Corso di Religione

MORALE



CARITA' E GIUSTIZIA MORALE
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La Giustizia morale cristiana
è CARITA'
Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto ( Lc 3,11 ). Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, e tutto sarà puro per voi
( Lc 11,41 ).

Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?
( Gc 2,15-16 ) [Cf 1Gv 3,17 ].
CUCC

2446 San Giovanni Crisostomo lo ricorda con forza: "Non condividere con i poveri i propri beni è defraudarli e togliere loro la vita. Non sono nostri i beni che possediamo: sono dei poveri" [San Giovanni Crisostomo, In Lazarum, 1, 6: PG 48, 992D]. "Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non si offra come dono di CARITA' ciò che è già dovuto a titolo di giustizia" [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 8].  Quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro. Più che compiere un atto di CARITA', adempiamo un dovere di giustizia .

2447 Le opere di misericordia sono le azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali [Cf Is 58,6-7; Eb 13,3 ]. Istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia spirituale, come perdonare e sopportare con pazienza. Le opere di misericordia corporale consistono segnatamente nel dare da mangiare a chi ha fame, nell'ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti [Cf Mt 25,31-46 ]. Tra queste opere, fare l'elemosina ai poveri [Cf Tb 4,5-11; Sir 17,17 ] è una delle principali testimonianze della CARITA' fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio: [Cf Mt 6,2-4 ].  

1826 "Se non avessi la CARITA', dice ancora l'Apostolo, non sono nulla. . . ". E tutto ciò che è privilegio, servizio, perfino virtù. . . senza la CARITA', "niente mi giova" ( 1Cor 13,1-4 ). La CARITA' è superiore a tutte le virtù. E' la prima delle virtù teologali: "Queste le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la CARITA'; ma di tutte più grande è la CARITA'" ( 1Cor 13,13 ).  1827 L'esercizio di tutte le virtù è animato e ispirato dalla CARITA'. Questa è il "vincolo di perfezione" ( Col 3,14 ); è la forma delle virtù; le articola e le ordina tra loro; è sorgente e termine della loro pratica cristiana. La CARITA' garantisce e purifica la nostra capacità umana di amare. La eleva alla perfezione soprannaturale dell'amore divino.
 1828 La pratica della vita morale animata dalla CARITA' dà al cristiano la libertà spirituale dei figli di Dio. Egli non sta davanti a Dio come uno schiavo, nel timore servile, né come il mercenario in cerca del salario, ma come un figlio che corrisponde all'amore di colui che "ci ha amati per primo" ( 1Gv 4,19 ):  O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall'attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l'amore di colui che comanda che noi obbediamo. . . e allora siamo nella disposizione dei figli [San Basilio di Cesarea, Regulae fusius tractatae, prol. 3: PG 31, 896B].

 1829 La CARITA' ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione:  Il compimento di tutte le nostre opere è l'amore. Qui è il nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa meta corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo [Sant'Agostino, In epistulam Johannis ad Parthos tractatus, 10, 4].

1830 La vita morale dei cristiani è sorretta dai doni dello Spirito Santo. Essi sono disposizioni permanenti che rendono l'uomo docile a seguire le mozioni dello Spirito Santo.

1936 L'uomo, venendo al mondo, non dispone di tutto ciò che è necessario allo sviluppo della propria vita, corporale e spirituale. Ha bisogno degli altri. Si notano differenze legate all'età, alle capacità fisiche, alle attitudini intellettuali o morali, agli scambi di cui ciascuno ha potuto beneficiare, alla distribuzione delle ricchezze [Cf ibid]. I "talenti" non sono distribuiti in misura eguale [Cf Mt 25,14-30; 1936 Lc 19,11-27 ].

1937 Tali differenze rientrano nel piano di Dio, il quale vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha bisogno, e che coloro che hanno "talenti" particolari ne comunichino i benefici a coloro che ne hanno bisogno. Le differenze incoraggiano e spesso obbligano le persone alla magnanimità, alla benevolenza e alla condivisione; spingono le culture a mutui arricchimenti: Io distribuisco le virtù tanto differentemente, che non do tutto ad ognuno, ma a chi l'una a chi l'altra ... A chi darò principalmente la CARITA', a chi la giustizia, a chi l'umiltà, a chi una fede viva... E così ho dato molti doni e grazie di virtù, spirituali e temporali, con tale diversità, che non tutto ho comunicato ad una sola persona, affinché voi foste costretti ad usare CARITA' l'uno con l'altro... Io volli che l'uno avesse bisogno dell'altro e tutti fossero miei ministri nel dispensare le grazie e i doni da me ricevuti [Santa Caterina da Siena, Dialoghi, 1, 7].

1946 Le differenze tra le persone rientrano nel disegno di Dio, il quale vuole che noi abbiamo bisogno gli uni degli altri. Esse devono spronare alla CARITA'.

1889 Senza l'aiuto della grazia, gli uomini non saprebbero "scorgere il sentiero spesso angusto tra la viltà che cede al male e la violenza che, illudendosi di combatterlo, lo aggrava". E' il cammino della CARITA', cioè dell'amore di Dio e del prossimo. La CARITA' rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e sola ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sé: "Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà" ( Lc 17,33 ).

1896 Là dove il peccato perverte il clima sociale, occorre far appello alla conversione dei cuori e alla grazia di Dio. La CARITA' stimola a giuste riforme. Non c'è soluzione alla questione sociale al di fuori del Vangelo [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 3].

1931 Il rispetto della persona umana non può assolutamente prescindere dal rispetto di questo principio: "I singoli" devono "considerare il prossimo, nessuno eccettuato, come "un altro se stesso", tenendo conto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla degnamente" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 27]. Nessuna legislazione sarebbe in grado, da se stessa, di dissipare i timori, i pregiudizi, le tendenze all'orgoglio e all'egoismo, che ostacolano l'instaurarsi di società veramente fraterne. Simili comportamenti si superano solo con la CARITA', la quale vede in ogni uomo un "prossimo", un fratello.  


1939 Il principio di solidarietà, designato pure con il nome di "amicizia" o di "carità sociale", è una esigenza diretta della fraternità umana e cristiana:  [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 38-40; Id., Lett. enc. Centesimus annus, 10] un errore  oggi largamente diffuso, è la dimenticanza della legge della solidarietà umana e della CARITA', legge dettata e imposta tanto dalla comunità di origine e dall'uguaglianza della natura ragionevole, propria di tutti gli uomini, a qualsiasi popolo appartengano, quanto dal sacrificio offerto da Gesù Cristo sull'altare della croce, al Padre suo celeste, in favore dell'umanità peccatrice [Pio XII, Lett. enc. Summi pontificatus].  

2459 L'uomo stesso è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economica e sociale. Il nodo decisivo della questione sociale è che i beni creati da Dio per tutti, in effetti arrivino a tutti, secondo la giustizia e con l'aiuto della CARITA'.  

1855 Il peccato mortale distrugge la CARITA' nel cuore dell'uomo a causa di una violazione grave della legge di Dio; distoglie l'uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore.

1874 Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla legge divina e al fine ultimo dell'uomo, è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la CARITA', senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna.  
Il peccato veniale lascia sussistere la CARITA', quantunque la offenda e la ferisca.   1856 Il peccato mortale, in quanto colpisce in noi il principio vitale che è la CARITA', richiede una nuova iniziativa della misericordia di Dio e una conversione del cuore, che normalmente si realizza nel sacramento della Riconciliazione: Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla CARITA', dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale... tanto se è contro l'amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro ecc., quanto se è contro l'amore del prossimo, come l'omicidio, l'adulterio, ecc... Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l'amore di Dio e del prossimo, è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc., tali peccati sono veniali [San Tommaso d'Aquino, Summa Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I-II, 88, 2].

Ga 5,13 Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la CARITA' siate a servizio gli uni degli altri.

Ef 4,16 dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere
in modo da edificare se stesso nella CARITA'.

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