Corso di Religione

         


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La "simpatia" (nella filosofia)
fonte : https://www.treccani.it/enciclopedia/simpatia_(Dizionario-di-filosofia)/

LA SIMPATIA COME PRINCIPIO COSMICO E FISIOLOGICO
Inteso come azione reciproca tra le cose o loro capacità di influenzarsi a vicenda, il concetto di s. acquista cittadinanza filosofica principalmente con lo stoicismo, che designa con esso la profonda comunanza e armonia di tutte le cose in quanto costituite dall’unico principio cosmico. Dallo stoicismo, specialmente per opera di Posidonio, il concetto passa al neoplatonismo di Plotino, che nelle Enneadi sviluppa l’idea dell’Universo come organismo animato, ogni parte del quale influisce sulle altre ed è soggetta al loro effetto non per un’azione meccanica, ma in virtù della s. reciproca.

Plotino utilizzò il principio cosmico della s., paragonato a «un’unica corda tesa che quando viene toccata ad un capo trasmette anche all’altro capo il movimento», per spiegare la possibilità della magia, dell’astrologia e delle profezie. La nozione plotiniana di s. fu ripresa dal neoplatonismo e dal naturalismo del Rinascimento in Italia (Pico, Patrizi, Cardano, Campanella), in Germania (Paracelso, Agrippa, i due van Helmont) e in Inghilterra (F. Bacone), fino alle sue propaggini romantiche.

A questa interpretazione della s. come principio cosmico si affiancava già nell’antichità un’interpretazione di tipo fisiologico. Nello scritto ippocratico Sul nutrimento il concetto di s. viene utilizzato per designare la cooperazione funzionale di tutte le parti del corpo. Sorano, un medico greco del 1° sec. d.C., definiva s. il processo per cui il danno in una parte del corpo produce un danno in un’altra sua parte. Analogamente Galeno, nel contesto della teoria degli umori mutuata da Ippocrate, definiva la s. come malattia di un organo causata dalla malattia di un altro organo.

Ancora nel 18° sec. la nozione di s. intesa come principio fisiologico era utilizzata per designare l’armonia naturale che regna tra le diverse parti del corpo quale risultato dell’attività del sistema nervoso.

LA SIMPATIA COME PRINCIPIO ETICO

Con il declino della magia nel mondo moderno, il concetto di s. assunse un significato più ristretto, passando a indicare la partecipazione soggettiva di una persona allo stato d’animo di un’altra.
In questa accezione (che peraltro aveva anch’essa origini antiche, risalendo ad Aristotele, e che compariva pure nel neoplatonismo, in quanto tra gli esseri collegati dalla s. universale erano annoverate anche le anime), il concetto di s. acquista particolare importanza nei moralisti inglesi del Settecento, che, orientati o verso un empirismo eudemonistico o verso un’etica del sentimento, vedevano nella s., in quanto partecipazione al sentimento altrui, il fondamento di ogni rapporto morale.

Così A. Smith (Theory of moral sentiments, 1759; trad. it. Teoria dei sentimenti morali), in polemica con l’individualismo hobbesiano, afferma che la moralità è sempre il risultato dell’intersoggettività. Contro l’idea di uno stato di natura asociale, Smith sostiene che l’uomo si qualifica naturalmente come essere sociale, in quanto spontaneamente simpatetico. L’amore di sé apre la strada all’amore dell’altro, e il meccanismo che rende possibile questo passaggio è appunto quello della s., la quale però non è intesa da Smith come compassione o condivisione affettiva di sentimenti altrui, e nemmeno come pura e disinteressata benevolenza per l’altro, bensì come la capacità insita in ogni essere umano di entrare in comunicazione con i sentimenti dell’altro attraverso l’immaginazione.

Fondamento di tale processo è il procedimento cognitivo dell’associazione, che ci consente di vedere e comprendere l’altro come ‘spettatori imparziali’. Attraverso l’immedesimazione simpatetica dello spettatore imparziale (una sorta di voce interiore che parla a noi in nome degli altri) diventa possibile esprimere la valutazione morale, ossia distinguere tra vizio e virtù.

Il concetto di s., inteso nel senso etimologico di «com-passione», costituisce anche il cardine della teoria del giudizio morale di Hume. La s. viene definita come una «tendenza naturale che abbiamo a simpatizzare con gli altri e a ricevere per comunicazione le loro inclinazioni e i loro sentimenti, per quanto diversi siano dai nostri, o anche contrari». Fondata sulla somiglianza di sentimenti e comportamenti tra gli esseri umani, la s. opera in modo che gli spiriti umani «siano come specchi gli uni rispetto agli altri» (Treatise of human nature, 1739; trad. it. Trattato sulla natura umana).

Senza la s. la condizione umana sarebbe quella di una solitudine totale. Attraverso di essa il sentimento altrui diventa invece un sentimento nostro. Nella s. Hume vede la possibilità di limitare l’incontrollata manifestazione degli interessi egoistici, e di operare collettivamente secondo criteri di giustizia, di rispetto e di obbedienza nei confronti delle istituzioni.

Negli sviluppi successivi della riflessione filosofica, a parte il concetto di Mitleid, assimilabile etimologicamente a quello di s., introdotto da Schopenhauer per designare la ‘compassione’ che ogni individuo deve sentire per gli altri, al pari di lui partecipi della sofferenza cosmica, e che costituisce perciò il fondamento di ogni norma etica, solo in Scheler (Wesen- und Formen der Sympatie, 1923; trad. it. Essenze e forme della simpatia) si ritroverà il tentativo di sviluppare un’etica in cui la nozione di s. assume un ruolo centrale.

La s. è, per Scheler, un fenomeno originario, una funzione innata, grazie alla quale si va oltre sé stessi e si riconosce l’altro a partire da una partecipazione affettiva che può assumere varie forme, dal contagio, o fusione emotiva, all’identificazione o all’immedesimazione: la s. si fonda sull’immedesimazione intenzionale e cosciente. La solidarietà fra gli uomini, cementata dalla s., porta a un ordine universale, che associa le singole comunità in una comunità superiore.

Il pensiero magico La parola magia viene dal latino tardo magìam. Il nostro termine «maghi» è una traslitterazione del greco magos, che a sua volta deriva dal persiano magu, magavan, con il significato di «partecipe dell'alleanza, dei doni sovrumani».

Il pensiero magico si fonda sulla  credenza che spiriti buoni e maligni e forze occulte della natura possano essere costretti ad agire secondo determinate prospettive .

Il potere di forze naturali occulte o di spiriti appare a portata di mano in determinati tempi e luoghi, ri-evocabile mediante la ripetizione di gesti , formule, riti, da parte di persone privilegiate, i maghi.

L'effetto magico si ottiene in virtu' di un desiderio o di una volonta' che muove le forze occulte o di un cerimoniale operato da un mago.

Dei riti magici fanno parte - ad esempio - gli incantesimi (ipnosi a distanza per intervento di spiriti) : sono  riti attestati in tutte le culture ai quali si attribuisce il potere di privare  qualcuno della volontà e della coscienza.
La magia è il tentativo di impadronirsi di un potere straordinario occulto da esercitare secondo i propri desideri e la  propria volontà. - E' il tentativo da parte dell’uomo di dominare forze o entità a lui superiori per ottenere risultati pratici secondo le proprie prospettive, benigne o maligne rivolte al passato come al presente o al futuro.

Seguendo Mircea Eliade e Julien Ries, si può dire che [...] l’esperienza religiosa è una ierofania , una manifestazione del sacro, mentre l’esperienza magica si pone piuttosto come cratofania , come manifestazione di Forza, potenza. Forme La magia è pratica attestata in tutte le culture ( anche religiose ). Contro l'invidia per esempio c'è una tradizione cristiana diffusissima:
-Si prende un piatto contenete acqua (normale o benedetta ).
-Si fa una preghiera, come: San Pietro de Roma San Pietro de Spagna liberaci dall' invidia, la liscicca (la lagnosità del depresso, dell’abbattuto,del disperato) e dalla lagna (sinonimo di lisicca) facendo un segno di croce sul capo o sul corpo della persona in difficoltà. Si prende dell’olio(normale o benedetto) e si  lasciano cadere alcune gocce nell’acqua.
-se l'olio rimane a gocce separate ,l'invidia è rimasta e si ripete l'operazione.
-se l'olio si spande (a macchia d'olio) sull'acqua, allora l'invidia , e il malanno, è scomparsa.

 E' una preghiera più che ragionevole giacchè San Pietro ha ricevuto potere di guarigione da Gesù e ha dimostrato di esercitarlo con potenza fin dagli inizi del suo apostolato:

At 5,12 Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone;13 degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.14 Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore15 fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.16 Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.

L'aspetto magico sta nel fatto che non si richiede una disposizione di fede nel destinatario e forse neppure nell’operante : si agisce empiricamente e magicamente con la verifica sperimentale del funzionamento della formula che tenderebbe a “obbligare San Pietro” a compiere la liberazione. Occorre ricordare che:

1.  le operazioni magiche appaiono miracolose perché le loro cause sono note all'operatore ( mago) e ignote allo spettatore;
2.  l'efficacia della magia dipende dalla credenza nella medesima, per cui il desiderio ne è la prima causa;
3. si fa presa sui testimoni dell'azione scegliendo nomi strani, assumendo pose misteriose, circondandosi di sfere di cristallo e pronunciando con solennità parole incomprensibili come Siras Etar Desanar o Saritap Perniscos ;
4. si perde a poco a poco il proprio senso di responsabilità, poiché si diventa dipendenti dal mago;
5. non è possibile verificare l'efficacia dell'opera del mago, poiché l'insuccesso dipende da una contro-magìa, mentre il successo dipende da lui.
6- A tutt'oggi nessuno ha mai dimostrato pubblicamente i propri poteri magici.
TipologieUna credenza irrazionale si ritrova in quasi tutte le pratiche magiche :  "il sentimento, il desiderio, la volontà umana possono raggiungere stati di intensità tali da superare lo spaziotempo ed acquisire il potere di realizzarsi". Il mago amplifica tali desideri, volontà, sentimenti di beneficio o maleficio fino a raggiungere stati di estasi (oppure li accoglie e li applica con assoluta freddezza) nella azione magica.

La magia pratica fa uso di riti particolari per guarire malattie, togliere fatture, recuperare amori ( magia bianca ), oppure per conseguire scopi malefici come il procurare malattie ' disgrazie o morte, ovvero influenzare il corso degli eventi a proprio vantaggio, avvalendosi della mediazione di spiriti ( magia nera ).

La magia gnostica consente di accedere ai livelli più alti della conoscenza e quindi ai poteri che derivano dal sapere esoterico.

La magia evocatoria consente di evocare gli spiriti per chiedere loro servizi pratici o conoscenze segrete.( Teurgia) .

La magia vitale consente di vincere la morte e assicurarsi l'immortalità, in quanto costruisce il "Corpo di luce" che prenderà il posto del corpo fisico al momento della morte ( magia sessuale). 

La magìa religiosa è l'unione tra magia e religione ed è rappresentata da una forma di esoterismo che attraverso l'evocazione di spiriti agisce come magia bianca : togliere influssi negativi e malefici quali fatture e malocchio, propiziare la fortuna, gli affari e la riuscita personale ( vedi anche : sciamani , sibille e profeti ). Dice Paltone :
" Con molti rituali gli uomini hanno interrogato gli dèi : attraverso feticci, mana, astri, uccelli, defunti, demoni, etc. Hanno sviluppato vere e proprie arti mantiche : astrologia, oroscopi, chiromanzia, necromanzia , presagi,  sortilegi, etc. , pratiche meccaniche, rituali. " con cui hanno storpiato la religione " .

L'aspetto di storpiatura di cui riferisce Platone riguarda soprattutto il tentativo dell'uomo ordinario, con ogni mezzo, di forzare gli spiriti//dèi a dare oracoli e rivelazioni , cioè miracoli e prodigi.

E' la volontà di dominare in qualche modo gli dèi, di farli agire secondo i desideri umani, ad ogni costo: è il pensiero magico che crea la magìa religiosa.
L'atto magicoL'atto magico abitualmente consta di 
1.       Invocazione del potere superiore col suo nome  proprio.
2.       Rito sacrificale
3.       Operazione magica che deve seguire scrupolosamente  procedure codificate (rituali) e non dipende   dalla disposizione di fede nel Potere Occulto del mago o del cliente o del destinatario.
4.       Effetto desiderato : liberazione da forze o spiriti evocati o operazione per mezzo  delle forze e spiriti evocati

Nella magia l'azione avviene :    
1. per similitudine 
2. per contagio                     
3. per contrarietà        
4. per  nominazione 
5. per corrispondenza 

Tra i suoi presupposti vi sono le seguenti credenze:
1.  il simile produce il simile (similitudine)
2. che le cose, una volta entrate in contatto, rimangono simpaticamente legate per sempre; (contagio)
3. alcuni hanno la facoltà di inviare onde psichiche positive e negative mediante un atto   di volontà. Si riesce così a modificare il comportamento altrui: è la suggestione. (contrarietà)
4. nominando una cosa, la si conosce e la si possiede (nominazione)
5. quanto si fa sulla rappresentazione di una persona, si ripercuote sulla medesima, per cui, se pungo la foto di una persona, questa si sente colpita nello stesso punto. E siccome la parte è identica al tutto, l'azione su una parte della persona la coinvolge tutta, come l'azione su un membro della famiglia si ripercuote sugli altri (corrispondenza).
Il dinamismo dell'atto magico Il manaLo storico delle religioni Mircea Eliade afferma che nella stessa presenza corporea delle cose c'è una " forza vitale latente ".
Mana (o il suo equivalente nelle altre culture primitive, sia antiche sia coeve all'uomo contemporaneo).è un termine melanesiano adottato dalla antropologia del XIX secolo per indicare questa forza vitale occulta di tutte le cose.

In quanto un essere esiste ( visibile o invisibile, animato o inanimato) , per l'uomo arcaico esso è dotato di una sua forza vitale latente; l'evocazione della forza latente delle cose da parte del sacerdote o dello sciamano o del mago è l'essenza stessa delle pratiche religiose proprie delle religioni arcaiche.  [Trattato di storia delle religioni, ed. Bollati Boringhieri, 2009, pag. 21-26]

Il mana è presente nelle anime dei defunti, gli antenati, nonchè in tutti gli spiriti.

Secondo l'uomo arcaico questa forza misteriosa, attiva, diffusa, totalmente distinta dalla materia è concentrabile in alcuni individui ed oggetti detti amuleti.
Il mana è sempre unito a qualcUno che lo dirige. Tutti gli effetti prodigiosi attribuiti al mana sono prodotti con l’aiuto di esseri personali o divinità: gli spiriti degli antenati , della natura, etc.
La Magia imitativa Nelle  pratiche magiche di tipo  imitativo vengono operate azioni benefiche o malefiche su una immagine-copia del destinatario, persona animale o cosa (bambolotti, statue, fotografie, ritratti, oggetti personali) in modo che l’azione si trasferisca per syn-patheia  sul destinatario , o per tele-patheia  o per contiguità o per contagio.

 Il  vudu , religione di tipo animistico praticata dalla popolazione nera delle Antille e caratterizzata dalla fusione di pratiche magiche africane con riti ed elementi propri del cristianesimo è nota per tali pratiche.

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