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La crisi dei migranti in Polonia e Bielorussia ha radici mediorientali


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In questi giorni si consuma una nuova crisi migratoria ai confini dell’Europa, tra Polonia e Bielorussia, con le forze dell’ordine polacche impegnate a impedire anche violentemente gli ingressi, e quelle bielorusse che invece “invitano” i migranti a entrare in Europa.

source :https://www.oasiscenter.eu/it

La crisi è una conseguenza delle tensioni tra Unione europea da una parte e Bielorussia e Russia dall’altra, ma le sue radici sono da rintracciare in Medio Oriente.

Come ha infatti evidenziato la BBC, i dati di Frontex indicano che i più frequenti Paesi di origine delle persone che hanno cercato di entrare in Europa dai confini orientali sono Iraq, Siria, Afghanistan, Turchia e Iran.

Più nello specifico, spiegava già a fine ottobre il sito della  Deutsche Welle, i principali punti di partenza sono tre zone specifiche del Kurdistan iracheno: Erbil, Shiladze e Sulaymaniyah. Qui agenzie di viaggio private offrono pacchetti che includono il visto d’ingresso in Bielorussia, emesso anche dall’ambasciata ad Ankara, e il volo per Minsk con scalo a Istanbul o Dubai, a circa 3.000 dollari.

Per i migranti il rischio di subire violenze è elevato non soltanto al momento di passare il confine, ma già in Bielorussia, come ha raccontato un curdo iracheno al New York Times. Coloro che scelgono di partire sanno bene a cosa vanno incontro, eppure non desistono.

Il motivo è presto detto: «la nostra vita è tremenda», ha affermato Himen Gabriel, un curdo di Erbil ad AFP, e nonostante i pericoli, la prospettiva di vivere una «vita tranquilla in Europa» è troppo attraente. Mettersi nei panni di Gabriel e provare a dargli torto…

Il coinvolgimento dei Paesi mediorientali non si ferma qui. In settimana infatti la Polonia ha accusato Ankara di essere impegnata, in combutta con Minsk e Mosca, a orchestrare la crisi migratoria, utilizzando la compagnia aerea di bandiera Turkish Airlines per trasportare i migranti in Bielorussia.

La compagnia aerea ha naturalmente respinto ogni accusa. Ma il fatto, letto insieme ai numeri reali degli ingressi dal confine europeo orientale, mostra come la crisi sia anzitutto di natura politica, più che migratoria.




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