Corso di Religione


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Le Nuove Ideologie.
Neodarwinismo
         


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Neodarwinismi e religiosità. Nel suo saggio Origine dell'uomo  C.Darwin affermava che

" la credenza in un dio particolare non sembra innata nell'uomo mentre appare essere un tratto universale la credenza in entità spirituali che pervadono il tutto" .

Secondo Darwin ( siamo nel 1800) la religiosità sarebbe un tratto universale dell'uomo e andrebbe intesa come credenza in entità spirituali che pervadono il tutto .

A partire da questo " dogma" darwiniano alcuni neodarwinisti percorrono diverse piste di ricerca in diversi ambiti scientifici.


G. Corbellini , storico della scienza  e professore di storia della medicina e docente di bioetica all’universita’ La Sapienza di Roma nel suo libro « Perche’ gli scienziati non sono pericolosi » ed. Longanesi ,ci racconta di questi studi ( cf. La stampa-Tuttoscienze-22 aprile 2009 ).

La natura umana sarebbe dotata di strutture cognitive che non funzionano in modo ottimale : invece di produrre conoscenza del reale forniscono sottoprodotti  come  " la credenza in cose prive di realtà " ,la religiosità , appunto.

La religiosità è un tratto universale, una evidenza incontestabile che secondo i neodarwinisti sarebbe frutto di un malfunzionamento dell'apparato cognitivo , un sottoprodotto inconsistente, privo di basi reali .

I meccanismi cognitivi alla base della religiosità , così come intesa da Darwin, ( e ... : ipse dixit ) avrebbero quindi una origine del tutto contingente , sarebbero un tratto culturale adattativo che è stato selezionato dal processo evolutivo della specie . Si tratterebbe di una selezione operata non sul fenotipo, ma su un gruppo di individui.

La religiosità , la credenza in un dio pervasivo , una cognizione priva di realtà, sottoprodotto di strutture cognitive umane " in stato di malfunzionamento ", sarebbe stata selezionata dalla evoluzione come tratto culturale di gruppo in quanto capace , più di altri tratti come l'egoismo, di favorire a livello di gruppo l'adattamento ai cambiamenti quanto a sopravvivenza e riproduzione della specie.

L'uomo ,a livello di gruppo , meglio si adatterebbe all'ambiente in quanto religioso ; la religiosità favorirebbe la riproduzione e la sopravvivenza in quanto produce cultura, comportamenti religiosi.

Questi comportamenti ( come l'essere altruisti  anche quando è svantaggioso a livello individuale ) , diventano vantaggiosi a livello di gruppo : il  controllo sociale esercitato dalle religioni infatti ottiene facilmente obbedienza alla autorità religiosa e questo renderebbe tutto il gruppo una unità adattaviva efficace.

La religiosità  intesa come credenza in una divinità pervasiva sarebbe perciò una sovrastruttura ideologica frutto di un malfunzionamento cognitivo che risulta estremamente funzionale, a livello di gruppo, alla capacità di adattamento della specie ; per questo l'evoluzione l'avrebbe selezionata -non nel fenotipo ma a livello di gruppo- facendo emergere l'homo religiosus .

Difficile da dimostrare scientificamente.




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