a lavorare: dai farmacisti a quanti alimentano la catena degli approvvigionamenti e delle consegne.

Grazie anche a quanti hanno responsabilità di governo che guidano le comunità in tempi difficili. Facile pensare alla coppia presidenziale dove Sophie Troudeau è positiva al virus e il marito-presidente Justin è in isolamento.


Solidarietà

La solidarietà è invocata anzitutto per i più poveri e fragili, per i senza dimora, i detenuti, le persone anziane e quanti già soffrono di isolamento sociale. «Ricordiamoci anche delle persone, in particolare donne e bambini, vittime di abusi e di violenza, che non sono sicuri in casa propria e che possono subire altri abusi e violenze al crescere dello stress».

Si indicano anche i popoli indigeni, i meticci e le comunità isolate del Nord. Oltre a loro, i rifugiati e i migranti. Si fa appello all’aiuto del governo per gli organismi caritativi. Ma soprattutto alla responsabilità di ciascuno nel rispettare le consegne pratiche ricevute, rimanendo attenti e benevoli verso il prossimo. Momento propizio, infine, per «avvicinarsi a Dio».


Preghiera

«La religione e la spiritualità possono realmente contribuire a incoraggiare le persone a dare un senso alla vita e a sviluppare la forza interiore, con nuovi orizzonti e cuore magnanimo. In quanto leader religiosi, vorremmo sottolineare, soprattutto in questo momento, la potenza e l’importanza della preghiera.

Preghiamo per la guarigione, per gli sforzi a sollievo della sofferenza umana e per la perseveranza in questi tempi difficili. Quando la storia consegnerà questi momenti per il futuro del nostro paese, preghiamo perché davanti al Covid-19 possiamo rispondere con generosa speranza, gratitudine e solidarietà, confidando in un Dio amante e misericordioso, sorgente di ogni attesa»
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