Corso di Religione

         


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AGGIORNAMENTI
- Giannino Piana : Nè sul monte Garizim nè a Gerusalemme
- Roberto Mancini : Il senso della fede - Queriniana
- Il Papa: la Chiesa non è una organizzazione religiosa , ma la sposa di Cristo.
- Religiosità senza religione (?)


Enzo Bianchi : quale Dio?

  Il sentimento religioso :  bisogno di rivelazione.
Rivelazione e religioneLa religiosità è un fenomeno che scaturisce dall' homo religiosus . Si manifesta nelle domande fondamentali della vita come bisogno del sacro o bisogno di rivelazione L'essere umano , costitutivamente religioso , cerca il Sacro e questo lo differenzia radicalmente da ogni specie animale. La sua religiosità è un vissuto soggettivo -inconscio- che s'inquadra nell' evoluzione psicologica dell'individuo . E' un sentimento e un bisogno - di pienezza definitiva dell'essere , di armonia, di ordine, etc.Il bisogno religioso orienta l'uomo al Sacro ed alla salvezza che ne può venire : il superamento della sofferenza e di ogni limite che ostacola il compimento definitivo del suo essere, l'immortalità .
Il sentimento religioso rende gli uomini attenti a tutti quegli eventi in cui si manifestano forze straordinarie che possono far superare i limiti umani  : jerofanìe , cratofanìe ...etc. ( // Miracoli e prodigi ) e quando alla jerofanìa o cratofania si accompagna la parola di un intermediario che ne rivela l'autore ed il significato allora si tratta di una rivelazione del sacro.

Universalmente troviamo documenti del Sacro che attestano il suo riconoscimento da parte degli uomini. Questi osservano che il Sacro  nelle sue rivelazioni ( miracoli e prodigi) e in quanto fa superare i limiti dell'esistenza umana è considerato un un valore inestimabile, primario , perciò lo cercano per garantirselo.

Tutti i gruppi umani hanno cercato di garantirsi il sacro per renderlo disponibile secondo le loro prospettive :
- chiedendolo
come dono ( preghiera di supplica )
- facendo riti per "catturarlo" nel proprio mondo : i sacrifici )
- oppure cercando di meritarlo ( dottrine e leggi religiose)
- o ancora per dominarlo ( magìa) etc.

Le religioni sono un fenomeno universale e permanente nella storia che si ritrova intorno alle rivelazioni .
L' emozione religiosa di fronte al sacro che si rivela crea un legame affettivo con il luogo, il mediatore, la comunità, il santo, la divinità, il giorno, etc. : è l'ambito della religione.

Nelle religioni si mescolano sempre rivelazione,  affabulazione, superstizione e magia etc. : dove avvengono le Jerofanìe le comunità religiose dichiarano "sacre" rocce, acque, boschi e piante, spazi (templi) tempi ( feste ) simulacri ( statue) pellegrinaggi , etc.

Mentre gli "dèi" sono i detentori del sacro  che si manifesta storicamente nelle loro rivelazioni , le religioni sono i prodotti culturali  che dovrebbero garantirne la continuità nella storia.
L'adesione ad una religione nasce principalmente per ragioni geografiche e storiche : l'uomo cerca il soddisfacimento del suo sentimento religioso, del suo bisogno di rivelazione principalmente nella religione della propria famiglia, del proprio ambiente, in una determinata cultura

Così chi nasce e cresce in Giordania sarà probabilmente musulmano, chi in India, indù, chi in Europa, cristiano, e così via.

Naturalmente il mondo cambia continuamente ed anche le persone :  a volte esse abbandonano una religione per aderire ad un'altra. (cf. Conversione religiosa) L'istituzione religiosa Le religioni nascono intorno alle jerofanìe con l'obiettivo di garantire che il Sacro che si è manifestato in esse sia sempre disponibile secondo i desideri del singolo e della comunità.
La religione tende a prendere dalla rivelazione quegli elementi che permettono di costruire   una istituzione che garantisca il Sacro per il soddisfacimento del bisogno religioso( purtroppo - a volte- anche a costo di manipolare la rivelazione ) . L'istituzionalizzazione delle pratiche relative al sacro è il proprium delle religioni : sacerdoti , profeti, devozione, culto, templi, dottrine, libri sacri, etc. : l'istituzione religiosa garantisce la continuità della religione nella storia. Mentre le rivelazioni sono fatti di salvezza ( miracoli e prodigi che dipendono dalla benevolenza degli dèi) le religioni sono sistemi culturali prodotti dagli uomini per garantirsi il potere degli dèi, il Sacro.

Esse si sono manifestate nella storia sia a favore dell'uomo, della sua realizzazione, sia contro l'uomo .

Il poeta latino Lucrezio Caro cita il caso di Agamennone il quale sacrifica agli dèi la figlia Ifigenia per conquistare Troia ; Socrate è ucciso da uomini religiosi perché rifiuta gli dèi della città ; Gesù è ucciso dalle autorità religiose, per decreto religioso, in nome di Dio suo Padre, etc.
FEDE nella rivelazione e fede nella religione.
La funzione naturale del sentimento religioso è quella di orientare - come dinamismo involontario, inconscio- al sacro - ed è sollecitata e mediata simbolicamente e culturalmente dalle religioni .
La rivelazione del sacro sempre contiene anche i termini di una Alleanza ( o relazione consapevole ) che il sacro vuole stabilire con gli uomini.  intermediari intermediari della rivelazione ( sciamani, sibille, profeti, etc.) sono portatori di questi messaggi di Alleanza e coloro che li ascoltano e ne comprendono i significati  possono  rispondere alla rivelazione con la FEDE .  La FEDE nella rivelazione attiene a conscio.Facciamo un po' di chiarezza :
1- L'adesione alla religione è  l'affidamento di sè a credenze, dottrine, pratiche, riti , tradizioni , gerarchie , etc. di una religione. E' fede nella religione. Alla radice c'è l'affidamento ad una realtà  assoluta - il Sacro che si è rivelato - spinti da una mozione inconscia , il sentimento religioso // o bisogno di rivelazione che cerca soddisfacimento.

Ogni rivelazione del sacro propone per mezzo dei suoi   intermediari una alleanza ... ma chi pone la sua FEDE nella religione non è interessato alla alleanza ma soltanto a colmare il suo sentimento religioso. 2- La FEDE nella rivelazione è la risposta libera e consapevole e consiste nel riconoscimento e nell' accoglienza dei termini della Alleanza che viene   offerta dal Sacro nella sua rivelazione. A differenza della adesione alla religione- essa attiene al conscio, alla coscienza. E' una scelta consapevole. 3-Il rifiuto della rivelazione del sacro sorge da una incongruenza insuperabile tra le proprie concezioni del sacro e la jerofanìa di rivelazione che si incontra .
FEDE E RELIGIONE non sono mai totalmente separabili nell'essere umano : la relazione ( alleanza) tra credente e rivelazione stabilita nella FEDE può soddisfare il bisogno religioso fino a colmarlo , senza peraltro estinguerlo : la persona di FEDE non cessa di essere religiosa, mossa dal sentimento religioso . FEDE e religione, adesione conscia o inconscia alla rivelazione del sacro possono combinarsi in modi diversi : - ... pongo la mia FEDE in una RELIGIONE e non nella rivelazione da cui dipende perchè mi interessa soltanto soddisfare il mio bisogno religioso. Non mi interessa l'alleanza con il Sacro. Porre la FEDE ( atto consapevole) nella religione invece che nella Rivelazione implica il rifiuto dell'Alleanza offerta dal Sacro e delle sue implicazioni ( impegni e vantaggi )
- ... soddisfo la mia religiosità dentro una religione ma a modo mio : mi scelgo cosa fare o non fare , chi seguire e chi no.
-
... pongo la mia FEDE in un dio provvidenziale ( la "Provvidenza ) ma non pratico nessuna religione perchè il mio senso religioso è colmato dalla mia credenza.
- ..pongo la mia FEDE nel dio denaro perchè può soddisfare ogni mio bisogno ma esprimo anche la mia religiosità in una RELIGIONE perchè questa soddisfa il mio sentimento religioso"
- etc....
Teologia del rapporto tra fede e religione source : 7 Maggio 2019 di Fulvio Ferrario. Professore di Teologia sistematica, in Confronti 05/2019

" Un secolo fa, il teologo evangelico svizzero Karl Barth presenta, in un libro che lo renderà famoso, un progetto che appare a molti rivoluzionario, anche se, in realtà, non è privo di precedenti.

Barth osa riprendere, da un punto di vista teologico, la critica alla religione e alla chiesa – di fatto esistente – svolta nell’Ottocento dai grandi profeti dell’ateismo, in particolare Feuerbach e Marx. Com’è noto,
costoro sostengono che la religione è una proiezione del desiderio umano di vita, di potere, di immortalità .

Tale desiderio produce la credenza nel divino, che è costruito a immagine e somiglianza dell’umano, e non viceversa.
Per Feuerbach, questa proiezione illusoria è frutto di ignoranza e va abbattuta mediante il sapere.
Per Marx, la religione è un prodotto dei rapporti di lavoro perversi: verrà abbattuta solo dal venir meno del bisogno che la genera, cioè con la costruzione di una società realmente umana.Comprensibilmente, questo tipo di critica non viene accolto con favore dagli ambienti cristiani.

Barth ritiene invece che essa colga nel segno, in quanto il Dio del cristianesimo vissuto e delle chiese è esposto alla tendenza a configurarsi come un idolo , a misura delle chiese stesse e della loro “clientela” sociale. Per Barth, però,
la critica più efficace alla religione non è quella dell’ateismo classico, bensì quella di Dio stesso:  la rivelazione di Dio critica la gestione religiosa del sacro. 
Lo afferma l’Antico Testamento, soprattutto i profeti... e lo afferma Gesù.
Dio è “totalmente altro” dirà il teologo nei primissimi anni Venti, con espressione che diviene famosa. La religione è la torre di Babele che vorrebbe salire a Dio .
L’incontro autentico con LUI, invece, avviene nella rivelazione, che  scende dall’alto  e viene accolta nella fede.

Religione e fede, dunque, non solo  non costituiscono sinonimi , ma sono in  reciproca tensione .
Naturalmente, per Barth, questo discorso va inteso in modo essenzialmente critico.
La “fede” è -se così si può dire- la consapevolezza dell’ambiguità della religione e  appena si tenta di fissarla in dottrine o organizzazioni, diviene religione essa stessa . Lo pseudobarthismo Un certo “barthismo semplificato" (ed anche molto “antibarthismo” da quattro soldi) ha invece inteso così:

"... la fede è il nucleo vivo (di fatto: ciò che credo e pratico io che parlo), la religione è la scorza, esteriore, rituale, istituzionale, di solito propria degli altri. Basta eliminarla, “profeticamente” – manco a dirlo – e ritroviamo la fede allo stato puro, in “Spirito e Verità” (citazione spesso usata in questo contesto, del tutto a sproposito).

Per un certo periodo (tra gli anni Sessanta e Settanta), questo “ pseudobarthismo ” ha avuto un certo successo: la religione era “di destra”, ma la fede poteva essere “di sinistra”.

Con l’esplosione del pluralismo religioso e delle ideologie pluraliste del postmoderno , la religione - sembra- è ridiventata “buona”. Se qualcuno rileva che essa può produrre morti e intolleranza, basta dire che non è colpa della religione, ma del suo “degrado fondamentalista”: cioè, ancora una volta, della religione diversa dalla mia.

Feuerbach e Marx sono dimenticati; quanto a Barth, è un teologo, e quindi, per definizione, incapace di cogliere il reale.
La presa d’atto del “ritorno del religioso” è spesso accompagnata dall’ideologia del «religione è bello!». La teologia cristiana sa invece, dalla Bibbia, quello che altri, chiese comprese, tendono a dimenticare, non disinteressatamente: che cioè, semplicemente, la religione è ambigua : ogni forma di rapporto con la realtà che chiamiamo Dio è inevitabilmente religiosa , il che però significa che è relativa e condizionata da ogni punto di vista , da quello politico a quello del genere. La critica teologica alla religione costituisce un compito decisivo della testimonianza cristiana.

Essa comincia, evidentemente, con l’autocritica del cristianesimo stesso e conosce una radicalità inaudita sia per chi ignora gli orizzonti aperti dalla Scrittura, sia per i chierichetti del nuovo “religionismo” trasversale.
Le grossolane semplificazioni correnti (tipo: la religione è “concretamente vissuta”, la teologia – invece – è astratta) sono sempre al servizio dell’ideologia e quella religiosa non è meno mortifera di altre.

Potere religioso e potere finanziario e politico. Il " sistema" religioso" ( ogni sistema religioso) impiega persone e costa denaro così le religioni devono autofinanziarsi ; di fatto, da sempre sono finanziate anche dai poteri mondani che a loro volta si servono delle religioni per esercitare - attraverso il potere che ogni religione ha sui fedeli- una qualche influenza sul popolo e perchè il sacro , che le religioni introducono nella storia , sia loro favorevole.

Imperi , grandi e piccoli regni , governi, etc. da sempre finanziano le religioni per garantire che il sacro sia nel loro dominio: un aiuto venga dal cielo o dal sottoterra, non importa, basta che il sacro agisca e il clan , la nazione, il regno o l'impero ( il potere ) godano benessere e durino a lungo.
Alcune religioni si integrano talmente con i poteri mondani da essere dichiarate religioni di stato ( come il cristianesimo sotto l'imperatore Teodosio) o da diventare di fatto il potere mondano ( teocrazie ) come l'Arabia Saudita, le Repubbliche Islamiche etc..Le leggi religiose Nelle religioni la  salvezza manifestata nelle rivelazioni  ( opera del sacro) viene tradotta in un obiettivo da raggiungere attraverso le pratiche religiose normate da una Legge religiosa.

L'osservanza della Legge " merita" la salvezza annunciata dalla religione.
La trasgressione della Legge - considerata sacra cioè parte della rivelazione - è il peccato. Tutti i popoli hanno codificato tradizioni religiose che normano i comportamenti della comunità religiosa.Nell'ebraismo Mosè ( il " profeta" legislatore ) si rende conto che lungo la storia il popolo tutto è peccatore e accetta questa realtà ( non si possono eliminare tutti i peccatori dal popolo per renderlo giusto , sarebbe uno sterminio) e stabilisce una differenza tra peccati involontari ( veniali ) e volontari ( mortali ) .

Per ridurre i danni personali e sociali dei peccati poi, Mosè regolamenta i peccati stessi : stabilendo ciò che -religiosamente- è lecito ( kosher ) e ciò che è illecito (taref) .
L'aggettivo  kasher   o kosher, significa adatto, conforme, opportuno. L'islam allo stesso modo stabilisce una Legge universale ( sharia ) che stabilisce ciò che è halal  e ciò che non lo è ( haram) .

Anche i diversi cristianesimi stabiliscono permessi e proibizioni morali e lo stesso avviene nell'induismo, nel buddismo e in tutte le altre religioni.
La legge del taglione e il contrappasso. In tutte le religioni si ritrova la legge del contrappasso ( punizione in cui al colpevole viene inflitta una pena uguale o simile al danno da lui arrecato). Un capovaloro letterario di applicazione -fantasiosa- di questa legge umana è la Divina Commedia di D. Alighieri.
A questa legge religiosa è spesso collegata la Legge del taglione ( occhio per occhio, dente per dente, ... vita per vita...) . Mt 5,38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico...

La legge del contrappasso e la legge del taglione , comuni all'uomo antico vengono poi considerate da Gesù come imperfette e improprie per l'UOMO NUOVO.
La mentalità religiosa del merito e del premio La rivelazione è un movimento del sacro dal divino all'umano; è ciò che il divino dona all'umano.

La religione è un movimento dell'uomo verso il divino, è un complesso di iniziative che l'uomo mette in atto per garantirsi il sacro che si manifesta nella rivelazione.
L'incertezza del ripetersi della rivelazione/salvezza universalmente spinge gli uomini a istituire il merito religioso . L'uomo che nella rivelazione vede il dono del sacro, vorrebbe- e ci crede - di poterselo meritare attraverso la pratica religiosa. La religione istituisce il merito perchè la promessa di salvezza si compia: l'uomo rimane peccatore irriducibile ma la divinità lo perdona ( seguendo norme stabilite dagli uomini ) e il peccatore può tornare a rispettare le leggi religiose , guadagnare meriti ed essere giustificato Le religioni tendono a far dipendere la salvezza ( i doni del sacro) non dalla volontà divina ( che può essere capricciosa nella percezione umana) ma da una pratica religiosa istituita che costituisca un merito in base al quale la divinità sia tenuta a donare il Sacro .
ll senso di giustizia retributiva innato nell'essere umano si esprime universalmente nelle religioni secondo il paradigma :
- premiare chi merita
- punire chi demerita

e questo paradigma umano viene reso sacro cioè assolutocome fosse una volontà del sacro, in tutte le religioni.
Tutte le religioni sono costituite da un " servizio" al sacro e parlano di meriti derivanti dall'osservanza di determinate pratiche e di una retribuzione o ricompensa (divina) più o meno automatica di questi meriti sia in questo mondo che in un "Mondo Futuro" diversamente inteso.
I meriti ( nelle ) delle religioniNell' ebraismo
Dice il profeta : Ez 18, 30Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta,
o casa d'Israele. Oracolo del Signore Dio.


".. Zaddiq
(lingua ebraica צדיק, “il giusto”; pl. Zaddiqim) è un titolo religioso generalmente dato a coloro che vengono considerati "giusti ". La radice della parola Zaddiq, è Zedeq (צדק), che significa giustizia. Tale termine quindi si riferisce a colui che agisce “giustamente”, in modo buono ed integro secondo i precetti dettati dalla tradizione. Nel pensiero ebraico, esistono varie definizioni di Zaddiq. Secondo Maimonide ( Trattato Yevamot del Talmud babilonese, 49b50a): “Colui i quali meriti sorpassano le sue iniquità è uno Zaddiq.” Secondo la Tanya il vero titolo di Zaddiq può unicamente essere dato a colui che non solo non pecca mai, ma che ha anche sradicato qualsiasi inclinazione a farlo. Esistono differenti livelli tra gli Zaddiqim per il grado di Mitzvot ( precetti) compiute unito a quello morale ed etico ed alla propria elevatezza spirituale con qualità e meriti che possono migliorare ed aumentare nel corso del tempo. Zaddiq è in definitiva “colui i quali meriti sorpassano le sue iniquità”, qualsiasi persona può raggiungere tale livello. "
(fonte : Wikipedia )

[La concezione legalista dell'alleanza nelle religione giudaica vedeva la legge divina come un elenco preciso di precetti che separavano il lecito dal non lecito e il puro dall'impuro. Tutto ciò che non era "precettato" poteva considerarsi lecito. Questa mentalità religiosa , legalistica-secondo Gesù- è contraria allo Spirito di Dio.]
Nell' induismo

...il Karman
nella prima cultura vedica è l'atto propriamente religioso .

" Essendo il sacrificio l'atto religioso per antonomasia della cultura vedica, e acquisendo nel corso dei secoli uno scopo di ottenimento necessario di 'favori' dagli Dei vedici, l'atto religioso (karman) del brahmano svolto a favore di coloro che chiedevano la celebrazione del sacrificio stesso riverbera su questi ultimi come risultati futuri, anche nella vita successiva dopo la morte. Chi fa celebrare molti karman nella sua vita attuale otterrà molti risultati favorevoli nella vita futura, viceversa chi ne celebrerà pochi, otterrà pochi  meriti  per la vita futura. " (fonte : Wikipedia )

Secondo la Brhadaranyaka Upanishad, al momento della morte il corpo perde l'autocoscienza e Antakarana - insieme con i prana -si unisce al corpo sottile, sukshma carira o linga carira, il quale si dirigerà nei piani o loka, per godere i frutti acquisiti, meriti e demeriti, punya e papa.

Nel buddismo
... con l'esercizio delle Sei Perfezioni, il discepolo buddista, edotto della legge di causa ed effetto e dell'interdipendenza dei fenomeni, purifica la mente dai fattori negativi disturbanti, causa di ogni sofferenza, e costruisce una solida base di "meriti" karmici che utilizzerà per proseguire sul Sentiero che conduce alla consapevolezza suprema .

Nell'   Islam :
".... Iniziamo con il soffermarci assieme su queste belle parole di Allàh, Gloria a Lui l’Altissimo, prese dal Suo Nobile Corano, nelle quali ci parla degli effetti per chi ha Fede, uomo o donna, e perciò per estensione utili anche per la famiglia.
Sura AnNahl (Le Api) n. 16, vers.97 “Colui il quale, uomo o donna, avendo Fede (Mu’min) compie opera buona ed integra (il bene), ecco che [Noi] gli faremo vivere dolcissimabuona (tayyba) vita! E daremo loro,  il loro premio  per quanto di meglio avranno operato

Commentario (tafsir) di Ibn Kathir : «Dio promette ad ogni credente (mu’mìn), uomo o donna, che fa delle  opere buone, pie  (‘amila sàlihan) conformandosi agli insegnamenti contenuti nel Corano e nella Sunna del Profeta Muhammad (su di lui le preghiere e la pace divine), mentre il suo cuore crede in Dio e nel Suo Inviato, che  lo retribuirà con la più bella ricompensa  e gli farà vivere una buona dolcissima (tayyba) vita. »


Commentario di Mufti Shafi Usmani : Che cosa è ‘buona vita’ ? Secondo la maggior parte dei commentatori, l’espressione ‘buona vita’ usata in questo versetto significa una vita pura e piacevole (nella contentezza) nella vita di questo basso mondo (dunya), mentre alcuni autorevoli commentari (tafsir) hanno dato il significato alla vita nell’Aldilà (àkhira). Guardando un po da vicino la spiegazione data dalla maggioranza dei commentari, ‘buona vita’ non vuol dire che una tale persona non potrà mai incontrare la povertà o la malattia. Al contrario, significa che un credente (mu’min) – anche se deve affrontare la povertà o il dolore – ha due cose con lui che lo proteggono dal diventare infelice. La prima cosa risiede nella sua abitudine di vivere in sobrietà, moderazione e di contentamento (qanà’a), segno distintivo di una vita semplice e questa cosa funziona anche nelle ristrettezze della vita. In secondo luogo, vi è la fede in Dio e la convinzione che si sta per ricevere le grandi ed eterne benedizioni nell’Aldilà (akhira) come  ricompensa  di tutto ciò che si stà soffrendo a causa della povertà o del dolore. " (fonte : Wikipedia )

Nel cristianesimo
La dottrina dei meriti ha prodotto la dottrina delle indulgenze .

Questi temi hanno scatenato un’infuocata polemica tra Cattolici e Luterani nel tardo rinascimento : giustificati//salvati per la sola fede in Gesù o ( anche ) per le opere compiute?

Per i cattolici la Chiesa poteva gestire i meriti dei santi distribuendo delle indulgenze con le quali venivano condonate le pene dei peccati.

(Catechismo Universale della Chiesa Cattolica )
956 L'intercessione dei santi. “A causa infatti della loro più intima unione con Cristo i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità. . . non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini. Per i luterani l’uomo che riceve il battesimo cristiano non può cambiare nel suo essere , rimane radicalmente peccatore ed è gratuitamente giustificato da Dio senza bisogno di avere dei meriti.

L’Ortodossia concepisce i meriti in modo diverso : i meriti e i peccati sono acquisizioni personali del credente. Inoltre, non si può conteggiare capitalisticamente i propri meriti per pretendere la salvezza divina.

Nell’Ortodossia, infatti, il miglior “merito” è quello di ritenersi senza meriti:«Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Luca 17:10).
.
Il Dio rivelato in Gesù non DA' "a ciascuno secondo i meriti" (che questi pensa di avere) ma " fa piovere sui giusti e sugli ingiusti ". In che modo si deve comprendere il concetto di “meriti” secondo il quale ciascuno avrà il premio o la pena eterna? (Il teologo Giordano Frosini su Famiglia cristiana 15/12/2012 )

"Il discorso sul merito è andato sempre di più chiarendosi con l’andare del tempo. È vero che il termine veniva usato, oltre che dai teologi, anche dal magistero e addirittura dalla liturgia. Per non essere fraintesi, si era costretti però a servirsi di distinzioni difficilmente comprensibili al lettore non specializzato.

Sant’Agostino, a cui dobbiamo sempre risalire in questioni di questo genere, ne aveva già precisato bene la natura con le parole: «Fecisti tua dona nostra merita», che significano che i nostri meriti sono essenzialmente un dono di Dio. Per questo, a scanso di equivoci, è forse meglio abbandonare lo stesso termine, che risente molto del linguaggio contrattualistico e giuridico, e servirsi di altri termini più biblici ed ecumenici, come “ricompensa”, capace di valorizzare anche l’indispensabile collaborazione dell’uomo.


"Le Beatitudini sono doni di Dio, e dobbiamo rendergli grandi grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene e misericordia da parte di Dio ... una volta che si sia divenuti immagine del Cristo sulla terra"
(Pietro di Damasco, in Filocalia, vol. 3, Torino 1985, p. 79). Come ci ricorda il Vangelo di Luca, quando abbiamo fatto tutto quello che era necessario, diciamo pure: «Siamo servi inutili » . Luca 17:10

La fine delle religioni Gesù : ogni "santuario" di Dio fatto di pietra va "polverizzato": il NUOVO santuario, unico dell'unico Dio rivelato in Gesù, è il Suo CORPO.

Lui è la pietra angolare VIVA del NUOVO SANTUARIO di DIO , quello definitivo ( risorto) a cui si uniscono le pietre VIVE dei suoi discepoli, UOMINI e DONNE santuari dello Spirito.

1Cor 11,24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio CORPO  ( materiaSpirito, VIVO)  , che è per voi; fate questo in memoria di me.
1Pt 2,5 quali pietre VIVE siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.
Rm 12,1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a
offrire i vostri CORPI come sacrificio vivente,  ( materiaSpirito, VIVO)  santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Gesù ha demolito il merito religioso (A. Maggi - studibiblici.it)

".. Quelle regole, quelle dottrine che si credevano dovessero permettere la comunione degli uomini con Dio, Gesù le demolisce perché secondo Lui sono d’impedimento. Sono i due pilastri su cui si reggeva l’istituto della religione: il pilastro del merito e il pilastro della purificazione, strettamente connessi tra di loro. Qual è il pilastro del merito?

L’uomo deve meritare l’amore di Dio, l’amore di Dio viene concesso come un premio per il comportamento delle persone. Nella religione giudaica, ma come in tutte le religioni, Dio è colui che premia i buoni, meritevoli; ma castiga inesorabilmente i cattivi e i malvagi.

Quindi l’amore di Dio viene dato come un premio per chi se lo merita. Chi nella sua vita ha delle virtù da mostrare, chi nella sua vita ha dei meriti da mostrare a Dio, questi ottiene il perdono da parte di Dio.

L’esperienza ci insegna che le persone che possono pretendere di vantare dei meriti nei confronti di Dio sono in realtà pochissime, sono molte di più più le persone che non hanno alcun merito, ma hanno soltanto bisogni, non hanno virtù, ma hanno difetti, lacune.

Gesù sostituisce la categoria del merito/premio con quella del dono . Qual è la differenza tra un premio e un dono? Un regalo non dipende dal comportamento della persona, ma dall' amore, dalla generosità del donatore. "
La mentalità del dono nel cristianesimoGesù rivela Dio : Egli non premia il merito ma regala. L' uomo vuole meritare, Gesù "dà" soltanto, come il Padre. L'uomo cattolico rimane un essere religioso come tutti gli altri e nella realtà storica manifesta ancora la tendenza a fare opere religiose che costituiscano meriti per ottenere un salvezza che in realtà ha già ricevuto gratuitamente da Gesù ( al quale evidentemente non presta " FEDE" ).
 

Il mercato religioso Il bisogno religioso , costitutivo dell'essere umano , costituisce una " domanda religiosa" e come tutti gli altri bisogni crea un mercato che offra soddisfazione.
Alla domanda religiosa rispondono le religioni, i culti, i movimenti religiosi , etc. che costituiscono una " offerta religiosa " globale. Il commercio religioso , commercio del Sacro. Massimo Introvigne (La Critica Sociologica, n. 152, inverno 2004-2005 [10 febbraio 2005)], pp. 43-56

" .. La teoria del mercato religioso postula che – anche nel lungo periodo – la domanda religiosa tende a rimanere costante, e che per spiegare le variazioni delle statistiche religiose ( es. : numero di praticanti dichiarati ) occorre dunque porsi dal lato dell’offerta.

Ci sono infatti notevoli variazioni nella pratica religiosa tra un paese e l’altro, cui non si accompagnano peraltro variazioni altrettanto importanti nel numero di coloro che si dichiarano religiosi o credenti, a conferma che non è la domanda a mutare, ma l'offerta e le modalità con cui l’offerta incontra la domanda: un contesto in cui è fondamentale il ruolo degli Stati e dei loro atteggiamenti e normative sulla religione

.
Senza trascurare altri elementi relativi, per esempio, alla qualità dell’offerta religiosa nei vari paesi, la teoria sostiene che – come per ogni altro mercato di beni materiali o simbolici, e contrariamente a quanto pensano alcuni teorici della secolarizzazione – anche per la religione (istituzionale) la concorrenza fa bene al mercato e, entro certi limiti, l’offerta alimenta la domanda.

I paesi con un più ampio pluralismo religioso – cioè con la maggiore concorrenza fra imprese religiose – come gli Stati Uniti, o quelli dove l’ingresso di nuove imprese particolarmente attive crea un improvviso aumento della concorrenza (come l’America Latina dopo la cosiddetta esplosione protestante, che ha stimolato una vigorosa risposta cattolica), sono anche i paesi dove il numero totale di praticanti religiosi si mantiene stabile o cresce.

Dove invece lo Stato ostacola il pluralismo religioso, opponendosi in particolare all’ingresso sul mercato di nuove imprese, bollate come «sètte» o come nemiche dell’identità nazionale, lì – come avviene in Francia e in Russia – il numero di praticanti religiosi in genere decresce in modo spettacolare.  

Un’altra tesi centrale della teoria dell’economia religiosa è quella secondo cui nel mercato religioso moderno non tutte le religioni hanno la stessa probabilità di avere successo. La domanda religiosa si distribuisce in nicchie che radunano gruppi di consumatori secondo le caratteristiche sociali e demografiche, ma anche secondo i gusti e le preferenze. Queste nicchie possono essere distinte secondo il loro grado di strictness, cioè di tensione rispetto ai valori e agli stili di vita (in genere, meno rigorosi di quelli proposti dalle religioni sul piano morale e dell’impegno) prevalenti nella società circostante.

Semplificando schemi più complessi, possiamo distinguere cinque nicchie, dalla più alla meno strict: ultra-fondamentalista, fondamentalista, conservatrice, progressista e ultra-progressista.

Una delle scoperte cruciali della teoria dell’economia religiosa è che queste nicchie – che, come la domanda, tendono a rimanere relativamente costanti nel tempo – non sono di uguale dimensione. Le nicchie progressista e ultra-progressista sono piuttosto piccole, perché patiscono la concorrenza di chi propone gli stessi valori e stili di vita in una prospettiva non religiosa. Le nicchie ultra-fondamentalista e fondamentalista in circostanze normali sono più grandi di quelle ultra-progressista e progressista, ma più piccole della nicchia centrale conservatrice, in cui si situa la maggioranza dei consumatori religiosi.

Mentre i consumatori si spostano raramente da una nicchia all’altra, le organizzazioni religiose lo fanno: lentamente, ma quotidianamente. Molte organizzazioni nate come ultra-fondamentaliste convergono verso il centro, e diventano nel giro di qualche generazione semplicemente conservatrici (alla prossima generazione potranno anche diventare progressiste: in tal caso, cominceranno a perdere membri). "
La conversione religiosa
Il movimento del bisogno religioso che si esprime nelle religioni porta l'uomo verso il sacro, verso la rivelazione , lo apre alla possibilità che nasca - nell'incontro con essa- la risposta di FEDE.
Solo se nasce la  FEDE nella rivelazione  il sacro può immette i FEDELI nel giusto percorso salvifico, il "  percorso di FEDE"  che porta l' uomo a compiersi come essere perfetto e definitivo (in accordo con quella determinata rivelazione)
Le religioni organizzano l'incontro con il Sacro e pongono l'uomo di fronte alla rivelazione in cui si esso si manifesta , quindi svolgono una funzione importante per l'umanità, ma se poi non nasce la fede nelle rivelazione e l'azione conseguente , le promesse salvifiche della rivelazione non possono attuarsi. La fede non è mai un dono degli dèi ma è la risposta consapevole dell'uomo alla rivelazione.

La risposta di "fede in una rivelazione" implica il superamento della religione ma non necessariamente la sua abolizione  .
L'uomo di fede rimane sempre un essere costitutivamente religioso e quando la fede vacilla tende ad esprimere la propria fede  secondo le modalità espressive tipiche della religione.La conversione religiosa ( da religione a religione ) La fiducia dell'uomo quando non è posta nella rivelazione ma nella religione, ( prodotto umano ) manifesta il fenomeno della Conversione religiosa .
La fede nella religione muove dal soddisfacimento del proprio sentimento religioso e questo si può sempre fare anche cambiando religione.
Passare da una religione ( anche l'ateismo è una espressione della religiosità ) ad un'altra , è la conversione religiosa. La conversione dalla religione alla FEDE La rivelazione del Budda Sankiamuni ha dato origine a molteplici religioni buddiste , così la rivelazione cristiana, Gesù, ha dato origine a molteplici religioni cristiane .

L'adesione ad una religione , universalemente, dipende dalla cultura in cui si nasce. Ma si cambia anche religione durante la propria esistenza.
La conversione alla fede  è il passaggio dalla fede nella religione alla fede nella alleanza che si ri-conosce nella rivelazione .

Si tratta di un  cambiamento di mentalità  ( greco : metànoia) perchè si passa dal centrarsi su una mozione  interiore -inconscia- che chiede soddisfazione ad una scelta consapevole e FEDELE di un cammino verso il proprio compimento umano.
Tra fede e religione Storicamente l'essere umano si rivela come uno che oscilla continuamente tra porre la fede nella rivelazione e l'affidamento alla religione.
L'uomo di fede rimane sempre un essere religioso, bisognoso di soddisfacimento del suo sentimento religioso cosi' che anche nella vita di fede avrà sempre le sue legittime espressioni religiose.

Fede e religione -inevitabilmente- coesistono in ogni uomo e nella storia.
1- La fede si nutre della rivelazione E' il Buddha , la rivelazione dell'uomo compiutamente libero  ad orientare//nutrire la vita di fede buddista , così come è il Jivan Mukta , la rivelazione dell'uomo compiutamente libero e santo ad orientare//nutrire la vita di fede induista , lo stesso vale per Gesù, la rivelazione dell'Uomo Compiuto e Definitivo secondo il progetto di Dio  narrato nei vangeli, ad orienatre la vita di fede cristiana, .... e così via per tutte le rivelazioni
2- la religione si nutre di perfezionismo nel soddisfacimento del bisogno religioso. La pratica religiosa può essere tale da colmare il bisogno religioso in modo così pieno da suscitare esaltazione religiosa o addirittura fanatismo religioso . La religione in questi casi diventa una dipendenza psicologica ( vero e proprio oppio dei popoli).
La religione diventa pratica inutile ed anche dannosa nel caso in cui assolutizzi se stessa come via di salvezza sostituendosi alla rivelazione.
Quando l'uomo non nutre la propria fede con l'ascolto e comprensione della rivelazione , tende ad assolutizzare la religione .

Quando la rivelazione non viene sufficientemente annunciata// diffusa// o non viene compresa nel suo valore fondamentale ( compiere l'essere umano in modo definitivo) la religione prevale come riferimento assoluto.
La religione che chiede la fede a se stessa (togliendola dalla rivelazione ) porta " fuori via" il cammino dell'uomo verso la sua salvezza-pienezza.

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