La conoscenza razionale è ricavata
dall'esperienza che abbiamo degli oggetti e degli eventi del nostro
ambiente quotidiano.
Essa appartiene al campo dell'
intelletto,
la cui funzione è quella di discriminare, dividere, confrontare, misurare e ordinare
in categorie.
In tal modo si producono un gran numero di
distinzioni intellettuali,
di
opposti che possono esistere solo l'uno in rapporto all'altro;
per questa ragione i Buddhisti definiscono «
relativo » questo
tipo di conoscenza.
L'
astrazione è una caratteristica tipica di
questa conoscenza, perché per poter confrontare e
classificare l'immensa varietà di forme, di strutture
e di fenomeni che ci circondano, non si possono prenderne
in considerazione tutti gli aspetti, ma se ne devono scegliere
solo alcuni significativi.
Perciò si costruisce una
mappa intellettuale della realtà nella quale le cose
sono ridotte ai loro contorni.
Per la maggior parte di noi è molto difficile tenere costantemente
presenti i limiti e la relatività della
conoscenza concettuale.
Poiché la nostra rappresentazione della realtà è molto
più facile da afferrare che non la realtà stessa, noi tendiamo
a confondere le due cose e a prendere i nostri concetti e i nostri
simboli come fossero la realtà.
Uno dei principali scopi
del misticismo orientale
è quello di liberarci da questa confusione.
I buddhisti
Zen
dicono che serve un dito per indicare la luna: ma non ci si deve
più preoccupare del dito quando si è individuata la
luna.
Il saggio taoista Chuang-tzu ha scritto:
« Il fine della nassa è il pesce: preso il pesce metti
da parte la nassa. Il fine del calappio è la lepre: presa
la lepre metti da parte il calappio. li fine delle parole è l'idea:
afferrata l'idea metti da parte le parole ».
In Occidente lo studioso di semantica
Alfred Korzybski
puntualizzò esattamente
la stessa questione con la sua sintetica formula
: « La mappa del territorio , non è il territorio ».
La conoscenza razionale scaturisce
dal normale stato di veglia della coscienza : l'intellet to interpreta
il contenuto della coscienza trasformandolo in un sistema di concetti
astratti e di simboli .
Questo sistema è caratterizzato
dalla
struttura lineare e sequenziale tipica del nostro modo di
pensare e di parlare.
Nella maggior parte dei linguaggi questa
struttura lineare è resa esplicita dall'uso di
alfabeti
che servono a comunicare esperienze e riflessioni con lunghe file
di lettere.
Ciò che interessa
ai mistici orientali è la ricerca di un'esperienza diretta
della realtà che trascenda non solo il pensiero intellettuale,
ma anche la percezione sensoriale.
Si legge nelle Upanishad:
« Essendosi concentrato su ciò che è di là dell'udito,
di là dal tatto, di là dalla vista, di là dal
gusto e dall'olfatto, che è indefettibile ed eterno, senza
principio e senza fine, più grande dei grande, duraturo, l'uomo
si salva dalle fauci della morte ».
La conoscenza che deriva da un'esperienza di questo tipo viene chiamata
dai Buddhisti
« conoscenza assoluta» perché non
si basa su discriminazioni, astrazioni e classificazioni dell'intelletto,
le quali sono sempre relative e approssimate.
I mistici orientali insistono continuamente sul fatto che la
realtà ultima ( ciò su cui tutto si fonda ) non può mai essere oggetto di ragionamento
o di conoscenza dimostrabile.
Né può essere descritta
adeguatamente con parole, perché sta al di là del campo
dei sensi e dell'intelletto dai quali derivano le nostre parole e
i nostri concetti.
A questo riguardo le Upanishad dicono:
« Ivi non giunge la vista, né la parola, e neppure la
mente. Non sappiamo né conosciamo in quale modo Lo si possa
insegnare... ».
Si tratta di una conoscenza che viene da uno stato di coscienza non
ordinario, uno stato straordinario di coscienza del mistero, uno
stato mistico.
In questa
coscienza mistica vengono
superati limiti della conoscenza razionale.
Che uno stato di questo
tipo esista, non solo è testimoniato da numerosi mistici in
Oriente e in Occidente, ma è anche indicato dalla ricerca
psicologica.
Come dice William James:
« La normale coscienza dello stato di
veglia, che chiamiamo coscienza
razionale,
è soltanto un tipo di coscienza particolare, mentre tutto
intorno ad essa, separate da schermi sottilissimi, esistono forme
potenziali di coscienza completamente diverse ».
La
conoscenza assoluta è quindi
un'esperienza della realtà totalmente non intellettuale, un'esperienza
che nasce da uno
stato di coscienza non ordinario, che può essere
chiamato uno stato « meditativo » o
mistico
.
Essa è, come ci dicono i Buddhisti, l'esperienza diretta dell'« essenza
assoluta », indifferenziata, indivisa, indeterminata.
Non
essenza
di qualcosa, ma
essenza in quanto tale. La comprensione perfetta
di tale essenza assoluta non solo è il cuore del misticismo
orientale, ma è anche la caratteristica fondamentale di ogni
esperienza mistica.