IL SALTERIO NELLA BIBBIA
Il
libro dei salmi , o "Salterio",
appartiene alla terza sezione della Bibbia Ebraica TANAK : gli "Scritti".
Consta di 150 salmi ed è diviso in 5
parti come la "Torah"(il "Pentateuco").
I-sal. 1-41
II-sal. 42-72
III-sal.73-89
IV-sal.90-106
V-sal.107-150.
A seconda della edizione della Bibbia in cui il libro è inserito c'è una diversa numerazione
dei 150 salmi
TESTO MASORETICO EBRAICO ( TM )
Ai salmi .............
Sal 1-8
Sal 9-10 uniti
Sal 11-113
Sal 114-115
Sal 116
Sal 117-146
Sal 147
Sal 148-150
TESTO DELLA LXX (GRECO) e DELLA VULGATA (LATINO)
.......... Corrispondono i salmi:
Sal 1-8
Sal 9
Sal 10-112
Sal 113a-113b
Sal 114-115 uniti
Sal 116-145
Sal 146-147 uniti
Sal 148-150.
Nella Bibbia Cattolica normalmente vi sono le due
numerazioni: la prima è quella del TM e la seconda,
tra parentesi, quella della LXX.
Le Bibbie Ebraiche seguono la numerazione del TM. Le cattoliche seguono il TM e mettono tra parentesi
la numerazione della LXX.
I Protestanti seguono la LXX.
Nella Liturgia delle Ore viene seguita la numerazione del TM.
Che cosa sono i salmi?
Il libro dei salmi è una raccolta di 150 preghiere chiamato anche Salterio.
Gli
ebrei considerano questi 150 Salmi " Parola di rivelazione divina" per questo il libro fa parte del canone biblico.
Il termine "salterio" è la semplice traslitterazione della parola greca psalmès, che significa un canto da eseguirsi con accompagnamento
musicale e tutta la raccolta viene chiamata psalterion,
termine greco che indica uno strumento a corde di cui ci si serve per
accompagnare il canto (Dn 3,5.7.10.15).
Nella Bibbia ebraica per designare i salmi si usa il termine tehillim,
una forma plurale anomala del sostantivo femminile tehilla, che significa
lode e l'insieme dei salmi sefer tehillim, "libro delle
lodi".
La tradizione greca dunque offre un'indicazione relativa alla forma,
mentre quella ebraica si interessa piuttosto dei contenuto dei salmi:
al di lè dei fatto che siano canti, accompagnatè o meno dalla musica,
i salmi sono lodi.
La forma poetica dei salmi.
Per introdursi alla lettura dei salmi è indispensabile conoscerne
la forma, la struttura e la funzione.
La ritmica poetica
Come è noto, la metrica semitica noti si lega tanto alla quantità
delle sillabe quanto piultosto all'impasto sonoro, all'intensità
tonica delle sillabe, al loro dosaggio con le pause.
Il mixing di toni e sonorità compone una specie
di primordiale diagramma musicale. La perfezione dei ritmi è poi esaltata dalle allitterazioni,
dalle onomatopee, dalle allusivitá lessicali, dalla costanza
di alcuni schemi - come il classico 3 - 3 accenti o lo spezzato 3 +
2 della qinah o elegia - da originali e sorprendenti alternanze
verbali di perfetti e imperfetti, da sapienti rnontaggi di scene, ecc.
Si può, così, individuare un impianto strutturale talora
evidente, altre volte più faticoso da dipanarsi, ma estremamente
importante per determinare il flusso del pensiero e della poesia.
Il parallelismo
I salmi hanno poi un loro
ritmo interno segnato dalle
leggi poetiche classiche della poetica semitica:
Il parallelismo non è un elemento esclusivo della poesia ebraica, ma
è un fenomeno presente in tutto il mondo semitico (e non solo) e comunque
centrale all'interno del Salterio. Il principio del parallelismus membrorum
è semplice: due frasi sono accostate l'una all'altra in modo da determinare
un rapporto che puè essere di somiglianza, di complementaritè o di opposizione,
come viene mostrato dai seguenti esempi:
parallelismo sinonimico:
"Ripenso a tutte le tue opere,// medito sui
tuoi prodigi" (Sal 143,5);
parallelismo antitetico ( antinomico) :
"Chiunque spera in te non resti deluso, \/ sia confuso chi tradisce
per un nulla" (Sal 25,3);
parallelismo sintetico:
"Benedici il Signore, anima mia, // non dimenticare tanti suoi benefici"
(Sal 103,2).
Da questo fenomeno linguistico si deduce un fatto interessante, e cioè
la consapevolezza, ricuperata dalla linguistica contemporanea, che l'unitè
fondamentale del linguaggio umano non è il singolo termine, il vocabolo,
ma la frase.
A partire da questa concezione va compreso il parallelismo
nei salmi (e in genere nella poesia dell'AT). Ciè su cui il parallelismo
poi attira l'attenzione è il rapporto che si stabilisce tra le frasi,
un rapporto che spesso non è evidente e va esplicitato a livello interpretativo.
Non si tratta semplicemente di ripetere una frase due volte in modo
simile, ma di comprendere che cosa la seconda parte aggiunge alla prima
e interpretare l'incremento di significato che deriva proprio dall'accostamento
di due espressioni, dal loro rapporto che non è mai solo di somma o di sintesi. §
Il parallelismo è una tecnica linguistica
per esplorare una idea o una immagine, per farne esplodere le
potenzialità e le dimensioni semantiche.
Dalla pura sinonimìa verbale:
Sal 6,2 Signore, non punirmi nel tuo sdegno,// non castigarmi nel tuo furore.
Sal 19,2 Ti ascolti il Signore nel giorno
della prova, //ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. // 3
Ti mandi l'aiuto dal suo santuario e dall'alto di Sion ti sostenga.
alla sinonimìa simbolica:
Sal 52,7 Perciò Dio ti demolirà
per sempre, // ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda e // ti
sradicherà dalla terra dei viventi.
alla antitesi e sintesi:
Sal 1,6 Il Signore veglia sul cammino dei
giusti, \/ ma la via degli empi andrà in rovina.
Sal 9,8 Ma il Signore sta assiso in eterno;// erige per il giudizio il
suo trono
alla progressione:
Sal 1,1 Beato l'uomo che non segue il consiglio
degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia
degli stolti;
2 ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno
e notte
al climax:
Sal 28,3 Il Signore tuona sulle acque, --> il
Dio della gloria scatena il tuono, il Signore, sull'immensità
delle acque.
Sal 77,8 Forse Dio ci respingerà
per sempre, --> non sarà più benevolo con noi?
9 È forse cessato per sempre il suo amore, --> è finita la
sua promessa per sempre?
10 Può Dio aver dimenticato la misericordia, -->aver chiuso nell'ira
il suo cuore?
Il ritornello
Un altro procedimento stilistico frequente è il ritornello, il quale
puè svolgere differenti funzioni.
Puè servire da inclusione (Sal 8,2.10;
118,1.29)
Sal 8,2 O Signore,
nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la
tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici
e ribelli.
4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la
luna e le stelle che tu hai fissate,
5 che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il Figlio dell'UOMO perché te ne curi?
6 Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria
e di onore lo hai coronato:
7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8 tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della
campagna;
9 Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono
le vie del mare.
10 O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta
la terra.
o come mezzo per separare differenti strofe (41,6.12; 42,5).
Sal 41,1 Al maestro del coro. Maskil. Dei
figli di Core.
2 Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela
a te, o Dio.
3 L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e
vedrò il volto di Dio?
4 Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre:
«Dov'è il tuo Dio?».
5 Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla
avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa.
6 Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto
e mio Dio.
7 In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese
del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
8 Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi
flutti e le tue onde sopra di me sono passati.
9 Di giorno il Signore mi dona la sua grazia di notte per lui innalzo
il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente.
10 Dirò a Dio, mia difesa: «Perché mi hai dimenticato?
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».
11 Per l'insulto dei miei avversari sono infrante le mie ossa; essi
dicono a me tutto il giorno: «Dov'è il tuo Dio?».
12 Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto
e mio Dio.
Sal 42,1 Fammi giustizia, o Dio, difendi
la mia causa contro gente spietata; liberami dall'uomo iniquo e fallace.
2 Tu sei il Dio della mia difesa; perché mi respingi, perché
triste me ne vado, oppresso dal nemico?
3 Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi
portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
4 Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo.
A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio.
5 Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto
e mio Dio.
Nel salmo 135 la ripetizione di "eterna
è la sua misericordia" ha piuttosto una
funzione litanica.
Sal 135,1 Alleluia. Lodate il Signore perché
è buono: perché eterna è la sua misericordia.
2 Lodate il Dio degli dèi: perché eterna è la sua
misericordia.
3 Lodate il Signore dei signori: perché eterna è la sua
misericordia.
4 Egli solo ha compiuto meraviglie: perché eterna è la
sua misericordia.
5 Ha creato i cieli con sapienza: perché eterna è la sua
misericordia.
6 Ha stabilito la terra sulle acque: perché eterna è la
sua misericordia.
...
Il Merismo
(o espressione polare) , un modo di esprimere la totalitè
mediante la menzione dei due estremi, ad es.
"cielo
e terra", "notte e giorno" (Sal 22,3; 88,2),
"quando mi siedo e quando
mi alzo" (139,1-3).
"io
sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine"
Immagini e simboli Nuovo Diz. di Teol.
Biblica -Paoline
Nel linguaggio poetico le immagini non sono un puro rivestimento esterno
di idee o un ornamento, ma sono connesse con la percezione poetica della
realtè. Il linguaggio simbolico è quello primario dell'esperienza
religiosa, quindi è il linguaggio ideale della preghiera.
Caratteristica
del linguaggio simbolico è di essere polisemantico, cioè aperto contemporaneamente
a diversi significati .In esso si passa dal senso primo dell'immagine
ad un secondo livello significativo: per es. l'acqua puè essere sia
segno di vita che simbolo di Dio.
Dice Ravasi :
" Il poeta inglese Th. S. Heliot ha chiamato il mondo letterario dei Salmi « il giardino dei simboli e dell'immaginazione » in cui è difficile mettere ordine alla maniera occidentale.
...La conoscenza biblica è simbolico-poetica, è una «
conoscenza-esperienza saporosa, affettiva, operativa » (Maritain).
Ci sono, quindi, problemi di versione, di filologia, di montaggio, di
analisi comparata; c'è l'irnprevedibilità dei collegamenti
per assonanza fonetica nell'originale; c'è la libertà
del ragionamento semitico (che non è rigoroso come quello
della filosofia greca); c'è l'importanza del ' mito e del
simbolo..."
1-La simbolica teologica usa come via privilegiata l'antropomorfismo.
Appare, così, la tradizionale descrizione dell"organismo'
di Dio (faccia, naso, labbra, braccio, mano, piede, occhio, dito, orecchio,
viscere ... ) e della sua 'psicologia' (gioia, ira, vendetta, indignazione,
pentimento, amore, ebbrezza, trìstezza ... ).
L'antropornorfismo
conosce anche la delicatezza: pensiamo agli archetipi psicoanalitici,
paterno e materno (Sali 27,10; 103,13;etc.).
2-La simbologia ilemorfica.
il cosmo intero parla di Dio ed è
alservizio del « Dio delle vendette ». La tempesta (Sal
29), le nubi (Sal 18; 68), il cocchio divino delle acque (Sal 65), le
costellazioni che nascono dalle sue dita (Sal 8), il cosmo come armatura
divina nella sua lotta contro il male sono alcune di queste applicazioni
simboliche. Anche lo schema militare produce delinizioni di Dio
come scudo, roccia, fortezza, rocca, baluardo, istruttore inilitare,
gericrale in ispezione, ecc.
Se per decifrare il mistero di Dio si usava l'uomo, per definire quello
dell'uomo si usa spesso l'animale.
Il simbolo antropologico è accompagnato, allora, da un vero e
proprio bestiario (Sal 104). La cerva che si lamenta (42,2) la rondine
e ifl suo amore per il nido (84,4), il gregge (23), l'aquila el'ombra
delle ali (36,8-9), l'ignoranza ebete dell'ippopotamo etc. sono alcune
immagini con cui si disegna l'esperienza intima dell'orante.
Altre volte
si è trasportati in una scena di caccia in cui la preda è
inseguita, calpestata, trascinata nella polvere (7,6) o fatta precipitare
in una trappola scavata nel terreno (7,16) o irretita nel laccio teso
( 57,7), L'orante è abbandonato alle fauci di un leone che lo
vuole sbranare (73; 22,14), a gole spalancate , a denti che straziano
la carne (27,2).
Anche per l'uomo si usano simboli ilemorfici: e soprattutto il simbolismo
vegetale dì matrice sapienziale che raffigura il giusto come
albero verdeggiante (1,3), corne palma e cedro (92,13-15), mentre gli
alberi tipici del paesaggio mediterraneo - l'olivo e la vite - diventano
emblemi della famiglia ideale (128,3).
Anche l'organismo fisico dell'uomo
si può trasformare in simbolo allusivo della sua psicologia:
le ossa che ardono come brace nella sofferenza, gli occhi che si consumano
nel pianto, le piaghe putride e fetide ,etc.
3-L'area simbolica cosmologica.
La congenita incapacità semitica all'astrazione induce gli autori
salmici a costruire simboli mostruosi per definire l'idea di 'nulla'.
Raab e Leviatan e altri mostri rappresentano l'anti-creazione, che però
Dio nella sua provvidenza sa controllare.
Ma esiste anche la natura
contemplata come il modello simbolico della perfezione divina. Il mondo
è fatto di cielo-terra-inferi, e una Terra di terra-mare ed è
cantato in pagine indimenticabili (8; 19; 65; 104 ... ), un mondo i
cui orizzonti, centrati su Gerusalemme (ombelico del mondo),
si protendono oltre la Palestina, sino all'Ermon, alle isole, a Tarsis--- « I cieli narrano la gloria di Dio
e il firmamento annuncia l'operla delle sue mani; il giorino al gioino
enuncia il detto, la notte alla notte ne da notizia» (19,2-3).
4- simboli e fraseologie iperbolico-imprecatorie.
La liturgia cristiana in passato aveva escluso dalla lettura liturgica
del Salterio alcuni testi salmici (ad es. il 109). Sono pagine colorite,
testimonianza dell'incarnazione della Parola,che rappresentano
simbolicamente l'eterno conflitto tra Bene e Male, con
un'evidente apertura affettiva per il Bene e per la giustìzia.
Esse sono anche espressione dell'anima orientale che deborda emotivamente
nel pittoresco e nell'esasperato. L'accesa sensibilità semitica,
la retorica verbale, l'efficacia della maledizione e della parola in
genere, l'assenza del comparativo e del relativo, sostituiti sempre
dal superlativo e dall'assoluto (vedi Lc 14,26), sono alcune motivazioni
psicolinguistiche che spiegano queste iperboli.
La stessa incapacità all'astrazione non può far parlare
al semita di Male bensì di 'nemici' contro cui scagliarsi, fermo restando anche lo sfondo spesso macabro dell'antico Oriente (e
non solo di esso): « Figlia di Babilonia,
beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà alla
pietra! » (Sal 137,8-9).
Per legge questi salmi occorre sempre sostituire
alle parole nemico, nemici, oppressori, etc le parole mali,
malanni, maligno, demoni, etc.
La descrizione del male è affidata a:
- la
simbologia bellica:
guerra (27,3; 35,1 ..), spada (17,13; 22,21 .. ) , arco e frecce (7,14;
11,2; 37,14-15 ... ), scudo (3,4; 7,11; 18,131.36 ... ), la sconfitta
(79; 80; 89,39-46);
-alla simbologia venatoria: reti e trappole (7,16; 9,16; 10,9
... ), leone (7,3; 10,9; 17,12);
-alla simbologia cosmica: acque inondanti (18,17; 32,6; 46,4),
la fossa infernale (16,10; 28,1; 30,4.10; 40,3), la sterilità
agricola (Sal 85);
-alla simbologia psico-fisica: la malattia (6,3; 30,3; 32; 38;
41; 88; 103,34; 107,17-22; 118,17-18), la solitudine totale (31,12-14;
32,12-15; 41,8-10; 69,20-22; 88,9.19; 102,7-9)
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