Piccolo Corso Biblico

La Bibbia

Le fonti

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La sacra "Scrittura" Secondo l'Ebraismo sul Sinai Dio "scrive" con il suo dito sulle tavole la sua Parola. Esce dalla sua immaterialità e sceglie di essere presente nel mondo con la sua "scrittura". Dicono i rabbini ebrei: se così si può dire , Dio si incarna come parola- scrittura". Secondo loro l'alfabeto ebraico è una " scrittura" creata da Dio : così come Egli ha creato le montagne , i fiumi, etc. Egli ha creato la scrittura. La Parola-scittura di Dio è il suo modo di essere visibile-per-l'uomo. Una catena che va da Mosè a circa il 200 a.C. trasmette la "parola scritta".

Su che cosa veniva scritta la Parola?Un materiale da scrittura molto diffuso era un pezzo di ceramica opaca che teneva con facilità l'inchiostro, l' ostraca (termine latino). Il tipo di scrittura più resistente era quello su pietra , erano incisioni fatte con una "penna" di ferro. Un'altra forma molto resistente all'usura del tempo era l'incisione con una punta , lo stiletto, su tavolette di argilla fresca che poi veniva fatta essiccare. Gli appunti provvisori erano fatti incidendo con lo stiletto una tavoletta di legno spalmata di cera . La scrittura poteva essere cancellata lucidandola con il lato smussato dello stiletto. Le pergamene

I latini chiamavano membrana un prodotto animale di pelle di pecora o capra. antilope o altri animali simili, che veniva rasata e raschiata e poi usta come materiale da scrittura. Questo particolare materiale da scrittura veniva associato ad una città tipica della sua produzione, Pergamo, città dell'Asia Minore , e chiamato pergamena. Quando la membrana era fatta con pelle di vitello allora veniva chiamata vello.

Il papiro Il Papiro è una pianta erbacea dagli alti fusti a canna che cresce lungo i corsi d'acqua o ai bordi delle paludi il cui midollo interno veniva estratto ed essiccato in striscie piatte. Quando erano essiccate venivano disposte fianco a fianco fino a formare uno strato (un foglio). Sul primo strato ne veniva posto un secondo e i due venivano incollati insieme. Il risultato era una specie di foglio da scrittura. In Egitto l'uso del papiro come materiale di scrittura risale al 3000 a.C. e dalla fine del 12° secolo a.C. veniva esportato in grandi quantità in Fenicia. La pianta veniva chiamata dai Greci, byblus, dalla città fenicia in cui l'acquistavano, Byblos.

Il rotolo [biblos o biblion] Molti di questi fogli potevano essere uniti l'uno all'altro per il bordo e formare una lunga striscia che veniva poi avvolta su un apposito supporto chiamato in greco biblos o biblion. Di norma il biblos veniva scritto da un solo lato : quello in cui le striscie di papiro correvano orizzontali e sulle quali era più facile scrivere. Il biblos veniva poi fissato a due bastoni detti capitoli, uno all'inizio ed uno alla fine che servivano per arrotolarlo e svolgerlo. Cosi' il biblos veniva chiamato anche semplicemente rotolo . C'era naturalmente un limite alla lunghezza del biblos di un rotolo . Il rotolo veniva scritto in colonne. Sul bordo ogni rotolo portava una specie di etichetta con il titolo dell'opera e il nome dell' autore. Un certo numero di rotoli poteva essere conservato in un contenitore cilindrico che i romani chiamavano capsa.

Il plurale di biblion= rotolo, libro è biblia. La raccolta di tutti i rotoli o scritti o libri del popolo di Dio era conosciuta dai cristiani di lingua greca con il nome generico di biblia, libri, rotoli. Bibbia rende nella lingua italiana la parola Biblia ed è una parola tipicamente cristiana che si riferisce alle Scritture sacre cristiane , che non sono solo Il Nuovo Testamento ma includono anche le scritture sacre ebraiche , l'Antico Testamento .Così che per estensione i cristiani applicano la stessa parola , Bibbia, anche alle sole Scritture ebraiche : la Bibbia ebraica. Gli Ebrei in realtà non chiamano Bibbia le loro scritture sacre : ma usano diverse parole : la Torah, la Legge, la Legge e i Profeti ( espressione usata anche da Gesù) , la Legge i Profeti e gli Scritti, Le Scritture .etc.

La scrittura Le pergamene erano molto più resistenti dei biblia di papiro ed anche più costose e venivano usate per scritti importanti. Molte scritture cristiane antiche erano su peragemena. Sul papiro e sulla pergamena si scriveva con penna e inchiostro. L'inchiostro, detto semplicemente nero, era in genere composto di polvere di carbone, gomma ed acqua. Altri inchiostri avevano additivi.

La Bibbia Ebraica -Fonti Essendo la Bibbia un Libro antico, in origine veniva manoscritto. Le Bibbie che vengono pubblicate oggi si basano sugli studi molto complessi che vengono fatti sui manoscritti a disposizione. I manoscritti sono dunque le fonti principali delle Bibbie che noi leggiamo oggi.

Rotoli antichissimi della Torah


I manoscritti della Bibbia Ebraica sono distinguibili in base al materiale del supporto e alla forma del supporto.

In base al materiale del supporto possono essere:

-papiri, ricavati dall'omonima pianta.
-pergamene, cioè scritti su pelle di pecora o altro animale conciata.

In base alla forma supporto possono essere:
-rotoli: il testo è scritto su su più colonne su una lunga striscia orizzontale, solo su un lato, per essere letto va avvolto in un senso o nell'altro. Nelle sinagoghe ebraiche i libri della Torah sono su rotoli.
-codici: cioè propriamente libri formati da singoli fogli puntati su un fianco e scritti in entrambi i versi. Tale sistema soppiantò tra il II-V secolo i rotoli: il codice è più maneggevole, più facile da consultare (si legge senza bisogno di utilizzare due mani, resta aperto da solo), i riferimenti sono fatti in modo più semplice numerando le pagine, contiene più testo rispetto al rotolo essendo scritto su entrambi i lati.

La scarsità di manoscritti ebraici è dovuta alla particolare riverenza riservata ai rotoli dagli scribi, per la quale si eliminavano tutti quelli che possedevano il minimo difetto, anche dovuto all'invecchiamento. La copiatura era però svolta con estrema accuratezza, in modo da consentire una trasmissione del testo estremamente affidabile. 

Il testo Masoretico Nella fissazione stabile e definitiva del testo biblico ebraico fondamentale è il lavoro dei rabbini detti masoreti che produssero il testo ufficiale detto appunto " masoretico" . Rotolo dell' Esodo II sec a.C.
Furono attivi per un ampio lasso di tempo che va dal II sec. a.C. al 1425 d.C., particolarmente fiorenti nel IX sec. d.C, nelle sedi di Tiberiade, Gerusalemme e Babilonia. Erano suddivisi in varie scuole rivali, tra le quali la predominante risultò quella di Tiberiade di Aaron Ben Moses Ben Asher (+ circa 960 d.C.).

I masoreti fecero l'enorme sforzo di comparare i testi di tutti i manoscritti biblici conosciuti allo scopo di creare un testo unico. La versione che ne derivò è detta testo masoretico (TM).

I masoreti inserirono anche vocali al testo, visto che i testi originali erano formati soltanto di consonanti. Queste aggiunte hanno implicato a volte anche l'interpretazione di quanto era scritto, in quanto alcune parole avevano significati differenti a seconda della vocale usata.

I testimoni più autorevoli prodotti dai masoreti sono:

  • Codice del Cairo, datato 895-896 d.C., probabilmente trascritto da Moses ben Asher, padre di Aaron ben Asher, il principale dei masoreti. Contiene solamente i libri dei Profeti;

  • Codice di Aleppo (A), datato 925-930 d.C., è il codice esistente più antico e ampio, sebbene non completo (manca quasi tutta la Torah e diversi Scritti), frutto anch'esso della scuola masoretica di Aaron Ben Asher;

  • Codice di Leningrado b19A (Codex Lenigradensis, L). Come appare dal colophon dello stesso testo, risale al 1008-1009 d.C. L’autore, Samuele Ben Giacobbe, dichiara di averlo copiato da un manoscritto originale di Aaron Ben Asher. Per la sua interezza, autorevolezza e disponibilità di consultazione, è stato per secoli di riferimento per la compilazione delle varie bibbie ebraiche, manoscritte prima e poi stampate. Attualmente è conservato nella città russa di San Pietroburgo (già Leningrado, donde il nome).

Circa le fonti dell'Antico Testamento ebraico, i testimoni più antichi sono i Rotoli del Mar Morto , ritrovati nel 1947, che contengono frammenti più o meno ampi di tutti i testi della Bibbia ebraica. Nel complesso risalgono a un ampio periodo che va dal 250 a.C. circa al 68 d.C. Il ritrovamento di tali manoscritti ha rappresentato una grande scoperta archeologica: prima del 1947 non si possedevano manoscritti anteriori al IX sec. d.C. I testimoni del testo masoretico sono risultati sostanzialmente concordi coi Rotoli del Mar Morto.

La Bibbia Ebraica Tratto dal Lubavitch News numero 50- Tradotto da Sabrina Fadlun- © Copyright 1998 - 2007 Chabad.it עברי

Il Sefer Il Sefer Torà, Rotolo della Legge, contiene il Pentateuco, ovvero i Cinque Libri di Mosè: un insieme di storia, legge, riti simbolici e guida morale, che inizia con la Creazione e traccia l'evoluzione dei popolo Ebraico da Abramo fino alla schiavitù in Egitto, l'Esodo, la donazione della Torà sul Monte Sinai, ed i 40 anni di peregrinazione nel deserto fino alla morte di Mosè.

Sebbene anche in alcuni passaggi delle altre due maggiori sezioni della Bibbia Ebraica, i Profeti e le Sacre Scritture, vi siano testi da leggere in sinagoga, questi non sono paragonabili per importanza o santità al Pentateuco.

E' attraverso le parole dei Pentateuco che la Rivelazione Divina viene descritta ed il Volere Divino viene comunicato. E' dal Pentateuco che proviene lo spirito dei patriottismo Ebraico, la sua autenticità, l'ispirazione e l'impeto ed è da tale fonte che viene delineata la missione di Israele e la sua ideologia religiosa.

La santità unica dei Pentateuco è inoltre espressa dal profondo rispetto dei Libri della Torà scritti a mano in conformità con norme scrupolose ed accurate relative alla preparazione ed alla stesura dei manoscritto. Tali norme sono state codificate in un speciale passaggio dei Talmud scritto più di 1.200 anni fa al quale ci si attiene minuziosamente ancora ai giorno d'oggi.

Immunità agli Errori di Scrittura

Numerose leggi forniscono indicazioni su come la Torà sia riuscita a non subire modfiche dovute alla moltitudine di inevitabili infiltrazioni e riproduzioni di errori, versioni varianti, ed anche interpretazioni o letture, tutte quante facenti parte delle innumerevoli traduzioni quali le interpretazioni greche della Bibbia dei Settanta, prima traduzione assoluta della Bibbia imposta dal Re Tolomeo a 70 anziani saggi, di Aquila nome latino dei teologo luterano Kaspar Adler (Augusta 1488 - Saalfeld 1560) profondo conscitore della lingua ebraica, collaborò con Lutero alla traduzione della Bibbia dal greco, di Simmaco autore di una ulteriore versione dal greco della Bibbia, e della Vulgata Latina nome dato alla traduzione latina della Bibbia, e di alcuni frammenti aramaici.

Il fattore principale è la necessità di correggere immediatamente qualsiasi errore nel corso della lettura pubblica della Torà ed insistere che il baal korei ripeta le parole in modo corretto. Questo è necessario non solo per poter assicurare che la congregazione ascolti ogni parola della Torà originale, ma anche al fine di poter rilevare qualsiasi errore che si venga a produrre sul rotolo stesso. Secondariamente, se si rileva un qualsiasi errore - anche un piccolo errore di ortografia o una lettera talmente poco chiara da rendere difficile la lettura della parola da parte di un bambino di sette o otto anni, il rotolo deve immediatamente essere rimosso dalla Tevà, anche nel mezzo di una preghiera e sostituito con un altro rotolo. Per evitare che un rotolo al quale non sia stata ancora apportata la correzione, non si distingua dagli altri si usa coprirne il manto che ricopre la pergamena.

Esiste un'altra legge che fornisce una ulteriore assicurazione contro la possibilità di errore di scrittura che sta diventando popolare. La legge stabilisce che "un rotolo che deve essere corretto non può essere tenuto nell'Aron per un periodo superiore ai 30 giorni". Questo deve essere corretto o posto nella ghenizah, luogo dove si tengono i rotoii avvolti o squalificati, i libri e gli accessori di rito. Inoltre, tutti i rotoii devono essere saltuariamente consegnati ad un Sofer che effettui il controllo, poiché l'umidità o altre condizioni atmosferiche possono facilmente provocare la decolorazione delle lettere scritte.

La preparazione della pergamena, nonché la scrittura, viene eseguita ad opera di persone pie, qualificate ed erudite chiamate soferim, scribi. E' un'arte che richiede dedizione nonché grande forza di concentrazione.
Ci sono 5.888 versi e 79.976 parole nella Torà, ed occorre un Sofer estremamente qualificato che lavori otto ore al giorno, per circa nove mesi per completare la scrittura dei rotolo di pergamena.

Il Sofer non è solo uno scriba artistico. E' sopratutto un individuo estremamente pio, che dedica la sua vita al compito preciso ed esatto di assicurare che il rotolo di pergamena della Torà, dei tefillin e della mezuzah sia preparato e scritto con intenzioni sacre ed in assoluta conformità con le numerose norme. Il giudaismo può orgogliosamente affermare che il testo della Torà non ha mai subito modifiche, né vi sono stati errori di trasmissione da parte dello scriba che caratterizzano, invece, i testi più antichi ed i manoscritti medioevali. Di conseguenza si definisce il testo del Pentateuco come masoretico (letteralmente, "come originariamente tramandato").

Ad un Sofer non era permesso scrivere basandosi sulla propria memoria. Sebbene la maggior parte di essi conoscevano inevitabilmente il testo a memoria, dovevano ricopiare, parola per parola, da copie originali autorizzate. Questa legge viene, tuttora, rigidamente applicata.

La preparazione dei Rotolo della Torà

La Torà è scritta con una penna d'oca ottenuta dalle piume d'oca o di tacchino e con inchiostro la cui soluzione acquosa contiene noci di galla, solfato di rame, e gomma arabica.

La pergamena deve essere ottenuta lavorando la pelle di un animale permesso in cucina. Anche se l'animale è neveilah o terefah, cioè la cui morte sia soppraggiunta per cause naturali, o la cui macellazione non sia stata correttamente eseguita, o abbia avuto una qualche disfunzione organica, la sua pelle può, comunque, essere impiegata per il Sefer Torà.

La pelle dell'animale viene immersa nell'acqua per un giorno o due, e la carne che vi aderisce viene poi raschiata via. Viene, in seguito, macerata per una settimana in una soluzione a base di calce per eliminare i peli superflui che aderiscono alla pelle e viene poi seccata, lavata levigata, allungata in un particolare pressa e trattata al fine di renderla particolarmente bianca e piatta prima che le sue punte vengano tagliate dritte e quadrate. La superficie sulla quale si scrive è la stessa sulla quale avveniva originariamente la crescita dei peli dell'animale, non quella che aderiva alla carne.

L'intero procedimento di trattamento della pelle, nonché l'effettiva scrittura del rotolo, deve essere svolto lesheim mitzvah, con le sacre intenzioni di farne uso per un rotolo di Torà. Le singole pelli, chiamate yeriot (letteralmente, "tende"), vengono cucite insieme utilizzando fili di minugia provenienti dalle budella di ovini, chiamati ghidin. Affinché il testo abbia un bell'aspetto, esistono norme particolari relative alla disposizione. Il testo è distribuito in colonne di 42 righe.

Questo numero rappresenta il valore numerico della parola ebraica bam nella frase vedibarta bam ("E parlerai di loro") nel primo paragrafo dello Shema. Abitualmente si comincia ogni colonna con la lettera vav, in riferimento, mediante un gioco di parole, al vavei ha-amudim ("le vav delle colonne"), che si trova in Esodo 38:10. (il significato letterale di questa frase è "i capitelli delle colonne.")

Ci doveva essere almeno un’eccezione alla regola poiché, la primissima colonna della Torà non poteva cominciare con una vav data che la prima parola della Torà è Bereshit. Tal eccezione è stata estesa a cinque colonne, le cui iniziali sono bet, yod, hey, shin, mem, fino a formare la frase BeYáHSHerno - "Il Suo nome è Yah."

Ci sono norme relative anche alla larghezza dei margini che deve essere lasciato intorno al testo. Il margine inferiore deve esser più grande di quello che si trova nel bordo superiore del rotolo, poiché la mano entra in contatto con il bordo inferiore, ed il tallit o la manica di colui che legge la Torà potrebbe posarsi su di essa provocandone la cancellazione.

Il metodo preciso di scrittura di ogni lettera è stabilito e niente è lasciato allo stile individuale. Per assicurare che le righe siano dritte e che la fine di ognuna di esse sia perfettamente allineata al lato opposto, la legge stabilisce una procedura definita sírtut, "dentellatura", in conformità con la quale lo scriba disegna un bordo preciso intorno ad ogni riga e sotto ogni riga di ogni singola colonna, che fornisce una traccia che lo guidi.

Al fine di abbellire ulteriormente il manoscritto, sette lettere dell'alfabeto vengono ornate da corone decorative o da ghirigori, definiti tagghin, ogni qual volta queste si presentano. Le lettere sono shín, ayin, tet, nun, zayin, ghimmel, tzadi, alle quale ci si riferisce abitualmente mediante l'accorgimento mnemonico di unire le loro iniziali: shaatnezgatz.

A tale proposito esiste un bellissimo Midrash, dove si dice che quando Mosè morì, al suo arrivo in paradiso trovò D-o che componeva i tagghin su queste lettere. Quando chiese a D-o il perché di tale azione, questi gli ripose che un giorno, in futuro, un maestro unico nel suo genere, Rabbi Akivah, sarebbe nato in Israele ed avrebbe creato una miriade di tradizioni religiose legate ad ogni singola intrecciatura dei testo sacro. Per poter incrementare il desiderio di Akivah, D-o stava aggiungendo ulteriori decorazioni al testo!

Oltre alla bellezza intrinseca, questo Midrash ci porta il profondo messaggio che ogni generazione ha qualcosa da dare come eredità spirituale. Ogni generazione ha nuovi intuiti da rivelare, e non si potrà mai dire, parlando della Torà, che sia stata detta l'ultima parola e che il testo sia totalmente comprensibile - anche per Mosè! La Torà è eterna e non ha età.


Edizioni a stampa della Bibbia Ebraicacredits: wikipedia

La prima edizione a stampa della sola Torah apparve a Bologna il 26 gennaio 1482, corredata di vocali, accenti, targum (traduzione aramaica) e commento di Rashi. Editore fu Abraham ben Hayyim dei Tintori (Dei Pinti), di Pesaro, sulla base di un manoscritto spagnolo.

A latere di molte pubblicazioni parziali dei libri della bibbia, la prima edizione a stampa del completo testo ebraico è la Bibbia di Soncino (vicino a Cremona), in 3 volumi, realizzata nel 1488 dal giudeo Gherson Soncino.

La Bibbia di Berlino fu stampata a Brescia nel 1494. È una revisione della Bibbia di Soncino. Fu usata da Lutero per la traduzione dell'AT. Attualmente è conservata a Berlino, donde il nome.

Jacob Ben Hayyim Ibn Adonijah ha collezionato un vasto numero di manoscritti, secondo criteri a noi non noti con sufficiente chiarezza, organizzato il suo materiale e sistemato la Masorah nella seconda edizione della Bibbia Bomberg (Venezia 1524-25; la prima edizione del 1515-7 fu disconosciuta dai rabbini).

Inoltre, introducendo la Masorah al margine, compilò alla fine della sua Bibbia una concordanza tra le chiose masoretiche e aggiunse un'introduzione elaborata: il primo trattato sulla Masorah mai prodotto. Quest’opera è stata generalmente riconosciuta come il textus receptus della Masorah.

Dopo Ibn Adonijah, lo studio critico della Masorah è stato continuato da Elijah Levita, che pubblicò nel 1538 il Massoret ha-Massoret. Levita compilò anche una vasta concordanza Masoretica, il Sefer ha-Zikronot.
-Il Tiberias del successivo Buxtorf (1620) rese le ricerche di Levita accessibile ai studenti cristiani.
-Successivamente, Meïr b. Todros ha-Levi scrisse nel XIII secolo il Sefer Massoret Seyag la-Torah.
-Menahem di Lonzano scrisse un trattato sulla Masorah del Pentauteco intitolato Or Torah
-Jedidiah Solomon di Norzi scrisse lo Minat Shai, contenente note masoretiche di grande importanza basate su uno studio attento dei manoscritti.

Altre edizioni:

-Everard van der Hooght (1705, Amsterdam).
-Benjamin Kennicott (1776, Oxford), ripresa poi da Johann Bernard de Rossi (1784-8).
-Meir Letteris (1852, 1862).
-Seligman Baer e Franz Delitszch, 1869-1895.
-C.D. Ginsburg (1894; 1908-1926).

-Nel 1906 il biblista tedesco Rudolf Kittel (1853 - 1929) pubblicò la prima edizione della Biblia Hebraica (BH, più nota però come Biblia Hebraica Kittel, BHK), virtualmente identica alla Bomberg del 1524-5. Nel 1925 seguì la seconda edizione. La terza edizione della BHK (1937), realizzata dai collaboratori di Kittel in collaborazione con Paul Kahle, è invece basata sul Codex Lenigradensis.
-Umberto Cassuto (1953, basata sulla Ginsburg ma rivista a partire da A (che ebbe il permesso di studiare     personalmente ), L e di altri manoscritti).
-Norman Snaith (1958).
-Koren (1966).
La Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS=BH4) è una revisione della BH3, e dunque basata su L, realizzata originariamente (1966) da Karl Elliger e Wilhelm Rudoph della Deutsche Bibelgesellschaft di Stuttgart (Stoccarda, D). Ad essa sono seguite altre tre edizioni (1977, 1983, 1990). Attualmente costituisce il Tectus Receptus, di riferimento, per le varie edizioni ebraiche e per le traduzioni dell'AT delle Bibbie cristiane.

-Aron Dotan (1974, 2001).
-Mordechai Breuer (1977-1982).
-La Biblia Hebraica Quinta (BHQ), realizzata da più di venti studiosi, è una collana in corso di pubblicazione (finora pubblicato solo Megillot 2004). Non contiene un testo eclettico, derivato dal confronto dei vari manoscritti, ma riporta L come testo di riferimento. L’opera tiene tiene conto del fatto che per diversi libri biblici, almeno in alcune loro parti, sono disponibili versioni più antiche ma non ebraiche.
- The Hebrew University Bible Project (HUB) è un’editio maior, contenente cioè tutti i testimoni ebraici antichi, tutte le versioni (spesso più antiche dei testimoni ebraici), tutte le citazioni rabbiniche o di altra provenienza, spiegazioni e annotazioni. Codice di riferimento è quello di Aleppo. Pubblicati fino al 2004 Isaia (1995), Geremia (1997), Ezechia (2004).

La LXX (settanta) I più antichi manoscritti dell'Antico Testamento greco, vale a dire la LXX, sono:
  • frammenti di Levitico e Deuteronomio, risalenti al II secolo a.C. (Rahlfs nn. 801, 819, e 957),
  • frammenti del I secolo a.C. diGenesi, Levitico, Numeri, Deuteronomio e Profeti Minori (Rahlfs nn. 802, 803, 805, 848, 942, e 943).

Edizioni Il testo critico (cioè che tiene conto delle varianti dei principali testimoni) usato attualmente come modello per il testo dell'Antico Testamento in greco, cioè la Settanta è l'edizione realizzata nel 1935 dal filologo tedesco Alfred Rahlfs Septuaginta, id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX interpretes (detta comunemente Bibbia Rahlfs) Nel 1898 usciva la prima edizione del Novum Testamentum Graece (NTG) di Eberhard Nestle (1851-1913), che ebbe moltissime edizioni successive. Deriva dal confronto del testo delle edizioni Tischendorf, Westcott-Hort e Weymouth (abbandonata poi dal 1901 a favore della Weiss).

A partire dalla edizione del 1927 il figlio Erwin Nestle aggiunse un apparato di critica testuale. Dalla edizione del 1952 divenne co-redattore Kurt Aland (1915-1994), che revisionò il testo alla luce dei manoscritti che erano stati ritrovati nel XX secolo.

Nel 1955 si costituì il comitato editoriale del Greek New Testament (GNT). Originariamente era composto da M. Black; Kurt Aland; B. M. Metzger; A. Wikgren; A. Vööbus, sostituito poi da Carlo Maria Martini. Dal 1982 ne entrarono a far parte anche B. Aland e J. Karavidopoulos. Tale comitato produsse nel 1966 una edizione critica detta appunto
Greek New Testament (GNT) o anche UBSE, United Bible Societies Editions L’edizione del 1975 del GNT raccoglie il lavoro svolto in preparazione alla 26a edizione del NTG. In tal modo, il testo della GNT3 e della NTG26 (=NA26) è dunque lo stesso, sebbene le due edizioni dispongano di un apparato critico diverso: il GNT, pianificato per i traduttori, offre un apparato di varianti solo per una scelta di passi, nel quale ogni variante è documentata; il NTG invece illustra criticamente il formarsi del testo, offrendo un apparato che riguarda il testo in tutta la sua ampiezza e abbraccia in particolare la tradizione più antica, senza tuttavia fornire una documentazione completa.

In seguito a un accordo fra il Vaticano e le United Bible Societies protestanti, l’identico testo delle due edizioni è alla base di tutte le nuove traduzioni e revisioni che avvengono sotto il loro controllo.

Le attuali edizioni del GNT4 e NTG27 riportano ampliamenti e modifiche solo nell’apparato critico, riproponendo ancora il medesimo testo del 1966.
Fonti del NT I manoscritti del NT che ci sono pervenuti sono 5.300 in greco,10.000 della Vulgata Latina, 9.300 di altri; in totale sono 24,000 copie la maggior parte delle quali antecedenti al 400 d.C.

I manoscritti del NT presentano molte più discordanze tra essi di quanto non avvenga per i testi ebraici della Bibbia.

La cause di tali diversità di lezioni sono riconducibili a confusione di lettere, stanchezza del copista, mancanza di una luminosità adeguata, corruzione del supporto testuale, ma ad essi va affianca una consapevolezza dell’immutabilità del testo recepito sicuramente minore di quella che ne avevano i colleghi giudei.

Fa sorridere l’avvertimento di uno scriba in margine al testo di Eb 1,3 nel Codice Vaticano: αμαθεστατε και κακε αφες τον παλαιον μη μεταποιειa, “sciocco e cattivo, lascia il (testo) vecchio, non elaborare!”. Come è noto, i divieti sorgono laddove le violazioni sono tutt’altro che sporadiche.

In tutti questi manoscritti sono state riscontrate quasi 150.000 varianti il 99% delle quali però sono poco o per nulla significative. Solo 50 varianti sono significative ma tutte insieme non modificano la dottrina tradizionale della Chiesa. I Manoscritti anteriori al 600 sono 230. ( cf. : McDowell, Evidence That demands a Verdict, vol.1, 1972 pgs.40-48; and Time, January 23, 1995, pg.57).

Questi 230 comprendono 192 manoscritti NT in greco, 5 Lezionari in greco che contengono le scritture e 33 traduzioni del NT dal greco (Aland 1987:82-83). [per un elenco utile consulta : La Parola  ]

Oltre i 24,000  ve ne sono altri 15.000 copie delle varie versioni in latino e aramaico-siriaco , alcune forse anteriori al 150 come la Peshitta (150-250 ) (McDowell 1972:49; 1990:47).
Versioni : Copta , III sec., Armena(400), Gotica (IV sec), Georgiana (V sec), Ethiopica (VI sec.), and Nubiana (VI sec.) (McDowell 1972:48-50).

Abbiamo poi 2,135 lezionari ( libri liturgici che contengono le scritture ) catalogati del VI secolo (McDowell 1972:52). Sulla autorità dei testi abbiamo 86.489 citazioni fatte dai primi Padri della Chiesa nei loro scritti .
Clemente (30-95) ne cita diverse sezioni, . Ignazio (70-110) che conobbe i 12 Apostoli cita 15 libri dei 27 che ne circolavano come ufficiali. Policarpo (70-156) era discepolo di Giovanni e cita il NT in molte parti.
La ricerca è di Dean Burgon. (McDowell 1990:47-48; 1991:52).

Sono 32,000 le citazioni del Nt negli scritti antecedenti il Concilio di Nicea nel 325 (Mcdowell Evidence, 1972:52). Un altro ricercatore, Sir David Dalrymple, ha scoperto che negli scritti del II e III secolo in NT è citato per intero eccetto 11 versetti (McDowell 1972:50-51; 1990:48)

Tutti questi manoscritti , possiamo domandarci, quanto sono simili a quelli originali?

La grande quantità dei testimoni degli stessi eventi , 24000 copie , ci permette un vasto studio critico che, paragonandolo a quanto possiamo fare con altri testi antichi, ci permette di avvicinarci ai testi originali in modo assolutamente sicuro ed accettabile. Pensiamo che della Historia di Erodoto possediamo solo 8 manoscritti ,5 di quelli di Cesare e 7 di Plinio.

Tipi di manoscritti
Papiro Rylands -p52

I manoscritti del NT che ci sono pervenuti sono distinguibili in base al materiale del supporto, al tipo di scrittura, alla forma del supporto.

In base al materiale del supporto possono essere:

-papiri, ricavati dall'omonima pianta, usati fino al V secolo.

-pergamene, cioè scritti su pelle di pecora conciata, usata dal V al XII secolo, quando venne progressivamente sostituita dalla carta.

In base al tipo di scrittura possono essere:

-onciali (o unciali, nella forma latinizzante), precedenti al X secolo, scritti in maiuscole greche, senza alcuno stacco fra le differenti parole (scriptio continua) e con poca distanza anche fra le diverse righe. Sono 274 sono i principali manoscritti onciali ancora esistenti;

-corsivi, in piccole lettere greche, è una forma di scritto nella quale le lettere sono connesse come nella nostra calligrafia corsiva, senza interruzioni per parole o versi. A partire dal X secolo ha progressivamente sostituito lo stile onciale. È chiamata anche scrittura minuscola.

In base alla forma del supporto possono essere:

-rotoli: il testo è scritto su su più colonne su una lunga striscia orizzontale, solo su un lato, per essere letto va avvolto in un senso o nell'altro. Nelle sinagoghe ebraiche i libri della Torah sono su rotoli.

-codici: cioè gli attuali libri, sono singoli fogli puntati su un fianco e scritti in entrambi i versi. Tale sistema soppiantò tra il II-V secolo i rotoli: il codice è più maneggevole, più facile da consultare (si legge senza bisogno di utilizzare due mani, resta aperto da solo), i riferimenti sono fatti in modo più semplice numerando le pagine, contiene più testo rispetto al rotolo essendo scritto su entrambi i lati.

I manoscritti più antichi
I più antichi del Nuovo Testamento sono i seguenti:

  • Magdalene Ms (Matteo 26) databile 50-60 d.C. e quindi probilmente coesistente agli originali.
  • papiro 7Q5, ritrovato nelle grotte di Qumran e datato entro il 50-58 d.C.. Contiene poche lettere (9 identificabili con certezza) che secondo Padre José O’Callaghan (1972) corrispondono a Mc 6,52-53. Ernest Muro (1997) ha invece attribuito il frammento a Gen 46,20 (LXX). Probilmente coesistente agli originali.
  • papiro p52 (Rylands): datato tra il 120-130 circa, è un frammento di un singolo foglio contenente nel fronte e retro 5 versetti di Giovanni (18,31-33;37-38). Originario dell'Egitto, è attualmente conservato a Manchester.
  • papiro p66 (Bodmer II): datato al II secolo, contiene in 104 pagine danneggiate parti del vangelo di Giovanni: i primi 14 capitoli quasi completi e parti degli altri 7. È attualmente conservato a Cologny, presso Ginevra.
  • papiro p45 (Chester Beatty I): datato inizio del III secolo, contiene in 55 fogli ampi frammenti dei Vangeli. Conservato a Dublino.
  • Diatessaron di Tatian (Vangeli) 200 d.C.
  • papiro p46 (Chester Beatty II): datato inizio del III secolo, contiene in 86 fogli frammenti del corpus paolino più della lettera agli Ebrei.
  • papiro p72 (Bodmer VIII): III-IV secolo, contiene frammenti delle epistole cattoliche più altri testi patristici. I fogli delle lettere di Pietro sono presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre il resto è conservato a Cologny, presso Ginevra.
  • papiro p75 (Bodmer XIV-XV): inizio del III secolo, contiene in 27 fogli ampi frammenti di Luca e i primi 14 capitoli di Giovanni. È attualmente conservato a Cologny, presso Ginevra.

Classificazione dei manoscritti

Papiro Bodmer

A partire dal XIX sec. i manoscritti sono stati raggruppati in quattro famiglie:

-occidentali, indicati con la sigla delta Δ: sono i testimoni più antichi, chiamati così poiché la maggior parte di essi sono stati trovati nel territorio di quello che fu l’impero romano d’occidente;

-alessandrini (beta, B): sono i testimoni successivi più antichi, legati alla città egiziana;

-bizantini (o siriaci, o antiocheni, o A): sono la maggior parte dei testimoni disponibili a partire dal IX secolo;

-neutrali: sono anch'essi legati alla città di Alessandria d'Egitto.

La prima classificazione dei manoscritti risale al tedesco Johann Jacob Wettstein (1693-1754), il quale, conoscendo circa 200 manoscritti, realizzò una duplice classificazione per i codici maiuscoli (onciali) e per minuscoli (corsivi). Designò i codici maiuscoli con lettere maiuscole, in ordine alfabetico, tassonomia tuttora prevalente.Sono cinque i manoscritti della Bibbia in greco parzialmente completi , tutti maiuscoli e su pergamena.



Codice Vaticano B greco-latino. La redazione del manoscritto non può essere anteriore al V secolo, di contro il testo greco da cui è stato copiato è antico, anzi antichissimo, soprattutto per ciò che concerne il vangelo di Luca, probabilmente il più antico di tutti quelli riportati nel codice. Molto si è discusso sulla sua provenienza e la sua origine: Egitto, Roma, sud Italia, Sicilia, Sardegna e nord Africa

Codice Alessandrino A (A, da non confondere con l’omonimo codice ebraico di Aleppo), datato inizio o metà del V secolo, contiene quasi l’intera Bibbia: risultano perdute alcune parti più o meno ampie di Gen, 1Re, Sal, quasi tutto Mt, Gv, 2Cor. In appendice sono presenti alcuni scritti apostolici Originario di Alessandria d’Egitto, donde il nome, è attualmente conservato al British Museum;

Codice Vaticano (B)Composto probabilmente in Egitto nel IV secolo, contiene quasi tutta la Bibbia: nei 759 fogli risultano perdute alcune parti più o meno ampie di Gen, 2Re, Sal, Eb, lettere paoline e Ap. Mancano completamente 1-2 Mac. In appendice sono presenti alcuni scritti apostolici. Considerato il più autorevole manoscritto, di base per le moderne edizioni critiche, è attualmente conservato nella Biblioteca Vaticana;

Codice di Efrem (C) Così detto perché fu cancellato nel XII secolo per lasciar posto ai testi del teologo siriano Efrem; parti della sottoscrittura sono ancora leggibili. Si crede che appartenga al V secolo, forse ad un periodo leggermente precedente rispetto al codice A. In origine conteneva tutto il testo biblico ma ora rimangono solo porzioni di tutti i libri. Attualmente è conservato a Parigi;

Codice di Beza (D) o Cantabrigiensis (di Cambridge)Così chiamato perché appartenne al calvinista Teodoro di Beza, dopo essere stato sottratto a un monastero di Lione dagli ugonotti. Contiene i Vangeli e gli Atti sia in greco che in latino. Risale al V secolo, originario probabilmente dall’Egitto o dall’Africa del nord. Attualmente è conservato a Cambridge;

Codice Sinaitico (S o א) codiceRisalente alla metà del IV secolo. Fu progressivamente ritrovato da Costantino von Tischendorf nella biblioteca del monastero di Santa Caterina presso il monte Sinai, a partire dal 1844, con una serie di peripezie romanzate che rasentano l’onirico. Attualmente è conservato presso il British Museum.

Originariamente conteneva tutta la Bibbia: nei 346 fogli che compongono il codice risultano mancanti diversi brani più o meno ampi di Gen, Nm, 1Cr, Esd, Lam. Il NT è completo.

Nuova Classificazione
Solo nel 1908 venne elaborata una nuova classificazione ad opera di Caspar René Gregory (1846-1917), americano di nascita, tedesco di elezione (morì durante la prima guerra mondiale, combattendo come volontario dalla parte dei tedeschi; si era arruolato a sessantotto anni). Gregory compilò una nuova lista di sigle che viene usata ancora oggi. In base a questo sistema la classificazione è la seguente:

- I papiri vengono designati con la sigla P seguita da un numero ad esponente (anche se spesso per viene lasciato indicato sulla linea base).
- I codici in maiuscola con uno zero premesso a un numero, mantenendo però anche le lettere alfabetiche del Wettstein e dei suoi successori fino a 045 ( = 01, A = 02, ecc.).
- I codici in minuscola con numeri arabici (1, 2, 3, ecc.).
- I lezionari con numeri arabici preceduti dalla lettera l (l1, l2, ecc.).

Rotolo della città di Ossirinco Egitto - 68-70 d.C. - Vangelo di Giovanni

Manoscritti dei primi cinque secoli che contengono almeno un versetto del libro, ordinati secondo la data del manoscritto ( il secolo in numeri romani seguito dal codice del manoscritto) .

Matteo
II: p104
II/III: p64 p77 p103
III: p1 p45 p53 p70 p101 0212
III/IV: p37 p102
IV: p25 p35? p62 p71 p86 p110 ÀB 0171 0231 0242
IV/V: p19 p21 0160
V: CW
Marco
III: p45 0212
IV: p88 ÀB 0188
IV/V: 059 0214
V: ACW 069 0274 l1043
Luca
III: p4 p45 p69 p75 p111 0212
III/IV: p7?
IV: ÀB 0171
IV/V: p82 0181
V: ACQTW 0182 0267 l1043
Giovanni
II: p52 p90
II/III: p66
III: p5 p9 p22 p28 p39 p45 p75 p80 p95 p106 p107 p108 p109 0212
III/IV: 0162
IV: p6 ÀB 0258
V: p93 ACQTW 068 0216 0217 0218 0264 0301

Atti
II/III: 0189
III: p29 p53 p91
III/IV: p38
IV: p8 ÀB
IV/V: p50 p57
V: p112 AC 077 0165 0166 0175 0236 0244

Romani
II/III: p46
III: p27 p40 p113 0220
IV: p10 ÀB 0221
IV/V: p99 0219
V: AC 048 0172

1Corinzi
II/III: p46
III: p15
IV: ÀB 0185
IV/V: 0270
V: p14 ACI 048 0201

2Corinzi
II/III: p46
IV: ÀB
IV/V: p99
V: ACI 048

Galati
II/III: p46
IV: ÀB
IV/V: p51 p99 0176
V: ACI 062 0174 0254 0261

Efesini
II/III: p46
III: p49
III/IV: p92
IV: ÀB 0230
IV/V: p99
V: ACI 048
Filippesi
II/III: p46
III/IV: p16
IV: ÀB
V: ACI 048

Colossesi
II/III: p46
IV: ÀB
V: ACI 048

1Tessalonicesi
II/III: p46
III: p30 p65
IV: ÀB
V: ACI 048 0226

2Tessalonicesi
III: p30
III/IV: p92
IV: ÀB
V: ACI

1Timoteo
IV: À
V: ACI 048 061

2Timoteo
IV: À
V: ACI 048

Tito
II/III: p32
IV: À
V: ACI 048 0240

Filemone
III: p87
IV: À
V: ACI 048

Ebrei
II/III: p46
III: p12 p114
III/IV: p13
IV: p17 p89 ÀB 0228
V: ACI 048 0227 0252

Giacomo
III: p20 p23
III/IV: p100
IV: ÀB
V: AC 048 0173

1Pietro
III/IV: p72
IV: p81 ÀB 0206
V: AC 048

2Pietro
IV: ÀB
V: AC 048
1Giovanni
IV: ÀB
V: AC 048

2Giovanni
IV: ÀB
V: AC 048

3Giovanni
IV: ÀB
V: AC 048

Giuda
III/IV: p72 p78
IV: ÀB
V: AC

Apocalisse
II: p98?
III: p47 p48
III/IV: p18 p115
IV: p24 0169 0207
IV/V: p85
V: AC 0163

Edizioni a stampa della Bibbia cristiana.
-Malermi e Niccolò Jenson-Venezia 1471- in italiano
-La poliglotta Complusentian (dal nome latino della città spagnola di Alcalà) è la prima edizione critica stampata, terminata nel 1514, ma pubblicata nel 1520, realizzata dal card. Francisco Jiménez de Cisneros (Ximenes). Conteneva l’AT in ebraico, greco, latino, il pentateuco aramaico. Il testo greco della Settanta era quello secondo la recensione di Origene nell'Esapla.
- Sante Pagnini (AT in latino)
-L’editore tedesco Johann Froben, volendo battere sul tempo la pubblicazione della Complusentian, commissionò la composizione di un testo greco all’umanista Erasmo, che portò precipitosamente a termine il lavoro tra il 1515-16 (1518; 1522), inserendo tra l’altro in molti passi un testo retrovertito dal latino (!). Nonostante l'imperfezione del lavoro, per la fama del curatore fu per i secoli successivi considerata textus receptus, cioè ufficiale.
-L'Edizione Aldina (dal curatore Aldus Manutius), pubblicata a Venezia nel 1518. L'editore sostenne che l'opera si basava su antichi manoscritti, senza però specificare quali. Il testo comunque è molto vicino al Codex Vaticanus
-Antonio Brucioli -1530 AT e 1532 NT - in italiano
-1534, di Simon Colinaeus.
- Sante Marmochino 1536
-Robert Estienne (Stephanus) del 1550, che introdusse a partire dalla edizione 1551 la numerazione dei versetti come la conosciamo oggi.

1559 e 1564 Proibizione della Curia Romana di leggere la Bibbia in lingua corrente senza permesso speciale

-1586, edizione romana o sistina del card. Caraffa.
L'Edizione Romana o Sistina riproduce quasi esclusivamente il Codex Vaticanus. La sua realizzazione fu diretta dal Cardinal Caraffa e vide la luce nel 1586, sotto il patrocinio di papa Sisto V. L'opera aveva come intento principale quello di coaudiuvare la revisione della Vulgata, indetta dal Concilio di Trento, che fu terminata nel 1592 (è la cosiddetta Vulgata Clementina).
-1565, 1611, di Theodoro di Beza.
- Giovanni Diodati 1607 in italiano dai testi originali in ebraico e greco
-1675, di John Fell.
- 1689-1693, di Richard Simon 1689-1693.
- L'edizione di Grabe fu pubblicata a Oxford tra 1707 e 1720. Riproduce, in maniera imperfetta, il Codex Alexandrinus.

1757 decreto che facilita  la lettura della Bibbia in lingua corrente

L'edizione Sistina subì numerose revisioni ed edizioni, tra cui:
- l'edizione di Holmes e Pearsons (Oxford, 1798-1827);
- la settima edizione di Tischendorf, apparsa a Leipzig (Lipsia) tra 1850 e 1887;
- l'edizione di Swete (Cambridge, 1887-95, 1901, 1909).
- 1734, di Johann Albrecht Bengel, che applicò il noto principio della lectio difficilior (tra due lezioni discordanti va preferita come originale quella più difficile, difficilmente frutto di elaborazione di un copista).
-1751-2, di Johann Jakob Wettstein.
- 1773 Malerma-italiano
- 1775-1777, di Griesbach.
- Antonio Martini 1782-92
-1831, di Karl Lachmann.
-1894, edizione Scrivener.
- 1841, 1872, editio maior(cioè contenente tutte le varianti dei manoscritti) di Costantin von Tischendor, basatosi sul codice Sinaitico da lui ritrovato.
- 1881, di Alexander Souter.
- 1881, fondamentale l’edizione di Brooke Foss Westcott e Fenton John Anthony Hort (detta dunque Westcott-Hort, WH), che preferirono ai tardi e variegati manoscritti bizantini il Codice Vaticano. Fu considerata textus receptus.
-1889, di William Sanday, mise in luce le differenze tra la Stephanus e la Westcott-Hort.
- 1892, di Albert Huck.
- 1902-1913, di Hermann Freiherr von Soden.
- 1894, di Bernhard Weiss.
- 1920, di Heinrich Joseph Vogels.
- 1931 edizione che al tempo del Concilio Vat II sarà la Bibbia a mille lire
- 1933, di Augustinus Merk, con testo greco e latino, ebbe grande diffusione in campo cattolico. Contiene un testo eclettico che privilegia la tradizione alessandrina.
- 1936 Marco Sales
- 1943, di José Maria Bover, che preferisce la tradizione alessandrina;
-1957-58 Bibbia Salani,prima Bibbia completa tradotta in italiano dai testi originali a cura del Pontificio Istituto          Biblico
- 1961, di R. V. G. Tasker.
-1961 Bibbia dell'Editrice Fiorentina
- 1968-Bibbia Concordata
- 1974 Sacra Bibbia C.E.I.
- 1974 Bibbia di Gerusalemme
_ 1976-1979 TOB
- 1982, di Zane C. Hodges e Arthur L. Farstad, che preferiscono la tradizione bizantina;
- 1982, di Reuben J. Swanson.
- 1984 Nuovissima Versione italiana
- 1985 Bibbia Interconfessionale
- 1986 Nova Vulgata

-1992 -Novum Testamentum graece et latine, a cura di A. MERK, Roma, Pontificio Istituto Biblico,
- 1992 . Testo greco e Vulgata (nella 2ª ed. della Sisto-Clementina, 1592)
- 1995 La Bibbia Piemme

1999 Novum Testamentum graece , ed. NESTLE – ALAND, a cura di K. ALAND - M. BLACK - C. M. MARTINI - B. M. METZGER - A. WIKGREN, Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft, 1999. Con apparato critico. Attualmente costituisce il Tectus Receptus per le varie edizioni e traduzioni del NT.




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