Corso di Religione

Taoismo

Introduzione
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Le religioni della Cina Il materialismo e il culto del denaro tengono un posto di rilievo nella vita dei cinesi di oggi. Nello stesso tempo la mentalità cinese è tradizionalmente orientata alla perfezione dell'uomo interiore ( 内心的完美 Nèixīn de wánměi) come condizione di felicità.L'obiettivo del Taoismo.
L'essere umano è parte integrante della Natura ma non è un essere compiuto : ogni uomo è chiamato a compiersi , a raggiungere la sua perfezione, prendendo coscienza della sua chiamata e ricercando una sempre maggiore unione con il " Procedere Naturale delle cose" . La Natura infatti sarebbe governata da un Principio assoluto di Armonia ( Tao) che è all'origine dell' "essere", dell'esistenza. L'uomo è chiamato dalla Natura stessa ad unirsi in modo perfetto al suo Principio ( Tao) per diventare un UOMO VERO , compiuto ( Zhenren o Shenren) e Immortale ( Xian). Colui che ha raggiunto questa condizione e ne annunciato la "VIA" ( il Taoismo) è Laozi . I filosofi cinesi si sono esercitati da sempre sulle relazioni tra le cose : tutte le cose esistono - cioè per l'uomo hanno un senso - soltanto se sono viste come interdipendenti tra loro in un tutto armonioso. Ogni evento è collegato agli altri come le corde di uno strumento musicale: ogni corda produce una risonanza con le altre. Per conoscere le cose quindi è necessario vederle nel loro contesto, studiarne le relazioni .
La convinzione che tutte le cose siano profondamente correlate tra di loro è alla base del Taoismo sia filosofico che religioso come del Confucianesimo. Il benessere fisico come quello interiore dell'uomo dipendono quindi dall’equilibrio//armonia di relazione con tutto il contesto in cui essi si producono . La perfezione nell'armonia delle relazioni dell'uomo con il tutto producono la sua pienezza, realizzazione, felicità.
Parola chiave: ARMONIA. “和谐”
“Palazzo della Perfetta Armonia e della Preservazione dell'Armonia”- Pechino- Città Proibita.

Questo modo di pensare ha permeato per secoli ogni aspetto della vita cinese: la percezione e comprensione di sé, i rapporti sociali, le relazioni con la natura , etc. Naturalmente ha permeato la filosofia, la politica, la riflessione scientifica, la religiosità. Tradurre la mentalità cinese nelle categorie del liguaggio occidentale non è semplice.

Essere cinesi . L'identità cinese è legata alla Tradizione culturale  antica e questa custodisce 3 vie per raggiungere l'obiettivo della perfezione
- la Via Taoista
- la Via Buddista
- la Via di Confucio
Tutte e tre le vie sono oggi " la religione cinese ".
"Tre dottrine una dottrina" dicono i cinesi: tre tradizioni religiose antiche che si distinguono, non si contrappongono e lasciano a ciascuno la libertà di adesione a una , due o a tutte e tre.

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Ma la religione più seguita - soprattutto fra la gente comune - è la Religione popolare , costituita da un miscuglio di pratiche prese dal taoismo , dal confucianesimo , dal buddhismo dalla tradizione popolare del culto familiare degli antenati, da pratiche terapeutiche antiche e moderne. 

La gente comune crede nell' animismo di antica origine sciamanica e rende culto alle divinità della natura; ha forte adesione alle dottrine del Buddha per cui osserva costumi buddhisti e dà offerte per la costruzione dei templi; nello stesso tempo segue il taoismo, perché chiama il prete taoista della zona per celebrare le funzioni dei morti. Fa uso dei talismani taoisti per proteggersi contro gli spiriti cattivi e, in qualche giorno, osserva la dieta purificatrice . Infine, fa riferimento con orgoglio agli insegnamenti di  Confucio  come norme morali per la pratica familiare. Un funzionario di stato è confuciano, ma in privato è taoista e forse anche un pò buddhista.

Muraglia Cinese

Nel clima di relativa tolleranza oggi vigente in Cina, il governo comunista mantiene una netta distinzione tra  5 grandi religioni istituzionalizzate: (buddhismo, taoismo, islam, cristianesimo cattolico e protestante) che godono di una certa libertà e la religione popolare che è tacciata di superstizione  ed è oggetto, insieme a nuove sette (come Falungong ) , di misure restrittive e punitive. Formalmente tutte le altre religioni e culti sono vietati. La maggior parte dei credenti in Cina aderisce alla religione popolare , formalmente vietata.


I cristiani in Cina sono 120 milioni (in aumento) source: truenumbers.it/

" Nel grafico è mostrato a quanto ammontano i credenti delle varie religioni e la loro crescita dal 1950 ad oggi. La crescita maggiore, come si vede, è quella degli aderenti alle religioni tradizionali cinesi che ora contano oltre 420 milioni di aderenti.

grafico
Fonte: World Religion Database 2015

Nonostante il Partito Comunista Cinese sia ufficialmente ateo, la tolleranza verso alcune forme religiose è aumentata negli ultimi 40 anni anche se non mancano religioni che sono esplicitamente vietate e altre per le quali è previsto l’arresto. E questo nonostante l’articolo 36 della Costituzione cinese ammetta la libertà di culto.

In realtà solo le religioni registrate presso lo Stato, ovvero, solo quelle ammesse, hanno la possibilità di avere una propria gerarchia, raccogliere denaro e costruire luoghi di culto. Il Partito Comunista, di fronte a contestazioni di questo tipo, risponde che la libertà religiosa è garantita a tutti, ma non a tutti è garantita la possibilità di praticare il proprio credo.

La indeterminatezza su ciò che sia permesso e ciò che sia vietato, la contraddizione tra un Partito Comunista ufficialmente ateo e la tolleranza religiosa sono gli ingredienti che permettono allo Stato un controllo quasi oppressivo nei confronti delle religioni, sempre passibili di essere accusate di disturbare l’ordine pubblico.

La Cina ospita il maggior numero al mondo di buddisti: 244 milioni i quali, insieme a Taoisti e agli aderenti alle altre religioni tradizionali, sono i depositari della vera anima religiosa cinese. In crescita anche i cristiani, protestanti e cattolici, che nel 2015 hanno superato quota 120 milioni di aderenti.
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"La chiesa cattolica in Cina è divisa, ma non perseguitata source: ilfoglio.it di di Matteo Matzuzzi 1 Febbraio 2018 Intervista a Francesco Sisci , docente presso l’Università Renmin a Pechino


Martiri cristian i cinesi.

Ha visto mutare in questi anni, nella società cinese, la percezione verso la chiesa cattolica?

“Per trent’anni la , ma direi in generale in tutta l’Asia eccezione fatta per le Filippine – che sono una specie di propaggine latinoamericana in terra asiatica – non aveva alcun impatto. In questi ultimi anni è cambiato l’approccio: l’atteggiamento del Papa ha dato forza a una chiesa cattolica locale che era solo debole minoranza e che pian piano sta emergendo. E’ un effetto storico: la chiesa in Asia non c’era, i cattolici erano minoranza tra le minoranze. Bergoglio ha portato la chiesa a essere presente, grazie anche a un approccio che mette insieme una semplicità di fondo con una profondità che va dritta al cuore. Si leggono i suoi interventi quotidiani, penso ad esempio alle omelie del mattino”. E però il tema della presenza di una chiesa ufficiale di stato accanto a una sotterranea e clandestina fedele a Roma continua a dominare il dibattito, spesso lacerando i fronti contrapposti. 

E’ corretta l’immagine di una chiesa che cammina su un doppio binario? Risponde il sinologo:

“Veniamo da una spaccatura storica tra le due anime della chiesa cinese . Una che è rimasta leale al Papa e ha rifiutato ogni rapporto con il governo cinese – e per questo ha scelto anche di soffrire – e l’altra che ha preferito fare compromessi. Entrambe le posizioni avevano una logica, ma questa era una storia all’interno della Guerra fredda. La chiesa allora era parte di un’alleanza, aveva troncato i rapporti con il governo comunista e li aveva mantenuti con Taiwan. La chiesa cattolica era percepita come la quinta colonna delle forze imperialiste.

La Lettera ai cattolici cinesi di Benedetto XVI ha tolto ogni velo. Ratzinger in quel documento disse chiaramente che in Cina c’è una sola chiesa. Da allora è iniziato un processo di riconciliazione, ma alle spalle ci sono pur sempre settant’anni di spaccatura. E’ una situazione non facile ma se continuiamo a parlare della divisione, non ci si muove, ognuno resta sulle proprie posizioni.

La domanda è: vogliamo colmare questa spaccatura o lasciarla così com’è, magari allargandola? Farei un parallelo con quanto accaduto nel 1951, durante la ‘prima’ Guerra fredda. Allora la chiesa si schierò da una parte. Oggi che si sta aprendo una ‘seconda’ Guerra fredda con la Cina cosa intende fare la chiesa con Pechino?

Ci sono due aspetti che vanno analizzati, il primo – che è quello evidenziato dal cardinale Pietro Parolin è religioso, e punta alla pura riconciliazione. Ma ce n’è anche uno politico: una riconciliazione non avviene ‘in vitro’ bensì in una realtà delicata e complessa. Proprio per questo è fondamentale non schierare la chiesa da una parte e mi pare che l’azione di Francesco si inserisca lungo tale linea”.


E’ giusto – domandiamo – il paragone con la storica Ostpolitik vaticana pensata e portata avanti dal cardinale Agostino Casaroli?

“E’ un paragone fuorviante, perché la Ostpolitik si reggeva in una situazione di Guerra fredda che sembrava sul punto di diventare caldissima. I paesi interessati, poi, erano a forte maggioranza cristiana: Polonia, Ungheria, Russia. Insomma, l’azione della Santa Sede allora si inseriva in un quadro molto diverso. In Asia, e in particolare in Cina, abbiamo una situazione in cui la chiesa cattolica è una minoranza e che prima di Francesco era quasi invisibile. Non c’è una massa di gente disposta ad ascoltare le parole del Papa, ma una massa di uomini e donne che non sa nemmeno chi è il Papa. E poi sono diversi sia il contesto internazionale sia quello culturale: il comunismo in Cina è una mano di vernice che copre una distanza molto più profonda con l’occidente. Qui parliamo di confucianesimo e buddismo, una realtà davanti alla quale la chiesa è impreparata: quanti sono i cardinali che conoscono il cinese? Quanti hanno familiarità con i classici della letteratura locale?”.

La letteratura russa è parte della nostra familiarità, così come Chopin. Come si spiega allora quest’apertura con le cronache quotidiane di chiese smantellate e croci rimosse nottetempo dagli edifici di culto?

“Chiariamo – dice Francesco Sisci – la Cina non è il Paradiso in terra. Non ci si rende conto, qui, che non si può trasformare il mondo in una grande Cina. Certamente Pechino ha le sue colpe, ma è anche vero che molte di quelle chiese oggi demolite furono costruite senza i regolari permessi. Detto questo, in Cina la chiesa non è perseguitata, perché se ci fosse una persecuzione la vedremmo. Pensiamo solo al Falun Gong, che è sparito. Le persecuzioni sono annunciate sul Quotidiano del Popolo, non si permetterebbe a preti e fedeli di manifestare davanti ai bulldozer e alle macchine fotografiche. Invece in Cina i cristiani aumentano, anno dopo anno”.







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