Corso di Religione

INDUISMO






LE CASTE - IL CULTO

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Le caste - Le divinità principali sono associate alle caste sociali  e formano con esse una specie di  architettura socio-religiosa

BRAMINI  
(sacerdoti)
SHIVA  (testa)
Dio trasformatore
- 4 mani
- genera e distrugge la vita
- Ascetismo
- Yoga
sono ARYA
(Ariani o indoeuropei)
KSATRIYA   
(guerrieri)
VISHNU  (braccia)
- regge l'universo
- 4 braccia
- Devozione
- Bhakti
sono ARYA
VAISIYA  
(artigiani, operai commer
cianti)
BRAHMA (gambe)
- 4 teste uguali
- creatore
- non ha molto culto

sono ARYA
SUDRA  
(braccianti e contadini )
GANESHA ( piedi)
- signore della sapienza

sono SERVI
PARIAH 
(intoccabili - fuori casta)
non sono sottomessi a nessuna divinità
sono SERVI
ADHIWASI  (non hanno parte nella Grande India)
non sono sottomessi a nessuna divinità
sono ABORIGENI

Il Culto Nei Brahmana , testi che prendono il loro nome da Brahman (l'Assoluto) sono elaborate le semplici idee sulla società e sul rito delle Samhita in una religione liturgica di tipo sistematico.

Numerosi e complessi riti sono elaborati per la vita domestica, la morte (con la cremazione), i sacrifici di sostanze vegetali e di animali (soprattutto capretti). 

La funzione sacerdotale è cruciale nei Brahmana. Il sacrificio primordiale e unico  è quello di Purusha , di cui parlano le Samhita

Purusha  è l'uomo cosmico da cui nasce l’universo ma che si estende nei cieli, al di là di esso. Riassume in sè tutte le cose e al tempo stesso le trascende ,da un senso unitario e divino a tutte le  creature  e fa del sacrificio rituale una liturgia universale. 

I Purana  contengono miti, leggende, dottrine filosofiche prodotte in forma popolare e divulgative e soprattutto riti.

Ciò che colpisce il lettore di questi libri e della religione che essi descrivono è il rapporto tra il sacrificio rituale e l'ordine cosmico:il sacrificio vedico è il centro e ombelico del mondo, da esso dipende il rinnovamento dell'universo e vi sono coinvolti cielo e terra, gli dei e gli uomini.

L'accento è posto sull'azione sacra , che è sacrificale e liturgica.

Hanuman il dio-scimmia valoroso sostenitore di Rama,il principe simbolo di tutto ciò che è nobile, affascinante e dotato di talento e personaggio eroe della epopea del Ramayana, nella sua battaglia contro il demone Ravana.

Questo sacrificio diventa poi secondario rispetto al sacrificio ricorrente di Prajapati , che simboleggia il ciclo di vita, morte e rigenerazione (da cui cominciano a emergere idee sulla reincarnazione). 

Prajapati è il prototipo del personaggio che nell'induismo classico diventerà Brahma, il dio che personifica l'assoluto.
Purusha diventerà un nome di Visnu, e un'altra divinità dei Brahmana.
Rudra è il prototipo di Shiva, un dio che simboleggia la neutralizzazione delle forze impure che potrebbero minacciare il sacrificio.                                                                       
Negli Aranyakatesti della foresta»), il rituale si sposta dalla casa alla foresta, mediante una interpretazione filosofica dei riti attraverso le allegorie.

I santuari In tutta l’India ci sono innumerevoli santuari dedicati alle divinità.

In questi culti è fortemente presente l’elemento della possessione spirituale sciamanica, soprattutto in rapporto alla dea  Kali.


Possessione ritenuta tipica della dea Kali.


La possessione sciamanica è una componenente del culto rituale della Dea Madre prevalente nell'India tribale.

A volte si rivolgono domande alla dea che si ritiene possa possedere una persona mentre questa è in stato di trance estatica.

I Templi ekam
Nei templi tutti sono ammessi a contemplare la presenza della divinità.

Il Tempio è costruito per ospitare l'immagine della divinità (murti) e per richiamare in esso la sua presenza , perciò deve essere costruito secondo precisi criteri di gradimento della divinità, l' ordine antico Aagma.

Intanto vanno costruiti  in alto, nelle vicinanze dei fiumi, che sono sacri e tutt'intorno possibilmente devono essere circondati da canali pieni di acqua.


Anche all'interno viene costruita una piscina d'acqua. La presenza dell'acqua in un clima come quello dell'India crea una sensazione di piacevole freschezza e purità.

La costruzione del Tempio si rapporta matematicamente alla struttura dell'universo e converge nel punto più alto sulla verticale del simulacro, punto di  entrata nella potenza sacra dell'Universo. Intorno a questa verticale o asse cosmico che collega Cielo e Terra è costruita una torre, o  shikara  che costituisce il percorso di entrata-uscita della forza-divinità nel Tempio.

Questo ha una sua analogia nella pratica del foramen  o buco che gli induisti fanno nel cranio dei defunti perché la loro anima possa uscire e innalzarsi al Cielo e nel foro posto nel tetto delle capanne sacrificali vediche da cui esce il fumo che sale al Cielo.
Nella mentalità indù il Tempio ed il corpo umano sono sinonimi.

La divinità abita le persone così come l'universo e come il Tempio.
Induismo popolare La maggior parte degli induisti pratica il culto in casa piuttosto che ai templi: onorano le loro divinità nei templi ma soprattutto nei santuari domestici attraverso riti particolari.

I più consueti sono la preghiera e le offerte ma la più efficace è  la meditazione davanti al simulacro di una divinità.

 Il santuario di casa è il centro domestico ed è costituito da una stanza o da un altare dove sono esposte le  murti , o nei casi più semplici da un rametto di  tulsi, il basilico, associato a Vishnu. Il ruolo di guida spetta al capofamiglia ,il  grihastha.

Il culto domestico comprende elementi usuali come l'incenso, le candele accese e offerte di cibo e denaro, oltre alle preghiere rituali e spontanee. Esso  può essere quotidiano ma il giovedì viene considerato il giorno più favorevole.

Nei templi e nelle case viene offerta la puja che per sé è costituita da diversi gesti rituali: l'offerta del saggio alla divinità, l'offerta dell'acqua per la lavanda dei piedi e come rinfresco, l'offerta dello yogurt e di miele, dell'acqua per sciacquarsi, dei vestiti e degli ornamenti.

L'immagine del Dio è unta di profumo, le si offrono fiori, si brucíano le candele di legno di sandalo, vengono accese le lampade, viene offerto il cibo, si compiono le prostrazioni e le circumambulazioni.
Tutto questo è accompagnato da formule rituali corrispondenti. 

Se i grandi sacrifici dell'età vedica non sono quasi più celebrati, i riti domestici prescritti dagli appositi sutra si sono conservati, specialmente per i capifamiglia di casta bramina, che devono osservare anche molte altre minutissime prescrizioni: riguardo agli abiti, alla dieta, alla professione, ecc.

Sono due i riti (samdhya) che si compiono nel momento della «congiunzione» fra la luce e le tenebre (i due crepuscoli).

Prevedono una serie di operazioni e di ínvocazioni, come ripetute abluzioni, imposizioni delle mani su varie parti del corpo, offerte, venerazione del sole, esercizi respiratori, recitazione di formule. 

Talvolta il rito è compiuto, in forma breve, anche a mezzogiorno.

Altri cinque riti (mahayajna: grandi sacrifici) sono giornalieri, ma sono celebrati in forma quasi sempre ridotta.  Essi consistono nell'
- offerta a tutti gli dei e alle anime dei defunti, 
- nella recitazione di strofe dai Veda 
- e nell'ospitalità ai viandanti (specialmente agli asceti).

E' invece praticata l'offerta quotidiana di cibo a cinque dei protettori, rappresentati da figurette o da cinque pietre colorate: nera per Vishnu, bianca per Shiva, rossa per Ganesha, il figlio di Shiva con la testa di elefante, il cristallo per Surya, la pirite per la dea Parvati. (stralcio da un rituale del II sec a. C.)

Ci sono poi quelli che gli hindu chiamano "i  dodici «sacramenti» principali o samskara" , anche se tale numero non deve considerarsi rigorosamente fisso. 

Vi è il rito che si svolge al momento della nascita, allorché si fa inghiottire al neonato una pallina di miele e di burro schiarito (GHI).

Seguono:

1 - imposizione del nome (quello ufficiale più altri  segreti)10 gg. dopo la nascita con un lavaggio rituale al fiume.
2 - la prima uscita a 4 mesi
3 - il primo dentino
4 - il primo pasto con cibi solidi a 7 mesi
5 - il primo taglio di capelli (a 3 anni)
6 - foratura degli orecchi a 4 anni
7 - iniziazione alla casta di appartenenza (upanayana) con imposizione del  cordone sacro  a 8 anni per i bramini, a 11 per i ksatriya, a 12 per i vaishya .
8 - lo studio dei Veda
9 - l'interruzione di questo studio
10 - lo studio delle Upanishad (si richiede  castità, buona condotta, intelligenza attiva, generosità, affettuosità ...)
11 - taglio della barba
12 - termine degli studi

I RITI MATRIMONIALI Il matrimonio si compone di un insieme di cerimonie assai complesse e articolate che mutano secondo le tradizioni locali e i gruppi castali.

Naturalmente tutto ciò ubbidisce a precise prescrizioni religiose e astrologiche che riguardano :
- la scelta della sposa
- l'accoglienza della sposa
- l'adornamento e bagno della promessa sposa
- i riti matrimoniali
- l'uscita dal carro che conduce la sposa in casa dello sposo
- l' entrata in casa dello sposo
- i riti del concepimento quattro giorni dopo le nozze. 
- per avere figli maschi  tre mesi più tardi
- Si traccia, poi, se si tratta del primo concepimento, una riga, fra i capelli della donna gravida. 
- etc...
-

Il calendario sacro C'è un calendario sacro: fin dall'antichità in India è molto diffusa la pratica della astrologia . Il ritmo delle stagioni, gli equinozi, l'astrologia offrono segnali simbolici su cui regolarsi e da cui trarre lieti auspici. 

Le festività religiose principali del calendario induista sono:
-  Holi o cerimonia per la  fertilità, a Marzo,
- Diwali celebra il ritorno di Rama dall’esilio ed è la festa per la prosperità-ricchezza che la dea Lakshmi porta visitando le case. 
- Dusserah dura 9 giorni e celebra la vittoria del bene sul male.

Gli elementi delle feste induiste sono :
-  rang il colore
- ras la danza
- e rag il canto.

La geografia sacra L'esperienza religiosa hindu ha visto nel cosmo la presenza dei divino. Le divinità abitano specifici luoghi sacri : c'è una geografia sacra dell'India

L'Himalaya è la montagna sacra da cui sorge Madre Ganga, il Gange , che attualmente è consideralo il più importante dei fiumi sacri dell'India.
 
Ogni confluenza dei fiumi è sacra. Varanasi o Benares, la città di Shiva, è particolarmente rilevante come luogo di purificazione.
La gente va da un capo all’altro dell’India per vedere e farsi vedere dalla divinità. Il pellegrinaggio ai luoghi sacri ha la densità simbolica della purificazione, del passaggio della vita, orienta l'anima hindu a ricuperare lo spazio sacro, sorgente di essere, luogo di incontro tra ciò che è temporale e cio' che è eterno.

Le mete più popolari sono i   Tirtha  o guadi di fiumi che rappresentano il passaggio  da una sponda (samsara) all'altra ( moksha).

Il pellegrinaggio richiede una rigorosa preparazione. Per il pellegrinaggio vedantico a Sabari Hill, dove risiede il santuario di Swami Ayappa (il santo Ayappa) si procede in questo modo: si comincia con il  Vrath , la promessa di osservanza religiosa che dura 41 giorni.

Ci si veste di nero o zafferano e si praticano precisi rituali quotidiani . Si vive in modo sobrio, austero, si pratica l'autocontrollo. Si osserva una dieta rigorosamente vegetariana , non si bevono alcolici e si prega la divinità continuamente con l' invocazione « proteggimi e rivivro'».

Questi 41 giorni sono giorni di  penitenza , di distacco volontario dalle cose materiali.

Prima di andare al santuario della divinità si prepara l' Irumudi , una borsa a 2 scomparti con 2 nodi per il lungo percorso nella foresta. La prima tasca contiene una noce di cocco e la seconda cibo ed effetti personali. -

Si percorrono 8 miglia dal fiume al santuario. Si salgono 18 gradini e si pone la noce di cocco davanti al simulacro, la  murti .

Il  cocco  è simbolo del corpo umano. Il  guscio  è l'ego, il  succo  è l'Atman. Il cocco ha  3 occhi  (sono leggere cavità scure del guscio); i due occhi sono simbolo della percezione sensoriale e il 3° occhio è simbolo della  visione spirituale. L'idolo, la murti  è simbolo del Brahman.

Il pellegrinaggio avviene al solstizio di inverno (21 dicembre) e milioni di persone si radunano prima dell'alba per cogliere la luce del sole che sorge da dietro una collina e che è simbolo della supercoscienza spirituale di Ayappa, avatar di Vishnu.

Attraverso questo pellegrinaggio esteriore si fa esperienza interiore della  concupiscenza (i desideri adharma)  che contrasta il progredire della liberazione. 

Il devoto apre l'occhio della visione della noce di  cocco e ne versa il  succo , l'Atman, l'anima individuale, sul simulacro  murti della divinità.  Ed è la gioia della  comunione con la divinità. 

Il pellegrinaggio diventa così un rito totale di iniziazione, di rinnovamento del cammino di liberazione, di memoria del senso della vita terrena come cammino nella comunione con il divino. I Riti della morte.
funerale


Il rito della cremazíone del cadavere è significativo perché ci permette di cogliere la visione hindu dell'uomo e il concetto di salvezza.

L'anima individuale è spirituale, eterna e indistruttibile. Le rinascite finiscono  quando il suo attaccamento al corpo è eliminato. 

Il fuoco della cremazione significa il tentativo di bruciare ogni legame che l'anima ha col corpo.  I morti sono per lo più cremati, a meno che non si tratti di asceti, lattanti, seguaci di certe sètte, ecc.

I bambini morti in età inferiore agli otto anni non sono cremati, perché si pensa che non fossero in grado di essere travolti dalle passioni, dal desiderio e dall'attaccamento. 

Non sono cremati i corpi dei  sadhu , coloro che hanno compiuto la perfetta realizzazione, perché l'ascesi ha trasformato la loro potenzialità sessuale in energia spirituale, distruggendo così ogni legame con il corpo.

Anche coloro che sono morti di colera e di vaiolo sono ritenuti posseduti da Una divinità, che ha eliminato ogni attaccamento al mondo materiale.

Un rito supplementare alla cerimonia funebre è lo shraddha ("nato dalla fede"), destinato a trasformare il defunto in uno «spirito protettore» benevolo. Si offrono focaccine di riso e acqua agli antenati diretti.

Lo shraddha si tiene da dieci a trentuno giorni dopo la morte, quindi a scadenze regolari e in occasione di certe feste.

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