SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Gli orrori di Isis: il mondo arabo sconvolto tenta una trincea comune

di Antonio Ferrari 5-02-2015 corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di fronte all’orrenda esecuzione del pilota giordano, l’Islam fa fronte comune
Anche di fronte alla decisione, non accettabile, di condannare a morte i terroristi

Si può ardere vivo un prigioniero, chiuso in una gabbia, perché i depravati sostenitori dello Stato islamico hanno deciso via web questo tipo di orrenda esecuzione? No, anche alla ferocia c’è un limite.

 

Non stupisce quindi che tutto il mondo arabo, a cominciare dai custodi religiosi regionali dell’Islam sunnita, sconvolto dalle modalità dell’esecuzione del pilota giordano, catturato dopo la caduta del suo aereo, abbia condiviso la decisione del re giordano Abdallah, in visita a Washington, di giustiziare immediatamente due jihadisti. Uno dei due è Sajida al Rishawi, la spietata terrorista coinvolta negli attentati ad Amman nel 2005 provocando 60 vittime.

Il re di Giordania, costretto a interrompere la visita negli Stati Uniti, ha detto che il suo popolo saprà reagire a tutti gli attacchi. È il segno che il mondo libero, che sicuramente non ritiene accettabile il ricorso alla vendetta, comprende la durissima risposta di Amman.

La guerra al terrorismo, alla quale la Giordania coraggiosamente partecipa, ha regole ferree. Il regno, assediato dai nemici e dai problemi, ha il diritto di difendersi. Ha sei milioni di abitanti, con il 65 per cento della popolazione di origine palestinese.

Non solo. Negli ultimi anni è stato costretto ad accogliere due milioni di profughi, soprattutto siriani, che hanno sconvolto il suo equilibrio sociale. Lo Stato islamico dei tagliagole di Al Baghdadi non è lontano, le sue avanguardie hanno probabilmente già attraversato la frontiera giordana.

Ora la decisione dei criminali di ardere vivo il pilota, contro qualsiasi interpretazione, persino la più perversa, della legge islamica, ha superato ogni misura. Ad Amman i tagliagole avevano proposto un baratto: la liberazione di Sajida in cambio della vita del pilota. Il governo era pronto a trattare, ma l’offerta era solo una volgare e vergognosa bugia, perché l’ostaggio era già stato ingabbiato e arso vivo il 3 gennaio.

(aferrari@rcs.it)

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