L'appello etico
1-L'appello etico : la Legge Morale Naturale. Anche il cristiano è chiamato a compiere secondo
coscienza il bene ed evitare il male, nella misura della sua consapevolezza
e delle sue possibilità . Libertà e responsabilità sono la misura della moralità personale, il criterio da cui riconoscere il suo essere buono o il suo essere cattivo.
Cio' che la ragione scopre come valore umano sul piano etico, ( piano della
riflessione razionale , legge morale naturale ) si presenta come esigenza di vita anche nella relazione con Dio. I criteri operativi per discernere il bene, per individuare valori e
norme, sono anche per il cristiano innanzitutto criteri 'umani', quelli propri della retta ragione .
Nella ricerca di ciò che è autenticamente umano (etica) ,
i cristiani non sempre trovano già pronte le risposte all'interno della
Rivelazione ( e della Tradizione) , anche perché i problemi sono talvolta del tutto nuovi.
In
tale ricerca i cristiani si trovano in compagnia di tutti gli uomini
'di buona volontà' e, come tutti, essi pure devono far uso della retta
ragione e degli aiuti che questa riesce a trovare per la comprensione
di ciò che è moralmente corretto.
In ciò che è - secondo la ragione etica - autenticamente umano il cristiano riconosce la volontà di Dio: è la
legge morale naturale
. Gesù non ha indicato norme morali per ogni situazione storica. In prima istanza è la ragione che deve esercitarsi sulle situazioni storiche per scoprire di volta in volta la Legge Morale Naturale.
2- L'appello divino: la Mozione dello Spirito L'ethos cristiano si è formato
lungo i secoli sulla base di una esperienza di liberazione e felicità soprannaturale,
sull'esperienza di una comunione fraterna nello Spirito divino, la Carità, nella
quotidianità della vita e del corso storico.
C'è una specifica esperienza morale dentro l'esperienza di fede
cristiana .
Rm7,15 Io non riesco a capire neppure ciò che faccio:
infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto 18 Io
so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in
me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19 infatti
io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.20 Ora,
se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato
che abita in me.21 Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio
fare il bene, il male è accanto a me.
qui legge sta per costrizione : è la legge del peccato
22 Infatti acconsento nel mio intimo
alla legge di Dio, 23 ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove
guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del
peccato che è nelle mie membra.24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà
da questo corpo votato alla morte?
Questa è la condizione dell'
uomo naturale. L'uomo naturale
discerne il bene ma
sperimenta in sè
l'incapacità di compierlo pienamente. Quando l'
uomo diventa cristiano , cioè
UOMO ,
sperimenta una nuova
condizione morale :
25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!...Poiché la legge dello Spirito che dà VITA in Cristo Gesù ti
ha liberato dalla legge del peccato e della morte, ...
Il dono dell
VITA
( eterna) rende l'UOMO capace di compiere il Bene //Volontà di Dio come Gesù. Infatti
- dice s.Paolo,
ora sei capace di fare la Legge di Dio ( la Sua Volontà, la Sua Parola, il Suo spirito ) che riconosci "nel tuo intimo".
Alla base dell'esperienza morale del cristiano c'è l'esperienza della
salvezza ricevuta
e la sua comprensione. Il cristiano ha in sè la
VITA
e la comprensione di questa salvezza lo rende capace di interpretare
eticamente ogni realtà ed ogni relazione con gli altri e col mondo. Il disegno di Dio si presenta alla coscienza umana non come una serie
di precetti che dicono cosa si deve fare e cosa non si deve fare per
ogni situazione della vita; si presenta piuttosto come una "presenza"
, lo Spirito di Gesù, che chiama a realizzare questo Disegno e che la
coscienza sente come vincolante e normativo. Sta al singolo uomo trovare in ogni situazione il retto agire nella
Carità che realizzi il disegno divino in quella particolare situazione
attraverso il discernimento morale. (
S.Tommaso. )
Gesù , fondamento e modello dell'UOMO , è vissuto lasciandosi guidare dallo Spirito; il cristiano, nel suo libero agire quotidiano in relazione con gli altri e con il mondo (esperienza morale)
impegna la propria
relazione con Dio : si lascia guidare dallo Spirito (esperienza di fede).
Il cristiano, l'UOMO è guidato dallo Spirito e non da leggi esterne. Come avviene questa guida?
1-Attraverso la pura libertà dello Spirito 2- attraverso
opere morali "predisposte" dalla ragione " ispirata" dallo Spirito
La
persona umana è un dinamismo unitario e in essa si esprimono unitariamente
la
Vita di fede-opere e la
vita morale.
'Davanti a Dio' il credente comprende e
Vive il proprio essere-soggetto-morale: egli è libero e responsabile del
modo in cui realizza nella storia la VITA ricevuta da Dio . Il retto comportamento morale è conseguenza evidente della
salvezza-VITA ricevuta
. Il comportamento morale nella VITA cristiana diventa il luogo
di verifica della adesione di FEDE a Gesù .
Specificamente cristiana è
l'intenzionalità che sorregge, orienta e motiva tutto il comportamento dei credente:
l'orizzonte di fede, il contesto di
fede, il Progetto di Dio per la storia.
Tutto il comprendere
e l'agire morale viene interpretato e vissuto entro questo orizzonte .
Una Morale cristiana ? L'esigenza di precisare lo specifico cristiano della morale è una esigenza di identità . Il cristiano è l'
UOMO
. La libertà che
l'UOMO matura nella salvezza operata da Gesù è quella libertà che la persona si ritrova di fronte al bene
e al male, nelle sue scelte morali .
1-Nell'UOMO la capacità
di moralità positiva (= di decidersi per il bene etico ) viene liberata dal
suo interno e dilatata nelle sue possibilità.
Conc. Vat. II Dei Verbum N° 6.
.. Con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, “per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana ”. Il santo Concilio professa che “ Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell'umana ragione a partire dalle cose create” (cfr. Rm 1,20); ma insegna anche che è merito della Rivelazione divina se “ tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé inaccessibile alla umana ragione, può, anche nel presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti facilmente, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore ”.
La
Rivelazione aiuta l'uomo a trovare il comportamento morale
corretto ma precisamente solo in quanto la persona è 'nuova',
salvata, ( l'UOMO) e nella misura in cui la persona stessa accoglie la salvezza . Ma c'è un " di più.La centralità
dell'evento salvifico , Gesù - salvezza 'dell'uomo', UOMO COMPIUTO E DEFINITIVO - fa della
vita morale cristiana una sequela di Gesù, che interpreta le esigenze
concrete, i valori e le norme alla luce di un Amore 'come quello di
Gesù' , un amore umanodivino, la Carità. Il
capire e
progettare
se stessi in termini di sequela di Gesù, nelle grandi e nelle piccole scelte della VITA, radica
il comportamento morale in un'esperienza di
Grazia (gratuità , dono divino ) ,
che rende capaci di gratuità e di dono (=di Carità ), contro la tentazione
di
possesso e di gelosa
difesa di sé.
L'atteggiamento
compromissorio di fronte al bene e al male riconosciuti nella coscienza,
fanno della persona cristiana un resistente agli appelli della Grazia.
Secondo alcuni teologi (come P. Delhaye, G. Ermecke,
B. Stóckie) la
novità della relazione con Dio in Gesù comporta una novità di comportamenti richiesti alla persona credente,
di norme non altrimenti riconoscibili, di valori che non troverebbero
fondamento senza la fede e la grazia.
Il comportamento morale proposto
al cristiano è indicabile anche in un patrimonio etico specifico, come l'accettazione della croce, il martirio, la verginità per il Regno,
il dare la vita per il fratello, il valore della vita del 'piccolo'
fino ai casi estremi.
Non pochi autori (come, tra i più noti,
A. Auer, F. Bóckle, J. Fuchs) si sono espressi in maniera nettamente
diversa su questo punto.
Essi non solo contestano la pretesa specificità - in quanto 'morali' - degli esempi
proposti, ma negano la possibilità di indicare valori e norme morali particolari,
che nella determinazione dei loro contenuto siano distintivamente specifici
per i cristiani in forza della rivelazione e della fede.
Non ci sarebbero valori specificamente cristiani cioè tali che
solo nella fede cristiana esplicita possano essere riconosciuti tali e vissuti.
Si fa naturalmente eccezione per quanto riguarda la
vita di preghiera, il culto e i sacramenti, dove anche nelle determinazioni
particolari la responsabilità dei cristiano è chiamata in causa proprio
'in quanto cristiano'.
Da questi autori il rapporto tra natura e grazia, tra ragione e rivelazione viene interpretato sulla base dei concetti di creazione e dì incarnazione con una nozione cristiana e dinamica della 'legge morale naturale'.
La Tradizione morale cristiana Le
norme morali cristiane ( vedi
Catechismo Universale
della Chiesa Cattolica ) richiedono poi di essere assunte come
etiche, quindi
con assoluta libertà e responsabilità.
La
tradizione dell'etica cristiana è una comunicazione che
coinvolge le coscienze delle persone e la loro libera volontà-responsabilità: essa non può fondarsi sulla semplice
informazione e testimonianza dei valori (comunemente detti carità)
per la persuasione delle coscienze, tale prassi sarebbe fallimentare.
T
rasmettere valori, norme etiche non consiste semplicemenete nell' informare sulla esistenza
di determinate regole di comportamento, occorre che i valori siano
testimoniati oltre che indicati alla ragione del loro effettivo
valere per la persona e per la storia.
Valori e norme etiche non solo non devono ma non possono venire imposti.
Argomentazione e testimonianza non hanno efficacia
se non attraverso la libera e responsabile adesione.
Anche per i cristiani è necessaria una educazione etica e morale.
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