Corso di Religione

Sommario




Il nostro dovere di proteggere i cristiani perseguitati

home

commenta




powered by FreeFind


Siamo abituati alle cattive notizie dalla Siria. Tanto abituati da essere distratti, avendo quasi rinunciato alla soluzione di una guerra terribile, lunga ormai come la Prima guerra mondiale.
di Andrea Riccardi Milano, 8 agosto 2015 - 07:55  corriere.it

Pochi giorni fa è avvenuto un altro r apimento di civili in Siria: circa 230 nel villaggio di Al Qaryatain nella provincia di Homs .

È la provincia che le truppe di Assad, appoggiate dagli hezbollah, tentano di controllare, per bloccare il passaggio tra Siria e frontiera libanese. In questo villaggio, gli uomini del «califfato» hanno prelevato circa 60 cristiani, accusati di intelligenza con il regime di Assad.

Al Qaryatain è una cittadina, trovatasi a contatto con i territori dal sedicente califfato, dopo la presa di Palmira. Qui risiedeva una cospicua comunità cristiana di tutte le confessioni, ma soprattutto appartenenti alla Chiesa siriaca (del gruppo unito a Roma).

In Siria, nonostante le differenze di tradizione e confessione, da secoli i cristiani non solo vivono tra loro, ma anche assieme ai musulmani negli stessi quartieri o villaggi. Il «califfato» ha cominciato a imporre la Sharia con durezza ai cristiani, discriminandoli e imponendo loro di pagare una tassa speciale.

Anche la condizione di dhimmi, che riduce i cristiani a cittadini di serie B, non dà nessuna sicurezza di vita. Quindi, con l’estendersi della guerra, i cristiani sono assediati nelle città come Aleppo e hanno cominciato a muoversi dai villaggi.

Non è facile orientarsi nell’intrico della guerra, tra mutevoli organizzazioni, nello spostamento delle aree di controllo, in un quadro di estrema violenza. Chi poteva ha abbandonato la Siria. Oggi però il Libano (che ha chiuso le frontiere ai profughi) smantella vari campi, lasciando all’aperto i rifugiati, musulmani o cristiani. Chi fugge non sa più dove andare.

I cristiani sono considerati «nemici» dagli estremisti islamici. È chiaro anche nel caso di Al Qaryatain. Gli uomini del «califfato» li hanno ricercati, casa per casa, seguendo una lista, come complici del regime alauita di Assad.

Di fronte al caos della guerra, le autorità cristiane hanno guardato al regime come l’unica protezione possibile, criticando l’ostilità occidentale ad esso. Del resto, anche una personalità cristiana di altro sentire, come il gesuita Paolo Dall’Oglio, ostile al regime, è stata rapita dagli oppositori.

muradUn altro sacerdote legato a Dall’Oglio, Jacques Murad, che risiedeva in un monastero vicino a Al Qaryatain (e lavorava per aiutare gli sfollati da Palmira), è stato rapito tre mesi fa.

Da più di due anni non si hanno più notizie dei vescovi Mar Gregorios Ibrahim e Bulos Yazigi, che guidavano i cristiani siriaci e ortodossi ad Aleppo.

Erano rispettati dal governo e avevano un’autorità morale nella regione. Sono scomparsi nel nulla. Altri religiosi, rimasti tra la gente, sono stati rapiti o uccisi. Sembra ormai impossibile o molto difficile per i cristiani vivere in larga parte della Siria. La loro condizione (e quella del Paese) pone alla comunità internazionale il problema della pacificazione, come un obiettivo prioritario su cui concentrare l’attenzione, al di là della ritualità degli incontri internazionali e delle azioni dell’Onu.


Esiste una seconda questione che i Paesi europei devono affrontare nel caso che la guerra si protragga: il futuro dei cristiani. Dove possono andare? Non riescono a sopravvivere nelle regioni controllate dalle organizzazioni islamiste.

Venerdì 7 agosto papa Francesco, in un messaggio ai cristiani del Medio Oriente, ha avuto parole forti: « La comunità internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine».

Non c’è un dovere verso di loro? È vero: molti musulmani siriani e iracheni soffrono. Ma, per i cristiani, c’è una vera impossibilità a sopravvivere in terra islamista. La Francia ha accolto, lo scorso anno, alcuni cristiani iracheni.

Il Belgio, recentemente, ha ricevuto 244 cristiani, trasferendoli da Aleppo. La solidarietà ai rifugiati cristiani è il minimo che si possa fare. È una domanda anche all’Italia.

Sommario

DISCLAIMER. Si ricorda - ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n. 62 - che questo sito non ha scopi di lucro, è di sola lettura e non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare" : gli aggiornamenti sono effettuati senza scadenze predeterminate. Non può essere in alcun modo ritenuto un periodico ai sensi delle leggi vigenti né una "pubblicazione"  strictu sensu. Alcuni testi e immagini sono reperiti dalla rete : preghiamo gli autori di comunicarci eventuali inesattezze nella citazione delle fonti o irregolarità nel loro  uso.Il contenuto del sito è sotto licenza Creative Commons Attribution 2.5 eccetto dove altrimenti dichiarato. Navigando nel sito se ne accetta la   PRIVACY POLICY