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Bangladesh, l’82% dei militanti si radicalizza sui social media

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È il risultato di un sondaggio della polizia, presentato ad un incontro internazionale delle agenzie per la sicurezza. Intervistati 250 estremisti islamici incarcerati. Dopo la strage di Dhaka è emerso che i predicatori islamici influenzano i giovani su internet. source: asianews.it 23/03/2017, 12.08 di Sumon Corraya

Dhaka (AsiaNews) Il rapporto è stato presentato durante un seminario internazionale dei capi della polizia e dei rappresentanti delle agenzie per la sicurezza di 15 Paesi.

Presentando il rapporto, Md Moniruzzaman, assistente direttore generale del quartier generale della polizia del Bangladesh, ha detto: “I vari social media sono un grattacapo per la difesa dai militanti. Abbiamo scoperto che i giovani apprendono nozioni di terrorismo tramite i social network”.

Per questo, egli ha sottolineato che “servono maggiori investimenti e formazione per proteggerci dal crimine informatico e dall’estremismo”.



L’incontro si è svolto dal 12 al 14 marzo a Dhaka. I partecipanti hanno deciso di costruire un network internazionale per combattere il terrorismo a vari livelli.

Il tema della diffusione di contenuti estremisti su internet è emerso dopo l’attentato dello scorso primo luglio a Dhaka, durante il quale sono morte 20 persone, in maggioranza stranieri.

Le indagini hanno rivelato che i quattro attentatori hanno subito il lavaggio del cervello su internet, mezzo con cui i giovani continuano a scambiarsi informazioni.

In particolare le autorità hanno ricostruito un legame diretto tra Rohan Imtiaz, uno degli assalitori dell’Holey Artisan Bakery Cafe di Gulshan, e Zakir Naik, famoso predicatore indiano esponente delle posizioni più radicali dell’islam salafita. Dopo la strage nel bar frequentato da stranieri, i governi di Bangladesh e Pakistan hanno oscurato il canale televisivo Peace Tv, di proprietà di Naik, che trasmette i suoi discorsi.



Moniruzzaman ha affermato che “le modalità di scambio delle informazioni su internet sono molteplici, grazie anche alla diffusione di applicazioni come Facebook, Whatsapp, Messenger, Throma e altre. Molti militanti le usano per chattare”. “È difficile intercettarli – ha aggiunto – perché essi fanno ricorso a numeri falsi. Inoltre il governo non ha rapporti con i gestori delle applicazioni, e questo diventa una grande sfida per la polizia”. Gli estremisti, ha continuato, “sono diventati sempre più esperti nell’utilizzo dei social media e della tecnologia”.

Poi ha concluso con rammarico: “Non c’è modo di prevenire la militanza su internet. Non è possibile sconfiggere questa minaccia come singolo Paese, possiamo farlo solo unendo le nostre forze con gli altri Paesi”.


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