Corso di Religione

Donna - pag. 2
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ISLAM
La donna nell'Islam. Il matrimonio
         


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La donna e la sessualità  di TARIQ RAMADAN (musulmano -docente universitario Oxford )

" In una tradizione (hadith) riportata, il Profeta associa l'atto sessuale, purché vissuto nel quadro lecito, ad una elemosina, nel senso che diventa espressione di un atto di adorazione di fronte al Creatore.

La sessualità è dunque l'espressione dell'essere che accetta tutto del dono di Dio, nel suo cuore come nel suo corpo e che ha coscienza della propria responsabilità nel dominare le sue pulsioni ed i suoi istinti per permettere loro di vivere totalmente nella trasparenza e nel dono, con l'essere che l'accompagna davanti a Dio. Gli uomini che circondavano il Profeta furono meravigliati da questo insegnamento che incoraggiava a vivere la vita dei loro corpi e dei loro desideri. L'islam si presenta come la religione dell'equilibrio ed il suo messaggio in materia è che un essere umano senza sessualità non è equilibrato. E sempre si delinea la via del giusto mezzo: nessuna sessualità o una sessualità sfrenata sono entrambe premesse di squilibrio. 

I matrimoni misti nell'Islam La questione dei matrimoni misti merita tutta la nostra attenzione. Si deve fare un vero e proprio lavoro a monte dei matrimoni. Dedico molto tempo ad informare le coppie che si formano sul fatto che bisogna mettersi d'accordo sulle modalità e sulle condizioni del matrimonio.

Certo, c'è l'amore, ma nell'islam il matrimonio è un contratto i cui termini devono essere chiaramente stipulati e le aspettative di ciascuno esplicitamente enunciate, in particolare per quello che riguarda i bambini, la loro educazione e la loro custodia.

Val più frenare gli ardori dell'inizio, piuttosto che dover constatare il peggio dopo qualche anno. L'islam esige che un musulmano non lasci mai i suoi bambini e in particolare che faccia in modo di poter dar loro un'educazione in accordo con la sua religione.

Questo non significa che la donna non musulmana non abbia alcun diritto sui suoi bambini. Anche se il principio islamico è chiaro, esso non può giustificare qualsiasi cosa ed ogni situazione deve essere regolata caso per caso.

Bisognerà sempre evitare la strumentalizzazione della religione sia per giustificare una custodia malgrado i maltrattamenti del padre, sia per demonizzarlo e fare in modo che i bambini vengano tolti al loro padre malgrado la condotta dubbia della madre.

Le due situazioni esistono e in ogni caso l'islam ci impone di considerare la giustizia il più oggettivamente possibile. Che drammi si hanno oggi perché non ci si è presi il tempo di metter le cose in chiaro! A volte l'evoluzione di uno dei due coniugi provoca situazioni nuove che nulla lasciava presagire. Bisogna allora dar prova di psicologia; ascoltare, dialogare, cercare soluzioni umane, dignitose e giuste come in tutte le situazioni simili.

La questione del matrimonio misto per i musulmani deve essere considerata nella prospettiva della concezione e della filosofia della famiglia così come sono trasmesse nell'insegnamento dell'islam. Il principio nel matrimonio è l'uguaglianza degli esseri e la complementarietà dei ruoli e delle funzioni. L'uomo ha il dovere di sovvenire ai bisogni della famiglia e, in questo senso, ha la responsabilità di mantenerla.

La donna ha il diritto di non preoccuparsi dei suoi bisogni materiali: è un diritto, non un dovere (come viene presentato a volte da certi musulmani) e nulla impedisce a una donna di lavorare.

Nello spazio familiare c'è nell'islam l'idea di un diritto della donna che la può mettere sul piano finanziario in una situazione di dipendenza più o meno relativa. Questa situazione spiega, a livello di filosofia generale, perché nell'islam un uomo musulmano può sposare una donna delle genti del Libro, cristiana o ebrea, poiché per lui è un dovere rispettare la fede e la pratica di sua moglie e di provvedere ai suoi bisogni.

L'inverso non è possibile; una donna musulmana non può sposare un uomo di un'altra religione poiché essa poletturabe trovarsi in una situazione in cui il responsabile del focolare domestico non riconosce la sua fede, la sua pratica e le esigenze generali e particolari della sua religione.

Il grado di possibile dipendenza è maggiore in questo senso con, in più, il fatto che il musulmano riconosce la fede ebraica e cristiana ma un cristiano o un ebreo non considerano la rivelazione dell'islam autentica. Ciò nonostante numerose musulmane sposano oggi non-musulmani in Europa, non rispettando questo principio islamico stabilito sulla base del consenso generale (ijma').

A volte queste coppie miste, come le altre, sopravvivono ma molto spesso si assiste a situazioni drammatiche. L'evoluzione dell'uno o dell'altro coniuge, a volte la riscoperta tardiva dell'identità religiosa, rimette in discussione aspetti profondi che perturbano la vita di coppia. Alcuni finiscono col separarsi. "


Matrimoni misti tra cattolici e musulmanidi Massimo Introvigne , sociologo delle religioni, CESNUR in : il Giornale, 2 settembre 2008.

"La Chiesa cattolica italiana ha ormai una vasta esperienza di matrimoni misti fra cattolici e musulmani. Ha condotto diverse indagini interne, e dispone di enti come il Centro Federico Peirone a Torino che da anni sono vicini alle coppie miste.

La disponibilità all’aiuto in tutti i casi concreti non significa che la Chiesa non segnali con realismo i rischi. Del resto, su questo punto la posizione dei vescovi italiani non è lontana da quella di un combattivo apologista dell’islam come Tariq Ramadan , il quale usa parole piuttosto severe nei confronti di quei musulmani che sposano un coniuge cristiano con una buona dose di superficialità, andando incontro nella maggior parte dei casi a un inevitabile fallimento.

Il problema è anzitutto teologico. La nozione del matrimonio non è la stessa nel cristianesimo e nell’islam. Il diritto islamico – sia pure con precisazioni e limitazioni – ammette la poligamia, e permette al marito di ripudiare la moglie semplicemente dichiarandolo, mentre la donna per divorziare deve passare attraverso un tribunale.

Una musulmana non può sposare un uomo di un’altra religione; un musulmano può sposare una cristiana o un’ebrea ma dev’essere chiaramente stipulato che i figli saranno educati nella religione islamica.

L’idea soggiacente è che il matrimonio non è, come per i cristiani, anzitutto un’istituzione di diritto naturale, per quanto elevata da Gesù Cristo alla dignità di sacramento. Per l’islam il matrimonio è un contratto rigorosamente normato dal Corano e dal diritto islamico, e l’idea che un musulmano sia coinvolto in un legame matrimoniale meramente “naturale”, non regolato dalla sua religione, non ha senso.

Quando questa mentalità entra in contatto con il diritto occidentale iniziano i problemi.

Per cominciare, in Italia una donna ha diritto di sposare chi vuole, prescindendo dalla religione. Ma una donna musulmana che non sia cittadina italiana in pratica avrà molte difficoltà a sposare un non musulmano.

Il suo consolato, nella maggior parte dei casi, le negherà il nulla osta matrimoniale. Se il fidanzato italiano non ha una forte identità cristiana si presenterà al consolato per una “falsa” conversione all’islam, che dimenticherà poco dopo il matrimonio, salvo però esporsi a un’accusa di apostasia ove dovesse tornare alla pratica del cristianesimo.

In mancanza di conversione dello sposo più o meno fasulla, ci sono oggi sentenze dei nostri tribunali che permettono a donne musulmane straniere di sposarsi in Italia anche senza il nulla osta del Paese di origine. Ma per il loro Paese questo matrimonio è illecito, e se tornano in patria le conseguenze possono essere molto serie. In realtà, in Italia sono più spesso donne cristiane a sposare immigrati musulmani.

Non mancano casi di poligamia, i più gravi, perché il matrimonio poligamo per la legge italiana non esiste e la seconda (o terza, o quarta) moglie potrà essere ripudiata senza godere di alcuna tutela giuridica.

La Chiesa sa però che anche i matrimoni misti monogamici spesso falliscono. L’uomo musulmano ha difficoltà a rinunciare all’idea del ripudio facile, evidentemente incompatibile con la nozione cattolica di matrimonio, e certamente non accetta che nel percorso educativo ai figli sia proposto il cristianesimo.

Ha ragione – per una volta – Tariq Ramadan: il romanticismo non è un sostituto per la prudenza, e i richiami all’amore non bastano a superare una differenza culturale che si rivela nella maggior parte dei casi insormontabile... "

Matrimoni misti nell'islamvedi anche : matrimoni misti

Bisogna chiarire questo punto : nell'Islam l'uomo musulmano puo' sposare una donna non musulmana ma una donna musulmana non puo' sposare un uomo non musulmano!

1-Un uomo musulmano può sposare qualsiasi donna basta che sia casta( secondo le norme islamiche ).

2- Il marito musulmano ha il dovere, attraverso tutte le azioni che compie in questa vita, di portare la moglie in Paradiso con lui, ma non vi è l' obbligo per l'uomo musulmano di sposare una musulmana, anche se è meglio , dice l'islam ,che anche la donna sia credente altrimenti sicuramente andrà all'inferno anche lui.

3- L' uomo musulmano puo' sposare una donna non musulmana perche " garantisce" anche ad essa la maturità di fede relgiosa: secondo l'Islam in una famiglia è sempre l'uomo che rappresenta la guida religiosa e sociale della moglie e dei figli .

4- Una donna musulmana può sposare solamente un uomo musulmano, (o comunque che si converte sinceramente all'Islam) Il marito musulmano ha il dovere, attraverso tutte le azioni che compie in questa vita, di portare la moglie in Paradiso con lui, per questo motivo una donna musulmana può sposare solamente un uomo musulmano. La donna musulmana, per la sua condizione nell'islam non puo'  sposare un uomo non musulmano perchè non  è in grado di " garantire" la maturità di fede religiosa anche per lui!

5-L'uomo non musulmano, in un matrimonio misto, non può nè obbligare, nè consigliare la propria donna musulmana di non rispettare i dettami del Corano, (questa, allo stesso tempo, deve rispettare e condividere i desideri del marito).

Il Matrimonio islamicowww.islamitalia.it

Esistono essenzialmente due tipi di matrimoni nell'Islam:
- il Nikah - ovvero il contratto di matrimonio classico a tempo indeterminato, che, legalemente rientra nella categoria delle "vendite" (bay'). (Ha lo stesso valore legale di un contratto di compra/vendita ma non si stipula una compra/vendita)
- il Mut'a (in disuso tra i Sunniti ma ancora praticato dagli Sciiti) ma) ovvero il contratto di matrimonio a tempo determinato (rinnovabile) che rientra nella categoria degli "affitti o locazioni" (ijara) che ne regolamenta solo l'uso (è una pratica ormai molto poco usata nell'Islam moderno, vige ancora tra gli Sciiti Duodecimani e nel mondo sunnita è stata abolita).

[NOTA REDAZIONALE : Il "matrimonio a tempo" di fatto sostituisce nel mondo islamico sciita la pratica della prostituzione. In Iran è la norma.]

Non dobbiamo comunque scandalizzarsi per questa pratica, basti invece pensare a quanti problemi insorgono nei rapporti sessuali occasionali non regolamentati, (nel mondo non musulmano), che danno spesso adito a fraintendimenti che sfociano spesso a litigi e controversie legali di ogni tipo, se invece, anche la semplice (ma riprovevole!) scappatella viene regolata da clausole ben precise di matrimonio temporaneo, allora, legalmente entrambi i temporanei coniugi sono tutelati.

Certo, però, bisogna tener presente che è bene non eseguire mai un mut'a, in quanto è preferibile rimanere casti (anche i maschi!) fino al nikah decisivo con la persona amata, perchè la donna non è stata fatta per esser "usata" sessualmente, ma va amata e coccolata.

ll matrimonio, di fronte a Dio (l'Altissimo) Nell'Islam, non vi è posto per il celibato, come ad esempio l'istituzione delle figure di preti e suore della Chiesta Cattolico-romana.

Il matrimonio nell'Islam è un obbligo religioso, ma, conseguentemente, è anche una salvaguardia morale ed una necessità sociale. Il matrimonio islamico rappresenta anche uno sbocco ai bisogni sessuali, regolarizzandoli, così uno non diventa schiavo del suo desiderio. La famiglia è la fondamentale unità della nostra società ed il matrimonio è la sola via legittima (o halal).

Il matrimonio islamico è un contratto, un negozio giuridico con clausole ben definite che tutelano entrambe le parti, allo scopo di legittimare ogni tipo di contatto sessuale e non solo per la procreazione.

Gli scopi del matrimonio sono: la compagnia fra i due sessi, l'amore fra di loro, la procreazione di figli e vivere in pace ed in tranquillità secondo i comandamenti di Allah. Il matrimonio serve come gratificazione emozionale e sessuale atta a ridurre la tensione; rappresenta anche un "fatto solenne", un "mithaq", un accordo fra le parti.

E' obbligatorio sposarsi?

Ci sono molti Imam i quali affermano che il matrimonio è NAFL o MUSTAHABB o MUBAH (preferibile, raccomandato, lecito), altri, invece, che lo considerano WAJIB (obbligatorio).

L'opinione generale è che se una persona (uomo o donna che sia) ha paura che non sposandosi commette fornicazione, allora il matrimonio diventa WAJIB (obbligatorio).

Se anche una persona ha desiderio urgente di soddisfare il suo bisogno sessuale con la persona che ama, allora il matrimonio con questa partner diventa sempre WAJIB (obbligatorio), (se comunque, questa persona (uomo) è seriamente intenzionata a frequentare il proprio partner (donna), è comunque obbligato a sposarla).

Il matrimonio comunque, non dovrebbe essere ritardato più del dovuto, nemmeno per motivi economici.

Il matrimonio non dovrebbe esser fatto nei seguenti casi:

  1. Nel caso in cui l'uomo non comprenda il significato di matrimonio e mantenimento della moglie.
  2. Nel caso in cui uno dei due partners non abbia un'autoregolamentazione sessuale.
  3. In caso di disprezzo verso i figli
  4. Nel caso in cui si sappia gia' che il matrimonio possa prevalere sugli obblighi religiosi.

Sposandosi si mostra obbedienza ad Allah, in ogni caso, il Profeta Muhammad ha detto che un uomo che si sposa, ha già compiuto metà del proprio cammino religioso, lascia l'altra metà nel timore di Dio l'Altissimo. Il matrimonio universale NIKAH AL-BA'AL Prima del Matrimonio- La scelta del partner

Nella scelta del partner giusto vi deve essere molta "taqwa" (pietà). Il Profeta raccomandava i "corteggiatori" di vedersi far loro prima di contrarre matrimonio.

Alla coppia è permesso vedersi fra loro con occhio critico, ma chiaramente non lussurioso.
Questo è conforme alla ayat del Corano che afferma che un uomo ed una donna fra loro estranei (nel senso religioso del termine "Ajanabiya"), devono reciprocamente abbassare i loro sguardi, in quanto, non è loro permesso stare da soli in una stanza chiusa o uscire da soli insieme.

Infatti, secondo quanto affermano gli hadith del Profeta, "Quando, un uomo ed una donna sono insieme da soli, vi è una terza presenza (Shaitani - Satana)" Quindi, nell'Islam non esistono matrimoni programmati "alla cieca".

E' consentita anche eventualmente la presenza dei genitori o dei parenti stretti negli incontri fra i corteggiatori, purche' non influenzino troppo la scelta che deve spettare necessariamente e solo ai futuri sposi.

Non esiste alcun tipo di relazione fisica prima del matrimonio.

Nell'Islam, non esiste il concetto di corteggiamento, (nel senso di come attualmente viene praticato in occidente). Non esiste chiaramente, il conceto di convivenza allo scopo di provare a stare insieme, prima di fare il passo serio di sposarsi.

Il concetto di convivenza romantica prima del matrimonio si è rivelata in molti casi irrealistica e dannosa, tanto e' vero che anche dopo il matrimonio l'aumento del numero di divorzi nell'occidente e' impressionante rispetto quello nei paesi islamici, questo nonostante il fatto che in occidente ci si conosce bene, anche intimamente, molto prima del matrimonio, vivendo già insieme, e anche nonostante il fatto il divorzio sia regolamentato nell'Islam, contrariamente invece al cristainesimo che lo proibisce assolutamente.

Ciò fa capire che la convivenza prima del matrimonio non assicura per niente la buona riuscita di esso. Le aspettative non realistiche dei giovani causano spesso il fallimento della propria relazione.

L'occidente si prende gioco della logica del matrimonio islamico, affermando che i matrimoni hanno più successo e sono più duraturi se vi è un corteggiamento romantico ed attrattivo ed una convivenza anteriore fra i partners.

Questo è dovuto al fatto che la gente è ingannata dall'attrazione fisica, che non permette di scegliere il partner giusto per tutta la vita. Il matrimonio islamico e quindi la scelta islamica del partner è basata su di una valutazione critica della compatibilità della coppia.

Chiaramente all'interno di questa valutazione critica vi deve essere l'amore, ma esso non deve accecare la vera nature del matrimonio islamico e d'altronde se non vi fosse l'amore all'interno dei criteri di scelta del partner decadrebbe tutto.

L'esame medico per l'accertamento della verginità della futura moglie non è Islam, non è previsto nell'Islam e viene fatto tradizionalmente in molti paesi islamici solo su richiesta della famgilia dello sposo, dallo sposo stesso, ma questo è riprovevole.

E' previsto un esame medico obbligatorio per entrambi i coniugi per l'accertamento dell'assenza di malattie contagiose, che viene certificato, negli interessi degli sposi, nel contratto (pratica non totalmente diffusa).

Condizioni per un matrimonio islamico Vi debbono essere, naturalmente, delle condizioni precise nel matrimonio:
-Consenso di entrambe le parti
-"Mahr" (la dote): un dono fatto dal marito alla sposa direttamente e concordato preventivamente e che comunque resta proprietà della moglie in ogni caso
-Testimonianza: 2 uomini o donne
-Pubblicizzazione del matrimonio: il matrimonio non deve esser tenuto segreto per non creare sospetti e fastidi infondati all'interno della comunità
Il matrimonio nell'Islam è solamente un contratto civile senza nessun valore sacramentale e, come tale, ha responsabilità civile e penale. E' un accordo fra le parti (sposo e sposa) in vista di una vita insieme. E' un contratto che, generalmente, segna tutte le condizioni di vita in clausole ben definite, viene fatto alla presenza di 2 adoul (funzionari islamici giuridici), lo sposo e il wali (tutore) della sposa.

Una donna musulmana non può sposarsi senza interpellare il consenso del suo wali (generalmente il padre o un fratello), il quale non può, comunque, all'atto del matrimonio, rifiutarsi di farla sposarla.

Le clausole del contratto sono comunque decise fra i due nubèndi e possono variare in tutti i suoi termini, (divorzio compreso) a seconda delle decisioni reciproche dei due sposi. Entrambe le parti si tutelano così fin dal principio.

Una donna musulmana può sposare solamente un uomo musulmano, (o comunque che si converte sinceramente all'Islam), mentre, per il viceversa, ci sono due scuole di pensiero diverse, in quanto, c'è chi afferma che un uomo musulmano può sposare qualsiasi donna basta che sia casta, (nel senso che abbia un comportamento casto, secondo i migliore requisti coranici sopracitati), secondo altri invece, un uomo musulmano può sposare solamente donne credenti: ebree, cattoliche o chiaramente musulmane.

Personalmente, condivido quest'ultima ipotesi; questa differente imposizione nasce dal fatto che in una famiglia è sempre l'uomo che rappresenta la guida religiosa e sociale della moglie e dei figli ed è lui che trasmette la religione ai figli e l'uomo non musulmano, in un matrimonio misto, non può nè obbligare, nè consigliare la propria donna musulmana a non rispettare i dettami del Corano, (ma, allo stesso tempo, la moglie deve rispettare e condividere i desideri del marito).
Il marito ha il dovere, attraverso tutte le azioni che compie in questa vita, di portare la moglie in Paradiso, con lui, per questo motivo una donna musulmana può sposare solamente un uomo musulmano. Viceversa, non vi è naturalmente quest'obbligo, anche se è meglio che anche la donna è credente, altrimenti sicuramente andrà all'inferno.

Il ruolo di madre nell'Islam Nell'Islam, l'onore, il rispetto e la stima verso la maternità è davvero senza pari.

"... Il tuo Signore ha decretato di non adorare altri che Lui e di trattare bene i vostri genitori. Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te, non dir loro -"uff!"- e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto ..." (Corano Al-Isra' 17,23-24)

Un attenzione particolare verso la madre la troviamo anche nella Sunna del Profeta:

"... Un uomo domandò al Profeta: -Chi dovrei onorare di più?- (Bukhari e Muslim)

La proprietà della moglie
Nell'Islam, la proprietà della moglie ed i suoi guadagni sono sotto il suo pieno controllo. Il mantenimento di tutta la famiglia è responsabilità del marito (Corano 4,34).
Gli sposi ereditano dall'uno all'altro. Inoltre, un donna maritata nell'Islam trattiene la propria personalità legale e indipendente e il suo nome della famiglia. Una ragazza musulmana può sposarsi dieci volte, ma la sua individualità non è assorbita da quello dei suoi vari mariti.

La dote matrimoniale - 'IUAD - MAHR - SADAQ - 'UQR Nell'Islam, l'uomo che intende sposare una donna musulmana deve corrispondere al lei stessa, senza intermediari, la dote matrimoniale, (Corano 4,4) (l'entità di tale dote e l'ammontare viene deciso di comune accordo fra i nubendi) che resta in ogni caso, comunque proprietà della sposa e nessuno (tranne lei stessa) può esercitarne alcun tipo di controllo. Non esiste nessun obbligo di dono da parte della famiglia di lei all'uomo.

Il ripudio Il ripudio ed i metodi punitivi sono regolamentati da (4,15) e (24,2).
Da ricordare che la calunnia contro un donna onesta è il terzo peccato più grave in assoluto nell'Islam (33.61). Questi uomini dovranno vedersela con l'ira di Dio e di certo non sono più musulmani.

Il sesso nel matrimonio islamico Il sesso, nell'Islam, è visto non solo come atto di procreazione, ma anche come piacere personale reciproco, sono consentiti svariati modi approccio sessuale con la propria donna, è proibito il sesso anale, e l'uomo ha il dovere di fare i "preliminari" con la moglie prima del rapporto.

Spose e concubine
La regola: quattro spose legittime e tante concubine quante si vuole. Il testo coranico è chiaro da questo punto di vista: la poligamia è permessa nell'islam fino a quattro mogli, ma è ricca di condizioni non meno esplicite. E' un permesso, quasi all'unanimità i sapienti musulmani affermano che l'orientamento generale dell'insegnamento islamico tende alla monogamia.

Circostanze sociali particolari o situazioni specifiche in una coppia possono portare a considerare la soluzione della poligamia. La questione centrale resta l'educazione. Molte donne musulmane subiscono la pressione della cultura che le circonda e non conoscono i diritti che la religione concede loro.

Non sanno, ad esempio, che la prima sposa, può inserire nel suo contratto di matrimonio la clausola che il marito non sposi un'altra donna. Se egli accetta di sposarsi con la suddetta donna, l'uomo non avrà altra scelta che piegarsi a questa richiesta.

Quanto alla donna che dovrebbe diventare la seconda sposa, bisogna ugualmente ricordare che il matrimonio nell'islam si deve fare con il suo consenso e che può dunque rifiutarsi di sposare un uomo già sposato.

Si può dire che i paesi che godono di un diritto civile che proibisce la poligamia - la Turchia e la Tunisia - siano andati fino in fondo al cammino dell'islam?

Le legislazioni applicate in questi paesi sono il prodotto dell'epoca coloniale. Si sono presi a prestito articoli legislativi da paesi occidentali, Francia, Svizzera, Bulgaria o altri, e sono stati imposti a questi paesi.

Non è stata, si sa, la scelta di un popolo, ma l'imposizione, a volte molto aggressiva, degli stati coloniali e dei loro sostenitori. Bisogna dire con forza e severità:"Non chiediamo ad un musulmano di tradire i suoi riferimenti, ma di comprenderli in funzione del contesto e di far fronte alla sua epoca".

L'Iran è senza dubbio uno dei paesi musulmani che ha fatto più progressi negli ultimi vent'anni riguardo all'evoluzione dei diritti della donna: il numero di donne presenti al Parlamento è superiore a quella di molti paesi, anche europei; le donne partecipano alla vita sociale e sono presenti in diversi campi dell'attività culturale e sportiva. L'evoluzione, lenta, difficile.

[NOTA REDAZIONALE : Il matrimonio nell'Islam è un contratto di diritto privato, non un atto religioso: trattandosi di un contratto di diritto privato in alcune moschee , anche in Italia, si celebrano matrimoni multipli, non tenendo conto delle leggi italiane.]

Adulterio divorzio e punizioni di TARIQ RAMADAN (musulmano docente universitario ad Oxford)

Il Divorzio "Tra le cose lecite, il divorzio e' la piu' detestata da Dio", ci dice una tradizione del Profeta. Nell'Islam, esso rappresenta l'ultima possibilità accordata ad una coppia di coniugi con gravi problemi di convivenza, dopo che siano state tentate tutte le altre strade previste dalla Sharia.

Qualora i problemi siano tanto gravi da impedire un sereno ambiente familiare, indispensabile per una vita pienamente islamica, l'Islam e' realista al punto da considerare il divorzio come la soluzione piu'accettabile.

Esso, comunque, non e' ne' incoraggiato ne' rappresenta una pratica abituale tra I popoli islamici, proprio in virtu' della grande importanza attribuita alla famiglia ed al rapporto tra I coniugi.

Non e' dunque un' azione da farsi con leggerezza, quasi gratuitamente, ma un atto grave che, per l'uomo come per la donna, deve avere una ragione d'essere ed una giustificazione.

L'idea poi che una donna non abbia il diritto di chiedere la separazione e' falsa e non corrisponde agli insegnamenti dell'Islam.

La questione del divorzio ci impone di tornare ai testi fondamentali. Un giorno una donna è andata dal Profeta affermando che non le piaceva il marito e che temeva di agire contro la morale. Muhammad le ha domandato se accettava di restituirgli l'equivalente della dote che suo marito le aveva versato al momento del matrimonio (si trattava di un giardino); ella disse di sì e furono quindi divorziati (in certe circostanze, e secondo certi giuristi, non è obbligata a rendergli la dote, a seconda se egli è nel torto oppure no).

Una donna può anche esigere che i suoi diritti riguardo alla separazione vengano chiaramente stipulati nel contratto di matrimonio.

Evita così interpretazioni estese o l'applicazione specifica di una scuola di diritto che poletturabe, in una data situazione, essere più restrittiva di un'altra. Il divorzio, tra le cose permesse, è la più detestata da Dio, ci dice una tradizione del Profeta.
Il divorzio è un atto grave che per l'uomo come per la donna e deve essere giustificato. Purtroppo oggi non è sempre così. E' ancora e sempre una questione di educazione. Gli uomini del resto non sono da meno e i casi di divorzio, di talaaq secondo il termine arabo, rivelano da parte di questi ultimi esagerazioni con trattamenti assolutamente discriminatori e disumani nei confronti della sposa.

Certi uomini credono veramente che tutto sia loro permesso e del resto già 'Umar, il secondo successore di Muhammad, aveva dovuto intervenire perché gli uomini pronunciavano la tripla formula del divorzio in modo sconsiderato.

Bisogna riconoscere queste gravi deviazioni e rimediarvi al più presto con un doppio lavoro: educazione degli uomini e delle donne riguardo ai loro rispettivi doveri e responsabilità nel matrimonio e in seno alla famiglia, e promovendo riforme legali che, per tappe, permettano di lottare contro le discriminazioni e i maltrattamenti che subiscono le donne, tanto sul piano del diritto come su quello puramente fisico.

Bisogna anche aggiungere che, nelle società a maggioranza musulmana, il matrimonio non riguarda solo due esseri. E' il matrimonio di due esseri e l'unione di due famiglie.

La donna musulmana mantiene il legame con la propria famiglia e non prende mai il nome di suo marito. Ciascuno conserva la propria identità e inoltre resta legato alla sua famiglia d'origine.

La cosa vale per il matrimonio come per il divorzio: lasciare la moglie o il marito, significa ritrovare la propria famiglia. Non ci si ritrova mai completamente soli.

L'applicazione del diritto deve anche tener conto delle realtà del contesto sociale nel quale si concretizza. Tener conto del contesto, pensare agli adattamenti e alle fasi di applicazione delle leggi è un esercizio che non si può aggirare per qualsiasi società musulmana che voglia restare fedele al senso del suo messaggio.

Senza questo lavoro, si cade in un letteralismo ristretto che crede di aver conservato la fedeltà al testo mentre avalla l'ingiustizia. Ma l'islam richiama, nei suoi principi e nella sua essenza, alla giustizia. E' questo che bisogna dire ai musulmani. Non si può, in nome di un principio, dimenticare il contesto nel quale  lo si applica perché allora, lo ripeto, il principio giusto diventa ingiusto nella sua applicazione.

Bisogna trasformare la società, ciò che i riformisti musulmani sono venuti a ricordare: attenzione, ci sono doveri e responsabilità per la donna come per l'uomo, che si devono considerare alla luce sia delle fonti che del contesto per pensare di realizzare un adattamento a tappe.

A questo lavoro di riforma il 90% delle società musulmane non si è ancora realmente impegnato. Da ciò è derivato disordine e  strumentalizzazione della religione a fini elettorali. I musulmani devono dirlo e devono impegnarsi veramente per una riforma che non sia un'applicazione populista dell'islam, per sedurre popolazioni ingannate e credulone. La fedeltà al messaggio è molto esigente, richiede tempo. Restare fedeli richiede l'accesso alla padronanza di questa dialettica che è il costante andirivieni tra l'intelligenza dei testi e l'intelligenza del contesto.  

L'adulterio Una parte delle pene è citata nel Corano e la lapidazione, nel caso dell'adulterio, è nominata nelle tradizioni del Profeta (ahadith). Quando lo stato civile delle persone è lo stesso (celibi o coniugati), non c'è differenza tra l'uomo e la donna a questo proposito.

E quando, in situazioni specifiche della coppia, i due congiunti devono testimoniare sulla verità delle loro affermazioni, lo fanno su una base assolutamente egualitaria: numero di giuramenti, formulazione, riconoscimento, ecc. Parlando di questo argomento non ci si può fermare qui.

Certo, queste pene sono menzionate nei testi di riferimento, ma sono accompagnate da clausole di condizionalità che determinano la loro applicazione in modo molto preciso e rigoroso.

Lo stato della società circostante è di capitale importanza per l'applicazione delle regole del diritto: una società nella quale l'educazione ed il comportamento non hanno raggiunto un grado di coscienza etica non può neppur pensare di orientare la sua legislazione in questo senso.

Inoltre, anche supponendo di aver raggiunto il livello richiesto di organizzazione e di educazione, le condizioni, in materia di fornicazione e di adulterio, sono draconiane: quattro testimoni devono aver visto le persone durante l'atto sessuale, in flagrante delitto, e testimoniare quindi quello che hanno visto.

L'applicazione di queste pene è quasi impossibile tenuto conto delle condizioni che si devono riunire per farle rispettare. Tuttavia, ciò che sottolineano come insegnamento, è che la fornicazione e l'adulterio sono cose gravissime davanti a Dio, allo stesso modo che sul piano sociale.

L'enunciazione delle pene ha una finalità essenzialmente educativa e dissuasiva. Esistono nei testi, non lo si può negare o nascondere e si devono applicare per capire il senso del loro insegnamento: l'importanza della vita sessuale all'interno di un quadro chiaro, il matrimonio, che è l'espressione di un dono condiviso del proprio essere.

Questi testi parlano allo stesso modo della gravità della menzogna, del tradimento, dell'inganno.

E' un insegnamento morale molto forte che le società musulmane devono trasmettere e proteggere a monte e non limitarsi alla repressione e alla caccia ai "colpevoli", che ancora una volta è un mezzo per legittimare le chiusure mentali sotto la copertura di questa falsa parola d'ordine: più si proibisce, più si reprime, più è islamico.

Atteggiamento reattivo e reazionario gravemente infedele, nella lettera e nello spirito, all'insegnamento dell'islam, che ci dice, al contrario, che più si educa, più è islamico.

Ciò richiede un approccio più profondo, più ponderato, più spirituale del rassicurante "reprimere tutto". Non si tratta di essere lassisti o negligenti o apparentemente "moderni". No, si tratta di esser profondamente ed intimamente in accordo con i principi dell'islam che ci orientano verso un rapporto di intelligenza e responsabilità con noi stessi e con gli altri. E' difficile ma necessario

In società rigide come l'Arabia Saudita, il Sudan e l'Afghanistan la sanzione dell'adulterio è la pena di morte. La pena di morte per lapidazione è ancora applicata. Questa punizione è effettivamente menzionata nei testi come ho detto e si tratta, per la natura specifica della pena, di tradizioni profetiche.

Ebbene, per quanto riguarda la legislazione propriamente detta, che è una parte degli insegnamenti dell'islam, vengono effettivamente nominate una serie di pene nel Corano e nella sunnah.

Come abbiamo visto, c'è unanimità nel considerare che i riferimenti vengano rispettati ma ci sono divergenze significative tra alcune scuole di pensiero e tra i sapienti riguardo alle modalità di questo rispetto e all'ampiezza di interpretazione e di adattamento che è offerto agli uomini secondo il contesto in cui vivono.

Le condizioni che accompagnano queste pene, l'ho già detto, le rendono praticamente inapplicabili di fatto e la loro enunciazione orienta la coscienza del credente verso le sue responsabilità personali e collettive, tanto gli sbagli enunciati sono considerati gravi: bisogna dunque costruire uno spazio sociale che permetta all'essere umano di vivere in coerenza con i suoi principi e sviluppare in ciascuno il senso dell'esigenza personale sul piano etico.

Il Profeta ha perdonato molto e ci ha insegnato a perdonare ma ha accompagnato questo perdono, come tutta la Rivelazione coranica, con un appello alla coscienza, all'esigenza e all'umiltà prima e dopo l'errore.

Certi sapienti non sono d'accordo con l'approccio che ho presentato. Essi fanno una lettura più direttamente letterale: ai loro occhi bisogna applicare le regole indipendentemente dal contesto. Basta l'applicazione delle punizioni per provare la fedeltà.

I costumi occidentali corrompono la pratica sociale trasmettendo ciò che hanno di peggiore . Queste influenze nefaste sono distruttrici. Infatti, se si vuole restare giusti col proprio popolo tentando sempre di proteggere la sua identità religiosa e culturale, le autorità politiche si trovano di fronte ad una alternativa:
- o un'applicazione formale dell'islam, detta shari'ah, accompagnata dal più intransigente apparato repressivo;
- o l'impegno in un lavoro di riforma della società che passa attraverso l'educazione, stabilendo regole etiche, producendo una cultura alternativa endogena. La prima soluzione è ingiusta e tradisce il messaggio che dice di difendere.

Resta dunque la riforma.

Oggi le società musulmane sono governate in due modi; o con la repressione in nome della lettura letterale e ristretta delle fonti; o con un lasciar fare a livello delle influenze culturali esterne che producono una visibile alienazione nelle popolazioni, sempre accompagnata da una repressione d'altro tipo che si abbatte su tutti gli oppositori che osano criticare queste politiche di sottomissione e compromesso di fronte alla cultura dominante. Risultato: nei due casi si ha ingiustizia e repressione. "



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