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Migranti, se i paesi cattolici della Ue respingono i musulmani

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Nel Centro-Est Europa si è già alzato un muro invisibile che tiene fuori i musulmani e lascia passare i cristianidi Maria Serena Natale Milano, 23 agosto 2015 - 08:11  corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ accoglienza ha un limite?

In Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, Irlanda e Paesi baltici, sì. Il sistema di smistamento previsto dall’Agenda Immigrazione della Ue decollerà solo in autunno ma negli Stati con una forte identità cattolica, che nel Centro-Est si sovrappone al ricordo vivo del totalitarismo, si è già alzato un muro invisibile che tiene fuori i musulmani e lascia passare i cristiani.

Approccio non ufficiale, che in tempi di terrore globale e impopolarità del multiculturalismo può diventare un modello.

E così le minoranze perseguitate trovano nel laico Occidente una speranza di normalità a prezzo di nuove discriminazioni, mentre il linguaggio pubblico riammette per ragioni umanitarie il principio dell’omogeneità culturale.

A Varsavia la Ong che cura i trasferimenti dei cristiani dalla Siria incassa le lodi della premier Ewa Kopacz: «Questa gente merita l’aiuto dei Paesi cristiani».

Da Bratislava il ministero degli Interni spiega che «qui gli islamici sono pochi, non abbiamo moschee».

A Dublino il ministero della Giustizia la butta sul pratico: «La cultura influisce sulle capacità di integrarsi».

Stesso argomento del presidente ceco Milos Zeman che attacca «il politicamente corretto della Ue»: l’esplicito rifiuto di ogni discriminazione. È scritto nella Carta dei diritti fondamentali.

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