È il risultato di un sondaggio della polizia, presentato ad un incontro internazionale delle agenzie per la sicurezza. Intervistati 250 estremisti islamici incarcerati. Dopo la strage di Dhaka è emerso che i predicatori islamici influenzano i giovani su internet. source: asianews.it 23/03/2017, 12.08 di Sumon Corraya
Dhaka (AsiaNews) Il rapporto è stato presentato durante un seminario internazionale dei capi della polizia e dei rappresentanti delle agenzie per la sicurezza di 15 Paesi.
Presentando il rapporto, Md Moniruzzaman, assistente direttore generale del quartier generale della polizia del Bangladesh, ha detto: “I vari social media sono un grattacapo per la difesa dai militanti. Abbiamo scoperto che i giovani apprendono nozioni di terrorismo tramite i social network”.
Per questo, egli ha sottolineato che “servono maggiori investimenti e formazione per proteggerci dal crimine informatico e dall’estremismo”.
L’incontro si è svolto dal 12 al 14 marzo a Dhaka. I partecipanti hanno deciso di costruire un network internazionale per combattere il terrorismo a vari livelli.
Il tema della diffusione di contenuti estremisti su internet è emerso dopo
l’attentato dello scorso primo luglio a Dhaka, durante il quale sono morte 20 persone, in maggioranza stranieri.
Le indagini hanno rivelato che i
quattro attentatori hanno subito il lavaggio del cervello su internet, mezzo con cui i giovani continuano a scambiarsi informazioni.
In particolare le autorità hanno ricostruito un
legame diretto tra Rohan Imtiaz, uno degli assalitori dell’Holey Artisan Bakery Cafe di Gulshan, e Zakir Naik, famoso predicatore indiano esponente delle posizioni più radicali dell’islam salafita. Dopo la strage nel bar frequentato da stranieri,
i governi di Bangladesh e Pakistan hanno oscurato il canale televisivo Peace Tv, di proprietà di Naik, che trasmette i suoi discorsi.
Moniruzzaman ha affermato che
“le modalità di scambio delle informazioni su internet sono molteplici, grazie anche alla diffusione di applicazioni come Facebook, Whatsapp, Messenger, Throma e altre. Molti militanti le usano per chattare”. “È difficile intercettarli – ha aggiunto –
perché essi fanno ricorso a numeri falsi. Inoltre il governo non ha rapporti con i gestori delle applicazioni, e questo diventa una grande sfida per la polizia”. Gli estremisti, ha continuato,
“sono diventati sempre più esperti nell’utilizzo dei social media e della tecnologia”.
Poi ha concluso con rammarico:
“Non c’è modo di prevenire la militanza su internet. Non è possibile sconfiggere questa minaccia come singolo Paese, possiamo farlo solo unendo le nostre forze con gli altri Paesi”.
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