Corso di Religione

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ZOROASTRISMO
La religione
         


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Testi sacriL'Avesta
manoscritto avestano

 

Gli scritti raccolti nell'Avesta sono in parte antichi e attribuiti a Zarathushtra stesso.

manoscritto in lingua pahlavi (phl)




In parte gli scritti dell'Avesta sono più recenti sino ai cosiddetti «libri Pahlavi» (probabilmente del IX secolo d.C.)

manoscritto in persiano antico

Questi testi non sono di facile interpretazione; lo studio dello zoroastrismo è un'area di notevole controversia fra gli studiosi, e nell'ultimo secolo le interazioni fra studiosi occidentali e parsi indiani, assai frequenti, hanno reso più complesso il dibattito.

L' Avesta si compone di :
- cantici
- formule liturgiche
- rituali vari e formule di esorcismo antistregoneria
.

Dottrine
Il monoteismo di Zarathushtra annuncia l'esistenza di un dio creatore, Ahura Mazda (chiamato Ohrmazd o Ohrmuzd nei testi Pahlavi), che ha due figli gemelli: uno benevolo, Spenta Mainyu, e uno malvagio, Angra Mainyu (Ahriman nei testi Pahlavi).

Nel primo zoroastrismo il monoteismo coesiste così con un dualismo, e la coesistenza non è facile.

I continuatori del profeta soprattutto i Magi - privilegeranno il dualismo rispetto al monoteismo, parlando di due principi - benevolo e ostile -: Ahura Mazda e Angra Mainyu (Ohrmazd e Ahriman).

Nello stesso periodo, mentre il primo zoroastrismo ammetteva l'esistenza di dèi subordinati ma li considerava con sospetto come potenzialmente malvagi, acquistano invece importanza divinità di diversa origine «zoroastrizzate» come la dea madre Anahita e il dio solare Mithra.

Gli Amesha Spentas - che per Zarathushtra erano probabilmente gli attributi della divinità suprema - sono personificati come divinità separate.

Rimangono intatte l'idea di una creazione e quella di una «trasfigurazione» finale.

Il destino dell'anima individuale passa per una dolorosa separazione dal corpo e un giudizio particolare, il quale può essere superato solo dalle anime dei giusti, che raggiungono la Luce Infinita, mentre i malvagi precipitano nell'Inferno, e coloro le cui azioni buone equivalgono a quelle cattive rimangono in un limbo chiamato hamistagan.

Al termine della storia, emerge un nuovo salvatore, secondo una tradizione nato da una vergine impregnata dal seme di Zarathushtra depositato nelle acque del bacino Hamun-i-Hilmad (secondo un'altra versione, i salvatori saranno tre).

Questo messia degli ultimi tempi apre la strada a un giudizio universale caratterizzato da torrenti di fuoco, al termine del quale i morti risorgono e la vita sulla Terra è «trasfigurata».

Il fuoco"Consultando il dizionario etimologico di Manfred Mayrhofer (KEWA I, 21; EWA I, 49) alla parola angirah (nome di una classe di sapienti indiani al cui vertice stava il dio del fuoco Agni ) si nota una comparazione con il greco anghelos ” “messaggero” e con l’iranico angaros.

Si tratta del motivo eschileo del “fuoco annunziatore” (angaron pyr) non ci riporta soltanto alla scienza tecnica della comunicazione mediante il fuoco (pyrsetica) in uso nell’impero persiano degli Achemenidi (Mazzarino, 1966, p. 79) ma, più profondamente e in senso traslato, alla tipologia di “annunziatore” e di “messaggero” che il fuoco rappresenta nella cultura iranica.

Si può inoltre affermare che il paragone con il sanscrito angirah e il legame di questo termine con il dio del fuoco Agni chiarisce meglio, grazie alla comparazione indo- iranica, la natura “angelica” del fuoco nella religione zoroastriana.

Il fuoco ha quindi un ruolo di mediazione tra gli uomini e il mondo divino tale da renderlo di fatto un messaggero e quindi, si potrebbe dire, un “Angelo” sui generis: lo stesso vocabolo con cui viene designato nell’Avesta, ovvero duta, denota infatti il “messaggero”.

Notare che tale vocabolo designa nell’India vedica il dio del fuoco Agni, ambasciatore tra la terra e il cielo e responsabile della comunicazione tra il basso e l’alto che si genera nello scambio sacrificale delle offerte.

Nel passo avestico in cui compare (Yasna 34.12) il “messaggero” (duta) viene identificato da alcuni commentatori (Kellens e Pirart, 1991, pp. 79-80) con il fuoco e con la sua funzione mediatrice; oppure, in una prospettiva di collettività religiosa, con la comunità che si riunisce intorno o di fronte al fuoco (Humbach, 1991, II, p. 87).

La preminenza del fuoco all’interno del pensiero religioso zoroastriano è del resto un fatto comprovato non soltanto da una ricca speculazione teologica ma anche dagli osservatori esterni che nelle loro testimonianze hanno lasciato fondamentali conferme di quanto si trova nella letteratura zoroastriana, sia in avestico sia nel pahlavi dei libri, lingua medio- iranica degli scritti più speculativi e dottrinali.

Grazie quindi a etnografi ante litteram come Erodoto (I, 131) ci viene data notizia che i Persiani sacrificano sulle cime delle montagne per rendere il culto al fuoco, alla terra, all’acqua, al sole e al vento: un particolare che rivela la sacralità di ogni elemento e la cura devota che ognuno di essi riceve nelle prescrizioni religiose e nelle osservanze che fanno obbligo ai fedeli di non contaminarli.

E sicuramente le fonti classiche sono preziose per constatare il rispetto tributato in primis al fuoco e all’acqua, due degli elementi centrali nella pratica rituale zoroastriana, e anche nelle moderne credenze degli zoroastriani dell’India e dell’Iran.

Vista la riverenza concessa al fuoco, che è tale da costringere i Magi a indossare dei bavagli per non contaminarlo con il respiro, e la sua forte rilevanza simbolica anche all’interno dell’ideologia regale iranica – che prevedeva per l’intronizzazione di ogni sovrano l’accensione di un fuoco personale – non vi è da stupirsi se agli occhi di osservatori stranieri il fuoco potesse denotare gli stessi zoroastriani per antonomasia: tale è quanto appare dalle fonti cinesi che per designare la religione zoroastriana usavano appunto il termine “fuoco” (hsien).

Questa breve disamina storica sulle fonti esterne ci permette di comprendere la centralità del fuoco e la sua vicinanza al dio supremo Ahura Mazda, al punto tale che è chiamato “simile a te” e anche “figlio”: i poteri elargiti da questa icona vivente e crepitante di Ahura Mazda riguardano molteplici benefici di energia vitale, di calore e di luce che ha il potere di istruire (Yasna 34.4) e che concede un potere di visione duplice, benefico per i giusti e malefico per gli empi, in una prospettiva dualistica che è una costante della cultura zoroastriana e che si riflette in una sorta di partita doppia di azioni che vengono giudicate buone o cattive secondo l’appartenenza del fedele ad Ahura Mazda o all’Avversario Ahriman.


Il fuoco concede quindi doni e ‘soddisfazioni’ al pari del pensiero (mainyu) di Ahura Mazda e anzi vi è un’identità tra il fuoco e il pensiero (Yasna 36.3) che lo avvicina a una dimensione noetica e meditativa e ne fa una sorta di frammento di energia celeste che può essere contemplata al pari di quel cielo luminoso di cui è detto “noi ti riconosciamo, o Ahura Mazda, per la forma più bella tra le forme: questo cielo luminoso” (Yasna 36.6).

Una tale dimensione mentale e meditativa del fuoco chiarisce anche il suo ruolo mediatore in alcune speculazioni teologiche e sacrificali su di esso e la sua importanza come supporto di particolari tecniche di concentrazione (Gnoli, 1980, p. 192) non dissimili, probabilmente, da alcune pratiche meditative indiane dello yoga che portavano l’asceta a concentrarsi sui carboni ardenti, per realizzare una serie di acquisizioni psico-animiche sull’essenza della combustione (M.Eliade, 1975, p. 84).

Si capisce bene come le qualità trasfiguranti, e di illuminazione intellettiva, potessero fare del fuoco un supporto meditativo in grado di generare particolari esperienze di allucinazione cosciente, motivata dall’esigenza di realizzare una visione fuori dall’ordinario, favorita dalla concretezza di un elemento partecipe della natura divina e in grado di essere messaggero di molteplici doni spirituali che potevano fluire nella comunicazione tra dei e uomini innescata dalla pratica rituale; e da determinate tecniche di estasi che, per usare una felice espressione di Kuiper, dovevano fare parte di un “Aryan mysticism” indo- iranico fondato su una simbolica della luce e su una dottrina della vista interiore (Piras, 1998). "


credits: http://www.fralenuvol.it/

Gli angeli nello zoroastrismo Gli esseri spirituali creati da Ahura Mazda:
- Amesha Spentas,
- Yazatas,
- Fravashis.


Ogni zoroastriano sceglie un angelo come suo protettore (angelo custode) e per tutta la vita lo prega devotamente secondo un rigoroso calendario religioso. (cf. Sad Dar, capitolo 26).


Amesha Spentas (Phl. Amahraspandan) ("Arcangeli")

Letteralmente, "Immortali Beneficenti ", gli esseri spirituali più elevati creati da Ahura Mazda.

Essi manifestano l'energia di Dio e mantengono in ordine la creazione. Si dice che volino come uccelli e sono rappresentati da un disco alato a volte con una figura antropomorfa sovraimpressa.

I loro nomi sono:

Vohu Mano (Phl. Vohuman): lett. Buon Pensiero. Presiede al bestiame.
Asha Vahishta (Phl. Ardwahisht): lett. Supremo Asha, o Miglior Giustizia, l' Arcangelo che Presiede all' Asha e al fuoco.
Khshathra Vairya (Phl. Shahrewar): lett. 'Dominio delle scelte', l' Arcangelo che Presiede ai metalli.
Spenta Armaiti (Phl. Spandarmad): lett. 'Santa devozione', l' Arcangelo che Presiede alla terra.
Haurvatat (Phl. Hordad):lett. 'Perfezione o Salvezza'. che Presiede alle acque..
Ameretat (Phl. Amurdad): lett. 'Immortalità', l'Arcangelo che Presiede alla Terra.

Yazatas (Phl. Yazads) ("Angeli")
Sasanian , angelo e cuore (8° sec. a.C.)

Lett. " Gli adorabili ', esseri spirituale creati e meritevoli di essere onorati e pregati. Come gli Amesha Spentas personificano ideali, virtù o essere creati. Gli Yazatas aiutano continuamente le persone e le proteggono dal male.(cf. Dk3, ch. 66). I loro nomi :

Aban
Ahurani
Airyaman
Akhshti
Anaghra Raocha (Phl. Anagran)(Var. Aneran)
Apam Napat o
Ahura Berezant (Phl. Burz Yazad)
Aredvi Sura Anahita- Arshtat (Phl. Ashtad)-
Ashi Vanghuhi (Phl. Ard)(Var: 'Ashishwangh, Arshishwang') -
Asman
Atar (Phl. Adar)- figlio di Ahura Mazda' nell' Avesta. (Var: Pah. 'atash, atesh, adur', Av. 'Atar')
Chisti (o Chista)-
etc

Fravashis (Phl. Farohars)
("Angeli custodi") o Arda Fravash ("Santi angeli guardiani ").


Ogni persona è accompagnata da un angelo custode (Y26.4, 55.1), che funziona da guida per tutta la vita.

Ahura Mazda ordinò a Zarathushtra di invocarli in caso di pericolo (Yt13.19-20). Se non fosse per il loro aiuto nè uomini nè animali avrebbero potuto esistere, a causa della strega Druj che li avrebbe distrutti tutti.(Yt13.12-13). Gli angeli custodi sono anche una esistenza ideale che l'anima deve emulare e con cui diventa una cosa sola dopo la morte.(Y16.7, 26.7, 26.11, 71.23, Yt22.39) . "

( fonte : Dhalla, History of Zoroastrianism, pg 232-243, 375-378)

Altri esseri spirtuali sono :

Thwasha, Personificazione dello spazio infinito ,gli
Zrvan Akarana, Personificazione del tempo sconfinato.
Spirito Santo (Yasna 47)

Più corto degli altri (solo sei strofe), un poema è interamente dedicato alla lode dello Spirito Santo (Spenta Manyu), il cui nome appare, in maniera incantatoria, all'inizio di ogni strofa .E l'occasione per il Profeta di evocare il Buon Ordine delle cose, malauguratamente "sciupato" dall'intervento dei malvagi ma che verrà restaurato dal Signore al la fine dei tempi.

1
In quanto Spirito Santo, per un'Eccellente Pensiero
e una azione e una parola conformi alla Giustizia,
il Saggio Signore ci darà,tramite l'imperio e la Devozione,
Salvezza e Immortalità.
2
II sovrano bene di questo Spirito Santissimo,
lo compia, il Saggio,
lui che è padre della giustizia,
secondo le parole pronunciate
dalla lingua del Buon Pensiero,
secondo l'azione compiuta
dalle mani della Devozione,
3
Sei tu il padre santo di questo Spirito,
il quale, o Saggio,
ha creato per noi il bue,"
fonte di prosperità,
ed ha creato, dandoci la pace,
per l'allevamento di questo bue,
la Devozione,
se essa consulta il Buon Pensiero.
4
Da questo Spirito Santo,
i malvagi si tengano alla lontana, o Saggio!
Non è così per i giusti.
Che si sia padroni
di poco o di molto,
bisogna essere buoni per il giusto,
cattivi per il malvagio.
5
In quanto Spirito Santo, Saggio Signore,
tu hai promesso al giusto il supremo bene.
Il malvagio vi avrà forse parte
senza il tuo gradimento,
lui che appartiene, con i suoi atti,
al Cattivo Pensiero?
6
O Saggio Signore,
nelle vesti di questo Spirito Santo,
tu compirai con il fuoco,
con l'aiuto della Devozione e della Giustizia,
la ripartizione del bene
fra i due partiti.
Questa, di certo, inciterà alla scelta
le numerose persone che la desiderano.  


All'inizio (strofa 1), Zoroastro nomina i Santi Immortali,(gli arcangeli) subordinati al Saggio Signore e al suo Spirito; precisa poi (strofa 2) che Ahura Mazda è, nei fatti, il "padre" della Giustizia (Arta); lo assistono anche lo Spirito Santo, il Buon Pensiero e la Devozione (che sono arcangeli) .

Alla terza strofa, Zarathustra rivela che lo Spirito Santo è anch'egli "figlio" del Saggio Signore e che è stato lo stesso Spirito a creare il Bue e la Devozione (arcangeli) .
 
Malauguratamente (strofa 4) i malvagi hanno guastato il Buon Ordine delle cose (altro nome della Giustizia); e da ciò è conseguita la battaglia che le forze del Bene e gli scherani del Maligno combattono in eterno (strofe 5 e 6); ne conosciamo la posta: guadagnare il Supremo Bene nel Regno che verrà.

I malvagi ne verranno esclusi, perché il Saggio Signore userà il fuoco cosmico per operare una decisiva selezione tra i buoni e i cattivi nel giorno del Rinnovamento.
Il simbolo zoroastriano
Simbolo dello zoroastrismo contemporaneo



Il simbolo riprende l'altare-fuoco degli Achemenidi di 2500 anni fa. E' costituito da fiamme che escono da un vaso con 3 rigonfiamenti. Le fiamme sono 6 e rappresentano i 6 principi vitali, i 6 arcangeli :

- Buon Pensiero (Vohu Manah),
- Miglior Giustizia(Asha Vahishta), Supremo Asha
- Dominio delle scelte (Khshathra Vairya),
- Serenità Crescente o Santa devozione (Spentâ Aramaiti),
- Pienezza, Perfezione , Salvezza(Haurvatât),
- Immortalità (Ameretât)

Il fuoco :
- nasce dalla Divina Ispirazione (Seraosha)
- irraggia Luce Calore ed Energia (Atar)

Da un triplo basamento di Buon Pensiero (Humata), Buona Parola (Hûkhta), e Buone Azioni (Hvarshta).

Riti zoroastrianiIniziazione parsi

I sacrifici sono riti in cui gli uomini si spoglisno dei loro tesori per offrirli agli dèi perchè vengano consacrati.

Nell'antichità i tesori erano essenzialmente agricoli. La forma più semplice di sacrificio era il latte appena munto al mattino ed ogni capofamiglia era tenuto a farlo.

I testi antichi dell'India così come gli Avesta descrivono minuziosamente i riti sacrificali nei quali assumeva grande importanza il fuoco. Il latte munto veniva versato nel focolare, così come nei sacrifi più complessi le carni animali venivano cotte con il fuoco per la parte riservata ai fedeli, o bruciate completamente (olocausto) per la parte riservata agli dèi. Anche le offerete di cereali venivano passate nel fuoco.

Presso le tribù Arie in genere il fuoco era considerato uno spirito che aveva una funzione mediatrice tra uomini e dèi: bruciando le offerte esse diventavano commestibili per i suoi pari (gli dèi) .

Gli dèi rispondevano agli offerenti con larghe benedizioni. Il Fuoco è lo Spirito che porta in Cielo le preghiere degli uomini, avvicina alla Luce le loro offerte bruciandole, porta gli dèi a banchettare con gli uomini nel rito del sacrificio e poi li riconduce in Cielo. Nell'Induismo era il "cocchiere degli dèi" e solo per suo tramite si poteva accedere alla sfera del Sacro. Il fuoco era stato scelto da Zarathustra come un altare.

Il fuoco è il simbolo centrale della religione zoroastriana (per questo a torto accusata, nella polemica musulmana, di «adorare» il fuoco), e ha un ruolo cruciale nella vita spirituale e liturgica.

Gli Arii indoiranici consumavano ritualmente una bevanda o " pozione magica" chiamata in sanscrito soma ed in iranico haoma. Questo succo veniva estratto da una pianta per spremitura delle fibre, poi veniva filtrato e unito ad acqua, latte e miele (simboli di fecondità , di sacro, di abbondanza di benedizioni, di sapore spirituale).

La bevanda veniva in parte bevuta ed in parte-per gli dèi- passata per il Fuoco. Chi era ammesso a berne era ammesso a sperimentare il paradiso. Secondo i testi antichi la pianta aveva un gambo ed un cappello ma non foglie nè fiori e si trovava sui monti. Facile ipotizzare che si trattasse di un fungo allucinogeno.



La liturgia zoroastriana di oggi ha recuperato anche l' haoma, che è un succo estratto durante un'apposita cerimonia da una pianta di ephedra.

Il sacrificio dell'haoma di fronte al fuoco (yasna) è la principale cerimonia zoroastriana.

La cerimonia del Ringraziamento

Jashan è la cerimonia di ringraziamento che assicura il benessere del corpo e dello spirito. I 7 generosi immortali , cielo, acqua, terra, piante, bestiame, uomini e fuoco sono rappresentati dagli utensili. Frutta, vino latte ed acqua rappresentano piante, uomini, bestiame ed acqua.

I boccioli di fiore rappresentano la generosità degli Immortali. Gli utensili di metallo rappresentano il Cielo. Il legno di sandalo che brucia rappresenta Dio, la fonte della Luce e della Vita . Il legno viene offerto insieme all'incenso al fuoco dal sacerdote per mezzo di un cucchiaio piatto.



Le religioni arie comportavano la somministrazione ai fedeli di segni sacri con efficacia salvifica dal male, Questi riti erano essenzialmente domestici :

-alla nascita il padre sussurrava il "nome segreto" nell'orecchio del nato
-tra i 7 ed i 12 anni avveniva una iniziazione alla vita pubblica con la rivelazione del nome
-alla morte il capofamiglia passava il cadavere del morto per il fuoco.

Le cerimonie funerarie avevano lo scopo di liberare l'anima dal corpo - in cui, dopo la morte, si annidano temibili demoni - e di prepararla al viaggio verso la sfera celeste, che comincia quattro giorni dopo il decesso. Le «torri del silenzio» (dakhma), su cui sono esposti i cadaveri affinché gli uccelli li divorino, costituiscono una delle caratteristiche più note del mondo parsi in India, particolarmente a Bombay.

Vi sono perciò riti di iniziazione, matrimonio, purificazione rituale, confessione dei peccati, e numerose feste secondo un complesso calendario che è oggetto di discussioni e dispute nelle comunità zoroastriane e parsi (di cui oggi si trova l'eco anche su Internet).

Il Tempio zoroastriano

Ashem vohu vahishtem asti
Oshta asti, Oshta ahmai
Hyat ashai vahishtai ashem


(La giustizia-fare le cose giuste-è il nostro più bel dono , essa è gioia spirituale. Felice è la persona che è giusta-che fa le cose giuste-per il solo motivo che sono giuste)

L'etica L'accentuazione della responsabilità personale è il caposaldo dello Zoroastrismo.

Vi sono due forze che si oppongono: Ahura Mazda, il creatore della vita e della divinità coadiuvato da spiriti buoni e da angeli chiamati ahura, e il malvagio Angra Mainyu coadiuvato da spiriti demoniaci chiamati deva. Il destino di una persona dipende dalla scelta fatta al loro riguardo.

Dopo la morte l'anima è condotta da daena (la coscienza raffigurata come una fanciulla) al ponte di Chinvat, il ponte del giudizio. Coloro per Ì quali prevalgono le buone azioni sono condotti in paradiso; quelli che hanno più cattive azioni cadono nella Casa della Menzogna, il posto del tormento.


I cadaveri sono considerati la manifestazione della massima potenza di Angra Mainyu, così che non possono essere seppelliti. Nè possono essere bruciati, dato che sono creazioni comunque positive. Sono perciò esposti agli avvoltoi su una torre costruita appositamente, Daxma, spesso conosciuta come "la torre del silenzio".

L'insegnamento di Zarathustra è essenzialmente ottimista, dal momento che non è diffìcile conoscere il bene.

Di Zarathustra si dice che fu l'unico bambino che alla nascita, invece di piangere, abbia riso.

Bibliografia Minima

Zoroaster. Testi religiosi zoroastriani- Zo Eme, Catania 1962.
Jean Varenne -Zarathustra, storia e leggenda di un profeta-Ediz. Convivio.
R.Pettazzoni-Gli Insegnamenti di Zarathustra nella storia religiosa dell'Iran- Meb editrice.
Daryush (Hossein) Bakhtiari (a cura di), Così parla Zaratustra. Le Gatha, poesiegnostiche di Zarathustra, profeta dell'I ran antico, Settimo Sito, Roma 1997.





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