Corso di Religione



REINCARNAZIONE
La concezione europea
         


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La reincarnazione credenza antica dell' Europa. (cf: Enciclopedia delle Religioni in Italia- LDC)

" ...Oggi, molti  ritengono comunemente che la reincarnazione sia una « credenza asiatica ». E questo è uno dei motivi del suo  « successo ».

Piace perché non è «conosciuta» quanto la credenza cristiana nella risurrezione.E' ritenuta meno abusata, più nuova, dotata del fascino misterioso dell'esotico. A volte suscita anche reazioni di rifiuto che sanno di razzismo.In realtà, siamo di fronte a un altro malinteso.

La reincarnazione è, da lungo tempo, una credenza europea.

Ritorniamo anzitutto alla Gallia, al tempo della conquista romana, cioè verso la metà del I secolo avanti Cristo.

La cultura e la religione dei Galli, e più in generale quella dei Celti, pur essendo orali e trascurando lo scritto, dimostrano chiaramente tutta la loro forza. L'accento è posto sulla vita e sui ritmi della natura (alberi, vischio, sorgenti). I giovani sono educati al valore e al coraggio di fronte al rischio della morte. Nello stesso tempo, viene loro inculcato il rispetto della parola data e la sacralità del giuramento. La sera, durante le veglie, i narratori raccontano misteriose epopee di eroi che vanno in cerca di un inaccessibile e strano tesoro.

Vien dato grande rilievo alla reincarnazione? Non lo sappiamo con certezza. Sicuramente la morte non è vista come la fine di tutto. Ma la speculazione su ciò che può accadere dopo la morte è probabilmente un compito che non coinvolge tutti.

Possiamo perlomeno sostenere, ìn base ad alcune affermazioni esterne, che è presente anche la dottrina della reincarnazione. A pensarci bene, è logico che sia così. Tale dottrina, infatti, è congeniale con i ritmi cosmici (la vita dopo la morte), con la lunga durata dei giuramenti e dei racconti meravigliosi e anche con la quotidiana presenza del pericolo durante l'iniziazione deì giovani. Passiamo ora nella vallata del Rodano e nella regione lionese del I secolo dopo Cristo.

La Gallia è parzialmente evangelizzata, soprattutto in questa contrada che da Marsiglia ha accolto cristiani provenienti dal Medio Oriente. Lo stesso vescovo di Lione è un « immigrato » originario di Smirne (odierna Turchia), di nome Ireneo.

Il vescovo è in contrasto con alcuni predicatori e teologi che la gente a volte ritiene cristiani ma che, secondo lui, sono del tutto estranei al cristianesimo. Si tratta degli gnostici . La loro corrente spirìtuale è detta gnosi (= sapere, conoscenza). Secondo loro, infatti, la salvezza consiste nello sfuggire alla materia, al corpo, grazie a una rivelazione che fa conoscere l'origine del mondo e ne manifesta l'essenza cattíva.

Secondo Ireneo, questo atteggiamento non è compatibile con il significato cristiano dell'incarnazione. Come si può essere gnosticì e credere che Dio ha preso un corpo di uomo, dal momento che per la gnosi il corpo è portatore di male e la salvezza consiste proprio nell'esistere uscendo da tutto ciò che è carnale e materiale oppure nel rotolarvisi per scherno?

Si riscontra, anche, che alcuni gnostici credono nella reincarnazione. Non tuttì, è vero, ma in particolare un certo Carpocrate e il suo gruppo. Questi gnosticì pensano che l'anima debba sperimentare tutte le possibili forme di vita, comprese quelle peggiori, in modo da non aspettarsi più niente dall'esistenza carnale. Ireneo esprime questa concezione paradossale della reincarnazione così: « Tutti passano incessantemente da un corpo in un altro, fino a che non hanno fatto tutte le azioni che si possono fare in questo mondo»
. E' certamente un paradosso: per sfuggire alla materia, bisogna esaurirne tutte le possibilità!

Ireneo contesta questa concezione per due motivi, uno antropologico e l'altro teologico.

Da un punto di vista antropologico, non si capisce, dice lui, come uno potrebbe aver avuto una o più vite anteriori dal momento che non si ricorda di niente. Ma soprattutto, dal punto di vista teologico, il Dio del Vangelo « non è così povero o privo di risorse da non poter dare a ogni corpo una sua anima personale e la sua irripetibile personalità».
Per cui «le anime restano tali senza passare in altri corpi e conservano tutte le caratteristiche del corpo al quale sono state unite ».

Le riflessioni di Ireneo non facevano altro che riaffermare cio' che si era rivelato in Gesù! Certamente nell'antichità temi gnostici analoghi a questì a favore della reincarnazione circolavano largamente, dal momento che riscontrìamo regolarmente cristiani che vi si oppongono: Tertulliano (nell'Affica del Nord), Clemente di Alessandria, Gregorio di Nazianzo, Giovanni Crisostomo (in Egitto e nell'odierna Turchia), Ambrogio (in Italia), Agostino (nell'Africa del Nord). La corrente gnostìca ha certamente contribuito alla diffusione della credenza nella reincarnazione.

In Europa era una corrente proveniente da fuori, senz'altro dal Medio Oriente e dall'Asia occidentale, come la forma più spinta da essa assunta nel III sec. e che va sotto il nome di manicheismo . Mise poi radici in Europa e si fuse con alcune tradizioni celtiche. Quindi, già nel II-IV sec., l'Europa venne a contatto con l'Asia sui temi della reincarnazione: l'incontro dei nostri giorni non è quindi nuovo. Inoltre, si tratta di un'« importazione » che si combina con quel patrimonio autoctono, che possiamo inquadrare nella cultura e nella religione celtica.

Saltiamo alcuni secoli e arriviamo ai secc. XI-XII nel Sud della Francia. Si formano gruppi di devoti detti « Catari» (= i puri) o anche Albigesi. Sono eredi della gnosi e del manicheismo. E anchessi parlano di reincarnazione.

Fino a che uno non ha ricevuto il sacramento che consente di sfuggire al mondo della materia (sacramento detto consolamentum), è condannato a reincarnarsi continuamente. I catari suscitarono grande interesse in alcuni ambienti esoterici o occultisti.

C'era certamente dell'esagerazione in questo loro fascino. Ma recenti studi invitano a iscrivere la credenza nella reincarnazione professata dagli Albigesi in un contesto culturale assai illuminante. Possiamo dire che questo movimento spirituale, coscientemente al margine del cristianesimo ufficiale, esprime la coscienza di categorie sociali deluse o emarginate.

Sembra che il cataro sia una persona che si ritiene emarginata e, per reazione, contesta l'ordinamento politico ed ecclesiale. In quest'ottica la reincarnazione acquista un nuovo significato. Mette in discussione la gerarchia sociale (uno si può reincarnare nobile o contadino) e i condizionamenti del tempo . C'avvenire è aperto verso altre vite che potranno compensare le presenti difficoltà).

Possiamo notare che nella stessa epoca, in alcuni ambienti ebraici d'Europa, circolavano teorie analoghe, anche se con indirizzo più specificamente mistico.

Il libro dello Zohar (XIII sec.) e la corrente della Kabala , sotto l'influsso della gnosi e del manicheismo, parlano della reincarnazione e la considerano un mezzo per ritrovare l'unità del mondo nonostante le colpe umane e i drammi della persecuzione subita dal popolo ebreo; al culmine della prova c'è sempre la possibilità di un'altra vita, in questo stesso mondo nel quale opera il male.

Infine, sempre nella storia d'Europa, possiamo constatare che nel periodo del Rinascimento la reincarnazione interessò alcuni intellettuali, quali l'italiano G. Bruno (1548-1600), lo svizzero Paracelso (1493-1541) e il tedesco J. Boehme (1575-1624). La riscoperta dell'antichità, di Platone e di Pitagora ebbe il suo peso, abbinata alla delusione nei confronti della Chiesa dell'epoca . Ma questi ricuperi dotti della credenza nella reincarnazione ebbero un'influenza molto limitata.

In fondo, in Europa, accadde come se, dall'era dei Catari, la reincarnazione fosse un tema esoterico, sviluppato in circoli ristretti e al margine del cristianesimo.

Ma la storia che abbiamo delineato non autorizza a fare della reincarnazione una credenza introdotta nel pensiero europeo in tempi recenti. Ha una nozione più antica di quanto oggi comunemente si creda. "


La concezione filosofica occidentale della reincarnazione (cf: Enciclopedia delle Religioni in Italia- LDC)

Concezione spiritualista o filosofica della reincarnazìone.

Questa concezione nei secoli XVIII e XIX, in Germania, è stata un elemento preso spesso in considerazione, anche se in maniera secondaria, da pensatori attenti alle tradizioni dell'Asia. Gli studi sulla reincarnazione parlano regolarmente di Lessing (1729-1781), il quale nelle ultime pagine della sua Educazione del genere umano vede la reincarnazione come una normale possibilità per andare verso un divenire umano che supera i limiti individuali e che totalizza le sue successive realizzazioni. «Ogni persona, afferma, deve seguire prima o poi il sentiero che porta alla perfezione.

Questo può realizzarsi nel corso di un'unica esistenza?... Certamente no - Perché dunque ogni individuo non potrebbe apparire più d'una volta in questo mondo? ». Negli stessi anni, sempre in Germania, Kant (1724-1804) si interessò marginalmente alla reincarnazione in un testo del 1755. Ma nelle sue opere maggiori, Le Critiche, non ne parla. E si deduce sia dalla Critica della ragion pura sia dalla Critica della ragion pratica che Kant considera la stessa anima come una rappresentazione non fondata su una base speculativa.

Nel secolo seguente, gli studi sulla reincarnazione accennano ancora a Schopenhauer (1788-1860), il quale ritiene il tema della reincarnazìone come espressivo di una concezione dell'esistenza che cerca di evitare le illusioni su ciò che riguarda Dio, l'aldilà e anche i singoli individui . Nel suo pensiero non c'è traccia di evoluzionismo, a differenza, per esempio, di Lessing. La reincarnazione, di cui Schopenhauer contesta le « assurdità » che spesso l'accompagnano, non è una consolazione per individui angosciati dalla morte, ma piuttosto l'affermazìone simbolica di un'esistenza che ha senso solo sul piano dell'umanità.

Questo spiritualismo filosofico della Germania moderna, ridotto in realtà a pochi dati episodici, non ha quasi riscontro in Francia. Voltaire (1694-1778), nel suo Dictionnaire philosophique, parla della reincarnazione, ma solo a titolo di informazione che relativizza il dogma cristiano e senza reale importanza:

« Non è dei tutto naturale che le tantissime metamorfosi di cui la terra è piena abbiano fatto immaginare in Oriente, dove tutto è stato immaginato, che le nostre anime passino da un corpo a un altro? » 

Per altro verso, in Francia, soprattutto nel XIX secolo, la reincarnazione è stata un tema letterario: Lamartine e Victor Hugo e poi romanzieri come Balzac e Flaubert ne parlano. Ma si tratta di un modo di dire, per quanto suggestivo, e non di una convinzione propriamente detta. Si gioca con la credenza, senza aderire veramente al suo messaggio. Solo Saint-Simon (1760-1825) e i suoi discepoli, in cerca di un nuovo cristianesimo, hanno accordato un qualche valore di riflessione alla reincarnazione, ma in una prospettiva utopica che privilegia l'immaginazione e non la giustificazione'.

Oggigiorno la concezione spiritualista della reincarnazione è essenzialmente legata a sei correnti che potremmo definire esoteriche perché vogliono trasmettere per via di iniziazione conoscenze « segrete » che illuminano il senso della vita e ne orientano la pratica.

Per un verso, tali correnti possono anche essere qualificate come occultismo : mentre l'esoterìsmo si attiene a un sapere iniziatico, l'occultismo sottolinea eventuali poteri (chiaroveggenza, influsso a distanza, capacità medianiche) ritenuti anch'essi come riservati agli iniziati.


1- La reincarnazione fa anzitutto parte dell'insieme delle credenze di molti frammassoni,

sulla scia del cavaliere di Ranisay (1686-1743), uno scozzese conquistato al cattolicesimo da Fénelon, legato al circolo mistico di Madame Guyon, che cercava di integrare la credenza nella reincarnazione con i dogmi cristiani. In una prospettiva analoga possiamo ricordare l'ordine martinista, istituito nel 1887 da G. Encausse.

2- La reincarnazione è anche una delle credenze del movimento dei Rosacroce

(AMORC e Associazione rosacrociana) e di una serie di gruppi esoterici che si rifanno ad esso (per esempio, Nuova Acropoli, Fraternìtà bianca universale)". L'ordine Rosacroce, nato in Germania nel XVIII secolo, non vuole essere una religione. Intende comunicare ai suoi membri un insieme di verità e di poteri che permettono di «rigenerare l'esistenza».

3- La reincarnazione è anche una credenza presente nella cosiddetta teosofia.

Si tratta di un esoterismo fondato in Inghilterra alla fine del XIX secolo  e che ha due caratteristiche: da una parte lo sforzo di integrare e formulare in forma occidentale le tradizioni spirituali asiatiche, dall'altra un'analisi dei diversi costitutivi dell'essere umano (corpo fisico, corpo astrale, corpo etereo o sottile), nella convinzione che tale analisi possa spiegare i processi della reincarnazione.

4- La reincarnazione è anche una credenza presente nello  spiritismo.

Tale concezione unisce l'esoterismo (conoscenze misteriose), l'occultismo (ricorso a poteri straordinari, in particolare a quelli dei medium) e infine un gusto molto occidentale di vedere o di verificare « nei fatti » le credenze che si ipotizzano o si adottano.Legata soprattutto ad Allan Kardec, un francese del XIX
secolo (1804-1869), tale dottrina della reincarnazione tiene conto, come la teosofia e l'antroposofia, dei diversi aspetti dell'essere umano. Insiste in particolare sul corpo etereo o sottile che collega il corpo fisico al corpo astrale, lo avvolge al momento della morte e si manifesta di nuovo al momento della reincarnazione .Inoltre, mobilita a favore della reincarnazione alcuni fenomeni di comunicazione con i defunti e alcuni processi di comunicazione tramite medium, che tuttavia non implicano, in quanto tali, questa interpretazione. Da ciò deriva l'ambiguità dello spiritismo.


5-La reincarnazione è anche una credenza presente nella Astrologìa.

Si tratta di un tentativo di spiegare il momento delle reincarnazioni attraverso le posizioni dei pianeti: il ritorno di un morto nel mondo presente si effettuerebbe quando si verifica l'accordo tra questa posizione e il tema astrale del defunto. Indipendentemente dall'opinione che si può avere dell'astrologìa, possiamo pensare che questo sforzo per armonizzare reincarnazione e astrologia non dia alcun apporto alla dottrina stessa della reincarnazione, se non forse un « effetto » di verosimiglianza sperimentale che può colpire l'immaginazione (successo del termine «astrale») ma che non implica niente rispetto alla dottrina in questione. In realtà, infatti, non tutti gli astrologi o gli amatori di oroscopi credono alla reincarnazione. Soprattutto, l'astrologia può adattarsi alla reincarnazione, ma non si può dire che ne costituisca assolutamente un fondamento.

6-La reincarnazione è presente anche nella  Antroposofia.

Una più esigente. Cerca di stabilire un nesso tra l'interpretazione spiritualista di cui abbiamo parlato, soprattutto nella sua forma di teosofia, e alcuni dati antropologici. Si tratta dell'«antroposofia» di Rudolf Steiner (1861-1925). Questa corrente, che ha le sue origini in Germania , assume l'esoterismo della teosofia ma anche l'eredità cristiana.

Nello stesso tempo, cerca di fondare su basi sperimentali (escludendo però l'intervento dei medium, come fa la teosofia) una concezione dell'essere umano che lascia spazio a un corpo fisico, a un'anima spirituale (che si reincarna) e infine a uno spirito superindividuale che è metastorico e quindi non più sottoposto al ciclo delle reincarnazioni.

Mossa da preoccupazioni pedagogiche e spirituali, la corrente dell'antroposofia ha oggi un soprattutto tra i cultori del mondo delle scienze. Si trova infatti al Punto di convergenza della tradizione esoterica e della scienza moderna. Ma questo tipo di credenza nella reincarnazione solleva due problemi:

a) Qual è esattamente il carattere scientifico delle distinzioni antropologiche proposte da Steiner e dai suoi seguaci?

b) E, soprattutto, anche I' analisi più acuta dell'essere umano lascia pur sempre la credenza nella reincarnazione nel suo ambito necessariamente non scientifico. "



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