di Marta Petrosillo 02-03-2015
lanuovabq.it
Roze: riscoprire la bellezza
della diversità
Riscoprire la bellezza della differenza sessuale in una società in
cui la cultura cerca di imporsi sulla natura e in cui la differenza è vissuta
come un’imposizione, un’oppressione. Ne parla il frate
francese Étienne Roze nel libro Verità e
splendore della differenza sessuale edito da Cantagalli, che sarà presentato
domani a Roma.
Il volume parte da un’analisi della gender theory,
che ne indaga cause, scopi e strategie, per
poi sviluppare il tema della differenza sessuale sotto i profili filosofico,
antropologico, corporeo, sociale ed esegetico. «La gender theory, rappresenta la “sfigurazione” dell’immagine
di Dio che l’uomo è chiamato a riflettere – spiega
padre Roze a La Nuova Bussola Quotidiana – e nel mio libro
ho voluto indicare un percorso mediante il quale reagire al brutto con
il bello».
Non una semplice fotografia delle implicazioni della
teoria gender nella società, ma l’indicazione di una via
per il loro superamento, alla luce di riferimenti quali la teologia del
corpo di Giovanni Paolo II. «La migliore confutazione della filosofia
decostruttiva del gender – scrive il cardinale Elio Sgreccia nella
prefazione – sta nella positività racchiusa nell’antropologia
cristiana».
Padre Roze, perché ha sentito l’esigenza di scrivere
un libro sulla differenza sessuale?
Ho lavorato per molti anni a contatto con migliaia
di giovani e non ho potuto fare a meno di notare le grandi difficoltà che i ragazzi
avevano nel definire la propria identità sessuale. Era come se
esitassero ad esprimere il maschile e il femminile attraverso la loro
corporeità. Ho deciso allora di approfondire la mia intuizione
e indagare le cause di questa indeterminazione
attraverso lo studio della Bibbia e di diversi autori, inclusi promotori
della gender theory come
Judith Butler (1956). Se fino a quel
momento avevo osservato i segni dell’indifferenziato
nei comportamenti dei ragazzi, dopo un’attenta analisi dei testi
della Butler, ho iniziato a capire che le origini della loro confusione
erano insite nel modo di concepire il rapporto uomo-donna: una conseguenza
del relativismo culturale in cui vivevano e che impregnava il loro modo
di pensare la realtà antropologica.
Il percorso tracciato dal suo libro parte proprio dalla gender
theory…
Il mio studio inizia con un’analisi della gender theory e
dalle ragioni che hanno portato a questa devianza. La gender theory ruota
intorno a tre termini: nichilismo, dualismo
e marxismo. Il nichilismo rifiuta ogni verità oggettiva, sostenendo che ognuno è libero
di dare un senso alla realtà e plasmarla a proprio piacimento.
Quindi si abbandona il sesso, il dato originario, e si pretende di poter
progettare ciò che si vuole per la natura umana. Qui entra in gioco
la visione dualista, ovvero la tendenza a rifiutare ogni tipo di realtà duale.
In questo scenario l’eterosessualità è interpretata
come un modello egemone che impedisce alle altre identità di esprimersi
e le cui cause discriminatorie devono essere decostruite e minate attraverso
la creazione di un terzo genere. Qualcuno ha giustamente associato il
terzo genere al “cavallo di Troia”: un’eccellente immagine
che mostra come, entrando sovversivamente nella piazza, si può prendere
possesso dell’intera città e dei suoi abitanti. Infine si
innesca la dinamica dell’odio introdotta dal marxismo, che oggi
prende il nome di omofobia e lotta all’omofobia, mentre un secolo
fa era identificata nella lotta di classe. Negli ultimi anni questa ideologia è stata
ripresa dal femminismo e applicata al gender, mantenendo la stessa struttura.
Se cento anni fa era il proletariato che doveva combattere il capitale,
oggi occorre eliminare le cause dell’ingiustizia introdotta dalla
differenza.
In quest’ottica la differenza diviene diseguaglianza, oppressione…
Nella gender theory la parola differenza crea rivalità e opposizione,
perché per questa teoria la natura umana non esiste più.
Il gender non considera il corpo, esiste solo un progetto. Ognuno diventa
ciò che vuole essere. Uomo, donna, animale. È l’imposizione
della cultura sulla natura. E se la natura umana non esiste più,
l’eterosessualità diviene un’insopportabile realtà egemone
che schiaccia qualsiasi altra identità di genere. Bisogna dunque
creare un terzo genere destinato a sconvolgere l’equilibrio binario
uomo-donna e a sovvertire l’antropologia classica. Al contrario
di quanto sostenuto dalla teoria gender, la realtà ci dice che
esiste una relazione di parità tra l’uomo e la donna, in
cui lei è uguale a lui e viceversa. Nessuno dei due, preso singolarmente,
può esaurire la natura umana, ma entrambi ne sono capaci nel
momento in cui si donano l’uno all’altra. Sono fondati su
una relazione di parità, ma complementari perché differenti.
Questo è il progetto di Dio.
Di fronte alla negazione della differenza sessuale, possiamo
parlare di una crisi della verità?
Se l’intelligenza non riconosce la realtà ma se ne inventa
una propria, perché è stata ingannata nella ricerca oppure
a causa di processi filosofici che ritengono l’intelligenza umana
incapace di comprendere la verità, allora si cade nell’idealismo.
Oggi l’uomo si è inventato una verità che non è reale.
Nel tracciare una via di reazione a questa «eresia antropologica»,
lei invita a ripartire dal corpo…
Non esiste “esperienza originaria” che non coinvolga il corpo
dell’uomo, il suo corpo sessuato. Il corpo sembra essere il primo
testimone dell’“esperienza originaria”. La carne è l’epifania
di un vissuto interiore: non posso descrivermi se non con il mio corpo
ed è importante comprendere come in esso è improntata
la differenza sessuale. La ragione per la quale il dato corporeo è svanito
e i significati della carne sono stati in gran parte neutralizzati è lo
svuotamento dell’intimità sessuale. Le cause dell’attuale
deriva antropologica e della negazione di ogni differenza sono da ricercarsi
nella perdita di significato dell’atto coniugale. Grazie a questo
relativismo sessuale, l’ideologia del gender ha trovato lo spazio
libero per una ridefinizione dell’uomo.
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